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Autore: _monalisa    29/06/2012    2 recensioni
"Erano stati pochi i momenti durante i quali si erano incontrati in quella missione, ma in ciascuno sarebbe stato impossibile negare la tensione fisica ed emotiva che vi era tra lei e Leon. Erano troppo orgogliosi per amarsi e troppo simili per non farlo." - Dovevo scriverla perchè in fondo, molto in fondo, sono un'inguaribile romantica.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ada Wong, Leon Scott Kennedy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And is it worth the wait?
All this killing time
Are you strong enough to stand
Protecting both your heart and mine?
 
02'45''37
 
Il ronzio delle pale dell'elicottero sopra la sua testa iniziava a darle sui nervi. E di certo anche la spia rossa intermittente del detonatore si stava impegnando non poco per farla uscire di testa.
Lo aveva premuto, lo aveva fatto perchè era questo che richiedeva la sua missione: ottenere il virus e distruggere l'isola. Punto. Senza indugio né incertezza, il suo dito affusolato aveva pressato contro il bottone rosso del dispositivo che teneva in mano e tutte le cariche posizionate sull'isola avevano iniziato il loro conto alla rovescia, divorando avidamente il tempo a disposizione. C'era stato un breve scambio di sguardi, in quel momento, tra loro, immobili nelle loro figure orgogliose e separati solo dal baratro che vi era tra il ponte d'acciaio e l'elicottero. Impossibile negarlo.
Non seppe dire se quel che aveva visto negli occhi di Leon fosse davvero incredulità, ma di certo la cosa l'aveva colpita, preoccupata, sorpresa a sua volta. Forse, tra le emozioni che le avevano trapassato l'anima in quei pochi attimi, il senso di dispetto trionfava prepotentemente su tutte: come poteva un uomo come Leon Scott Kennedy stupirsi di un simile colpo basso, quando lui stesso più volte si era fatto beffa di lei? Se lo meritava, in un certo senso, e lei sperava profondamente che il giovane avesse letto nei suoi occhi la determinazione e la caparbietà della donna che era diventata.
Una Ada Wong ben diversa da quella che lui ricordava. 
 
02'30''03
 
Non era mai stata una donna particolarmente paziente, nè tantomeno aveva cercato di esserlo. Mutare la natura umana, d'altronde, le era sempre sembrata una gran perdita di tempo, utile solo ad occupare la giornate di chi non avesse un mondo da salvare. Lei - sfortunatamente o fortunatamente che fosse - non apparteneva a questa categoria e aveva ben altro a cui pensare.
Era partita per quella missione improvvisa nel momento esatto in cui il suo superiore aveva riscontrato l'urgenza di avere in mano propria quel virus. Wesker, per certi versi, era ancor meno paziente di lei. Non sapeva nemmeno che, a contendersi il premio, vi fosse anche Leon, l'uomo che più era riuscito a farsi odiare tra tutti e che, al tempo stesso, le aveva fatto anche odiare sé stessa. Eppure, l'attimo dopo aver premuto il pulsante del detonatore e dato il via alla distruzione dell'isola, Ada aveva percepito in cuor suo un senso di rammarico e paura a lei estraneo. Negli occhi chiari del suo coraggioso avversario, aveva visto il riflesso di sè stessa e quel lieve senso di colpa che come un velo le era calato sul viso. Ma era certa, anzi, più che certa, che Leon fosse ben cosciente della necessità di distruzione di quell'isola e anche capace di sfuggirvi prima che questa si riducesse a un cumulo di macerie sbriciolate in fondo al mare.
Nonostante avesse questa certezza, però, Ada aveva costretto il pilota ad andare contro gli ordini che Wesker stesso aveva impartitogli e a rimanere lì, in attesa che i due spuntassero dalle profonde grotte dell'isola. Da pochi, lunghissimi e interminabili secondi entrambi fluttuavano a bordo del silenzioso elicottero sull'ampia distesa azzurra del mare al tramonto. Attendevano. Lei attendeva.
 
01'50''53
 
Si era già pentita di avergli lanciato quel portachiavi: in fondo era piuttosto carino. Certo, non si abbinava affatto bene all'abito cremisi che indossava né tantomento all'arma che stringeva quasi affettuosamente tra le dita affusolate, però quel buffo musetto d'orso le era piaciuto più del necessario, o forse, semplicemente, l'aveva intenerita l'idea di agganciarlo alla chiave che avrebbe permesso a Leon e a quella scolaretta platinata di sfuggire a morte certa.
Prima di sottrarre il virus a Leon, infatti, Ada si era preoccupata di posteggiare uno scooter d'acqua proprio sotto la pedana d'acciao sul quale si era svolto l'ultimo combattimento, così che i due compagni d'avventura potessero rapidamente allontanarsi dall'isola, senza che questa sprofondasse in mare divenendo la loro tomba. D'altronde, glielo doveva: a Leon, non certo alla biondina. Lui le aveva salvato la vita numerose volte, in innumerevoli occasioni, più o meno recenti che fossero; probabilmente, anche se non l'avesse fatto, lei gli avrebbe comunque dato una chance di sopravvivenza.
A quest'ora dovevano già essere scesi, o almeno così sperava. Gli occhi scuri e indagatori fremevano lungo i contorni frastagliati dell'isola tremolante. Mancava pochissimo, davvero pochissimo e quella paura di aver premuto il bottone troppo in fretta si stava facendo prepotentemente spazio in lei.
Coraggio, Leon..., si ritrovò a pensare, serrando le labbra rosse e mordendosele appena: un vizio che aveva sin dalla più tenera età. Il pilota dell'elicotterò si voltò a guardarla senza aprir bocca: entrambi erano coscienti del fatto che di tempo ne rimaneva ben poco e che, qualora avessero ritardato, le conseguenze sarebbero state devastanti per entrambi. Ma ancora una volta, Ada lo ammonì con lo sguardo e il povero ragazzo si voltò nuovamente, serrando i pugni. 
 
01'15''07
 
Il display del detonatore continuava a ricordarle quanto poco mancasse prima che l'isola si sbriciolasse in un cumulo di rocce.
Il pilota, davanti a lei, ruotava il viso a destra e a sinistra, forse desideroso di comprendere il motivo per il quale quella donna gli stesse facendo rischiare il posto - e probabilmente anche la vita. Ada socchiuse gli occhi, riducendoli a due fessure e distolse lo sguardo dalla nuca dell'uomo, puntandolo verso l'ammasso roccioso. Iniziò a picchiettare con le dita sul tessuto dell'abito. Ancora una volta si morse le labbra. Un rivolo rosso gliele macchiò e rapidamente la donna finì per leccarsele, com'era sua abitudine fare.
Nel momento esatto in cui ritirò la lingua, una forte esplosione scosse la terra, il mare e l'aria e fece sollevare una nuvola di fuoco e lapilli. Seguirono altre esplosioni, una dopo l'altra, rapide, perfettamente conseguenziali così come lei stessa le aveva predisposte. E ugnuna di esse provocava in lei un sussulto terrificante, che le scuoteva il corpo e l'anima sino a farla vibrare dentro.
Dov'era quell'idiota?!
 
00'42''17
 
Poi, finalmente, seguito da una gigantesca onda soffocata tra le pareti ancora integre dell'isola, vide comparire lo scooter d'acqua e a bordo di questo Leon e Ashley, la figlia del presidente.
Le sfuggì un sorriso che cacciò via prepotentemente. Stupidi idioti, l'avevano resa apprensiva e preoccupata più del dovuto, quando in realtà non vi era nulla da temere. Con un'impennata, lo scooter si sollevò in aria, mentre l'ultima esplosione dava spettacolo e faceva crollare definitivamente la struttura rocciosa dell'isola. Leon si strinse forte al manubrio e lo scooter atterrò con un forte impatto sulla superficie agitata del mare. La ragazzina - la cui gonna svolazzava eccessivamente e Ada, da donna qual era, non potè non pensare che fosse tutta una provocazione - sbalzò in aria e finì dritta in acqua, sparendo inghiottita dalle onde.
Ada si sporse dall'elicottero, il vento le schiaffeggiò il viso e i capelli corvini presero a solleticarle il collo. Se la bimbetta fosse morta in quel momento, proprio alla fine della missione, probabilmente Leon sarebbe diventato lo zimbello di ogni agente, segreto e non, su quella terra.
La malignità di quel pensiero la costrinse a ritrarsi e sentirsi un pò in colpa ma l'attimo dopo ricacciò la testa fuori dal portellone, attenta ad osservare la scena. Leon urlava, si era tirato su, la cercava sinceramente preoccupato. Aveva affrontato una schiera di folli adepti di una setta malsana per lei, e quella biondina adesso gli stava procurando ancora una volta un batticuore. Stupida ragazzina.
Finalmente, la chioma chiara sbucò fuori dall'acqua. Era un sorriso quello che Ada vide sul volto di Leon, da così lontano? Sperò tanto che non lo fosse o la gelosia l'avrebbe divorata così come l'acqua, poco per volta, stava ingoiando le macerie dell'isola. Leon le tese la mano, Ashley l'afferrò con troppo impeto e si issò su, prendendo posto dietro di lui. Lo scooter, adesso, avanzava con esasperante lentezza. Metro dopo metro divorava pigramente la superficie d'acqua di fronte a sé,  inoltrandosi pian piano nell'immensità dell'oceano. Qualcuno sarebbe andato a recuperarli, di certo. Ada puntò gli occhi su di loro, mentre si muovevano lenti sotto di lei. Si ritrovò quasi a trattenere il respiro, preoccupata che uno dei due potesse sollevare lo sguardo e accorgersi della sua presenza. Quando lo scooter passò sotto l'elicottero, oscurandole la vista, Ada si precipitò dall'altro capo del mezzo aereo, per affacciarsi dall'altro portellone.
Eccoli, li vedeva nuovamente. Le sembrò stessero parlando e un moto di rabbia la colse e confuse. Ashley era troppo stretta a Leon, tra l'altro.
La guardò con attenzione, ora che erano proprio sotto di lei. Sentì una fitta di rabbia mozzarle il respiro in gola. Una rabbia potente, insensata, che le fece serrare le dita intorno al detonatore. Avrebbe voluto farla sparire dalla sua vista, tanto era il dolore e il rammarico di vederla lì, dietro il suo uomo.
Erano stati pochi i momenti durante i quali si erano incontrati durante quella missione, ma in ciascuno sarebbe stato impossibile negare la tensione fisica ed emotiva che vi era tra lei e Leon. Erano troppo orgogliosi per amarsi e troppo simili per non farlo.
I due procedevano, lenti su quello scooter. Da lì a poco sarebbero usciti dal perimetro che Ada avrebbe potuto coprire, seduta su quell'elicottero. In un gesto incosciente, si sporse ulteriormente oltre il portellone, aguzzando la vista. Parlavano, ancora. Dannazione. Una folata di vento la scosse, facendole quasi perdere l'equilibrio. Le sue mani lunghe si strinsero intorno alle cinghie che la tenevano ma il detonatore le sfuggì di mano e cadde, come un corpo morto, per metri e metri d'altezza, fino a toccare il pelo dell'acqua e perdersi nelle sue profondità. Aveva quasi sfiorato la parte posteriore dello scooter, ma nessuno dei due passeggeri sembrava essersene accorto. Ada si ritirò dentro l'elicottero e poggiò la nuca contro la parete. Sospirò una, due volte e lanciò un ultimo sguardo verso la bionda che stringeva Leon.
Non avrebbe mai scommesso su di lei, eppure quella scolaretta in gonna scozzese stava stringendo l'uomo che Ada - con un certo egoismo - considerava proprio.
"Andiamo", ordinò al pilota e quest'ultimo mise in moto l'elicottero senza farselo ripetere due volte. Forse non sarebbe morto: non oggi almeno. Ada richiuse il portellone e puntò gli occhi da tutt'altra parte, accavallando elegantemente le gambe com'era solita fare.
Leon era salvo, la sua missione pure. Non aveva nessun'altro motivo per attendere oltre; ma in cuor suo, sebbene fosse ben lontana dall'ammetterlo, sperava e pregava che chiunque gliene desse uno valido.
Solo uno.
 
THE END
  
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