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Autore: Sam221b    29/06/2012    2 recensioni
"..non riusciva a compiacersi della venerabile compagnia di cui quel giorno il grande salone era gremito, poiché sapeva sin troppo bene quale fosse la grande occasione per cui essi li onoravano della loro presenza: la sentenza che il Padre degli Dei avrebbe dovuto emettere contro i crimini del suo stesso figlio."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quando l'aveva visto, per la prima volta, dopo quelli che gli erano parsi come anni, aveva avvertito il suo cuore perdere un battito ed il tempo fermarsi in uno sfarfallio d'ali di farfalla quando gli occhi di quel freddo azzurro, gelido come i ghiacci della sua madre patria, si erano posati su di lei. Aveva pensato, durante tutte quelle ere di tormento interiore, d'averlo perduto per sempre, senza nemmeno poterlo vedere un'ultima volta prima dell'oblio. Le era stato detto che era caduto. O meglio: che si era lasciato andare, ed egoisticamente si era domandata perché l'avesse fatto. Il suo amore non valeva quanto quello di Odino? Perché il Padre degli Dei poteva avere diritto di influenzare cosa avrebbe dovuto fare della sua esistenza? Non aveva mai compreso quell'invidia che covava nascosta ai lati del suo sguardo, quel senso di inadeguatezza rispetto a suo fratello, quella volontà lacerante di compiacere suo padre. Specialmente quest'ultima non l'aveva mai tollerata, perché, inevitabilmente nonostante tentasse di ripetere quanto sciocca fosse a mettersi a confronto, si sentiva messa da parte, secondaria rispetto ad Odino. Ma nonostante ciò, lo aveva sempre amato, e ancora lo amava, allo stesso modo in cui sentiva il cuore sciogliersi ogni qual volta che era venuto a portarle uno dei suoi doni da bambino, per farla sorridere quando la vedeva triste. Sì, perché era stato anche lui un ragazzino indifeso ed estremamente sensibile, molto più di quanto lo fosse mai stato il dio del tuono. Si ricordava quelle volte in cui le si era avvicinato con le mani dietro alla schiena, fingendo un'aria inconsapevole, per poi mostrarle con un grosso sorriso un piccolo trucco della sua magia. Era vivido in lei specialmente il ricordo della volta in cui le aveva portato quella piccola riproduzione di Sleipnir in miniatura, una delle sue prime migliori illusioni, che le era galoppato sulla spalla strappandole una risata in quella tristezza che la coglieva come sempre dopo una delle scappatelle del marito, mentre lui, con quei dolci occhi azzurri allora ancora limpidi e luminosi, innocenti come quelli di un bambino, le diceva sorridendo “Madre, vi ho portato Sleipnir, così che possiate possedere anche voi uno dei tanti svaghi di Odino e farne ciò che volete!”. Gli si era avvicinata e lo aveva baciato sulla testa, per poi stringerlo a sé con forza, mentre il cavalluccio ad otto zampe gli saliva sul capo corvino, strappando una risata divertita ad entrambi.

Sì, anche lui era stato un bambino. Il suo bambino. Ma pareva che nessuno se ne ricordasse in quel momento. Nemmeno lui stesso. Ed il ricordo le strappò una lacrima, che fu rapida a nascondere a suo marito, al suo fianco, ed al resto degli Æsir ivi riuniti innanzi a loro. Frigga non riusciva a compiacersi della venerabile compagnia di cui quel giorno il grande salone era gremito, poiché sapeva sin troppo bene quale fosse la grande occasione per cui essi onoravano lei ed il marito della loro presenza: la sentenza che il Padre degli Dei avrebbe dovuto emettere contro i crimini del suo stesso figlio. Anche se adottivo, come ci tenevano a sottolineare recentemente gli amici che da quando egli aveva tentato di conquistare Asgard, fallendo e cadendo -o così almeno avevano creduto a lungo-, facevano la spola per inginocchiarsi innanzi al Re degli Æsir e decantare il loro sentitissimo cordoglio. Li avrebbe spediti tutti da Hela, dal primo all'ultimo, se fosse stata facoltà sua il decidersi di queste cose. E forse era una fortuna che non lo fosse, perché con il suo cuor così facile agli impulsi avrebbe rischiato di dimezzare la popolazione asgardiana così facendo. Ma non se ne sarebbe dispiaciuta, se fosse stato ciò che serviva per far cessare gli insulti a suo figlio. Perché Loki era suo figlio e Jotunheim aveva perso su di lui qualsiasi diritto da tempo ormai, e le sue origini erano solo un brutto ricordo che avrebbe preferito cancellare dalle memorie comuni. Era suo figlio quanto Baldr che era cresciuto nel suo stesso grembo, e sicuramente quanto Thor, che era il figlio di suo marito. Ma perché il dio dell'Inganno non era riuscito a vedere quanto lo amava? Perché non aveva visto che l'amore provato per lui dai suoi affetti era pari a quello provato per Thor e che le sue erano deformazioni della sua mente sconvolta dalla rivelazione del padre e troppo soggetta alle emozioni irruente sin da quando era un fanciullo inerme?

I suoi occhi esprimevano quelle domande quando le porte si aprirono dinnanzi al Re e alla Regina di Asgard, lui seduto sul suo scranno, e lei in piedi al suo fianco, con una mano posata sulla sua spalla, come a tentare di infondergli sensatezza e misericordia per quel figlio traviato dalle emozioni. Non sarebbe potuta sedersi nemmeno se le avessero offerto uno scranno di seta per quanto la riguardava. Era troppa l'agitazione che sconvolgeva il suo animo, ed in piedi riusciva meglio a scaricarla.

Due guardie muscolose dalle lunghe barbe, che portavano i fregi di Asgard sulle lucenti armature dorate, entrarono con passo pesante, tenendo nelle mani libere dalle alabarde due pesanti catene, sin troppo simili a quella che teneva rinchiuso nella sua prigione il grande lupo Fenrir, le quali si congiungevano alle massicce manette che serravano i polsi del dio dell'Inganno sino a lacerarne la carne. Le si strinse il cuore a vedere suo figlio in quelle condizioni. Avrebbe voluto corrergli incontro, toglierli quel metallo inutile e stringerlo a sé assicurandogli che gli era tutto perdonato, tutto rimosso, e che aveva compreso quanto il suo cuore fosse alla disperata ricerca di affetto, cosa che Odino non riusciva a vedere, come se non solo il suo occhio destro fosse cieco, ma persino il suo cuore. La accusava di mollezza d'animo, sì, ma tutti sapevano che gli occhi di una donna, specialmente gli occhi di una madre, sanno essere più scrutatori e sensibili di quelli si un uomo, specialmente se accecato dall'ira e dallo sdegno per un affronto subito.

Le guardie lo scortarono, sporco ed impolverato, con i segni della prigionia sul viso già normalmente pallido, ma ora persino dall'aria malata e consumata, con la pelle che tendeva ad una sgradevole sfumatura di grigio e delle piccole gocce di sudore in viso. Era sempre stato un bel ragazzo, ma pareva che quel fascino, che era parte del suo potere, fosse sfumato, e di certo quella diavoleria di metallo che aveva sul viso in modo da tenergli serrata la bocca non aiutava a migliorare il suo aspetto. Frigga scoccò uno sguardo di fuoco a suo marito, che non lo colse, e poi all'altro suo figlio, Thor, colui che era stato l'unico vero fratello che Loki avesse avuto nella sua esistenza. Era proprio necessario mortificarlo in quel modo? Si domandava. Ma gli occhi del dio del tuono rimasero impassibili e pensierosi come lo erano stati da quando era tornato ad Asgard trainando con sé suo fratello. Non era riuscita a strappargli più di qualche monosillabo da allora, e sperava che almeno in quel giorno si sarebbe pronunciato in qualche modo.

Con un colpo dell'asta dell'alabarda dritto sulla schiena, che la fece sussultare tanto che Odino si voltò verso di lei, senza che lei ricambiasse lo sguardo, ormai fisso sul figlio incatenato, la guardia lo fece cadere inginocchio ai piedi della breve scala che conduceva al trono. Il colpo era stato talmente forte ed impregnato d'odio che Loki dovette farsi perno con le mani per non sbattere il viso a terra.

Un moto d'orgoglio fece sorridere lievemente Frigga quando vide che suo figlio aveva ancora abbastanza spirito da far indietreggiare d'istinto la guardia, fulminandolo con un'unica occhiata raggelante, sollevando un lieve borbottio che si propagò per la sala.

Odino alzò il braccio, richiamando il silenzio con un unico tonante grido. La sala tacque di nuovo, ritornando a quella pesante quiete da cui era stata oppressa sino a pochi istanti prima, che venne spezzata di nuovo dal dio senz'occhio.

-Loki Laufeyson, sei stato portato innanzi a me per rispondere dei tuoi crimini...-

Frigga s'irrigidì, infilando con forza le dita nella spalla del marito. Odinson. Non Laufeyson. Da quando aveva deciso di disconoscerlo quale suo figlio? Avrebbe voluto correggerlo ed urlargli contro, ma si morse le labbra, come sempre. Non aveva diritto di parlare. La madre del condannato non aveva diritto di proferire parola.

-... l'usurpazione del trono di Asgard, con il conseguente tentativo di instaurare una dittatura, e il tentativo di devastazione di Midgard, protetta dal dio del tuono Thor. Mio figlio.-

Frigga strinse ancora più forte la presa. Non le piacque quel sottolineare una sorta di differenza tra Thor e Loki, quell'astio e quella lieve goduria che si avvertivano nella voce del guercio mentre lo faceva. Di nuovo avrebbe parlato volentieri, rimproverando il marito, ma si tacque ancora, sperando in un fortuito miglioramento del fato. Aveva fiducia nelle Norne e nelle trame del destino che tessevano. Avrebbero tesso un cammino fortuito per suo figlio, ne era certa. In fondo era solo un ragazzo che aveva commesso qualche errore, seppur grave, perdendo la giusta via. Ma era sicura che avrebbe potuto riconquistarla.

Odino nel frattempo proseguì -Toglietegli il bavaglio e lasciate che parli, in caso abbia qualcosa da proferire a sua discolpa.-

Le guardie eseguirono all'istante, nonostante un evidente timore nell'avvicinarsi al dio, tanto evidente da provocare sdegno ed uno scatto d'ira al re degli dei. -Per Yggdrasil! Muovetevi a togliere quell'orpello! Sembrate cani impauriti che si avvicinano alla gabbia del lupo. Portate o no i miei fregi?- sbraitò con impazienza, mettendo fretta ai due che si mossero rapidamente e tolsero l'aggeggio dal viso del dio. Quello che ne emerse fu un gelido sorrisetto sfacciato che fece gelare il sangue nelle vene persino a Frigga stessa, la quale si scrollò di dosso quella sensazione, imponendosi di rammentare chi stava affrontando.

-Hai qualcosa da dire, Loki dio dell'Inganno?- domandò il Padre degli Dei con freddezza.

Il sorrisetto non scomparve da quelle labbra. -Noto con piacere che non sei cambiato dall'ultima volta che ci siamo visti. Sempre facile all'ira e pronto a dimostrare la tua boriosa superiorità.- commentò, sostenendo lo sguardo del padre con forza.

La tensione nella sala si alzò di colpo. Frigga vide molte mani accorrere alle else delle spade. Ma cosa potevano temere da lui? Era legato ed era disarmato, impotente quanto quel bambino che era rimasto impresso nella sua memoria. Quel fanciullo che le piaceva ricordare.

-Vedo che non hai perso il tuo spirito.- notò Odino, con l'evidente sforzo di reprimere il proprio sdegno. -Evidentemente devo riformulare la domanda affinché tu la capisca. Hai qualcosa da dire in tua difesa, così che possa tenerne conto nel giudizio che emetterò all'alba di domani?-

Frigga tentò di cogliere lo sguardo del figlio, per fargli capire quanto utile sarebbe stata una sua sincera richiesta di perdono, o quantomeno evitare di rispondere nel suo solito tono d'affronto. Voleva che capisse che aveva ancora possibilità di essere riaccolto. Che per lei era già riaccolto, e che non c'era alcun bisogno di portare rancore per ciò che era stato e che più non si poteva modificare. Avrebbero potuto essere di nuovo una famiglia, certo con fatica e riconquistando giorno per giorno i cocci infranti del suo tradimento, riunendoli con dedizione poco alla volta, ma una speranza c'era ancora. Non era necessario che venisse allontanato o punito. Sperava che se ne sarebbe ricordato, che avrebbe capito, e che Odino avrebbe fatto altrettanto. Speranzosa, guardò il figlio con il petto colmo di aspettativa, che venne sostituita dal dolore quando comprese il significato del lieve cambiamento in quegli occhi di ghiaccio ora coperti da un velo di tristezza. Quel velo che aveva carpito anche negli ultimi giorni prima di perderlo, i giorni in cui era stato re, in cui l'aveva circuita con menzogne, in cui aveva tradito Asgard. Quella malinconia che lo aveva pervaso in quegli attimi in cui la rabbia e la gelosia l'avevano travolto. Ed ora ebbe paura di quello che le Norne avevano in serbo per lui.

-Prendesti una decisione, Odino.- incominciò, senza distogliere gli occhi da quelli del padre. -La prendesti il giorno in cui decidesti di togliermi a Jotunheim per portarmi ad Asgard. Come l'hai presa prima, decidendo di nominarmi con l'appellativo del mio padre naturale.- concluse, serrando le mascelle con la rabbia ormai prorompente nella sua espressione.

Odino si alzò di scatto. Le sue urla furono terribili. Potenti quanto il tuono di Thor, irose quanto il ruggito di Fenrir, affilate come le sciabole di Nidhoggr. -Mai errore fu più grande! Sia dannato quel giorno, e dannato il mio cuore di vecchio che decise di prenderti!- lo indicò con un gesto furioso -Ma tu, traditore, non osare rinfacciarmelo. È te che stiamo giudicando, non me! Te lo ripeto un'ennesima volta, ma non lo rifarò una quarta. Hai una motivazione per il tuo tentativo di usurp..-

-Io non ho usurpato nulla!- esordì l'altro, interrompendo Odino e facendolo tacere. -Tu eri nel tuo sonno. Thor esiliato. Il trono era mio di diritto. Io ho preso la posizione che mi sono ritrovato a dover assumere.-

-Sei scaltro a parole, come lo sei sempre stato. Ma le tue macchinazioni sono state causa dell'esilio di tuo fratello!- ribatté il vecchio, scendendo uno dei gradini ed avvicinandosi al dio, che rispose con altrettanta foga. -Le mie macchinazioni? Chi é stato ad invadere Jotunheim contro i tuoi comandi quando io stesso glielo sconsigliai? E chi decise di esiliare costui quando io ero contrario? Non incolpare me dei tuoi misfatti, Odino. Piangi te stesso, ma non osare addossarmi colpe che non mi appartengono!-

Per qualche istante il Padre degli dei parve non avere risposta a quelle accuse. Scese un altro gradino, come riflettendo sulle proprie parole. Quando finalmente parlò, aveva smesso di urlare, che in apparenze fu un segno ben accolto da Frigga. Forse le parole di Loki avevano infine toccato le corde del suo animo, facendogli capire quel che lei aveva già capito da tempo: loro figlio si sentiva tradito più di quanto potesse sentirsi lui. Ma ciò che pronunciò non fu quello che lei si aspettava. -Hai ragione. Figlio mio- il sarcasmo nelle ultime due parole era evidente e intimamente cattivo, offensivo anche per gli ascoltatori oltre che per Loki. -Ma chi fu a tentare lo sterminio di un'intera razza?-

Loki strinse gli occhi, rinchiudendosi di nuovo nella sua composta freddezza -Da quel che ricordo, tentarono di invaderci.-

-Dopo che tu avevi aperto loro le porte.-

-Certo, ma ho solo dimostrato la pericolosità di quel popolo. Senza una buona motivazione per farlo, nessun asgardiano avrebbe accettato di invadere Jotunheim anche se uno dei giganti gliene avesse offerta l'opportunità.-

Odino sorrise con sufficienza -Sempre la risposta pronta.-

Loki sorrise con disprezzo. -Evidentemente la ragione è dalla mia.-

Il dio guercio si fermò a pochi passi dall'imputato, accarezzandosi la barba canuta. -Suppongo che allora avrai anche una spiegazione per l'invasione e la tentata distruzione di Midgard-

Il sorriso del dio corvino era sprezzante -Non ho tentato di distruggerla.-

-Dillo agli umani di Manhattan che ancora tentano di ricostruire la propria città.- interruppe Thor, soggiungendo inatteso. I suoi occhi erano ricolmi di rabbia quanto quelli del fratello, ma era una rabbia differente. Era rabbia per il senso di impotenza che Frigga sapeva il figlio provava per l'incapacità di capire il fratello. Erano cresciuti insieme, uniti come fossero stati di sangue, l'uno l'ombra dell'alto, e l'odio e l'invidia di Loki erano eruttati senza preavviso, travolgendo Thor con la potenza di quelle emozioni a lungo represse. Sapeva che suo fratello non lo odiava. Non avrebbe mai potuto odiarlo, per quanto disprezzo provasse per il padre, ma non capiva il motivo della sua gelosia, traboccata così all'improvviso. -Loki apri gli occhi. Comprendi la gravità delle tue azioni, la follia dei tuoi pensieri deviati. Ritorna in te... ritorna da noi.- le ultime parole pronunciate dal dio del tuono furono una lama di rovente dolore che penetrò anche nel ventre della regina degli dei. Ritorna da noi. Ma lui era già tornato. Pensò scioccamente Frigga. Ma una vocina fastidiosa nella sua mente gli suggerì una parte di quello che Thor intendeva con quelle parole.

È davvero lo stesso bambino che ti ha portato quel dono?

La tristezza la pervase mentre Loki rispondeva al fratello -La colpa é tua e di quella tua associazione di Vendicatori dall'ego un po' troppo cresciuto. Non avrei distrutto una sola pietra se non aveste osteggiato il mio proposito di portare ordine in quel mondo.-

-Portare ordine? Volevi soggiogarli al tuo volere!- esclamò il fratello con voce pregna di incredulità.

Loki sorrise -Forse hanno bisogno di essere assoggettati ad un volere più forte. Ne sei il protettore e guarda cosa quella razza è diventata: odio e distruzione. Le fila di Hel si ingrossano ogni giorno di più grazie al loro ricco contributo.-

-Tu..-

-SILENZIO!- il roboante urlo di Odino interruppe la risposta di Thor. -Non ho intenzione di ascoltare altri battibecchi, e sono stufo di questo cianciare.- puntò Loki con lo scettro, infilzandolo con lo sguardo penetrante del suo unico occhio. -Piegati e chiedi perdono per le tue azioni, Loki. Se ti dimostrerai degno e sinceramente pentito non ho intenzione di far perdurare a lungo la tua punizione. Sei ancora mio figlio.- concluse, con la voce lievemente incrinata da una lontana eco di malinconia.

Il ghigno di Loki non fece altro che ampliarsi, tagliando il suo viso come una ferita orribile. -Non ho intenzione di piegarmi al volere di un vecchio guercio ammattito. Ti prenda Hel! Che tu finisca nelle fauci d Fenrir!-

La rabbia di Odino proruppe in un ultimo rombo. -Eh sia traditore! Non ho bisogno di una notte per riflettere. Sarai punito con la punizione che meritano quelli della tua risma!- tuonò. Agitando in aria lo scettro. Frigga impallidì, e vide l'espressione di Thor trasformarsi in una maschera sfigurata dall'incredulità e dall'orrore. Non poteva davvero intendere la punizione stabilita per un traditore di Asgard.... -Ti condanno alla morte, Loki Lufeyson. Che Hela abbia la tua anima!-

Loki sgranò gli occhi, ma non mostrò altro cenno di stupore, e nemmeno l'ombra di paura. -Te l'ho detto. Le fila di Hela si stanno ingrossando. Sarò in gloriosa compagnia!-

-Padre..- tentò Thor.

-VERME SCHIFOSO! Mi stai minacciando nella mia stessa casa?- sbraitò il Padre degli Dei.

-Interpretala come...- iniziò Loki.

Odino si fiondò giù dagli ultimi gradini e lo afferrò per il collo, sollevandolo di peso sin sopra alla propria testa, fissandolo con odio e rancore dall'unico occhi, i denti digrignati, il viso sformato che provocò un brivido di terrore in tutta la sala, ad eccezione dell'unico a cui avrebbe dovuto far paura. Frigga comprese in quel momento la verità: La mente di Loki non era solo traviata. La mente di Loki era persa.

-Ordinerò a Hela di isolarti nel più cupo angolo di Hel, solo con i tuoi demoni ad ammattire e a torturarti nell'ombra fino a che il Ragnarok non calerà il proprio manto sul mondo. E guai a lei se proverà a disobbedirmi! La finirò con le mie stesse mani!- sibilò, con abbastanza voce da far sentire le proprie parole a tutta la sala, facendo serpeggiare il gelo tra i convitati.

Lo lasciò cadere a terra con uno strattone, e fece un cenno alle due guardie, mentre Frigga scendeva dalle scale in fretta, con il volto rigato da lacrime che non aveva avvertito uscire dai suoi occhi, ma senza aver cura di nascondere il proprio dolore, portandolo con la dignità e la forza che l'avevano fatta diventare la moglie del Padre degli Dei. Questi fece un cenno alle due guardie. -Portatelo fuori, all'entrata, e portate un ceppo. Gli taglierò io stesso la testa. E non aspetterò l'alba di domani per farlo.- ordinò tonante, mentre le guardie, che in quel momento più che guardie di Asgard sembravano due bambini terrorizzati innaturalmente muscolosi. Afferrarono Loki e lo trascinarono all'uscita com'era stato loro ordinato, chiudendo dietro a sé le porte del salone in un fragoroso tonfo.

-Mio signore. Odino.- esordì Frigga, afferrandogli un braccio. -Ritratta la tua sentenza. Non commettere questa follia dettata dalla rabbia. Domani te ne pentirai..-

Il ceffone che staccò la mano dal suo arto fu talmente violento che sarebbe caduta a terra se non ci fosse stato Thor a sorreggerla.

-Vecchio pazzo! Ritratta le tue parole e rinsavisci!- gli sfuriò contro il giovane dio, con rabbia, mentre lei tentava di riprendersi dalla sorpresa e dal dolore che le pulsava nelle dita. Aveva alzato le mani su di lei. In tutti gli anni del loro lungo matrimonio non era mai successo, ed ora le aveva tirato un ceffone. Cosa stava conducendo quella famiglia nell'oblio? Perché quella casa stava andando a rotoli?

Odino, diretto verso lo scranno dove aveva lasciato la propria spada, si voltò, il viso una maschera di granito. -Non ritratterò. Lo giuro su Yggdrasil, sull'albero del cosmo. Taglierò la testa di quel traditore e la lama della mia spada si laverà col suo sangue.- pronunciate queste parole, estrasse l'arma dal fodero, con uno scatto feroce, sollevandola in aria così che il sole potesse rifrangersi sulla perfetta lama argentata, mai scalfita durante tutti i secoli in cui era stata utilizzata dalla mano esperta de suo proprietario. Era l'incubo dei nemici di Asgard. Il terrore dei ribelli. La paura dei mostri che si annidavano nelle radici dell'albero del cosmo in attesa di attaccare la città luminosa con i propri sudici artigli. Mai, però, a memoria d'uomo o dio, era stata utilizzata per uccidere un traditore. Di solito si usavano lame di ben più basso lignaggio, e non era Odino ad eseguire la sentenza, ma il boia. Quell'atto che il dio si accingeva a compiere non aveva precedenti, e non sarebbe stato dimenticato. Era un chiaro messaggio a qualsiasi nemico, rivoltoso, o mostro: il Padre degli Dei non spreca la propria misericordia nemmeno per suo figlio.

Odino scese dalle scale e si avviò con passo marziale verso l'uscita, tra le due ali di persone che si erano formate intorno a lui, seppur ben distanti. Aveva l'aria decisa, tipica del suo comportamento cocciuto, e Frigga comprese che a meno di un miracolo, non avrebbe ceduto. Non avrebbe ritrattato la sua decisione. E se ne sarebbe pentito a vita.

Si risollevò, recuperando la propria postura dignitosa, e avviandosi a seguire suo marito. Dietro di lei le rimase appropinquato Thor. -Madre, forse é meglio che non vediate..-

In quel momento a loro si accostarono Sif, Volstagg, Fandrall e Hogun, coloro che erano stati, in un tempo che ormai sembrava tanto lontano da essere annebbiato nella sua memoria, amici di suo figlio.

-Voglio assistere alla morte di mio figlio, se questo è ciò che le Norne hanno tessuto per lui.- replicò gelida, con distacco, mantenendo un'apparenza di dignità, mentre all'interno sentiva che a poco a poco una parte di sé stava morendo, avvizzendo come un fiore rimasto troppo a lungo scoperto ai ghiacci invernali. Osservò suo marito uscire dal portale, con la spada sguainata. Lo guardò, senza vederlo. Il mondo intero sembrava ricoperto di un lattiginoso strato ovattato che la proteggeva, attutendo ogni sorta di emozione. Si sentiva vuota, quasi non avesse coscienza di quello che stava per accadere. La mano che la sorreggeva cambiò, sostituendosi col tocco più leggero di Lady Sif, mentre Thor avanzava a passo rapido e deciso dietro al padre, probabilmente con l'intenzione di opporsi di nuovo alla decisione.

Stavano appunto discutendo animatamente quando li raggiunsero fuori, sul piazzale. Lei si fermò poco oltre l'entrata, mentre coloro che dei convitati voleva rimanere per assistere alla scena, scendeva i pochi gradini dell'entrata, ponendosi davanti al luogo ove Loki giaceva abbandonato inginocchio, fissandosi attorno con distaccato disprezzo, sprezzante di ciò che stava per accadergli, o almeno così pareva. Subito dietro a lui le due guardie, e a qualche passo di distanza, Thor e Odino.

-Non accetterò un'ennesima insubordinazione da parte tua. Taci, oppure ti esilierò da Asgard, ma questa volta per il resto dei tuoi giorni!- infine Odino zittì il figlio maggiore, donandogli un'ultima occhiata di fuoco che avrebbe fatto rabbrividire il più temibile degli eroi.

-Ma padre...-

Un cenno della spada lo ammonì, intimandogli il silenzio.

Thor proruppe -Io non posso accettare che...-

-Vili, Vé. Prendete vostro nipote e tenetelo fermo, prima che mi costringa a mettere in pratica il mio giuramento!-

I due fratelli di Odino si scambiarono un'occhiata perplessa, titubanti nell'eseguire l'ordine del fratello. Erano arrivati al punto di chiedere agli zii di imprigionare i nipoti, pensò Frigga, senza però sentirsi affranta da ciò. Ormai era smarrito il suo senso di dolore per altro che non fosse quello che il destino pareva avere in serbo per lei.

Odino ruggì all'indirizzo dei due dei, intimando di eseguire l'ordine che aveva imposto. Essi si avvicinarono a Thor, con reverenza, piuttosto che con decisione ad immobilizzarlo, ma quando comunque egli tentò di sfuggire alla presa, furono rapidi ad afferrarlo ed a bloccargli gli arti con fermezza. Era follia, pensò Frigga lievemente, senza dare un tono al proprio pensiero incolore come il suo animo.

Odino si avvicinò al ceppo. -C'è un'ultima cosa che vorresti dire?- chiese, rivolto a quello che una volta aveva guardato con gli occhi di un padre, e che ora pareva non riconoscere come suo figlio. Oh, ma l'avrebbe riconosciuto quella notte stessa, lei lo sapeva. E quando l'avrebbe fatto, lei avrebbe goduto della sua tristezza e del suo rimpianto, attingendo ad esso per trovare la forza di sopravvivere, solo per vederlo soffrire nonostante l'amore che incondizionatamente provava per lui.

In tutta risposta -e lei ne fu fiera- Loki sputò sulla spada del padre.

-Se questo è tutto...-

Loki si voltò versò di lei, e finalmente la guardò.

E lei ricambiò lo sguardo, sforzandosi di non chiudere gli occhi, sforzandosi di fissare quegli specchi di ghiaccio che riflettevano il suo tormento.

Nelle grandi ballate non lo dice nessuno. Nessuno dice come, nell'ultimo istante, anche il più temerario provi il terrore dell'oblio e dell'oscurità eterna. Nessuno menziona il bagliore di paura che illumina il volto nell'ultimo atto di vita di qualsiasi essere vivente, e quando lei lo vide in quelle iridi fredde, fnalmente sentì tutta la violenza del suo dolore invaderla e soffocarla con il suo fiele.

Odino impiegò ore a sollevare la spada. Una vita ad alzarla sopra al proprio capo.

Ma quando l'abbassò fu insostenibilmente rapido.

Poté vedere la lama oltrepassare la pelle, lacerare ogni singolo muscolo, ogni piccolo brandello di carne, fino a toccare e spezzare l'osso. La vide con meticolosa precisione.

Il sangue zampillò a fiotti, come petali di rose scarlatte, e l'ultima cosa che Frigga sentì, furono le urla di suo figlio Thor e la presa di Lady Sif che tentava di sostenerla. 
 


Note fondo pagina by Sam:

Dopo ere geologiche posto ancora qualcosa! Questa volta una one-shot che son sicura di finire! ahahaha
Eh sì, se fossi uno scrittore odierno sarei sicuramente G.R.R. Martin. Non in quanto bravura (per l'amore del cielo, dovrei avere un ego esageratamente spropositato per paragonarmi a lui), ma per il fatto che mi piace la politica del "Kill Your Darlings". Provo un po' troppa soddisfazione nel veder morire i miei personaggi preferiti. Spero comunque che vi sia piaciuta la storia, e che vi abbia fatto riflettere, perché l'ho scritta appositamente per fare un po' pensare sulla questione spinosa del "Loki é la vittima o solo il carneficie?", che emerge molto spesso. Ha ragione l'illusa Frigga o Odino? Ah. Sì, lo so che con lui ho calcato la mano. L'ho fatto un po' stronzo! Ma mi ha ispirato l'Odino post-resurrezione dei fumetti (vedetevi i 150-151 di Thor se vi interessa!) e quello della Fear Itself (vedetevi appunto i numeri della Fear Itself). Beh, spero di non avervi annoiato con questa fusione di film/fumetto/mitologia asgardiana! Besos ;)
p.s. Lu, mi spiace che per il tuo compleanno questo sia quello che m'è venuto fuori, eh che ho trovato ispirazione solo in questa tematica e volevo scrivere qualcosa di bello. Spero ti piaccia comunque :/ p.s. del p.s. il rating giallo era più uno scrupolo che veramente sensato eh


  
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