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Autore: Haleey Gray    29/06/2012    4 recensioni
Storia ispirata grazie a due intensi giorni di role dove Goku viene lasciato da Vegeta. Enjoy ^^
Estratto:
Scorri veloce ogni immagine che codarda è rimasta impressa nel tuo interno: il primo bacio, il suo profumo sul tuo petto dopo aver fatto l’amore, le sue gote arrossate per un complimento troppo esplicito, il modo in cui ti picchiava ogni qual volta veloce lo abbracciavi tentando di staccarsi dalla tua tuta arancione mentre intanto forte la stringeva tra le dita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Buona sera a tutti. Siete DAVVERO pronti a leggere qualcosa di estremamente depressivo? No perchè siete ancora in tempo a chiudere la pagina e a fischiettare allegramente. Che poi magari non vi farà nè caldo nè freddo, ma io vi ho avvisato. E non voglio NESSUNISSIMA responsabilità.
Allora questa cosa è uscita fuori da due intensi e malinconici giorni di role, dove Goku veniva scaricato da Vegeta perchivoletevoi. Di conseguenza ho avuto la maledetta ispirazione di scriverci sopra, grazie soprattutto ai dialoghi avuti con chi ruolava con me e con i loro personaggi. (Per chi non sapesse cos'è un "gioco di ruolo" ve lo spiego brevemente: ogni persona interpreta un personaggio - in questo caso di Db - e si muove dentro l'universo relativo al campo dell'anime/manga/film/qualsiasicosasia proprio come il personaggio farebbe. È una specie di mondo parallelo. E una droga, ci aggiungerei) Quindi quindi mi sembra debito ringraziare apertamente le tre giovani fanciulle che hanno ispirato implicitamente la fanfiction: DarkVegeta, LadyGrinninsoul e Reby-chan. Grazissime <3 Ah beh, approfitto anche per salutare il bel gruppo di GDR in cui mi trovo!! *manda baci*
...
Ok basta, così sembra una specie di televendita.
In sostanza, Goku qui viene lasciato da Vegeta perchivoletevoi e si deprime.
Quindi buona lettura, e di certo non mi offendo se mi lasciate un parere, brutto o bello, grande o piccolo che sia.
Enjoy!


» Dragon Ball di Akira Toriyama ©
ps: le frasette in corsivo sono una specie di coscienza strana, come se fosse proprio il lettore a parlare al personaggio.


Removal


Gli eroi portano colore dove il grigio sovrasta.
Il reggere tra le mani il destino terreno non grava poi così tanto alle tue solide braccia. Esso pende privo di forze dalle tue labbra attendendo la sorte proprio come l’imputato attende impaziente il crudo verdetto del giudice, seduto su una dura poltrona di legno placcato. Se fallisci, a sua differenza, la condanna per te sarà però intramontabile e non c’è pena che ti possa poi scagionare.
Oltre la morte, si intende.
E bulma? Non eri forse suo amico?
Un cappio ti attanaglia gelido la gola, aumenta il fardello che ingiusto ti raschia il costato, neanche lo avessi preteso tu, gran parte di esso. I tuoi occhi scuri non possono incrociare il viso ingenuo della tua famiglia, il loro amore è ancora troppo caldo e istintivo per sorridere spensierato e privo di colpe. Loro non sanno. Neanche Bulma sa. Ricordi forse, tempo fa giurasti di proteggerla da qualsiasi cosa avesse minacciato la vostra debole pace. Forse è per questo che le parole muoiono costantemente nella trachea, soffocate dalla vergogna di sé stessi e di quello che si è diventati. Lei non deve sapere, o il dolore ucciderà anche te. Eppure dicono che la verità sia sempre la strada migliore.
Per lui lo sai, si può anche tradire.
Sono inutili i loro sorrisi, le loro pacche sulla spalla. Inutili gli abbracci e le congratulazioni per aver nuovamente eliminato il nemico di turno se poi sei ben a conoscenza di non poter annientare il tuo di avversario. Eppure ti sentivi così ricco prima.
Hai sentito? Gli dispiace.
Allunghi un braccio verso il suo viso, come solito eri fare dopo che arrabbiato ti metteva il muso, ringhiando. Tentava sempre di spaventarti ma otteneva l’effetto contrario intenerendoti maggiormente. Ora però lo lasci ricadere lungo il fianco mentre flebile mormori qualcosa di incomprensibile. Sono troppi i pensieri che ti attanagliano la mente, troppo caotici per esprimere anche una sola lettera di essi.
Mi dispiace.
Ascolti vago le sue parole mentre sei ben da tutt’altra parte, lontano da ciò che crudelmente stai vivendo. Scorri veloce ogni immagine che codarda è rimasta impressa nel tuo interno: il primo bacio, il suo profumo sul tuo petto dopo aver fatto l’amore, le sue gote arrossate per un complimento troppo esplicito, il modo in cui ti picchiava ogni qual volta veloce lo abbracciavi tentando di staccarsi dalla tua tuta arancione mentre intanto forte la stringeva tra le dita.
Non te ne sei dimenticato, tu.
Non dovresti permettere che ti dica tutto questo.
Rimani immobile, lasci che il suo fiato graffi la pelle, che il suo muoversi rigido ti tagli la viva carne e che il tuo singhiozzare risuoni nell’aria rapido, mischiato al liquido amaranto invisibile fuoriuscente dal tuo costato. Sei abituato alle ferite, ti ripeti più per convincere te stesso che per affermare una falsa verità.
Mai sono le parole a ferire
L’aria dovrebbe essere mezzo di vita, non di gelido terrore. Tremi, attendendo che lui arrivi al succo, al gran finale, alla tua condanna. Così potrai finalmente cadere nell’oblio. Non sopporti questo girarci attorno, rianima in te solo crudeli speranze.
tranne quando è lui a pronunciarle.
Fissi basso il terreno serrando forte le palpebre. Non ne scivolerà via nulla, non ne sentirai la calda consistenza bruciarti la candida pelle.
È finita.
Si scosta, freddo, senza concederti sguardo. Non ti è permesso afferrarlo per un braccio, legarlo stretto a te. Sarebbe addirittura ridicolo è vero, ma tu hai già perso la tua autostima, il tuo poco orgoglio quando, tentando di baciarlo, brusco ti aveva scansato. Vorresti implorarlo di rimanere lì, ancora un po’. Per te, per lui, perché non può lasciarti così dopo tutto il calore condiviso e i tremiti provocati. L’idea di stringerlo ti riempie la mente, ti muovi verso di lui, gli sfiori la spalla.
Ma no aspetta, non puoi.
È finita.
Oggi non ci sono parole di troppo o Chichi urlanti ad irritarlo. Oggi lui va, fugge, perché è ciò che è giusto che faccia e che sicuro vuole fare. Molli la presa, sciogli il legame, interrompi la frequenza.
È finita. Non lo accetterai.
Lui si stacca, nonostante mai si fosse realmente unito a te. Bruceresti questi brevi momenti che lenti scandiscono l’evolversi della ruvida consapevolezza.
È finita, Goku.
Devi accettarlo.
E tu eri tornato
Avevi attraversato galassie, mondi, pianeti, oceani, avevi accostato ogni bisogno fisico.
qui, rapido
per rivederlo, per giocare con i suoi corvini capelli e per ammirare l’ampia fronte in quei rari momenti dove si sdraiava rilassato al tuo fianco. E, ne eri certo, lì avevi tutto.
solo per lui.
Diamine, quante energie sprecate, quanto tempo gettato via solo per assistere al proprio triste abbandono su una rupe, su una panchina vuota del parco, su un’onda d’oceano, in cime a un monte, a tavola durante il pranzo, solo in una città piena di vita.
Gli eroi portano colore dove il grigio sovrasta. Com’è torbida ora però l’acqua che ti riga il viso.
Stringi i pugni, digrigni i denti, lotti. Il baratro non ti avrà. Sul terreno preferiresti spargimento di sangue che di dolorosa acqua.
Ma tu lo hai già perdonato.
Maledici quel tuo quasi insensato amore che non ti permette di abbandonarlo, che ti sotterra i piedi nella sabbia privandoti di forze e movimenti. Lo segui ancora con lo sguardo fin quando di lui non rimane che un lontano puntino nero, disperso nell’infinito azzurro del cielo.
Tu puoi sopportare tutto questo per lui, vero Goku?
Neanche te ne rendi conto e hai già preso il volo, da qualche minuto, da qualche ora. Non lo sai bene neanche tu, non che poi ti importi più di tanto, perso nel liscio tappeto celeste e nel colore dorato della nuvola che fedele ti vola accanto.
E della luce sono già tenebre.
Ti fermi in una piccola raduna deserta, immersa nel buio della notte e nel silenzio dell'incontaminato. Cali lento e stanco a terra osservando intorno il paesaggio, per quanto l'assenza di chiarore ti permetta. Ti accovacci a terra, con la schiena poggiata contro una quercia e le gambe raccolte. Posi le braccia sulle ginocchia e getti la testa tra di esse, fissando l'erba scura e immobile. Non una foglia si muove questa notte e l'unico rumore risuonante tra i grandi alberi è il tuo straziante elaboro di pensieri. Chiudi piano le palpebre, rilassi la mente.
Buio.








 

   
 
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