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Autore: SilvychanUchiha    29/06/2012    0 recensioni
Questa lo scritta insieme a una mia carissima amica:Camilla.Spero che vi piaccia!
Dal testo:
Continuando a ridere, Cam si abbassò per schioccarmi un bacio sulla guancia e io andai a fuoco.
Era normale che Cam mi baciasse la punta del naso o la fronte, era una cosa amichevole e ci ero assolutamente abituata, non avevo mai reagito così, neanche quando ancora volevo che non fossimo soltanto amici. Allora cosa mi stava succedendo? Perché all’improvviso desideravo sentire le sue labbra sulle mie, come era capitato il giorno prima? Perché volevo ardentemente che le sue mani mi stringessero i fianchi, tenendo il mio corpo premuto sul suo? Perché avevo bisogno della sua pelle sulla mia, del suo respiro caldo ad accarezzarmi il collo?
Doveva aver notato la mia reazione, perché avvicinò il suo viso al mio, naso contro naso, solo pochi millimetri a separare le nostre labbra. Ma non mi baciò. Si fermò così, tanto vicino da farmi girare la testa ma non abbastanza da rendermi soddisfatta. Così gli afferrai le guance e lo baciai...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TREDICI
DOMINO
 

 

“Ma come fai a non capire?”. Cam mi stava veramente facendo perdere la pazienza. Era venuto a casa mia, un paio d’ore prima, implorandomi quasi in ginocchio di dargli una mano con i nuovi argomenti di biologia. Da quando la signora Wilson si era ritirata da scuola a causa di quel pancione enorme che si ritrovava, un mese prima, e dal quale era sbucata fuori una bellissima bimba paffuta da appena due giorni, il rendimento scolastico di Cam in quella materia stavano colando a picco come il Titanic. Il supplente, il signor Montoya, aveva un fastidiosissimo accento spagnolo che intralciava di parecchio la comprensione di qualsiasi cosa dicesse per chiunque –come Cam- non aveva un gran rapporto con la lingua. Quella buon’anima del mio amico, quindi, non riusciva a seguire nemmeno una spiegazione in classe, e si rifugiava da me appena possibile, per chiedere aiuto nell’unica materia in cui io ero appena più brava di lui.

“Non fare la saputella, devo ricordarti quanto ci hai messo tu ad imparare a semplificare le disequazioni fratte?”, mi sfidò con un ghigno. Un ghigno molto provocante.

“Me lo ricordo, stronzo”. E chi poteva dimenticarsi le tre intere settimane di esercizi inutili e impossibili che mi erano serviti? Gli dedicai una bella linguaccia, prima di tornare a concentrarmi sul libro. “Allora, dimmi cos’è che non ti è chiaro”.

“I caratteri della riproduzione sessuata”.
Scoppiai in una risata talmente forte che dovetti arrancare fino al frigo e agguantare qualcosa da bere prima di stramazzare in terra senza fiato.
“Cazzo ridi?”.
Tu che non capisci la riproduzione sessuata?”, altra scia di risate. “Paranormale!”.
“Ah-ah... Molto divertente, davvero”. Cam fingeva di essere arrabbiato, ma il suo cipiglio tradiva il sorrisetto che gli stava spuntando sulle labbra.
“Scusa… ok, facciamo i seri”.
“Sarà che ci riesci”.
“Oh! Ma come ti permetti?”. Finsi indignazione, in realtà scherzare con lui così vicino mi stava mandando a fuoco.
“Mi insegni questa cazzo di riproduzione o te lo devo dire in un’altra lingua?”.
“Come sei aggressivo! E no, nessun’altra lingua: non ne sai nemmeno una”.
Mi fece la linguaccia e aprì il libro a pagina 354.
“Allora”, cominciai. “Ci sono due tipi di caratteri: dominante e recessivo. Un carattere dominate è quello che risulta nella prima generazione filiale, un carattere recessivo è quello che scompare”.
“Quindi?”.
“Quindi cosa?”.
“Quindi, se un carattere dominante è il colore degli occhi, qual è  il recessivo che corrisponde?”.
“No: il carattere è il colore degli occhi. Il dominante è il marrone, il recessivo è l’azzurro”. Notai che fissava perso lo schema che aveva davanti a sé. “Hai capito?”.
“Puoi farmi un esempio?”
“Allora…”. Annaspai un pochino in cerca di qualcosa che fosse abbastanza chiaro. “Se io e te facessimo un figlio, questo avrebbe il 75% di possibilità di avere gli occhi marroni –o comunque scuri, perché lo scuro è dominante- e solo il 25% delle possibilità di avere gli occhi chiari –perché chiaro è un carattere recessivo”.
“Cos’è, una proposta?”, mi chiese malizioso, con un ghigno appena spuntato su quelle labbra così… così.
“Sarebbe una disgrazia, altroché”.
“Preferiresti fare un figlio con Gareth, giusto”.
“Cam”, lo ammonii.
Alzò le mani, come a dichiararsi innocente davanti a un giudice in tribunale. “Ho detto solo che se dovessi fare un figlio, sarebbe più giusto farlo con lui che con me, nient’altro”.
“A parte il fatto che a sedici anni e mezzo non è giusto in sé fare un bambino, perché sei un bambino… Poi non…”. Abbassai lo sguardo, incerta e insicura, e prontamente la punta del suo indice mi costrinse a rialzare gli occhi all’altezza dei suoi.
“Cosa c’è?”.
“Non è meglio se continuiamo con la biologia? Siamo abbastanza indietro e non voglio fare notte sul libro…”. Il mio tentativo di cambiare discorso fu talmente patetico che se avessi potuto mi sarei presa a schiaffi da sola.
“Perché vuoi cambiare discorso?”.
“Non mi va di parlarne”.
“Non ti va in generale, o non ti va di parlarne con me?”. Era ingiusto: sapeva che non volevo parlargli della mia vita privata –era difficile raccontare quello che facevamo io e il mio ragazzo alla persona di cui ero innamorata. Anche perché non c’era niente di che da menzionare.
Le cose tra me e Gareth non andavano propriamente bene.
Innanzitutto, non ci vedevamo poi così spesso, e quelle poche volte che eravamo insieme lui pensava solo a fare amicizia con il mio reggiseno, o a infilarmi le mani in posti indicibili.
Secondo, quando non era intenzionato a molestarmi, le nostre conversazioni erano brevi e intervallate da inutili e inappropriati insulti su Cam. Fatto che il novanta percento delle volte si concludeva con una bella litigata.
Stavo cominciando a pensare che Cam avesse ragione, e che Gareth fosse interessato solo al mio corpo, non a me.
Sospettando del mio silenzio, Cam appoggiò la sua mano grande sulla mia coscia e mi si avvicinò. “Hayl, è un cretino… Non… non è che ti ha fatto del male?”, si allarmò, probabilmente cambiando all’ultimo quello che voleva dire. Non aspettò nemmeno che rispondessi, continuò con il suo fiume di domande senza senso. “Ti ha costretto a fare qualcosa? Ti ha minacciata? Ti ha ricattata?”.
Provai ad aprire bocca, ma non mi fece fiatare. “Hayl, se ti ha fatto qualcosa devi dirmelo, e giuro che lo faccio diventare una signora”. La fantasia di Cam non aveva fine, ma se da una parte tutta quella possessività mi infastidiva, dall’altra mi lusingava.
“Senti, apprezzo il fatto che ti preoccupi per me, ma…”.
“Ma un cazzo, Hayl! Cerchi sempre di sviare il discorso quando ti chiedo qualcosa, mi viene da pensare che le mie supposizioni siano vere, considerata la bassezza del soggetto”. Era evidente che si stava arrabbiando, con il sopracciglio crucciato e la mascella serrata.
“Cerco di cambiare discorso solo perché non mi va di parlare di queste cose con te, perché hai sempre da criticare, e mi fai sentire una povera ragazzina idiota, perché continuo a perdere tempo con lui mentre è così evidente che io ti…”. Alt, alt, alt! Ok che mi ero alterata e che urlargli contro mi era venuto spontaneo, come unico sollievo alla frustrazione che mi stava montando dentro, ma arrivare quasi al punto di confessargli la verità –cioè che ero perdutamente e irrimediabilmente innamorata di lui- era assolutamente da evitare!
“Tu mi cosa?”. Non riuscii a decifrare la sua espressione, ma il tono che usò fu tagliente come la lama di un coltello.
“Niente”.
“Non raccontarmi cazzate. Tu mi…”.
“In questo momento ti strangolerei molto volentieri, non fosse che poi dovrei sprecare tutta la vita in prigione per un cretino come te!”.
“Non ha senso”.
“Cosa?”.
“Quello che hai detto. Non ha un minimo senso”.
“Sì, invece. Mi hai fatta innervosire e mi è venuta voglia di saltarti al collo”, conclusi ostentando spavalderia.
“Oh, povera. Per fortuna che il tuo adorato Gareth non ti fa mai innervosire, che caro ragazzo! Peccato che, ops, non ti si fila più, ultimamente!”, mi aggredì, alzandosi in piedi e facendomi sentire un granello di polvere confrontata al suo corpo. Sentivo lacrime di nervoso e stizza inumidirmi gli occhi, ma le ricacciai indietro tirando su col naso.
“Io non ho mai nemmeno accennato niente sulle tue ragazze, quindi come ti permetti di venire qui e spergiurare su Gareth? Cosa ne sai di lui? Lo conosci?”.
“No, però conosco te. So che ti piace essere trattata come una principessa, e per lui sei solo una delle tante di passaggio nel suo letto”. Era incredibile, sembrava che l’asino stesse dando dell’orecchione alla lepre.
“Magari puoi anche avere ragione, Cam. Però la gente cambia”. Non ero tanto illusa da crederlo veramente, ma in quel momento a parlare era l’orgoglio, la voglia di non cedere per prima e di non dargli ragione.
Sorrise beffardo –e bellissimo, come solo un angelo dannato poteva essere. “Come sei ingenua, Hayl. Gareth non è il tipo che cambia, tantomeno potrebbe cambiare per te”.
Le sue parole mi ferirono, sentivo il cuore battere all’impazzata e ogni pulsazione faceva male come  se una marea di lamette mi si stessero infilzando nella carne.
“Sai, Cam, forse siamo noi due insieme a non avere senso”. Vidi un lampo di delusione mista a dolore attraversargli gli occhi, quei bellissimi occhi azzurri che mi stavano scrutando con disprezzo, come si guarda una gomma da masticare schiacciata sulla suola delle proprie scarpe nuove.
Raccattò in fretta le sue cose ancora sparse sul tavolo, testimoni dell’ennesima litigata tra noi, e se ne andò senza nemmeno degnarmi di un altro sguardo. Quando sentii sbattere la porta con violenza fu come se anche qualcosa dentro di me avesse colpito una parete di duro, freddo marmo rompendosi in mille pezzi. Scoppiai a piangere senza nemmeno accorgermene. Erano lacrime di nervoso, le mie. Di stizza, di delusione per la piega che il rapporto tra me e Cam aveva preso, di orgoglio ferito. Di paura. Perché temevo che se avessi continuato a litigare con Cam, alla lunga si sarebbe stancato di me e l’avrei perso. E senza di lui, cosa mi rimaneva?
 
Il tempo per piagnucolare non fu molto, comunque, perché nemmeno dieci minuti dopo Brad varcò il portoncino di casa, con una strana espressione stampata in viso.
“Perché Cam stava prendendo a calci tutti e sette i nani da giardino di Ava? E perché tu stai piangendo?”.
Tirai su col naso, passandomi le mani sotto gli occhi per darmi un tono e asciugare le lacrime. “Non sto piangendo”.
“Sì, certo. Cos’è successo?”.
“Cam è un cazzone!”.
“Lo sospettavo. Cosa ha fatto, ‘sta volta?”.
“Lui mi fa sempre sentire una bambinetta! Una ragazzina! E sai perché?” e m’infuriai. Cominciai a strillare come una posseduta, come se fosse tutta colpa di Brad e urlargli contro servisse a fare uscire quel pezzettino di demone che mi tormentava. “Perché è quello che sono, per lui: una poppante piagnucolosa e asessuata, con la quale va bene sfogarsi e andare al cinema, ma che poi si accantona per la tettona con le gambe già aperte di turno!”.
“Ehi, ehi, calmati”. Brad si avvicinò a me con le mani alzate, come di fa di solito con la polizia, e quella somiglianza, anziché farmi ridere, mi fece uscire dai gangheri ancora di più.
“No che non mi calmo! Cazzo, ha una minima idea di come ci si sente a non essere mai il primo? Ad avere sempre qualcuno che è più importante di te, per cui vale la pena più di te, che è migliore di te? Te lo dico io: fa schifo!”.
“Hayl, non credo che Cam abbia detto questo…”.
“Sì, invece! Ha detto che Gareth non cambierebbe mai per me, il che tradotto significa: ‘Ehi, smetti di provare a trasformarti, a migliorare, tanto non ne vali la pena’!”. Brad, che nel frattempo si era accomodato sul divanetto al centro del salone, mi fece segno di avvicinarmi a lui, ma lo ignorai.
Sospirò. “Vieni qui, per favore”.
“No, voglio stare in piedi!”.
“Per favore, vieni qui”, ripeté con la pacatezza che lo contraddistingueva. Sbuffai, gonfiando le guance come una rana, ma lo accontentai.
“Raccontami cosa è successo, precisamente”.
Iniziai a riferire dello studio, della biologia, di quel discorso assurdo sui figli che Cam aveva tirato fuori e della litigata che ne era scaturita, sorvolando sul fatto che avevo quasi rivelato al mio migliore amico –se potevo ancora definirlo così- di essere innamorata di lui.
“C’è solo una spiegazione al comportamento di Cam”, mi spiegò poi, accarezzandomi distrattamente il braccio destro.
“È un idiota?”.
“No, Hayl, pensaci: ha cominciato a comportarsi così da quando hai iniziato a uscire con Gareth…”.
“Non è vero!”, lo interruppi. “Anche prima litigavamo. Spesso”, gli feci notare.
“Sì, ma per cosa bisticciavate, prima?”.
“Boh, cose stupide… Non lo so, non mi viene in mente niente, adesso”.
“Te lo dico io: cazzate”. Si mosse sul divano, fino a ritrovarsi seduto con le gambe incrociate e completamente girato verso di me. “Eravate insopportabili: avevate da rimbeccarvi su tutto, ma erano scaramucce innocenti, da amici…”. Si bloccò, sbuffò secco e continuò. “Ok, voglio essere sincero. Voi due non siete mai stati amici, non solo, per lo meno –e non provare nemmeno ad interrompermi o a contraddirmi-, ma tutto sommato andavate d’amore e d’accordo. Adesso, da quando vi siete, come dire… ehm, accoppiati? tu sei perlomeno sopportabile… Un po’ irritabile, forse –e questo fa sorgere tante domande, visto che di solito quando uno si fidanza vede tutto rosa, è sempre allegro e cazzate simili-, ma tutto sommato accettabile. Cam è diventato una bestiaccia. E non c’entra Madison…”.
“E se non c’entra lei, con chi ce l’ha, allora?”.
“Con se stesso”. Scoppiai a ridere, una risatina isterica e amara. “Impossibile!”.
“Te lo giuro, me l’ha detto ieri!”. Lo squadrai con una delle peggiori occhiatacce che potessi sfoggiare, scettica al massimo e sicura che mi stesse prendendo in giro.
“Ok, no. Non me l’ha detto, ti ho mentito. Però lo dimostra”.
“Sé, bumme!”.
“Hayl, è tormentato…”.
“Evidentemente non riesce a venire come si deve, o a far urlare Madison come se stesse per morire, e gli tira il culo per questo!”.
Scosse la testa, fissando gli occhi nei miei. “No, Hayl. È arrabbiato perché ha quello che vuole –più o meno- ma non quello di cui ha bisogno”.
Anche lui con quella frase?! Non l’avevo mai capita, e mi innervosiva: se uno aveva quello che desiderava, come poteva sentire ancora la mancanza di qualcosa? Insomma, a me succedeva sempre di cercare quello di cui avevo bisogno… Come poteva essere il contrario?
“Mi spieghi cosa vuol dire questa espressione?”.
“Cam voleva Madison, se l’è presa, ma adesso si sta accorgendo di non essere comunque contento e sai perché?”. Negai con un cenno appena abbozzato del capo, continuando a fissarlo negli occhi.
“Perché lui non voleva una ragazza… Anzi no: voleva una ragazza, ma non aveva bisogno di una ragazza qualsiasi…”.
Mi stava confondendo, e stavo fraintendendo, cominciando a pensare che quella ragazza ‘non qualsiasi’ fossi io e illudendomi che Cam potesse ricambiare quello che sentivo io nei suoi confronti. “Brad, parlaci chiaro: usa nomi e cognomi”.
“Vuoi nomi e cognomi? Ok, ti accontento. Cameron Nathan Bale si è reso conto di cercare una ragazza e oh, c’èra Madison Rihann Cole proprio lì, già mezza nuda e pronta all’uso e lui se l’è presa”. Aspettò un secondo, prima di andare avanti e morii di paura: paura perché qualsiasi cosa avrebbe detto, sarebbe stato un durissimo colpo al cuore, per me.
“Ma la verità è che c’è una ragazza, qui dentro questa stanza, che è stata fatta apposta per lui e lui l’ha capito. L’unico problema è che è un pochino più complicata da gestire rispetto alle sue solite compagnie, motivo per cui ha paura di sbagliare e combinare qualche disastro. Il ché lo porta a non agire e cercare di mantenere la situazione sotto controllo, evitando il minimo cambiamento. Ma la ragazza in questione ha deciso di non voler più aspettare ferma che Cam capisca cosa deve fare per conquistare il suo cuore –che a parer mio gli appartiene già- e si è fidanzata. Ora, bisogna comprendere l’incazzatura del nostro caro eroe: lui vuole lei, e lei gli è scivolata via da sotto le mani!”.
“Ma lui è il primo ad aver trovato la ragazza, quindi…”.
“Sì, ma l’amore è una cosa nuova, per lui. Cerca di capirlo”.
“Ma perché lo difendete tutti?! Sembra che la cattiva di turno sia io, quando invece lui se la spassa allegramente con Madison, e io son qui a piangere per lui!”.
“Quindi ammetti di essere innamorata di Cam…”. Lo fissai per qualche secondo, immobile, incerta se confessare o continuare a insabbiare qualcosa che, probabilmente, avevano già capito tutti. Optai per la prima opzione, senza pensare a quali avrebbero potuto essere le conseguenze del mio gesto folle.
“Ok, si, va bene. Sono innamorata di Cam. Se ti azzardi anche solo a farti sfuggire una sillaba riguardo a questo ti castro!”.
“Va bene, calmati tigre!”.
“Solo che, cliché, lui ha la ragazza…”.
“Hayl, non sono sposati, la gente si lascia…”.
“Sì, ma intanto siamo come il domino: io muoio per lui, lui muore per un’altra”.
“Dammi retta, gli importa di te molto più di quanto entrambi abbiate realizzato”. Si soffermò per un secondo a fissare il cuscino del divano, poi senza alzare lo sguardo, ma assumendo un’espressione buffissima aggiunse: “Sennò ti avrebbe già scopata, a dirla schietta”. Sorrisi, pensando che sicuramente aveva ragione- riguardo alla faccenda del sesso.
“Il che ci porta a me: ho bisogno di un consiglio”. E io avevo bisogno di qualcosa che mi distraesse, e l’unica alternativa che avevo a parlare con Brad era studiare, perciò…
“Dai, cosa vuoi?”.
“Io e Arianne nn ftt d so”, borbottò, affievolendo la voce a mano a mano che le parole gli uscivano di bocca.
“Che?”.
“Io e Arianne non ncr tt ss”.
“Ma cosa hai fumato?”
“Io e Arianne non abbiamo ancora fatto sesso!”, confessò tutto d’un fiato, rosso come un pesce palla. Rimasi paralizzata per un secondo. Quei due stavano insieme da quasi un anno, da quello che sapevo, e ancora non avevano avuto, come dire, rapporti intimi? E cosa aspettavano, la fatina dei denti per chiederle il permesso? Poi ebbi un flash: qualche tempo prima Harry aveva detto che Madison ce l’aveva su con Brad perché lui era ancora vergine…
Mi lasciai fuggire un “Ah” poco felice, a essere sinceri. “Che consiglio ti serviva?”, aggiunsi poi, titubante e in imbarazzo.
“Io voglio farlo”. Evitai di farmi sfuggire di bocca il coro di “Alleluja!” che invase la mia mente, optando per un mezzo sorriso che probabilmente sembrava più l’espressione di qualcuno che sta avendo una colica renale.
“Bene”, commentai poi.
“Solo che… non so come si fa”.
“Oh, mio Dio. Brad, siamo nella stessa classe di educazione sessuale, non dirmi che non ti è servito a niente… Poi dovresti chiederli a Cam, consigli di qual genere, è sicuramente più informato di me, lui”, cominciai a blaterale.
“No, cretina! Non nel senso tecnico”.
“E allora cosa?”.
“Non so… come dirglielo, se anche a lei vada bene, non so niente!”.
“Prova a parlarci, magari funziona”, mi scappò, con un tono a metà tra il comprensivo e il sarcastico.
“E cosa dovrei dirle, secondo te? ‘Arianne, ho voglia di fare l’amore con te’?”. Mi sciolsi un attimo: probabilmente Brad era l’unico ragazzo che aveva capito la differenza tra are sesso e fare l’amore, senza ancora aver provato nessuna delle due cose.
“Esattamente, sì”.
“No!”, s’indignò quasi.
“Perché? È una cosa bellissima da dire e da sentirsi dire, e magari lei è dello stesso avviso, solo che si vergogna a dirtelo. Come siete messi a… sì, insomma, a…”, e feci un gesto con le mani che, non so perché, la mia testa mi diceva che rappresentasse una qualche specie di preliminare, o cose simili.
“Petting?”, chiese, sogghignando. In effetti, al novanta per cento dovevo avere le guance e il resto del viso rosa shocking.
“Sì, quello”.
Brad rimase in silenzio per un po’, e io non seppi se interpretarlo come una bella cosa o come una catastrofe. Magari ero stata troppo diretta e sfacciata, l’avevo messo a disagio e lui si era, conseguentemente, chiuso a riccio.
“Bene, direi. Non facciamo altro quando stiamo insieme in quel senso, quindi ormai siamo collaudati e, ti dirò, anche bravini”.
“Ok. Però  non ti basta più”.
“Esatto”. 
“Devi parlarci, Brad. È una cosa naturale e siete innamorati, quindi non c’è niente di sbagliato a volersi amare anche in senso fisico”, ragionai, la voce simile a quella di quei dottori che consigliano questo o quel dentifricio nelle pubblicità in Tv. “Ricordati però che è un a questione di fiducia, e per noi ragazze è sempre qualcosa di speciale, anche se non lo ammettiamo… Insomma, il ragazzo con cui lo facciamo deve entrarci dentro… E non solo meccanicamente, vi stiamo permettendo di conoscere una parte di noi completamente nascosta, di occuparci per un po’. Quindi devi necessariamente farle sentire in ogni momento che la ami, e che è proprio con lei che vuoi stare”.
“Ok, non lo farò mai!”.
“Cosa?! Perché?”.
“Io già sono agitato, tu con tutti questi discorsi mi hai messo su ancora più ansia!”.
“Devi stare tranquillo, invece, e tranquillizzare anche lei. Se siete pronti…”. Conclusi la frase con un’alzata di spalle, che stava a dire: “Se siete pronti, il gioco è fatto”. Sperai per un attimo che Brad non fraintendesse. Fortunatamente capì. “Ok, allora mi butto”.
“Sì”. Lo vedevo ancora un po’ impacciato all’idea, ma forse era normale. Decisi comunque di abbracciarlo, per dargli quel tantino di coraggio in più che gli ci sarebbe voluto.
Mi strinse le braccia attorno al petto, e mi lasciò un bacio leggerissimo sulla fronte. “Grazie, guru”.
“No, eh!”.
“Cosa?”.
“Puffetta e Nana posso anche accettarli, ma Guru proprio no!”.
Fece una risatina non troppo convinta, poi si alzò. “Vado a chiamare Arianne”. Mi sorrise ammiccante. “Ho una cosina da dirle…”.
“Vai”, lo salutai. Mentre stava quasi per entrare in camera, però, lo fermai. “Brad, aspetta”.
Lui si girò e prese a fissarmi dubbioso. “Mi raccomando il preservativo…”, gli ricordai, con un’espressione grave, come se avessi ricevuto una notizia terribile.
Per tutta risposta, alzò il dito medio della mano destra in mia direzione, mentre apriva la porta, sghignazzando.
 

 
 
 
Eccolo!
Il capitolo della storia che fin ora più mi repelle è finalmente arrivato! Non so cosa dirvi, come al solito sono in ritardo… Mi sento molto in colpa, vi lascio sempre aspettare e aspettare per dei capitoli che non assomigliano nemmeno a quello che in realtà vorrei scrivere, ma mi escono così.
Spero che almeno una frasetta di queste poche pagine vi sia piaciuta, e sia riuscita a convincervi a leggere anche tutto il resto.
Cosa ne pensate? Delle continue litigate tra i nostri cari Hayl e Cam, intendo. Da cosa nascono? E dove li porteranno? Mah…
Il capitolo 14 è già in produzione, quindi non dovrebbe metterci così tanto ad arrivare. Nel frattempo, vi lascio un mini anticipo del prossimo capitolo, così tanto per…

“Alla fine è successo davvero.
Mi sono innamorato di Haylie.”

 
Mah, frase pesante e importante, eh? Chi mai la pronuncerà? Beh, continuate a leggere!
Alla prossima!
Best Wishes, Mil.

 
 

  
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