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Autore: colfersexual    29/06/2012    10 recensioni
[Daddy!Klaine scritta a quattro mani con Mara LoveKlaine]
“Elizabeth.” sussurrò.
“Cosa?” chiese Blaine leggermente perplesso. Era devastato dallo spettacolo che aveva di fronte. Vedeva in quella bimba tutta la perfezione del marito. La amava già da morire.
“Elizabeth.” ripeté di nuovo, alzando di poco il tono della voce.
E Blaine capì. Gli sorrise e gli lasciò un bacio sulla guancia, poi si sporse e con un dito toccò il naso della bimba. “Ciao, Elizabeth.” sussurrò. Lei in risposta arricciò il naso, proprio come faceva il suo fratellino.
Paul si sporse e sorrise apertamente guardandola, poi si rivolse ai suoi papà ed esclamò. “E’ proprio bellittima Lizzie.”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Paul non correre!”
“Kurt, lascialo stare, è un bambino.”
“Non dirai lo stesso dopo che è caduto e poi toccherà a te consolarlo e disinfettare le sue ginocchia sbucciate, Blaine.”
Blaine lanciò un’occhiata scocciata a Kurt e si buttò a peso morto per terra, trascinando sopra di sé il piccolo Paul, che rise divertito e cominciò a saltargli addosso.
Kurt sorrise intenerito e si avvicinò ad un albero lì vicino, stendendo con cura il plaid in modo da potersi sedere senza sporcare i suoi adorati jeans bianchi.
Si rilassò contro la corteccia dell’albero, cacciò fuori dalla borsa l’ultimo numero di Vogue e se lo poggiò in grembo, lanciando un’occhiata a Blaine che stava ancora giocando con Paul con le costruzioni, facendo facce buffe al piccolo e scoppiando a ridere lui stesso. Kurt a volte si chiedeva chi fosse il più bambino dei due.

Appena Blaine il giorno prima gli disse che avrebbe avuto la giornata libera, Kurt gli aveva subito chiesto di andare al parco insieme.
Erano pochi i momenti in cui riuscivano a stare da soli con il loro piccolo. Paul aveva solo tre anni, eppure la maggior parte del tempo la passava a casa di zia Britt e zia Tana, come adorabilmente la chiamava lui facendole arricciare le labbra ogni volta per poi riempirlo di bacetti, oppure dagli zii Finn e Rachel. Per quanto Kurt e Blaine si sforzassero di passare il maggior tempo possibile con il loro piccolo, erano rari i momenti in cui fossero entrambi liberi. Kurt era sempre impegnato con le prove per il suo nuovo musical di successo a Broadway e Blaine era stato da poco promosso direttore di un’importante casa discografica. Capitavano intere giornate in cui Kurt restava solo a casa, ma soltanto di sera c’erano entrambi, ma erano comunque troppo stanchi per fare qualcosa di divertente con il loro piccolo, e questo li rattristava parecchio.
Non avrebbero mai ringraziato Rachel per tutto quello aveva fatto e stava facendo per loro. Paul era stupendo, con i suoi occhioni verdi e i riccioli castani, ma alcune cose ricordavano comunque lei. Come le labbra. Era chiaramente nato dai geni di Blaine, ma Kurt lo sentiva suo allo stesso modo. Lo amava da impazzire.

Si morse il labbro e aprì la rivista, osservando con attenzione ogni abito, criticandolo o appuntandolo in modo da ricordarsi di comprarlo. Nonostante fosse diventato un importante attore di Broadway, aveva ancora un’insana passione per la moda e comunque se non avesse avuto tutto quel successo in teatro avrebbe tentato con la moda.
Stava appunto commentando nella sua testa quanto fossero oscene quel tipo di scarpe con quel vestito – le scarpe a punta erano orribili abbinate a quel fantastico vestito stile impero – quando sentì un paio di morbide labbra posargli un dolce bacio sull’angolo della bocca.
Si voltò sorridendo verso il marito appoggiandosi con la tempia  alla sua guancia, mentre l’altro gli lasciava un altro morbido bacio sulla fronte.
“Non stavi giocando con Paul?” chiese piano Kurt, quasi sussurrando.
Blaine fece una risatina che scaldò il cuore del soprano. Era incredibile come dopo tanto tempo gli facesse ancora quell’effetto. “Mmh, sì. Ma Paul mi ha scacciato perché dice che non sono capace di costruire un castello.”
Kurt ridacchiò e si appoggiò al petto del riccioluto, mentre questo gli lasciava un altro bacio sulla guancia. Il soprano si voltò appena con un sospiro e avvicinò le sue labbra a quelle del marito, cominciando a baciarlo dolcemente. Era stupendo che potessero farlo tranquillamente in pubblico, come una qualsiasi coppia, senza temere gli sguardi indignati delle persone. New York era fantastica.
Blaine gli appoggiò una mano sul collo, approfondendo il bacio facendo intrecciare le loro lingue. Un brivido attraversò la schiena di entrambi, ogni volta che si baciavano era come la prima.
Continuarono a baciarsi lentamente fino a quando sentirono un dolce peso saltargli addosso e due manine poggiarsi sulle loro facce costringendoli a staccarsi.
Si voltarono e incontrarono due occhioni di un fantastico colore tra il verde e il nocciola che li guardavano severi. “Pecché state sempe a baciarvi?” chiese cercando di fare un tono duro, col solo risultato di far intenerire ancora di più i suoi papà.
“Perché ci amiamo tanto tanto.” gli rispose Kurt dolcemente, toccandogli la punta del nasino facendoglielo arricciare adorabilmente. “Proprio come amiamo te.” concluse Blaine prima che entrambi si gettassero sul piccolino, riempiendogli il viso di baci facendolo scoppiare a ridere, mentre cercava di liberarsi dalla morsa dei suoi due papà.

Kurt e Blaine amavano la risata cristallina del loro bimbo. Li riempiva di felicità ogni volta, non riuscivano a spiegare bene quella sensazione. Del resto, come si può spiegare a parole l’amore che dei genitori provano per un figlio?
Quel bambino era semplicemente tutto per loro. Lo amavano più di ogni altra cosa al mondo.
Il bimbo, intanto, continuava a scalciare cominciando ad urlare con voce acuta parole incomprensibili anche per loro. Kurt, udendolo, scoppiò a ridere a sua volta, mollando la presa dando così la possibilità al piccolo Paul di sgusciare via e allontanarsi verso le sue costruzioni, non senza però avergli fatto prima una pernacchia. Blaine, ancora in ginocchio, ridacchiò lanciandogli un altro bacio che il bimbo fece finta di scacciare con una mano continuando a ridere.
“Guarda che dopo ti prendo e ti do millemila baci.” gli urlò il riccioluto ridacchiando.
“E io ccappo papà!” gli rispose il piccolo in quel suo adorabile modo di storpiare le parole.
“Ma non riuscirai a scappare perché io sono più forte!”
“No, io sono pù forte papà, pecché io mangio tanti tanti spinaci e tu no! Lo dice anche babbo” esclamò il bimbo riferendosi a Kurt e tentando di incrociare le braccia senza riuscirci. Blaine rise apertamente, era così adorabile. Proprio come il suo babbo.
Puntò un dito verso il piccolo “Forse hai ragione.”
Il bimbo fece una faccina soddisfatta. “Io ho sempe ragione.” disse e poi riprese a giocare, come per dirgli che la questione era chiusa.
Blaine ghignò e improvvisamente sentì Kurt aderire con il petto alla sua schiena, appoggiandogli il viso sulla spalla e soffiando una risatina nel suo orecchio. Blaine appoggiò il suo peso al petto del marito, ridendo a sua volta mentre entrambi osservavano il loro piccolo che giocava a pochi passi da loro.
Chiunque si fosse fermato a guardarli avrebbe semplicemente pensato che fossero una famiglia felice. E lo erano. Avevano trovato la felicità in New York, nel loro appartamento, nei loro lavori, nel loro matrimonio e in quel fantastico bambino.

Il suono di un cellulare spezzò quel fantastico momento facendo scostare Kurt da Blaine.
“Blaine è il tuo?” chiese il soprano cominciando ad alzarsi per avvicinarsi alla sua borsa.
“No, il mio l’ho dimenticato a casa.” rispose il riccioluto facendo roteare gli occhi al marito. Faceva sempre così. Dimenticava sempre tutto. A volte Kurt si chiedeva se si fosse dimenticato anche la testa sul comodino qualche mattina.
Aprì la borsa estraendo il cellulare e rispondendo senza guardare nemmeno chi fosse.
“Pronto?”
“KURT!”
Il soprano allontanò il cellulare dall’orecchio, con un’espressione stranita.
“Santana che diavolo urli? Ci sento sai?” sbottò il soprano, mentre sentiva dei fruscii provenire dal cellulare. “Che stai facendo?”
Santana lo ignorò, riprendendo ad urlare come un’ossessa “Kurt, diamine, è un sacco che cerco di chiamarvi! Ma dove diavolo siete? Tu risultavi non disponibile e Blaine continuava a non rispondere!”
“Sì, ha dimenticato il telefono a cas-”
“Non mi importa! Mi importa che mi sono trovata tettine flosce fuori casa che urlava continuando a suonare al vostro campanello. Ha svegliato Brittany!”
Blaine si avvicinò vedendo l’espressione corrucciata del marito.
“Che voleva Finn?” chiese Kurt cominciando ad agitarsi. Sapeva già qual’era la risposta.
“Prendete Paul e correte al St. Francis Hospital. Rachel è in travaglio da 4 ore.”
Kurt attaccò con gli occhi spalancati. Blaine gli appoggiò una mano sulla spalla preoccupato. “Kurt che è successo?”
“Rachel è in travaglio.” sussurrò. Poi, come se avesse assimilato bene la notizia nella sua testa, ripeté più forte “Rachel è in travaglio, Blaine!”
Blaine spalancò la bocca.
Rachel è in travaglio.
Rachel è in travaglio.
“Rachel è in travaglio!” urlò.
“Bravo genio, hai capito.” disse Kurt mentre afferrava in fretta la roba da terra.
Blaine prese velocemente Paul in braccio, cominciando a correre insieme a Kurt verso l’uscita del parco, fermando poi il primo taxi che si trovarono davanti ed entrando in fretta all’interno.
“Al St. Francis Hospital. Si muova.” disse Kurt al tassista, cominciando ad avvertire l’ansia montargli dentro.
Il piccolo Paul lo guardò senza capire perché fosse così agitato e poi si rivolse al riccioluto. “Dove stiamo andando papà?”
“A prendere la tua nuova sorellina.” rispose dolcemente lui.

                                                                                                                 ***

“Oddio Blaine che stanza era? E se fosse troppo tardi? E se fosse già-”
Blaine gli prese la mano, interrompendolo. Stava andando in iperventilazione. “Kurt, calmati. Non è troppo tardi, altrimenti ci avrebbero avvertito. Ora chiediamo a qualcuno qual è la camera di Rachel e con calma andiamo lì e la assistiamo. Rachel non ha bisogno di troppe oppressioni, okay?” gli chiese con tono premuroso, guardandolo dolce negli occhi come solo lui e Paul sapevano fare. Kurt quando vedeva quello sguardo semplicemente si scioglieva.
Inspirò forte abbassando lo sguardo. Si sentiva un po’ stupido ora. “Okay.” sussurrò annuendo piano.
Blaine gli alzò il viso con la mano e gli sorrise.
Sarebbe andato tutto bene.
Il soprano sorrise a sua volta e gli porse Paul che teneva in braccio lui, avvicinandosi ad un infermiere che passava di lì.
“Mi scusi,” lo chiamò “mi sa dire qual è la stanza di Rachel Berry?” chiese cominciando già a guardarsi intorno.
Il ragazzo annuì, sorridendo. “Certo,” disse “ è la trecentodiciott-”
“Grazie mille!” esclamò, senza nemmeno farlo finire di parlare. “Blaine, eccola, muoviti!” disse cominciando a camminare velocemente in direzione della camera.
Blaine alzò gli occhi al cielo seguendolo. Era ovvio che il marito non sarebbe riuscito a stare calmo. Ovvio. Come aveva potuto crederci almeno per un po’?

Accelerò il passo per stare dietro al marito, riuscendo ad entrare in camera contemporaneamente a lui.
“Finalmente!” sentirono urlare Finn. “Vi ho chiamati fino allo sfinimento! Per fortuna che c’era Santana, altrimenti ora nemmeno sareste qui! So che Blaine tu scordi sempre il cellulare, ma Kurt mi aspettavo che almeno tu fossi stato responsabile!”
“Responsabile un cavolo.” disse Kurt scuotendo la mano. “La prossima volta ti prendevi il mio numero nuovo. Mi hai chiamato su quello vecchio, cretino.” sbottò.
Finn batté le palpebre. “Oh.” sussurrò.
Kurt scosse la testa, poi si voltò verso il letto e sgranò, come se si fosse ricordato solo in quel momento cosa fosse venuto a fare in quell’ospedale. “Rach!” esclamò. “Rachel, come stai? Mi dispiace essere arrivato così tardi, ma sai c’era traffico e nonostante io abbia minacciato il tassista diverse volte, quello continuava ad andare pianissimo, ma comunque-”
“Kurt!” esclamò il riccioluto avvicinandosi al marito. “Kurt, calma, stai straparlando.” gli sussurrò passandogli un braccio lungo il fianco. Poi si voltò verso Rachel, che stava ancora guardando Kurt con un’espressione leggermente spaurita e pericolosamente irritata. “Rachel,” la chiamò dolcemente stringendole una mano “grazie ancora per lo sforzo che stai facendo per noi.”
Lei sorrise e fece per parlare, ma Kurt la interruppe stringendole un braccio con la mano.
“Oh Rachel, scusami! E’ che sono così ansioso e preoccupato! Dimmi, quando ti si sono rotte le acque? Ogni quanto tempo hai le contrazioni?”
“Kurt” tentò di chiamare lei.
“Ti fa davvero male, vero? Santa Gaga, mi dispiace così tanto! Non ti ringrazieremo mai abbastanza, Rachel.”
“Kurt.” ripeté alzando leggermente di più la voce.
“Cosa dicono i dottori? Quando sarai pronta per partorire? Santana-”
Kurt.”
“Santana mi ha detto che sei in travaglio da quattro ore... Oh mio Dio, Rachel non dirmi che stavi aspettando noi? Sei pronta, non è vero?! Sei pronta e hai sofferto di più solo per-”
“KURT!” urlò Rachel, riuscendo finalmente a zittirlo.
“Che c’è?” chiese leggermente perplesso.
“Vaffanculo!” sbottò lei, facendogli aprire la bocca in una o muta, mentre la fissava con gli occhi che si riempivano sempre di più di lacrime.
“Oddio, Kurt, no...” sussurrò poi la ragazza consapevole di quello che aveva combinato. “Kurt, mi dispiace, non volevo!”
Il soprano scosse la testa, con aria imbronciata. “Ho capito, tranquilla. Forse è meglio che esco un po’.” mormorò mentre si avviava verso l’uscita, sentendo i passi del marito dietro di sé che lo seguivano.

“Entra dentro, Blaine. Avranno bisogno di te. Voglio solo stare un po’ solo.” mormorò Kurt, appoggiandosi con la schiena al muro di fronte la porta della camera e passandosi una mano sugli occhi.
Il riccioluto gli si avvicinò scostandogli la mano dal volto e costringendolo a guardarlo negli occhi. “Kurt,” sussurrò piano “non te la devi prendere, Rachel non diceva sul serio.”
Kurt sospirò mentre sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime. “Lo so.” sussurrò talmente piano che Blaine dovette sforzarsi davvero per capire. “Lo so che non diceva sul serio. È che...”
“Che cosa, Kurt?” lo incitò il riccioluto vedendolo esitare.
Kurt scosse la testa. “Lascia perdere. Dov’è Paul?” chiese nel tentativo di cambiare argomento per sviare l’attenzione del marito.
Blaine batté le palpebre leggermente perplesso. “È dentro, l’ho lasciato a Finn. Ma tesoro che stavi dicendo?”
Il soprano si morse il labbro spostando lo sguardo a terra. Blaine odiava vederlo così, odiava vedere che c’era qualcosa che lo addolorava, e il fatto che non volesse parlarne lo rattristava parecchio.
Gli mise un dito sotto il mento, costringendolo ad alzare il volto. “Kurt, lo sai che con me puoi parlare di tutto, vero?” sussurrò dolcemente lasciandogli poi un bacio sull’angolo delle labbra.
Il soprano sospirò, arrendendosi e gli passò le braccia dietro la nuca affondando il viso tra la spalla e il collo.
Blaine lo sentì inspirare forte contro la sua pelle, come per calmarsi o darsi forza, e lo strinse forte a se.
“Lo so.” mormorò piano il soprano, quasi piagnucolando “Lo so,” continuò “è che... non so Blaine, mi sento così stressato ultimamente. Mi sembra di fare sempre tutto sbagliato, ho sempre la perenne paura che le cose possano scapparmi di mano. Io...”
Un singhiozzo interruppe la frase. Blaine lo strinse più forte, sentendosi gli occhi inumidirsi. “Sfogati, amore.”
Kurt alzò la testa dalla sua spalla, guardando il marito dritto negli occhi. Aveva uno sguardo affranto e gli occhi arrossati. Blaine si sentì soffrire con lui.
Appoggiò la sua fronte a quella del marito, spingendolo a continuare.
“Io mi sento così inutile.” continuò in un sospiro rotto dalle lacrime “Per le prove del musical non ci sono mai a casa, tu sei stato appena promosso e Paul sta sempre a casa di Brittany e Santana o da Rachel. Non sta quasi mai con noi, e questo mi addolora, Blaine. Vorrei passare più tempo con lui, vorrei essere un padre più presente. Vorrei che quando fermerà su un letto a ripensare a quando era bambino, lui pensi ai fantastici momenti che ha trascorso con i suoi papà, e non al fatto che dovesse passare la maggior parte del tempo dai suoi zii.” Si fermò un attimo e poi continuò, mentre Blaine sentiva il dolore dentro di sé crescere sempre di più. “E se non ce la faremo, Blaine? Se già con Paul abbiamo tutti questi problemi, con un’altra bambina ne avremo ancora di più. Se non ce la faremo a tenerli entrambi? Quando abbiamo deciso di voler un altro figlio, tu non eri stato ancora promosso e avevi più tempo libero e io non sapevo di dover partecipare a questo musical. Prima ho tartassato Rachel perché volevo sentirmi...partecipe. Ma anche perché sento una terribile ansia pervadermi, Blaine. Io sento che non ce la farò.”
Blaine gli prese il viso tra le mani, sentendo una lacrima solcargli il viso. “Ce la farai, amore. E sai perché? Perché siamo insieme. Siamo io e te, e ce la faremo insieme.” gli disse dolcemente prima di sporgersi per unire le loro labbra per un breve attimo. Cercò di metterci tutto l’amore possibile. “Non ti dico che non ci saranno problemi perché che ne saranno, Kurt. Ma noi riusciremo a risolverli ogni volta. Riusciremo a resistere perché ci amiamo e amiamo loro. Questo basta, amore. Troveremo un modo per avere entrambi più tempo, ma, Kurt, non pensare mai più al fatto che Paul o la nuova piccolina possano essere mai delusi da noi e dalla loro infanzia. Perché quando si guarderanno indietro loro vedranno tutti i sacrifici che noi abbiamo fatto per loro e tutto il nostro amore. Tu sei un babbo fantastico, non dubitarne mai.” sussurrò sorridendo appena e toccandogli il naso con la punta delle dita.
Kurt annuì, sorridendo al marito. “Ti amo,” sussurrò “e anche tu sei papà fantastico.”
Blaine gli sorrise, avvicinando i loro visi facendo unire le loro labbra. Si baciarono lentamente, con dolcezza. Si diedero forza a vicenda con quel bacio e si ricordarono ancora una volta quanto fossero indispensabili l’uno per l’altro.
Si staccarono un lieve schiocco e Blaine gli lasciò un altro bacio sulla guancia. “Ti amo anch’io.” Sussurrò “Ma ora Rachel ha bisogno di noi. Quindi ora entriamo dentro e la supportiamo, okay?”
Kurt annuì leggermente. “Okay”.

Blaine gli sorrise e gli prese la mano, stringendola forte e percependo il marito che ricambiava vigorosamente la stretta. Entrarono nella stanza e rimasero per qualche secondo pietrificati.
La camera era irriconoscibile, si stava scatenando il pandemonio. Rachel urlava, Santana gridava cose non identificate contro un’ostetrica visibilmente spaventata, Brittany canticchiava qualcosa, Finn aveva un’espressione da pesce lesso mentre il piccolo Paul gli batteva le mani in faccia urlando e alcuni dottori correvano da una parte all’altra della stanza.
Kurt e Blaine si guardarono un attimo negli occhi, straniti, chiedendosi cosa diamine stesse succedendo, poi entrambi scattarono.
“Che sta succedendo qui?” sbottò Blaine.
Nessuna risposta. Non era stato preso nemmeno in considerazione.
“Cosa succede?!” ripeté ancora una volta alzano il volume della voce.
Ancora nessuna risposta.
Santana prese ad urlare in spagnolo.
Le cose peggioravano.
“Scusate?” chiese Blaine “posso avere un po’ di attenzione?!” sbottò. Nessuno risposta ancora. Il riccioluto fissò la situazione con espressione attonita, poi si voltò verso Kurt con la bocca aperta.
Il soprano inspirò forte chiudendo gli occhi, cercando di accumulare tutta la calma possibile. Poi, alzando il mento e con passo lento, si avvicinò al letto di Rachel.
“Rachel.” La chiamò poggiandole una mano sulla spalla facendola così smettere di urlare. “Che sta succedendo?” chiese con calma.
“Mi si sono rotte le acque.” spiegò con voce tremolante “e questi cazzo di dottori non mi vogliono far partorire!” sbottò alla fine.
Blaine si avvicinò velocemente sentendo quelle parole, portandosi al fianco del marito. “Perché non ti voglio far partorire?” domandò perplesso.
“Dicono che il bambino non è in una posizione adatta, e che dobbiamo aspettare che la dilatazione si completi.” rispose Finn al posto suo, avvicinandosi con in braccio il piccolo Paul che spostava i suoi occhietti verdi da una persona all’altra, senza capire cosa stesse succedendo.
“Ed invece io sto in travaglio da quattro ore e mezza! Quattro fottute ore e mezza!” stillò Rachel.
“Rachel calma!” esclamò Kurt beccandosi un’occhiata minacciosa da lei. “Okay, okay, non dovrei proprio parlare io, ma sul serio, non aiuti la bambina.”
Rachel lo fissò per qualche secondo in silenzio, poi espirò e buttò la testa sul cuscino chiudendo gli occhi e cominciando a ripetere sottovoce a cantilena “per la vostra bambina, per la vostra bambina, per la vostra bambina...
Blaine e Kurt la guardarono leggermente commossi. In quel momento le volevano un bene immenso, e non si poteva di certo esprimere a parole la gratitudine che provavano. Blaine le afferrò la mano, Kurt si accovacciò contro il petto del marito e gli poggiò la testa sulla spalla, stringendo anche lui la mano di Rach.
“Grazie Rachel” sussurrarono quasi in sincrono. Lei sorrise con ancora gli occhi chiusi.
“Okay, ci siamo, è ora!” esclamò un medico facendole spalancare gli occhi “Vi prego di spostarvi tutti, signorina lei sistemi le gambe come le dico io, va bene?”
“No!” esclamò vedendo Kurt e Blaine che le lasciavano la mano. “No,” ripeté “loro rimangono qui, sono i padri. E voglio anche Finn.” Concluse ansimando leggermente.
Il medico sospirò. “Va bene.” Acconsentì leggermente riluttante.
Finn passò velocemente il piccolo Paul che se ne stava incredibilmente muto in braccio a Santana e si avvicinò all’altro lato del letto lasciando un bacio sulla fronte della moglie e asciugandole il sudore con una mano.
“Okay, signorina.” riprese il medico, mentre un’ostetrica e alcuni infermieri si sistemavano dietro di lui. “Al mio tre, spinga contando fino a dieci poi si fermi, va bene?”
Rachel annuì, Kurt trattenne il fiato.
“Uno..”
Rachel inspirò forte, richiudendo gli occhi.
“...due...”
Kurt si arpionò a Blaine, mentre quest’ultimo gli stritolava il fianco.
“...tre”
Rachel strinse fortissimo le mani di Kurt e Blaine a sinistra e quella di Finn a destra e spinse. Spinse fortissimo. Più che poté.
In un istante perse la cognizione di tutto, sapeva solo che doveva spingere, spingere e spingere.
“...sette, otto, nove, dieci. Si fermi.”
Riprese fiato. Lanciò un occhiata attorno. Finn aveva un’aria preoccupatissima, Kurt era sull’orlo delle lacrime mentre Blaine lo stringeva a se, Santana e Brittany spiegavano cosa stava succedendo al piccolo Paul.
Sta nascendo la tua sorellina.” sentì sussurrare Brittany.
Poi sentì di nuovo la voce del medico. “Okay, di nuovo.”
Inspirò forte, strinse forte le mani dei ragazzi che più amava al mondo. Per la vostra bambina, continuava a ripetersi.
uno, due, tre...”
Andò avanti così per un po’.
Spingeva, riprendeva fiato, stringeva forte le mani dei suoi migliori amici e del marito, poi spingeva, spingeva e spingeva ancora. Sentiva un dolore immenso, ma lo doveva fare. Per la vostra bambina.
Kurt ormai piangeva a dirotto, Blaine lo stava per seguire. Finn cercava di contenersi per mantenere una certa dignità.
“Un ultimo sforzo! Ci siamo!” esclamò il dottore.
Un ultimo sforzo.
Soltanto un ultimo sforzo.

Incamerò quanta più aria potesse, poi spinse più che poté ed urlò. E poi lo sentì. Sentì un altro urlo unirsi al suo. Più acuto, più delicato.
Kurt sussultò, piangendo e guardando con occhi quasi increduli quel fagotto coperto di sangue che gli infermieri tenevano in mano. Blaine lo strinse fortissimo a sé, mentre lacrime di commozione scorrevano sul suo viso aperto in un sorriso felicissimo. Rachel si ributtò sul letto in preda a delle risatine convulse, Finn la guardò poi cominciò a ridere anche lui. Santana e Brittany avevano dei sorrisi estasiati dipinti sul volto mentre il piccolo Paul si sbracciava per vedere. Santana si avvicinò con il piccolo ancora in grembo, posizionandosi al fianco dei suoi papà.
L’ostetrica si avvicinò a Rachel sorridendo, portando la bimba in braccio e porgendogliela. Lei sorrise, si sporse di un po’ e lasciò un bacio sulla tenera guancia della piccolina, poi indicò con la testa alla sua sinistra. “Sono loro i suoi genitori. Io sono la zia, posso tenerla anche dopo.” disse.
L’ostetrica guardò prima lei e poi Kurt e Blaine, guardò la bimba e poi gliela porse.
Kurt fissò intensamente la bimba, sentendo la mano di Blaine che stringeva forte la sua. Guardò il marito negli occhi lucidi e quello sorrise, si voltò verso la dottoressa e tese le braccia tremanti, lasciandosi adagiare la bimba in grembo. Blaine gli avvolse la vita con le braccia e poggiò il viso sulla sua spalla, ed entrambi la guardarono. Era bellissima. Non avevano altre parole.
I suoi occhietti vispi erano visibilmente di un azzurro intenso, anche se appena nata era difficile stabilire il colore degli occhi.
I capelli sembravano di un castano leggermente più scuro di quelli di Kurt. La pelle chiarissima, anche se ancora chiazzata da macchie rosse.
E lui la vide. La vide con qualche anno in più. Molto più alta, gli occhi azzurri splendenti, i capelli color cioccolato che cadevano lisci sulle spalle. Un sorriso dolce sul viso mentre canticchiava una ninna nanna ad un bimbo dagli occhietti azzurri che teneva in braccio. Kurt la rivide, rivide la sua mamma.

“Elizabeth.” sussurrò.
“Cosa?” chiese Blaine leggermente perplesso. Era devastato dallo spettacolo che aveva di fronte. Vedeva in quella bimba tutta la perfezione del marito. La amava già da morire.
“Elizabeth.” ripeté di nuovo, alzando di poco il tono della voce.
E Blaine capì. Gli sorrise e gli lasciò un bacio sulla guancia, poi si sporse e con un dito toccò il naso della bimba. “Ciao, Elizabeth.” sussurrò. Lei in risposta arricciò il naso, proprio come faceva il suo fratellino.
Paul si sporse e sorrise apertamente guardandola, poi si rivolse ai suoi papà ed esclamò. “E’ proprio bellittima Lizzie.”

 

Isn't she lovely?
Isn't she wonderful?
Isn't she precious?
Less than one minute old
I never thought through love we'd be
Making one as lovely as she
But isn't she lovely made from love?

Buona sera a tutti :3
Questa è la seconda storia che scriviamo insieme *balla la conga*... Ok la smetto!
Volevo ringraziare tutti quelli che l’hanno letta, sperando siano sopravvissuti a questa dose disumana di Fluff!
Che dire, non sono splendidi?! *^* C'è li vedo troppo bene come papà di una piccola peste come Paul e di una paperella (?) come Lizzie *^*
Ok me ne vado xD
Fateci sapere cosa ne pensate!
Gay Bay
Mara LoveKlaine e colfersexual

P.s. Un grazie immenso a quella gnocca di mia moglie, ossia colfersexual, perchè é lei che ha scritto questa meraviglia, io ho messo solo la trama ewe
P.s2: Non dire cazzate, Mara. Gran parte del lavoro qui è anche tuo. Ti voglio beene. :3

   
 
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