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Autore: Francibella    29/06/2012    4 recensioni
Ora mi sveglio la mattina e penso che il tempo ci abbia preso in giro. È come essersi svegliata dopo un anno di coma, il mondo è andato avanti senza di me. Io sono qui che mi ritrovo un’intera vita in mano. E sinceramente non so cosa farne, non so dove andare. Ho bisogno di punti fermi, mamma. Harry è uno di questi. È il mio migliore amico, il fratello che non ho avuto, una spalla su cui piangere, una gamba che mi aiuta a camminare. Non posso permettermi di amarlo, perché l’amore rovina ogni cosa, mamma. L’amore e il tempo devono essere parenti, perché sembrano entrambi positivi, ma sono cattivi ed egoisti. Vogliono tutto per loro. Non posso amare Harry, mamma, lo perderei.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quanto tempo hai a disposizione?


Le lenzuola attorcigliate. Il sudore ovunque. Un raggio di sole in faccia. Hermione percepisce ognuna di queste singole cose. Sa dov’è, può immaginare che ore siano, ma non riesce a svegliarsi. O non vuole, chi lo sa. È in quella fase del sonno che precede il ridestarsi, è confusa, le arrivano delle ombre e dei suoni, ma rimane ancorata al mondo dei sogni. Un leggero scricchiolio le indica che qualcuna è entrato nella stanza e sta tirando la tenda. Hermione si volta, cerca di svegliarsi, ma le sembra impossibile. Sente il materasso piegarsi e comprende che qualcuno si è seduto accanto a lei. Non lo vede, distingue un ombra; una mano le sposta i capelli.
«Harry?» mormora ancora nel sonno. Un suono strano, una risata?
«No, piccola mia.» Per un momento teme sia Ron, ma lui non la chiama così. E se invece… Apre gli occhi di scatto.
«Mamma!» la Signora Granger sorride teneramente.
«Purtroppo, sono io.»
«Scusa, io credevo…»
«So cosa credevi. O meglio lo immagino. Non volevo svegliarti, ma sono le dieci e so che odi dormire tanto anche se è domenica.» Hermione si stropiccia gli occhi e mette a fuoco la stanza. È a casa sua, è domenica e sua madre ha in mano la sua tazza preferita con dentro del tè, caldo anche se è estate. «Puoi stare a letto un altro po’, dopotutto è un mese che lavorate per sistemare Hogwarts. Per un giorno il mondo magico potrà fare a meno della sua eroina.» Hermione sorride, arrossendo un po’, come sempre quando le dicono che lei, Ron e Harry sono degli eroi. «Vado a prepararti la colazione. Tuo padre è fuori in bicicletta, con quella sua tremenda tutina. Spero che non lo veda nessuno, o sarò costretta a chiedere il divorzio.» Con una risata argentina così diversa da quella di Hermione, la signora Granger esce dalla stanza.
In bagno Hermione si osserva allo specchio. Raccoglie i capelli sudati e cerca delle somiglianze con sua madre. Forse esteticamente ci sono, ma Hermione non riesce ad avere quella risata coinvolgente o quel sorriso che scalda il cuore. Hermione è come suo padre. Tranne per la bicicletta. E per i denti. Soprattutto per i denti, le fa proprio schifo l’idea di infilare le mani nella bocca di perfetti sconosciuti. È stato difficile recuperare i suoi genitori, riportarli in Inghilterra e costruire loro delle memorie “alternative”. I signori Granger sono convinti di aver sempre vissuto lì, durante la guerra, e non sono davvero consapevoli dei pericoli che la loro figlia appena maggiorenne ha corso. Preoccuparli sarebbe stato inutile e avrebbe messo loro paura per il mondo a cui Hermione ormai appartiene.
«Ho preparato in veranda. È un po’ che non stiamo qui fuori, vero?» Hermione annuisce e sprofonda nei cuscini del divanetto. «In realtà vorrei parlarti di una cosa, tesoro.» Brividi lungo la schiena. È il momento, sua madre le sta per chiedere di non essere più una strega. «Potresti invitare qui Harry qualche volta. A me – e anche a tuo padre – farebbe davvero piacere conoscerlo. Meglio. Conoscerlo meglio.»
Un’ape che ronza sulle surfinie. Dei grilli in lontananza. Il motorino del postino. La vicina che canta mentre bagna il prato. Solo questo si sente sulla piccola veranda di casa Granger.
«Scusa, non volevo metterti in imbarazzo, ma vedi per noi è difficile dover accettare di sapere così poco della tua altra vita. Ci siamo sempre detto che in fondo non era importante se non sapevamo cosa si studiasse esattamente ad Aritmanzia, ma Harry è una parte importante della tua vita ora. E non importa che sia un mago o meno.»
«Io e Harry non…»
«Sì, tesoro, lo so. Alcuni tendono a negare fino al limite l’evidenza. Tuo padre ha sempre fatto così, fino al giorno del nostro matrimonio diceva che eravamo amici. Io a dieci anni dicevo che avrei sposato il ragazzo che mi dava lezioni di pianoforte e lo presentavo a tutti come il mio fidanzato. Non ho mai avuto problemi con i miei sentimenti, e ho preso le mie batoste. Non voglio cambiarti, vai bene così, però voglio conoscere Harry.» Hermione non può dire a sua madre che due mesi fa ha baciato Ronald Weasley (che la signora Granger si ostina a chiamare Donald) e che da allora non hanno mai avuto una vera e propria conversazione e che Harry è decisamente il suo migliore amico. «So che tu dirai qualche sciocchezza del tipo “siamo solo amici”, ma io sono tua madre. E una madre certe cose le sente. Che poi che senso ha solo amici? Ti sembra che sia poco? Per far stare in piedi una buona amicizia ci vuole la stessa forza di volontà che per far funzionare un matrimonio.»
«Va bene, inviterò Harry qui un giorno.»
«Perfetto! Cosa ne dici di stasera? O domani a mezzogiorno dalla nonna? Magari il prossimo weekend in montagna? Oppure possiamo fare un viaggetto al mare o…»
«Credo che stasera qui vada benissimo.» Hermione non può non notare l’espressione leggermente dispiaciuta di sua madre. «Per cominciare, almeno! Vado a dirglielo.»
«Ottimo, cara. Io vado a fare la spesa, non capita tutti i giorni di avere un eroe mondiale a tavola!»
Hermione apprezza davvero i tentativi di sua madre, per lei Harry è un perfetto sconosciuto e non è un suo eroe. Eppure sembra davvero importante per lei conoscerlo.
                                               ***
Grimmauld Place sembra uguale a tutti gli altri giorni, almeno dal’esterno. Hermione rimane un po’ sulla soglia della porta prima di bussare. Non sa come dire a Harry che è invitato a una cena a casa sua. Potrebbe non dirglielo e fingere con sua madre che… Ci rimarrebbe troppo male. Si sente divorata dall’agitazione.
«Avevi intenzione di suonare o ammiri la mia porta? Scusa, ho tolto ieri il serpente che avevo appeso sulla porta.»
L’agitazione – quella di prima, quella del “glielo dico o non glielo dico” – è scomparsa. Bastano questi occhi e questo sorriso a rasserenare Hermione.
«Io… Dove stai andando?»
«A comprare delle lenzuola. Non ce la faccio più a dormire dentro questo lino siglato. C’è scritto ovunque Famiglia Black. Un’ansia assurda. Vuoi venire con me?»
«Perché no?»
                                                                       ***
«Come le dicevo, signore, abbiamo anche questo cotone argentino molto fresco e adatto per l’estate. Nel matrimoniale lo abbiamo verde, blu, rosso o arancione. Dovrebbe arrivarmi rosa e beige. E ovviamente bianco. Se no ho quelli a fantasia, allora mi deve dire lei su che colore stare che poi vediamo le misure.»
«Non è male, però…»
«Certo, non è la morbidezza del cotone misto seta francese, ma poi dipende da quello che cercate lei e la sua fidanzata. Lei cosa ne dice, signorina?» Hermione ci mette un po’ a capire che sta parlando di lei, per un attimo aveva pensato che fosse arrivata Ginny. Con la coda dell’occhio vede Harry che trattiene a stento una risata.
«Credo che il cotone argentino sia più adatto. In questo periodo il caldo mi uccide.»
«Perfetto! Su che tonalità volete stare?»
«Verde si intonerebbe alla camera, non trovi, Harry?» Sorridendo apertamente, Harry annuisce.
                                                                       *****
«Ti devo dire una cosa. Chiedere una cosa, in realtà.»
«Sono tutto orecchie.»
«Mia madre vorrebbe che tu… che tu venissi a cena da noi.»
«E tu? A te va bene?»
«Certo, mi farebbe piacere.» Hermione sa che è vero, che non può più fingere. Vuole che i suoi genitori conoscano il suo migliore amico, affinché capiscono perché lei gli sia così affezionata. Hermione vorrebbe che Harry conquistasse i signori Granger proprio come ha conquistato lei.
«Per che ora vengo?»
                                                           ****
Le voci dei Granger si sono appena quietate quando Harry suona il campanello. Hermione non immaginava che sua madre preso questa cena tanto sul serio, invece ha voluto controllare personalmente ogni cosa. Dalla disposizione della tavola all’abbigliamento del povero signor Granger.
«Hey, Hermione! Come va?» Forse ora Hermione capisce perché sua madre sia così affezionata a Harry senza nemmeno conoscerlo. Come potrebbe essere altrimenti? Lo osserva con un occhio critico, mentre le sorride sulla porta. Una bella camicia pulita e stirata, un mazzo di fiori per sua madre, una bottiglia di vino francese per suo padre e un sorriso rassicurante per Hermione. «Sono in ritardo?» Hermione scuote la testa, ancora un po’ stranita per la situazione. Forse dovrebbe rispondere, ma non saprebbe cosa dire, come ringraziarlo. Così preferisce avvicinarsi e abbracciarlo come non fa da quando… Beh da quando la guerra è finita.
«Sei in perfetto orario, mia madre sarà contentissima!»
                                                           ****
 
«Mi piace proprio, tesoro»
«Chi, mamma?»
«Harry, che domande! Capisco il motivo per cui in tante si siano innamorate di lui senza nemmeno conoscerlo. È affascinante. Sai, non è bello nel senso convenzionale del termine, ma ha qualcosa in più. Ha questo sguardo che ti cattura. C’è molto di più di quello che si vede, c’è qualcosa che cerca di nascondere. Dolore, tristezza, ma anche sentimenti gioiosi. Credo che essere quella ragazza a cui lui non nasconde nulla sia stupendo.»
«Beata Ginny, dunque.»
«Non fare l’acida, sai che non parlavo di lei. Sei tu, Hermione.»
«Nemmeno a me dice tutto. Anzi.»
«Quando si nasce e si cresce credendo di essere soli al mondo, beh è difficile cambiare e capire che si può condividere quel peso che ci pare gravi sulle nostre spalle con qualcun altro. Devi capirlo, tesoro mio. Dagli tempo.»
«Tempo?»
«Sì, tempo. Quanto tempo hai?»
«Cosa vuol dire? Ho diciotto anni! Ho tutto il tempo che voglio! Sono sopravvissuta al più grande mago oscuro di tutti i tempi, dubito che qualcos’altro potrà fermarmi, mamma.»
«Questa tua determinazione è ammirevole, ma io ti sto chiedendo quanto tempo potrai dare a Harry per capire che quello che potreste avere due è perfetto, prima di buttarti tra le braccia del primo Donald?»
«Ronald. E non ho intenzione di… Noi non abbiamo nulla di… perfetto.»
«Non ancora, ma potreste averlo. Non ora, in futuro. Quanto tempo gli puoi dare, Hermione?»
«Perché ha bisogno di tempo? Ci conosciamo da otto anni, ma abbiamo condiviso esperienze molto profonde. Quanto tempo gli serve?»
«Serve anche a te, cara. Non negarlo. È tempo che serve a voi. A entrambi.»
«Sembra difficile.»
«Lo è, ma credo che le cose facili siano state un po’ sopravvalutate di recente. Quando fatichi poi apprezzi maggiormente le cose che ottieni.»
«Sì, mamma, io lo so. Non sono nemmeno sicura di provare per lui qualcosa di più...»
«Il tempo te lo dirà.»
«Ma il tempo è cattivo, mamma. Ti illude di poterti offrire esperienze incredibili, ma mentre tu te le godi lui va avanti, scorre e tu rimani indietro. Il tempo logora i rapporti e complica le cose. Preferisco non contare su di lui.»
«Oh Hermione, accetterò un discorso del genere quando avrai ottant’anni, non ora.»
«Quando eravamo nella tenda, solo io e lui, credevo che non avremmo più avuto tempo. Credevo di avere una data di scadenza. Vivevo ogni giorno come se fosse l’ultimo. Ora mi sveglio la mattina e penso che il tempo ci abbia  preso in giro. È come essersi svegliata dopo un anno di coma, il mondo è andato avanti senza di me. Io sono qui che mi ritrovo un’intera vita in mano. E sinceramente non so cosa farne, non so dove andare. Ho bisogno di punti fermi, mamma. Harry è uno di questi. È il mio migliore amico, il fratello che non ho avuto, una spalla su cui piangere, una gamba che mi aiuta a camminare. Non posso permettermi di amarlo, perché l’amore rovina ogni cosa, mamma. L’amore e il tempo devono essere parenti, perché sembrano entrambi positivi, ma sono cattivi ed egoisti. Vogliono tutto per loro. Non posso amare Harry, mamma, lo perderei.»
«Non sempre l’amore distrugge ogni cosa. In alcuni casi…»
«Se non fosse il nostro caso? Se il nostro fosse il classico caso da manuale. Credevamo fosse amore, invece era una tenera amicizia, distrutta da un finto amore. Ho paura, mamma.»
«Se non rischi adesso…»
«Posso rischiare la mia vita, non la mia amicizia con Harry.»
«Per quello che vale, mi piace molto.»
«Anche a me, mamma.»
Hermione sa che sua madre ha ragione. Sa che potrebbe amare Harry in un altro senso, ma sa di avere paura. E sa che ne ha anche lui. A pensarci bene sa molte cose. Sa anche che non vuole rischiare, ma non vuole accontentarsi. Vorrebbe davvero che questa fosse la prima di tante cene. Quelle di stamattina le prima di tante lenzuola. Vorrebbe essere additata come la sua fidanzata ancora milioni di volte. Ma non è pronta. Non sono pronti. Chissà se il tempo sarà magnanimo con loro, o li fregherà ancora. Chissà l’amore cosa farebbe al loro equilibrio. Ci sono troppi interrogativi perché una ragazza sicura e decisa come Hermione possa rischiare. Per ora va bene. Ci sarà tempo per loro. In fondo se lo meritano, il tempo glielo deve.
«Tesoro, scusa, è un po’ che non mi parli di Donald. Non lo senti più?»
Oh, questa è decisamente una questione più impellente, ma Hermione sa che tempo e amore non centrano nulla. È tutta colpa sua.



 

TO BE CONTINUED (?)




Nda. Non so bene cosa dire, non sono pià abituata. Non scrivo e non pubblico da mesi. Non voglio esprimermi. Sarà un ritorno temporaneo o definitivo? Non ne ho idea. Per ora butto lì questa oneshot. Semplice e banale, ma mi ha scaldato il cuore. Note sulla storia in sé, poco o nulla. Siamo nei mesi successivi alla fine della guerra. I Weasley tentano di superare il dolore per la perdita di Fred, Hermione cerca di recuperare la sua famiglia e Harry ci crea una casa per sé. Su come Hermione abbia riportato a casa i suoi non mi esprimo, ma a me piace credere che non abbia detto loro la verità per non farli soffrire troppo e inutilmente. Sicuramente avrà trovato un modo, dopotutto è la strega più brillante della sua età.

   
 
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