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Autore: Flownes    29/06/2012    4 recensioni
la luce che uno sconosciuto dai capelli rossi ha portato nella giornata di cacca di una ragazza dai capelli corti.
tratto da una storia vera D:
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Grazie a mia sorella ho ottenuto una piccola parte in tv, niente di speciale sia chiaro, giusto una comparsa in un programma televisivo di una rete abbastanza scarsa, ma è comunque una cosa divertente.
Così ho preso un treno che dopo nemmeno due ore il treno si è fermato. Ingenuamente ho creduto si trattasse di una fermata, ma non eravamo in stazione, o meglio, eravamo a trecento metri dalla fermata.
È circa mezz’ora che siamo fermi su questo dannatissimo treno, poi si spengono le luci e si accendono quelle di emergenza.
Dopo dieci minuti non ne posso più, mancavano cinque minuti di viaggio e il treno sarebbe arrivato a Roma, ma invece si è beccato un chissà quale intoppo e mi impedisce di arrivare a destinazione.
È passato il capotreno, si, addirittura il capotreno, e ha provato a spiegarci di cosa si tratta, ma alle mie orecchie, logorate dalla musica sparata nel cervello a tutto volume, arrivarono solo le parole necessarie: un treno ha danneggiato un nonsochecosa tagliando l’elettricità al nostro. Resteremo fermi per almeno altri venti minuti.
Venti minuti.
Faccio spallucce, che cosa saranno mai venti minuti?
Dopo un ora e mezzo, non so come, si aprono le porte di tutto il treno, la gente inizia a uscire per sgranchirsi le gambe, per fumare una sigaretta.
Finalmente mi tolgo le cuffiette dalle orecchie e le ripongo, accuratamente attorcigliate all’mp3, nella borsa che mi metto in spalla.
Scendo anche io, do un’occhiata in giro, salgo su quella microscopica striscia di marciapiede che separa il nostro binario da quello dell'altro treno fermo e vuoto e mi accendo una sigaretta.
Una vecchia signora grassa sbraita su quanto siano incompetenti e sul fatto che arriverà in ritardo per la visita dal veterinario più bravo di Roma per la sua cagnetta orrenda e bla bla bla... Perché la gente non sta zitta invece di dire cavolate?
È ovvio che stanno facendo di tutto per sistemare il danno.
Se non ci riescono è un altro conto.
Finisco la sigaretta e la spengo sotto la suola delle mie vecchie all star nere: hanno il tessuto mezzo strappato e la scritta della marca completamente cancellata, ma sono davvero comodissime e anche se ne ho altre tre paia continuo a metterle.
Gli ultimi venti minuti li passo facendo su e giù dal vagone, camminando, sentendo musica, chiedendo qualcosa al personale del treno.
Alla fine un treno si ferma e ci carica tutti, portandoci fino a Roma.
Finalmente.
A passo svelto raggiungo lo studio, faccio il servizio, pranzo con un bel panino con la porchetta, preso a un furgoncino per strada, e torno in stazione. Per un pelo non perdo il treno.
Cammino per tre vagoni prima di trovare posto.
Accanto a me c’è un tipo sulla trentina che gioca alla ps3 con le cuffiette (che nerd), per un po’ guardo come gioca e a cosa gioca, poi mi metto a scrutare la gente che ho intorno: davanti a me c’è un uomo, abbastanza orrendo, che dorme e affianco a lui un ragazzo (secondo me è gay. e dico che non ho niente contro i gay, sia chiaro) tutto perfettino, con gli occhiali e un taglio di capelli assolutamente banale, che ha foderato il suo sedile con un pareo e adesso sonnecchia, deve avere la bacteriofobia (paura dei batteri).
Dall’altra parte del vagone c’è una vecchietta uguale al suo cane e un uomo grasso, brutto, con la barba sfatta, veramente abominevole.
Mi sto annoiando terribilmente così mi rimetto le cuffiette, ma il finestrino è abbassato e non riesco a sentire un tubo, così provo a chiuderlo ma non ci riesco, ovviamente è come sigillato.
E nessuno degli uomini che ho intorno si degna di aiutarmi, sono tutti troppo preoccupati a dormire o a giocare alla ps3 per aiutare una povera donzella in difficoltà. Ok forse una ragazza con i capelli corti (molto più da maschio che da femmina) non è proprio il loro tipo, però potrebbero anche aiutarmi!
Mi risiedo sbuffando e schiaffo l’mp3 nella borsa creando un groviglio di cuffiette irreparabile.
È allora che il mio sguardo raggiunge un ragazzo, lo vedo attraverso il vetro  che separa il mio vagone dalla piccola area usata per scendere dal treno.
Sbarro gli occhi fissandolo.
È bellissimo.
Carnagione chiara, occhi azzurri, capelli rossi, sui quali sono poggiati un paio di occhiali da sole, un mare di lentiggini (nelle quali potrei perdermi tranquillamente), canottiera grigia molto scollata, che lascia intravedere molta pelle, muscoloso al punto giusto, pantaloncini corti, scarpe da skate (vans) e un tatuaggio (non molto bello purtroppo) sulla spalla destra.
Ok, lo sto fissando da troppo tempo.
Mi giro verso il finestrino proprio mentre lui sta alzando la testa per guardare nella mia direzione.
So già cosa direte: non era mica nella tua direzione!
Ma vi garantisco che, a meno che non fosse gay e stesse guardando l’uomo dormiente sul pareo sul sedile di fronte al mio, stava guardando me.
Il paesaggio scorre sotto i miei occhi, poi un’irrefrenabile voglia di tornare a guardarlo si impossessa di me e del resto, come posso resistergli?
Mi giro ancora verso di lui, si sta preparando una sigaretta. È tremendamente bello.
Passo l’ultimo quarto d’ora a fissarlo, distogliendo lo sguardo solo quando è lui a guardare me.
Avrà al massimo una ventina d’anni.
Ad ogni fermata alzo gli occhi al cielo e mi dico: “ti prego, non scendere a questa... non scendere a questa...” e pare funzionare, perché il tipo non scende davvero!
Arriva la mia fermata.
Mi alzo e prendo la borsa, a questo punto lo raggiungo, ma un violoncellista si frappone tra noi e non riesco a guardarlo, visuale ostruita dal violoncello.
Comunque è fatta, scende alla mia stessa fermata.
Purtroppo non sono abile quanto lui nello scendere dal treno e me lo perdo al sottopassaggio.
Sospiro infilando le mani in tasca, pazienza, non lo rivedrò mai più.
Me ne faccio una ragione e raggiungo la fermata quando... lo vedo seduto lì, ad aspettare l’autobus.
“Non è possibile...”
Mi avvicino alla panchina, resto in piedi per un po’, mi accendo una sigaretta e poi mi dico: “vabbè, io mi siedo...” casualmente accanto a lui.
Non posso mettermi certo a guardarlo, ma sapere che il ragazzo perfetto è al mio fianco mi riempie di adrenalina.
Poi a un tratto, scena da film.
Sento una voce profonda e leggermente roca (tremendamente sexy) che dice: - Scusa, sai a che ora passa l’autobus? –
È allora che mi giro, al rallentatore, verso di lui e scopro che mi ha appena rivolto la parola e che mi sta sorridendo nella sua bellezza mozzafiato in attesa di una risposta.
Già, devo rispondergli!
Mi riscuoto.
- Ehm... Dovrebbe partire per le 18 e 45, quindi tra non molto... – gli sorrido amabilmente e lui contraccambia:
- Grazie mille. –
- Prego... –
Oh mio Dio.
Spengo la sigaretta, poi mi rigiro verso di lui, ma non c’è più! COSA? DOV’E’???
Ah, eccolo... sta dicendo qualcosa all’autista in pausa, poi si allontana.
Le mie orecchie (che hanno riacquistato l’udito alla perfezione) captano la parola “tabacchi”. Perfetto, tornerà. Spero in tempo per prendere l'autobus...
Ma dopo una decina di minuti dobbiamo salire e i posti si riempiono piano piano, quindi salgo anche io e per la seconda volta mi dico: “pazienza, tanto non lo rivedrò mai più...” e me ne faccio una ragione.
Poi, mentre stiamo per partire lui sbuca dal nulla, sale davanti e si appoggia alla cabina dell’autista.
Dannazione, perché mi sono messa ai posti in fondo? Perché?
Comunque tra la folla che occupa il mezzo di servizio si apre uno spiraglio, grazie al quale riesco a guardarlo in faccia.
Ad un certo punto una vecchia cicciona distrugge lo spiraglio che mi permetteva di guardare lui, ma per fortuna torna quasi subito alla sua posizione iniziale.
Tutto il viaggio è uno scambio di sguardi, di piccoli sorrisi, poi arriva davvero la fine per questa bella avventura, sotto forma della mia fermata.
Scendo dall’autobus e resto un attimo lì, impalata a fissarlo andare via, il mio bel principe dai capelli rossi, sul suo leggendario autobus arancione.
 
 
Note.
Per tutti coloro che leggeranno questa storia, sappiate che mi è successa realmente D: e che da quel giorno, non ho più rivisto il ragazzo dai capelli rossi! Vi ringrazio per aver letto e vi prego di recensire :)
  
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