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Autore: Girl_in_Blu    29/06/2012    12 recensioni
One shot, piccola e leggera, per una lettura divertente e senza troppe pretese.
Vegeta, l'orgoglio principe dei saiyan, s'interroga su certe assurde abitudini terrestri, non capendone l'utilità e cogliendone involontariamente l'aspetto comico.
Buona lettura.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Just a family'
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Dedicata a chi mi sostiene sempre.
Scusate l'assenza, spero proprio di strapparvi un sorriso e di farmi perdonare con questa stroriella.
Baci, Jo.



Non stuzzicare il can che dorme




 
Non era stato difficile comprendere e parlare il linguaggio terrestre.
L’idioma era semplice e col tempo aveva imparato anche a leggerlo, avendo associato i suoni ai simboli, quelli che gli umani chiamavano lettere.
Certo che, per essere un pianeta così piccolo, la Terra aveva un numero spropositato di lingue, fin troppe per lui.
Non erano rare le volte in cui, guardando la televisione annoiato, aveva ascoltato programmi in altri linguaggi e non si era mai sforzato di comprenderli minimamente, anzi aveva girato senza pensarci due volte.
Ma quello che ancora non capiva, erano quelle strane espressioni, proverbi e modi di dire, stupidaggini che in sé non avevano senso.
Piove sempre sul bagnato: aveva sentito dire alla moglie, mentre consolava quell’oca della madre, in lacrime per aver perso l’ennesimo cespuglio di chi sa quale fiore, per il freddo e, appunto, piovoso inverno.
Suo figlio invece, poco prima di mangiare, aveva esclamato: piatto ricco mi ci ficco, come sempre faceva quando Bulma cucinava la carne arrostita.
Tutto sommato aveva interpretato quei modi di dire, certo non ne capiva l’utilità, anzi li trovava insopportabili, orrende frasi ripetute troppo spesso per le sue orecchie.
I terrestri parlavano troppo, questo era un loro difetto: blaterare invece di agire, rigirarsi i pollici dinanzi un dolcetto, o alla TV, oppure ad una bevanda. Ogni cosa era una scusa perfetta per parlare di un qualsiasi ed inutile argomento.
Dopo tutte quelle chiacchiere avrebbero dovuto essere maestri nell’eloquenza, eppure si ripetevano, apparendo monotoni e poco interessanti.
Cosa interessava alla gente proprio non lo capiva: varietà di fiori, programmi televisivi o cibo. Quest’ultimo era uno dei temi preferiti della moglie di Goku, parlava sempre della cena e del pranzo, quasi come se la sua vita gravitasse intorno ad una pentola.
Del cibo non si parla, il cibo si mangia: mantra sacro per i saiyan, ai quali aumentava la fame solo al sentir pronunciare la parola cibo.
Insomma, per il principe era una tortura ascoltare le due donne parlare di ciò che avrebbero cucinato. Anche se, volendo essere sincero, le loro schiocche chiacchiere erano, per le sue orecchie, uno dei suoni più insopportabili, quasi al pari del fischio avvertito dopo un boato.
I modi di dire erano, per Vegeta, l’espressione della pigrizia umana, della poca volontà di cercare termini adatti ad esprimersi, mentre i proverbi erano solo altrettante frasi fatte, costruite solo per apparire intelligente. Perle d’idiozia, piuttosto che di saggezza.
Mentre l’unica cosa sensata per chi non ha nulla da dire, sarebbe il silenzio.
L’agognato silenzio che lui anelava.

In quella casa si parlava troppo, e troppo spesso a sproposito.
-Tsk!- aveva esclamato immerso nei suoi pensieri allontanandosi dalla cucina, per dirigersi in una stanza meno affollata e magari silenziosa.
Ma, dietro si sé, avvertì i passi leggeri di Bra –vengo con te!- gli aveva detto la bambina, con tono deciso.
-Scordatelo- ribatté invece Vegeta seccato.
-E pecché?- aveva domandato Bra, portandosi le mani sui fianchi, assumendo la tipica posa materna.
-Perché no, punto-
L’uomo vide la piccola affinare lo sguardo e sorridere, poco prima di dirgli –non è una rippotta-
Lui innervosito grugnì contrariato, contrasse i muscoli trattenendo un fremito, più che di rabbia, di frustrazione.
Possibile che non potesse starsene tranquillo?
-Vieni qui Bra, devi ancora finire i compiti- intervenne Trunks, per salvare i nervi paterni, mentre Bulma si apprestò a commentare ridendo –tesoro, non stuzzicare il can che dorme-.
 
Si fermò alla soglia della cucina, ripesò a quell’ultima frase, ma non ne trovò il senso.
-Che diavolo dici, dove lo vedi il cane?!- aveva domandato retorico e nervoso, alla fine Bulma era riuscita a coinvolgerlo nelle sue chiacchiere. Ma la donna, invece di rispondergli, aveva iniziato a ridere divertita.
-Non prenderti gioco di me- aveva ribattuto lui, leggermente arrossito, provocando un sorriso nel figlio maggiore, fin troppo rispettoso per scoppiare anche lui in una fastosa risata.
No, non capiva e, tutto sommato, non voleva nemmeno applicarsi a comprendere le stupidaggini terrestri.

Si rintanò sulla terrazza, cercando di sbollire la rabbia che lo faceva apparire più contratto del solito, quando sentì strattonarsi il pantalone.
-Papà- lo stava chiamando Bra –non arrabbiarti- gli aveva detto la bambina elargendogli il più affettuoso dei suoi sorrisi.
Sospirò, cercando di espellere con l’aria anche l’ira.
-Cosa vuoi?- aveva infine domandato rassegnato.
-Volevo solo dirti che il cane sei tu- gli aveva detto, mantenendo il sorriso.
-E cosa vuol dire?- aveva domandato, riprendendo il rossore sul viso, questa volta per la rabbia.
-Si dice cossì. Otte, papà!- aveva detto in fine la bambina saltellando verso la sua stanza.
Era attonito Vegeta, con gli occhi sgranati ed incredulo, soprattutto incredulo.
Tanti anni a vivere sulla Terra e ancora ne sentiva di nuovi, stupidi ed inutili modi di dire!
Non stuzzicare il can che dorme, che significava poi proprio non lo capiva, in più mica stava dormendo!







 
 
   
 
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