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Autore: Zarryeah    29/06/2012    3 recensioni
Hi everyone!
Allora, siamo due amiche, abbiamo deciso di scrivere questa storia qualche settimana fa. Chiariamo da subito che non è la solita storia che potete trovare ovunque! Abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso per una volta tanto. 
La storia parla di due ragazze, due maghe, quasi diciottenni, che frequentano due accademie differenti, considerando che hanno dei poteri ben diversi. Lorxo sono da sempre 'nemiche naturali', visto che le loro scuole sono in conflitto da sempre. Il destino comunque vorrà che diventino amiche e in qualche modo finiranno nei guai, ovviamente. Ci sarà un'antagonista, per l'appunto a metterle nei guai, lanciando loro un incantesimo che.. 
Nella storia troverete Zayn e Harry come personaggi presenti più o meno sempre, mentre Niall, Liam e Lou avranno una parte secondaria.
Andate a leggere, daaai. 
Non possiamo svelarvi tutto e subito. Troverete altri chiarimenti all'interno, alla fine del capitolo.
Speriamo davvero che vi piaccia! 
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci scusiamo per aver pubblicato il secondo capitolo così tardi çç Perdonateci. 
Speriamo quindi che questo vi piaccia molto! Se lasciate qualche recensione ci fa solo piacere :)
A&B xx








Beth.



-Ragazzi! Silenzio.- ci richiamó la Westfield attirando l'attenzione su di se'.

-Vi do qualche dritta prima di entrare nel bosco da soli.- tutti si ammutolirono e prestarono attenzione. 
-Lì, sarete soli. Non ci sarà Albert, non ci saremo noi professori, solamente voi e i vostri poteri. Dovrete aiutarvi tra di voi, se qualcuno si ferisce, controllate se ci sono erbe disponibili a guarire, se la ferita è grave chiedete ai ragazzi dell'ultimo anno di lanciare un Veditus Clariur, i soccorsi arriveranno a breve.- fece una piccola pausa per prendere un respiro e continuò dicendo -Bene, penso sia tutto, ragazzi. Buona fortuna.- tutti si alzarono in piedi, creando chiasso che le corpulenti sedie di legno, non appena la professoressa terminò la frase. Tutti tranne me ed Evangeline. 
-Non potevano inventare qualcosa di più emozionante al posto di questa specie di caccia alla bandiera?- mi disse lei mentre sistemava i suoi libri consumati sotto il banco. Risi -Da una buona preparazione alle sfide che ci saranno a breve.- dissi io cercando il lato positivo di questa sottospecie di caccia al porcellino rosa ce facevamo a Villecraft.
Andare nel bosco era molto pericoloso, specialmente se ci si addentrava in direzione sud-ovest, dov'era il covo dei troll. 
-Cos'è che dobbiamo cercare esattamente?- mi chiese Evangeline passandomi il mio block-notes dove appuntavo la maggior parte delle cose. 
-In qualche parte del bosco c'è una bandiera bianca. Dobbiamo trovarla e portarla indietro all'Accademia.- dissi mentre uscivamo dall'edificio quasi desolato.
-Che lo facciamo a fare? Tanto vincono sempre quelli dell'ultimo anno.- disse lei sbuffando. 
-Sì, è vero. Ma potremo cambiare le regole, io e te intendo. Tu sei dotata di un senso dell'orientamento potentissimo. Lo stesso Albert allude che tu potresti essere una Locuta! Hai la minima idea di cosa significhi?- le dissi sorridendo. 
-Che bello!- disse lei fingendo un finto entusiasmo. 
-Passiamo a prendere il libro dei Carmen?- chiesi sussurrando per cambiare argomento. 
-Sei impazzita?- gridò.
-Abbassa il tono di voce! Potrebbe essere la nostra occasione di esercitarci con delle piante che non siano in vasi ma nella terra fertile e rigogliosa. Ti prego.- la supplicai. 
-Tu sei tutta matta!- disse. 
Le rivolsi uno sguardo languido e il suo sorriso beffardo e sghembo nacque sul suo volto dalla pelle olivastra.
-Andiamo!- disse convinta, indicando il corridoio sulla destra. Sorrisi, Evangeline c'era sempre al momento di fare attività inconsuete. 
Entrammo di soppiatto in biblioteca cercando di non fare il minimo rumore. 
-L'ho già visto qualche giorno fa, ma non ricordo dove esatt....- dissi ma Ev mi fermó e indicò un punto lontano. 
-Credo che sia laggiù! Me lo suggerisce il mio sesto senso- disse sorridendo. 
Entrambe sapevamo che il suo 'sesto senso' era il suo vero potere. Era una locuta, una specie di bussola. Le bastava concentrarsi e riusciva a scovare tutti i luoghi possibili. Potere molto utile durante le spedizioni dei maghi.
-Vi posso aiutare?- ci chiese la bibliotecaria. Era una donna magrolina, legava i suoi capelli con uno chignon e ne lasciava intravedere solo una piccola ciocca che cadeva sopra i piccoli occhiali rossi. 
Ev tossì. -Stiamo solo dando un'occhiata.- disse guardandosi intorno. Mi diede un pizzicotto, voleva che facessi qualcosa. 
-Non dovreste essere nel bosco ora?- ci chiese lei allontanando gli occhiali dagli occhi e spostandoli delicatamente sulla punta del naso. 
Ev mi gurdò, c'era il panico nei suoi occhi.
Presi il blocchetto, sfogliai qualche pagina. Dovevo fare qualcosa che ci tirasse fuori da quel pasticcio. 
-Allora?- mi chiese la bibliotecaria acidamente. 
-Tempore interdum catulum amisitore- dissi fissando le mie mani tese verso la donna. 
Sentii un silenzio profondo piombare nella stanza. Cos'era accaduto? 
-Ev! Ev! Stai bene?- dissi scuotendola. Era immobile e non accennava a muoversi. 
Poi capii. Avevo fermato il tempo per qualche minuto. Dovevo fare veloce prima che si fossero svegliate. Camminai lungo i corridoi che mi aveva indicato Ev fino a quando non lo vidi, nascosto dietro altri libri. 
Lo afferrai e lo misi in borsa. Tornai da Ev e dalla bibliotecaria. 
-Andiamo Ev.- dissi afferrandola per i fianchi. Lei si adagió su di me. 
-Ev, quanto pesi?- dissi -Dannazione- continuai trascinandola fuori dalla biblioteca. 

-Che diavolo è successo?- disse grattandosi la testa e mettendosi seduta sul prato. 
-Non so di preciso. Credo di aver bloccato il tempo. E ho preso questo.- dissi mostrandole il libro dei Carmen. 
Ev sgranò gli occhi. -Pensavo che scherzassi. Che stai facendo?- mi chiese indicando le mie mani sporche di terra. 
-È impressionante, le piante in questo giardino sono molto più reattive. Basta poco per fare tutto quello che vuoi. Prova anche tu dai.-
Dissi passandole il libro. Lei mi guardò dritto negli occhi. 
-E se succedesse qualcosa?- mi chiese preoccupata. 
-Lo sto facendo da vari minuti e non è successo niente. Dai prova.- dissi sorridendo per incoraggiarla. 
Abbassò il volto verso il libro e iniziò a sfogliarlo con cura e meticolosità. Poi iniziò a girarle sempre più freneticamente fino a scorgere il panico nei suoi occhi.
-Ev! Che stai cercando?- chiesi incuriosita avvicinandomi. 
Cercava qualcosa nella sezione delle Arti Oscure. 
-Ev! Che stai facendo? Rispondimi, cerchi nella direzione sbagliata- dissi alzando la voce. 
Quando alzò lo sguardo notai che i suoi occhi erano lucidi. 
-Elizabeth... Io non leggo niente, non c'è scritto nulla per me!- disse buttando il libro a terra. Lo raccolsi, io vedevo ancora tutto.
-Ev, magari è qualche incantesimo. Ci vuoi riprovare?- dissi chiudendo il libro e pulendolo dai fili d'erba che si erano attaccati sopra la copertina di cuoio.
-No. É inutile, io dovrò sempre aspettare per arrivare al tuo livello. In classe fai cose strabilianti e non te ne accorgi neppure, ora con questo libro, che possono usare solo i maghi, riesci a fare altrettante cose pazzesche, e io no. È stressante per me vedersi fare tutto da te e sapere che io non potrei mai farlo. E poi invece di cercare di scoprire chi sono io, perchè non cerchi di capire chi sei tu?- 
Si alzò in piedi e si incamminò verso la scuola. 
-Evangeline! Vieni qui, lo portiamo indietro il libro e andiamo via insieme, va bene? Ti prego Ev fermati!- dissi cercando di raggiungerla. 
Ma si allontanava sempre di più. Della pioggia iniziò a scendere leggera dal cielo. Piano piano diventava sempre più fitta e mi impediva di vedere dove andasse Evangeline. 
Un lampo illuminò il cielo. Intravidi la sagoma di Ev che correva. 
Poi vidi un fulmine, rapido e velocissimo. Andava dritto verso Ev. 
Dovevo fare qualcosa. Palpeggiai la borsa in cerca del libro, non c'era. L'avevo lasciato sul prato, disdetta. Ricordai l'incatesimo che ci aveva insegnato la professoressa Torres. Serviva a spostare gli oggetti, sarebbe stato lo stesso per le persone? Dovevo tentare. 
Allungai la mano verso Ev. Un lampo squarciò il cielo e un bubbolìo lontano di un tuono mi fece rabbrividire. 
Pensai la formula assiduamente. Sentii lo squarcio del fulmine cadere a terra a pochi metri da me. 
Maledetti allievi delle Arti Oscure che influenzavano il meteo. Se fosse successo qualcosa ad Ev, l'avrebbero pagata cara.
Corsi in quella direzione. Ev era a terra, ma respirava. 
-Ev! Ev! Grazie al cielo, stai bene?- chiesi io spostandole le ciocche di capelli bagnati sulla fronte. 
-S..si, ma cos'è successo?- disse gracchiando. 
Scossi la testa. -Non lo so nemmeno io. Tu cos'hai sentito?- dissi.
-Ho visto un fulmine, ma era troppo vicino, pensavo di poter morire. Poi ho sentito una strana forza che mi spingeva via da lì e mi sono ritrovata così. Strano.- disse lei guardandomi. 
Alzai le spalle. -Forse la potenza del fulmine ti ha scaraventato via.- non volevo far sapere che ero stata io, si sarebbe sentita solo peggio.
-È stato davvero strano.- disse lei alzandosi sui gomiti. Uno di questi cedette e lei ricadde stesa a terra lanciando un grido. 
-Ev! Che succede?- chiesi preoccupata. 
-Il gomito, fa male!- gridò. 
Afferrai il suo braccio, era completamente livido. 
-Dev'essere rotto. Dobbiamo tornare indietro e farti curare con qualcosa.- dissi provando ad issarla. 
-Sei impazzita? Ci uccideranno. Prendi qualche erba, tu sei capace.- disse calma. Le sorrisi. 
-Aspettami qui, devo cercare qualche edera e delle foglie di biancospino. Torno subito.- dissi alzandomi. Mi sfilai la felpa, e la passai ad Ev.
-Ti stai bagnando tutta, ti raffredderai. Mettiti questa.- lei mi ringraziò e feci per andarmene ma Ev mi chiamò. 
-Vai verso destra, il biancospino è in quella direzione. L'edera è un po' più lontana ma la troverai senza problemi.- disse adagiandosi la mia felpa addosso. 
-Torno presto.- le dissi e mi incamminai per un sentiero. 
La pioggia ostacolava la vista e io continuavo a non vedere nessun biancospino. 
Continuai il sentiero sulla destra, la pioggia mi colpiva il viso, i vestiti bagnati iniziarono ad attaccarsi al mio corpo e un vento fortissimo si avvicinava. Un brivido mi percosse.
Un altro lampo squarciò il cielo, dovevo cercare un biancospino, un dannato biancospino. 
Una radice di quercia antica che si era levata dal suolo mi fece inciampare. Caddi a terra. 
Mi rialzai e davanti a me vidi una sagoma che mi scrutava. 
Mi alzai di scatto e mi ripulii dalla terra. 
-Chi sei?- chiese la ragazza. Stava piangendo, cercava di nascondere il viso rigato e macchiato di nero di qualche cosmetico. 
-Io, sto solo cercando del biancospino.- dissi. Non sapevo chi fosse, poteva essere chiunque. 
Sembrò calmarsi, e la pioggia insieme a lei diminuì fino a terminare con qualche goccetta qua e la. 
Sicuramente aveva il potere di controllare il clima, doveva essere qualcuno di veramente potente. Forse una di quei maghi che non hanno bisogno di allenare la magia, la posseggono e la possono utilizzare quando vogliono. Sicuramente era qualcosa di più di una semplice studentessa in una delle due accademie, ma era troppo giovane. 
Si voltò e mi indicò un arbusto in lontananza. -Dovrebbe essere quello li- cercai con lo sguardo l'albero ma fui distratta dal suo tatuaggio sulla sua clavicola. Era una mezzaluna. Era una delle arti oscure. Indietreggiai, non era previsto un incontro con la scuola opposta. Lei capì, sorrise. -Immagino che tu faccia parte dell'Accademia -SiamoBuoniEvoiNo- dell'Iridescenza.- sorrise di nuovo ma notai una punta maligna nel suo sorriso. 
-Chissà che vi dicono di noi...- disse lei sospirando. 
Ci dicevano che alcuni di loro erano oscurati dal male, perdevano il lume della ragione, ma solo in casi estremi. 
-Comunque, a cosa ti serve un biancospino?- disse con disinvoltura e con aria disinteressata. 
-Una mia amica si è fatta male, devo prendere un po' di erbe per alleviarle il dolore. Grazie per avermelo indicato- sorrise di nuovo, in modo diverso. 
Cercavo di parlare il meno possibile, era assolutamente vietato avere una conversazione con qualche mago che non appartenente alla propria Accademia. Lei mi fissò. 
-Imparate anche queste cose?- chiese, questa volta interessata. Stavo parlando troppo, non potevamo svelare i nostri studi a nessuno. 
-Voi no?- chiesi insicura. Se io le avevo svelato qualcosa, ora era il suo turno.
-Non questo genere di cose. Incantesimi molto più interessanti di questa 'cosa delle erbe'- disse gesticolando. 
-Io devo andare.- dissi senza guardarla. 
Mi avviai verso la pianta senza voltarmi nemmeno una volta. Chi era quella ragazza? Perchè mi aveva rivolto la parola? Era assolutamente vietato parlare con studenti appartenenti alle scuole opposte, ma lei l'aveva fatto. Perchè? 
Arrivai davanti il biancospino, Ev aveva bisogno di me, dovevo fare in fretta. Strappai delle foglie, ferendomi le dita, e proseguii alla ricerca dell'edera che trovai poco più avanti. 
Mi rimisi in cammino. L'acquazzone era terminato e aveva lasciato fango su fango e il cielo coperto da una coltre di nuvole. Accelerai il passo, dovevo arrivare velocemente e mettere in pratica tutte le ore passate a studiare erboristeria. 
Ritrovai velocemente la via da cui ero partita e vidi Ev stesa nello stesso punto di alcuni minuti precedenti. 
-Ev, sono tornata!- dissi accasciandomi accanto a lei con le foglie tra le mani. 
-Ev! Ci sei?- era svenuta, avevo aspettato troppo. 
Presi l'edera e la mischiai con il biancospino, la tritai velocemente e la buttai nella bottiglietta d'acqua di Ev. 
-Forza devi solo bere questo, poi andiamo a scuola, su- dissi posizionando la bottiglietta sulla bocca immobile di Ev. 
Sembrò ingoiare qualche sorso e cominciò a tossire. 
-Evangeline! Non mi far prendere più questi spaventi, a momenti mi veniva un infarto.- dissi preoccupata. 
-Devi chiamare qualcuno. Le erbe mi hanno aiutato a svegliarmi, ma sono troppo debole, chiama qualcuno.- disse e poi chiuse gli occhi cadendo indietro priva di sensi. 
-Ev! Devi stare sveglia! Non chiudere gli occhi.- dissi scuotendo la testa. 
Dovevo cercare qualcuno, qualche ragazzo dell'ultimo anno, qualcuno che sapesse utilizzare erbe meglio di me, qualcuno che sapesse lanciare un Veditus Clariur, qualcuno che avesse poteri abbastanza forti da poterci aiutare. 
Mi addentrai di nuovo nel bosco. -C'è qualcuno? Qualcuno che mi aiuti. Vi prego.- gridavo invano, non c'era nessuno nei paraggi. Eravamo due ragazze completamente morte. Graham, il preside, ci avrebbe messo in punizione per tutta la vita. 
Decisi di tornare da Evangeline, se non c'era nessuno era inutile girovagare per la foresta senza motivo, tantovaleva restare insieme. Ripercorsi il tragitto e la ritrovai li, priva di sensi. Mi sedetti accanto a lei. 
Presi la bottiglietta con cui avevo dato le erbe ad Ev, era vuota. La lanciai lontano, non c'era nulla che potessi fare. Dovevo chiamare i soccorsi ma non c'era nessuno che poteva lanciare un Veditus Clariur e io non ne ero in grado. 
"Sì, sei in grado. Prova" disse la voce dentro di me. La voce apparteneva a Niall, il mio Founder, colui che mi aveva trovato; spesso mi dava consigli nei momenti difficili. Ne avevo parlato con lui personalmente e mi aveva assicurato che era una cosa normalissima avere un legame con il proprio Founder e che non dovevo preoccuparmi.
-Niall, ma faccio solo il secondo anno, ho appena iniziato. Non ne sarei assolutamente in grado- dissi ad alta voce scuotendo il capo. 
"Prova!" ripeté Niall dentro di me. 
Aprii il mio bloc-notes e sfogliai le pagine alla ricerca della formula giusta del Veditus Clariur. 
La trovai, era una delle più difficili, nessun insegnante ci aveva mai insegnato il giusto procedimento, avevo semplicemente trovato la formula nel libro dei Carmen che avevo lasciato in quel giardinetto. 
"Avanti, recitala. E concentrati." mi incoraggiò Niall. 
Guardai Evangeline, aveva bisogno del mio aiuto, e io dovevo tentare di tutto pur di aiutarla. 
-Veditus Clariur, medifice caudasti metias, sis.- dissi quasi gridando.
Al principio non successe nulla, solo silenzio davanti a me. 
-Niall...- sussurrai. Un turbine azzurro si levò dal sottosuolo, la sua potenza mi scaraventò affianco ad Ev e la sua luminosità per poco non mi cecò. Dovetti ripararmi gli occhi con le mani.
"Sapevo che ci saresti riuscita" sussurrò Niall nella mia testa. 
Il turbine si levò alto nel cielo, sopra gli alberi e scompariva in alto dove non arrivavo a vedere neppure io. 
Attorno ad esso un vento fortissimo soffiava facendo volare via foglie, pietre e piccoli fiorellini. 
Alcuni istanti dopo il turbine scemò nel sottosuolo e tutto tornò come prima. 
Niall era sparito dalla mia testa ed Evangeline era ancora immobile al mio fianco. 
-Tutto qui? No dico tutto questo trambusto per niente?- dissi ad alta voce. Avevo fatto un incantesimo potentissimo e non era successo nulla.
In lontananza sentii un rumore di passi, passi di più persone che si avvicinavano. Mi alzai repentinamente, e se fosse stato qualcuno della scuola delle arti oscure? O ancora peggio qualche troll che aveva avvistato il mio Veditus Clariur.
Avevo il cuore a mille. L'adrenalina che avevo provato durante l'incantesimo di poco prima ricominciò a circolare nel mio corpo. 
I palmi delle mani iniziarono a scottare, il mio corpo si stava preparando per un nuovo incantesimo. 
Il cespuglio, sul lato destro della piccola radura dove eravamo io ed Evangeline, cominciò a muoversi. 
I piccoli rami intersecati tra loro si aprirono e dal cespuglio vi uscì fuori la persona che meno aspettavo. 
Il preside Graham. 
Rimasi spiazzata e tutte le sensazioni che avevo provato poco prima, insieme all'adrenalina scomparvero. 
-Elizabeth Faith Pattinson ed Evangeline Gilbson?- ci chiese il preside scrutandoci e attendendo una risposta.
-Date le condizioni della mia compagna, risponderò io per lei.- feci una piccola pausa, respirai e ripresi a parlare. -Sì, siamo noi.- abbassai il capo. Stavamo per essere punite come nessuno lo era mai stato. Eravamo due alunne del secondo anno, non avevamo partecipato alla caccia alla bandiera per nasconderci in qualche prato sperduto e la mia amica si era ferita e stava male. In più avevo avuto un incontro ravvicinato con una ragazza dell'Accademia delle Arti Oscure, una cosa proibita. 
-Bene, chi è stato a lanciare il Veditus Clariur?- disse guardandosi intorno. Di certo non si aspettava che fossi stata io.
-Sono stata io.- confessai guardandomi le punte delle scarpe. 
Volevo evitare il suo sguardo. 
-Priscilla?- disse lui. Alzai lo sguardo incuriosita e mi accorsi che insieme a noi c'erano anche altri professori. Riconobbi la Willhelm, la Torres e la Westfiled che mi guardava compassionevole. 
Una donnicciola si fece avanti, doveva essere Priscilla. 
-Fa' quello che è necessario fare.- disse il preside guardandomi dritto negli occhi. 
Spostai lo sguardo su quella che doveva essere Priscilla che mi fissava con la fronte corrugata e gli occhi socchiusi. Rimanemmo tutti in silenzio, tutti aspettavano che Priscilla parlasse. 
-No, non sta mentendo.- disse alla fine Priscilla. 
Sentii qualche bisbiglio e sussurri ma io ero concentrata sul preside. Mi fissava senza un minimo accenno ad una espressione facciale differente.
-È così? Sei stata davvero tu a lanciare il Veditus Clariur?- mi chiese con tono solenne. 
Capii. Quella Priscilla doveva essere una di quei maghi che hanno un potere sensoriale accentuato. Come Evangeline aveva il senso dell'orientamento molto forte, Priscilla riusciva a capire se qualcuno mentisse o stesse dicendo la verità, interessante.
-Sì, sono stata io. La mia amica si è ferita, sono andata alla ricerca di erbe per curarla ma al mio ritorno giaceva a terra senza sensi. Avevamo bisogno di aiuto e ho lanciato l'incantesimo.- dissi passando lo sguardo da Evangeline al preside. 
-Portate la ragazza in infermeria, fatela curare.- disse il preside rivolgendosi a dei ragazzi alla sua destra. Li riconobbi. Erano alcuni dell'ultimo anno, erano quelli più bravi ed il preside li elogiava e stimava profondamente. 
Uno di loro mi sorrise, Zack, lo spaccone della scuola. 
Non ricambiai il sorriso e tornai a fissare il preside.
-Vado con loro?- chiesi. 
Lui fece cenno di no con il capo e si voltò a sinistra. Tese le mani e aprì tre archi temporali. 
Fece cenno ai ragazzi con Evangeline di entrare nel primo. Ci entrarono senza indugiare, si fidavano ciecamente del preside. 
Io avevo i miei dubbi. Era un uomo rispettabilissimo ma di lui non si sapeva molto. 
Però sapevamo che era il preside di due Accademie che erano in conflitto tra loro e ciò mi bastava a dubitare di lui e destare in me sospetti.
L'arco temporale dov'erano entrati i ragazzi e Ev, si chiuse
-Elizabeth, prego.- disse il preside facendomi cenno di entrare nel secondo. 
Esitai per qualche istante, come potevo essere certa di dove mi avrebbe condotto quell'arco? 
Rinunciai, dopo una giornata i quel genere non importava molto. 
Entrai nell'arco e mi lasciai alle spalle quella piccola radura, il preside, i professori e non c'era cosa più rilassante in quel momento. 
La luce si iniziò a fare più forte, stavo uscendo dall'arco. 

Mi ritrovai nella mia modesta camera nella Villecraft ottocentesca. 
Non avevo più addosso la divisa dell'Accadmia, ma il vestito azzurro che mi aveva regalato mia madre. 
Mi adagiai sul letto, la testa cominciò a pulsare seguendo i battiti cardiaci.
Era stata una giornata memorabile, erano successe molte cose e io ero veramente stanchissima. Stavo per appisolarmi quando qualcuno bussò alla porta. Repentinamente, mi alzai in piedi. 
-Chi mi desidera? dissi.
-Sono io, Viktoria. vostro padre ha organizzato una cena con il duca di Scratch Hill, soggiorneranno da noi per qualche tempo. Dovete prepararvi- disse la voce seria e zelante di Viktoria.
-Entrate pure.- dissi alzandomi dal letto. Fu in quell'istante che lo notai. Era sulla scrivania di mogano, come se l'avessi lasciato li da sempre. Il libro dei Carmen. 
Lo afferrai e nel preciso istante in cui lo toccai sentii la porta chiudersi e i passi di Viktoria avvicinarsi. 
Adrenalina, tremolio delle mani e calore avvolgente, mi stavo preparando per fare un incantesimo. 
-Abdere fascinatio- dissi stringendo il libro tra le mani. Qualche secondo dopo, il libro scomparve. Avevo eseguito un incantesimo di illusione. Il libro c'era, ma non era visibile. Io stessa riuscivo a percepire la presenza magica non percepibile dagli umani. 
-Che state facendo?- disse Viktoria guardandomi. 
-La aspettavo, Viktoria. Cosa devo indossare?- 
Una volta indossato il prezioso abito in seta nero, Viktoria mi acconciò i capelli. 
-Siete bellissima con quest'abito- disse Viktoria pettinando i lunghi capelli castani. 
-Quanto tempo staranno il Duca e la sua famiglia?- dissi senza rispondere al complimento. 
-Circa un mese. Vostro padre vuole far combinare un matrimonio tra il maggiore dei due figli e vostra sorella Katherine.-
-Ma non sarà mai vero amore- protestai. 
-L'amore a corte non è un sentimento, ma un obbligo. Quando lo capirai mia cara?- 
Sbuffai e lasciai cadere il discorso.
-Elizabeth?- la voce di Katherine, mia sorella maggiore, mi chiamò. 
Mi alzai, impedendo a Viktoria di lisciarmi i capelli. 
-Katherine! Vi trovo in splendida forma.- dissi sorridendo. 
-Grazie. Volevo chiedere la presenza di Viktoria, ho bisogno che mi si arriccino ancora i capelli.- disse lei.
Guardai Viktoria e le feci cenno di andare con lei. 
Non appena entrambe lasciarono la stanza, pronunciai l'incantesimo per annullare l'illusione. -Redit-
Il libro comparì sul letto, all'improvviso. Lo presi e lo iniziai a sfogliare. 
"Sai che non dovresti averlo, vero?" disse Niall a mo' di rimprovero. 
"Si, lo so. Ma su questo libro ci sono così tanti incantesimi anche quelli più potenti, potrei imparare tante cose." pensai, parlando con Niall nella mia testa. 
"Ecco, sono incantesimi potenti che possono essere usati da maghi potenti. Sei troppo poco istruita per poterlo utilizzare" 
Sospirai. "Ma, Niall. Nell'Accademia non ci insegnano tutti questi incantesimi. È un'occasione per imparare di più" dissi supplicandolo.
"Domani, lo riporterai indietro. Non dovrai toccarlo mai più. Intesi?" disse severo.
"Ok, ok. Non hai qualche altra maghetta da assillare? Vai via dalla mia mente" dissi sospirando. 
Mi sembrò di sentirlo ridere e poi sparì del tutto. 
Mi alzai dal letto e uscii dalla camera, dopo aver recitato l'incantesimo d'illusione. 
-Elizabeth. Non siete ancora pronta?- mi chiese mio fratello Alexander dietro di me.
Mi voltai. Sfoggiava uno dei suoi abiti migliori e mi guardava sorridendo. 
-Alexander! Devo solo pettinarmi per bene i capelli. Cosa vi prende a voi tutti? Siete tutti eccitati da questa visita, che sarà mai di così importante?- dissi scettica.
-So che io e la mia famiglia non siamo molto importanti, è solo una visita di cortesia.- disse una voce a me ignota.
Mi voltai. Un ragazzo, alquanto giovane e bello mi guardava con un sorrisetto sghembo sul volto.
-Elizabeth! Chi vi ha insegnato ad essere così impertinente?- mi rimproverò Alexander. Lui non sapeva che avevo conosciuto persone di altre epoche, epoche moderne dove donne portavano i pantaloni, avevano gli stessi diritti dell'uomo e dicevano parolacce.
-Non volevo mancarvi di rispetto..- dissi timorosa. Feci un piccolo cenno con il capo, un piccolo inchino e abbassai gli occhi, in segno di rispetto. 
-E così vi chiamate Elizabeth- disse lui camminando verso di me. 
-Sì, il suo nome è codesto. Perdonate la sua maleducazione. Sono sicuro che non era sua intenzione mancarvi di rispetto, caro amico Philippe.- disse Alexander.
-Ne sono sicuro anch'io, Alexander. Ma sai, io sono un uomo al quale piace sentir la voce delle donne. Le reputo la bocca della verità e della saggezza. Possono essere molto più furbe di noi uomini, alle volte.- disse lui avvicinandosi ad Alexander.
-Non vedo come puo' una donna essere oggetto di attenzioni quanto ad intelligenza e sapienza. Sono state create dal Nostro Signore per procreare, nulla di più- disse Alexander ripetendo le voci di nostro zio Gerard, maschilista doc.
-La sua visione di donna è alquanto ristretta. Se posso, le consiglierei la lettura di Mary Wollstonecraft, per ampliare i suoi orizzonti.- disse lui sorridendo. -Mi scusi, mi reco in sala da pranzo- continuò allontanandosi. -Sarà una bella serata Elizabeth- disse Philippe. Poi si dileguò.
-Guardati bene sorella. Se mi farai fare altre male figure me la pagherai cara. E prova a rovinare l'esito di questo soggiorno a nostra sorella Katherine, e ne vedremo delle belle.- disse rabbioso Alexander.
Quando si fu allontanato, a distanza debita dissi a denti stretti -Patetici, ignoranti maschilisti- 
Scesi al piano inferiore e mi recai nella sala da pranzo, addobbata in modo molto elegante e prezioso.
-Elizabeth! Siete arrivata!- disse mio padre accogliendomi.
-Buonasera padre, è un piacere passare la sera in compagnia di questi meravigliosi ospiti, come lo sarà per tutto il restante mese.- dissi fingendomi contenta di essere li.
Philippe mi sorrise, evitai di incontrare il suo sguardo per tutta la durata della cena fino a quando non mi rivolse la parola, riferendosi unicamente a me. 
-Sono curioso di sapere cosa ne pensa Elizabeth, riguardo l'attuale 'caccia alle streghe' che si sta svolgendo in tutte le contee limitrofe- disse fissandomi.
Tutti i commensali, che non si erano accorti di me fino a quel momento si girarono verso di me. Volsero lo sguardo verso Katherine e poi di nuovo su di me, attendendo una risposta.
-Credo che sia un'azione alquanto medioevale.- dissi guardandomi intorno. Molti commensali mi guardarono come se avessi appena detto una bestemmia. Poi continuai -Ma, la reputo necessaria- dovetti dirlo, anche se non lo credevo vero. 
Mio padre sorrise, mi aveva capito. Alcuni sospirarono di sollievo.
Guardai mia sorella Katherine. Mi rivolse uno sguardo sprezzante, Philippe aveva notato me e non lei. Katherine, era sempre stata la sorella maggiore perfetta, si quelle che sono sempre eleganti, istruite, hanno sempre un argomento di cui parlare. Al mio contrario, a me non interessavano tutte quelle superficialità. Katherine si alzò in piedi e prese il bicchiere di cristallo. 
-Vorrei proporre un brindisi, per onorare la presenza di questi ospiti.- disse sorridendo.
Tutti brindarono e ricominciarono a parlare tra di loro. 
Philippe mi sorrise di nuovo. Quel ragazzo non mi era affatto simpatico. Mi alzai anch'io, come qualche minuto fa aveva fatto mia sorella e dissi -Scusate signori. Credo che sia giunta l'ora che io mi ritiri nelle mie stanze. Con permesso.- mi incamminai nei corridoi del mio castello lasciandomi alle spalle il trambusto della serata. 
Mentre camminavo verso la mia stanza, m'imbattei in un uomo.
-Buonasera principessa- disse inchinandosi. Lo riconobbi.
-Sir Zayn. Buonasera anche a lei. Come va la sua 'caccia alle streghe'?- dissi sorridendo.
-Non la chiamerei cosí. Stiamo solamente scovando delle donne che credono di fare stregonerie- disse ammiccante.
-Credo che siano un po' le stesse cose, gli stessi identici principi.- dissi a mia volta mentre mi allontanavo anche da lui.
Tornai nella mia camera, mi adagiai sul letto e presi il libro.
Cominciai a sfogliarlo, cercando di imparare quante più cose possibili, fino a quando le palpebre mi cedettero per la stanchezza.
Chiusi il libro e lo riposi al sicuro sotto il letto, il giorno seguente l'avrei riportato in biblioteca, non prima di aver ricopiato gli incantesimi più importanti sul mio bloc-notes.






Anne.



"Adesso mi dici cosa diavolo ti sta succedendo!" mi urlò Tom in faccia. 
"Niente, non mi sta succedendo niente." risposi pacatamente. Attraversai il soggiorno dirigendomi verso le scale, lasciando le tracce delle mie scarpe bagnate sul pavimento. 
"Niente? Ti sembra niente tornare a casa bagnata fradicia quando fuori per una volta c'é un sole che spacca le pietre? O come l'altro giorno, che sei tornata a casa con i vestiti pieni di fango." replicò Tom urlando. 
Avrei tanto voluto dirgli tutto, raccontargli ogni minimo particolare dell'Accademia, della mia nuova vita, dei miei poteri, delle nuove esperienze che stavo facendo. Avrei tanto voluto dirgli che ero bagnata e piena di fango perché mi stavo allenando per i Giochi che si sarebbero tenuti di lì a pochi giorni. 
Cominciai a salire velocemente i gradini, arrivai sul pianerottolo ed entrai nella mia camera. Chiusi la porta a chiave e lanciai la borsa piena di compiti dell'Accademia ai piedi del letto. 
"Non è finita qui, Anne. Voglio sapere cosa ti sta accadendo, non è un comportamento normale. Sono tuo fratello." disse, pronunciando l'ultima frase con un tono malinconico. 
"Non siamo davvero fratelli." mormorai. 
"Ti conosco da una vita, è come se lo fossimo." replicò, questa volta quasi infuriato. Pensavo che non mi avesse sentita. 
"Devo fare la doccia adesso." annunciai. Lui sbuffò e si allontanò a grandi passi. Andai in bagno, gettai i vestiti bagnati nella cesta dei panni sporchi ed entrai nella cabina spaziosa e chiara della doccia. Il getto d'acqua calda mi risvegliò da quello strano torpore che avevo addosso e, per un attimo, riuscii a dimenticare il litigio con Tom. 
Avrei tanto voluto dirgli che ero riuscita ad entrare nella squadra della nostra accademia della seconda sfida. La seconda sfida, quella marina, consisteva nel duellare sott'acqua con uno studente dell'Accademia dell'Iridiscenza. Di solito noi dell'Accademia dell'Oscurità riuscivamo sempre a vincere la seconda sfida, eravamo più portati e i nostri poteri ci permettevano di resistere per maggior tempo. L'unica pecca era che eravamo piuttosto scarsi nella prima sfida. Non avevamo un buon senso dell'orientamento, al contrario della squadra avversaria, e loro ne approfittavano scagliandoci contro le piante inferocite. 
Uscii dalla doccia e mi avvolsi nel mio morbido accappatoio. Presi il phon e inserii la spina nella presa della corrente, quando sentii uno strano lamento. Mi guardai attorno, ma tutto riprese a tacere. Quando mi voltai di nuovo verso lo specchio, il lamento si fece sentire di nuovo. Fu allora che notai una figura grigiastra fuori dalla finestra. La spalancai ed un gufetto grigiastro spelacchiato barcollò sul davanzale, per poi cadere nella cesta dei panni sporchi. Lo aiutai ad uscire da lì dentro, dopodiché mi posò una pergamena giallina sul palmo della mano. Strusciò la testolina sulla mia mano in segno di saluto e ripartì. 
Tornai in camera, dopo aver legato i capelli bagnati in una coda disordinata, e mi sedetti sul letto. Srotolai velocemente la pergamena e lessi il messaggio. 
 
 
Signorina Johnson, 
sono davvero dispiaciuto di contattarla in questo momento, ma ho un urgente bisogno di vederla. Non posso spiegarle tutto adesso, preferisco parlarle dal vivo. Spero che riuscirà a raggiungermi nel mio studio ai piedi della montagna. Appena arriverà, troverà un centauro pronto ad accompagnarla.
 
Graham Sullivan
 
 
Oddio. 
Mi vestii velocemente, andai in bagno ad asciugarmi i capelli e mi accertai che Tom non fosse nelle vicinanze. Mi misi al centro della stanza, chiusi gli occhi e immaginai il vortice che di lì a poco si sarebbe aperto davanti ai miei piedi e che mi avrebbe catapultata sulla Judgment Island. 
 
 
Verbur meta mirifice,
perlongos interrux permetiar,
academiis porta.
 
 
Il vento innaturale che uscì dal portale dapprima mi sferzò i capelli, dopodiché mi risucchiò, trasportandomi sull'isola. Stavolta i piedi non affondarono nella sabbia come accadeva di solito, bensì mi ritrovai su un terreno asciutto. Ero nel bosco, quello dove mi ero intrufolata qualche giorno prima a piangere. Non era la prima volta che litigavo con Tom, e ci stavo maledettamente male. Avevo bisogno di lui vicino, sapere che dovevo mentirgli così tanto mi faceva sentire una persona orribile. 
Uno scalpitio di zoccoli mi avvertì della presenza del presunto centauro che mi avrebbe accompagnata. Quando vidi che era lo stesso che mi aveva riaccompagnato all'Accademia l'ultima volta che ero stata nel bosco, un sorriso si allargò sul viso di entrambi. 
"Anne, ma allora sei tu. Graham mi aveva detto che dovevo aiutare una studentessa dell'Accademia delle Arti Oscure a trovare il suo studio, ma non pensavo che fossi proprio tu." disse, avvicinandosi. 
"Tutto bene Adam?" chiesi. 
"Bene, tranne qualche troll che continua a darmi fastidio." disse. Ridacchiammo entrambi. "Dai, sali in groppa, devo portarti da Graham." disse, stavolta con un tono di voce più serio. Salii e cominciò a galoppare attraverso la foresta e quell'intricato labirinto di piante e radici. 
"Credi che abbia fatto qualcosa di male? Insomma, perché convocarmi altrimenti?" domandai ad un certo punto. Adam restò in silenzio per qualche secondo. 
"Io non so niente." disse. Continuammo ad attraversare la foresta in silenzio, mentre alcuni animali e piante si ritraevano al nostro passaggio. Tenni gli occhi chiusi per una parte del tragitto, l'andatura di Adam mi metteva il voltastomaco. Fortunamente la storia delle scope era soltanto una leggenda, nessun mago aveva cavalcato davvero una scopa. Ci avevano provato, ma le scope sono degli oggetti tipicamente difficili di carattere. 
"Ci siamo." annunciò Adam. Riaprii lentamente le palpebre e vidi una nave di legno al centro di una valle. Era uno di quei galeoni che troveresti in un racconto piratesco. Rimasi con gli occhi spalancati a fissare quello che doveva essere lo studio del mago Sullivan. 
"E' davvero una nave?!" domandai incredula. La risata argentina di Adam riempì le mie orecchie. 
"Si, non chiedermi come ci è arrivata qui." disse, continuando a ridacchiare. Si fermò vicino ad un imponente lato della nave e mi fece scendere. 
"Grazie." gli dissi, rivolgendogli un sorriso amichevole. Lui ricambiò. 
"Io ti lascio qui, Nicholas ti indicherà la strada." disse, facendo qualche passo. Lo guardai confusa. 
"Chi è Nicholas?" domandai. Lui guardò sopra la mia testa. Il gufetto grigio spelacchiato di quella mattina svolazzava allegro. 
"Be', allora vado. Ciao Anne, ci si vede." disse, allontanandosi galoppando. 
Feci un fischio e Nicholas venne a posarsi sulla mia spalla. Gli diedi una carezza sulla piccola testolina e lui mi diede una piccola beccata amichevole. 
"Dove devo andare per entrare?" gli domandai. Perfetto, stavo parlando con un gufo. Lui guardò in alto. Notai una scala a pochi metri di distanza da me. Mi avvicinai e cominciai a salire, cercando di non guardare sotto. Soffrivo terribilmente di vertigini. Quando arrivai in cima, Nicholas si sollevò dalla mia spalla e andò a posarsi sopra la maniglia di una porta. Mi avvicinai, aprii la porta e questa cigolò sinistramente. 
"C'é nessuno?" domandai, entrando dentro. Il buio mi avvolse, ma non feci fatica ad abituare la vista a quell'oscurità. Del resto, il buio faceva parte del mio essere. Più un mago delle Arti Oscure era potente, più i suoi occhi riuscivano a vedere perfettamente al buio. Camminai per uno stretto corridoio e mi accorsi che era leggermente in discesa. Un ticchettio si sentiva in lontananza, insieme ad un bollire sommesso. Nell'aria si diffuse l'odore di una pozione andata a male. 
"La stavamo aspettando, signorina Johnson." disse la voce imponente di Sullivan. Sobbalzai leggermente e mi voltai. Dietro di me c'era una porta socchiusa da cui proveniva un lieve bagliore. Entrai e mi ritrovai in un'enorme studio, le pareti ricoperte di libri, scaffali pieni di pozioni dall'aria pericolosa. 
"Prego, si accomodi." disse Sullivan. Mi sedetti non poco distante da un'altra figura, una ragazza. Solo quando mi guardò la riconobbi. Era la ragazza che avevo incontrato nel bosco, quella che cercava alcune erbe, quella che aveva fatto una faccia strana quando aveva notato la luna sulla mia clavicola. E come biasimarla? Mi rivolse un'occhiata veloce, probabilmente anche lei mi riconobbe, ma non disse niente e tornò a guardare Sullivan. 
"Immagino che vi state chiedendo perché mai vi abbia convocate. Vi spieghierò brevemente e nel modo più semplice. Da qualche giorno vi osservo durante le lezioni grazie al mio gufo e sono rimasto sbalordito dalle impressionanti capacità dei vostri poteri. Avete un dono unico, non immaginate nemmeno di che cosa potreste essere capaci. 
Ora giungiamo al perché vi ho chiamate qui. Vorrei che studiaste insieme, che vi esercitaste insieme, non importa che apparteniate ad accademie differenti. Ovviamente il tutto deve restare all'oscuro degli altri studenti, considerando che ancora non riescono ad integrarsi tra loro. I professori già ne sono al corrente, comincerete da domani ad incontrarvi nel pomeriggio, alle tre nell'arena al centro del bosco." parlò con voce calma e autorevole. 
"E se non volessimo?" domandò la ragazza al mio fianco con voce pacata. 
"Non è obbligatorio, certo, ma credo che sia la cosa migliore per tutti. Avete dei poteri troppo elevati per continuare a misurarvi con i vostri compagni e questo nuocerebbe soltanto ai loro risultati e anche ai vostri." rispose Sullivan. 
"Non sono sicura.." mormorò. 
"Per me va bene." dissi con un sorriso appena accennato verso la ragazza, ma lei non ricambiò. Mi guardò in un modo strano, come se fossi un mostro. 
"Vorrei dormirci su, non sono nelle migliori condizioni per decidere su una questione così considerevole." disse lei alzandosi. "Se non vi spiace, toglierei il disturbo." aggiunse, alzandosi. La imitai e mi alzai anch'io, avvicinandomi alla porta dello studio. 
"La decisione è vostra, signorine, spero che farete la cosa giusta." disse Sullivan, restando seduto dietro la sua imponente scrivania. 
Sia io che la ragazza uscimmo dalla stanza, attraversammo il percorso semibuio e tornammo sul ponte della nave. Riscendemmo la scaletta e, non appena poggiammo entrambe i piedi sull'erbetta, mi rivolsi alla ragazza. 
"Sono Anne." dissi, porgendole una mano amichevolmente. Lei restò a fissarla e non l'afferrò, perciò la ritirai leggermente a disagio. Sembrava che mi odiasse con tutta se stessa, in ogni occhiata vedevo rifiuto nei miei confronti. 
"Io sono Elizabeth, ma potete chiamarmi Beth." disse con tono regale.
"Perché parli così? Puoi darmi del tu." dissi perplessa. 
"Credo che io non debba parlare con te, non abbiamo niente da dirci e niente da condividere." disse, continuando a trattarmi con distacco. 
"Non sei emozionata per ciò che stiamo per affrontare? Studieremo insieme, ci eserciteremo insieme! Potremmo finalmente batterci con qualcuno alla nostra altezza!" dissi sorridendo entusiasta.
"Niente da condividere." ripetè guardandomi in modo che potessi capire le sue intenzioni. 
"Oh." sussurrai. Lei non voleva studiare con me, con una maga oscura. 
"Ora devo andare." disse, allontanandosi. Camminò per qualche metro. 
"Ehi." la chiamai. Lei si voltò con un'espressione scocciata in volto. "Pensaci, potrebbe essere una bella esperienza." dissi, cercando di essere convincente. Volevo davvero studiare con lei, poteva fare del bene ad entrambe e a me non sarebbe dispiaciuto affatto.
"Certo." rispose lei, con tono gelido, prima di voltarsi e proseguire a gran passi verso l'estremità a nord della radura. 
Sospirai. 
   
 
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