Alzarmi la mattina e scoprirti ancora addormentata accanto a me, con quel tuo viso un pò infantile disteso in un sorriso, un’espressione serena.
Un tempo credevo non potesse
esistere cosa più dolce.
Un tempo, questa visione era
tutto ciò che desideravo.
Durante il sonno hai buttato le
coperte su di me.
Ti ricopro, non voglio che
abbia freddo...
Ti accarezzo i capelli
dolcemente, cercando di non svegliarti.
E’ una reazione istintiva.
Mi piacciono i tuoi capelli di
seta, lunghi e morbidi.
Soprattutto quando li sciogli.
Come il giorno del nostro
matrimonio...
Cerco di sorridere, ma i
muscoli non rispondono ai miei comandi.
Perché dovrei sorridere, poi?
Tu non hai più sorriso, da quel
giorno in cui sei venuta da me per accettare la mia proposta.
Mi dai le spalle. I tuoi
capelli scivolano tra le mie dita.
Come sempre.
Perché mi hai risposto di sì?
Perché hai insistito tanto?
Ti ho mai obbligata a sposarmi?
Mi alzo dal letto e mi rifugio
sotto la doccia.
Le gocce cadono senza pietà sul
mio corpo.
Il corpo che mi disgusta tanto.
Il corpo che non riesco a
sfiorare senza rabbrividire di... Paura?
Lo stesso corpo che ha violato
il tuo, santuario sacro ed intoccabile.
In cucina bevo distrattamente
il mio caffé, senza badare al fatto che sono in ritardo.
Ripenso al tuo sorriso.
Il ricordo mi sembra così
lontano ed indistinto... Mi chiedo se ciò che ricordo sia mai realmente
esistito.
E fa male, dannazione, fa male.
Perché a me non hai fatto altro
che rivolgere sempre un sorriso dettato dalle circostanze.
Un sorriso per un conoscente.
Un sorriso per un capo.
Un sorriso per un marito.
Un finto sorriso
Quello che ricordo io era
sincero, spontaneo, vero... E lo rivolgevi ad un altro.
Me ne vado, senza far rumore,
come un ladro... Come se la visione del mio risveglio non mi appartenesse.
Fa freddo.
E, nonostante faccia di tutto
per provare a riscaldarmi, continuo ad avere freddo,
Continuo a gelare dentro.
Mi sento come se tutto il mio
corpo congelasse dall’interno.
Anche questo fa male.
Un tempo provavo per te
qualcosa che potevo definire amore.
Qualunque cosa facessi riuscivo
a farla solo perché c’eri tu.
E i fallimenti diventavano
successi.
Mi bastava quel tuo sorriso.
Allora non sapevo che fosse
falso.
Quell’amore riusciva a scaldare
il mio cuore.
Ora è rimasto solo...
Per tutta la giornata farò
finta di vivere, di ridere...
Farò finta di non sentire chi
parla di noi senza sapere nulla.
Ignorerò le risate di scherno.
Continuerò ad andarmente in
giro a testa alta, nonostante tutto, mentendo a me stesso, dicendomi che la
loro è pura invidia.
Mentre io stesso mi schernisco,
da qualche parte nella mia mente.
Come sempre
E poi verrà il momento in cui
poserò la mia maschera in un cassetto, in attesa d’indossarla domani.
Verrà la sera e tornerò in quella
casa vuota e fredda, come la neve che comincia a cadere lentamente su di me.
Tu sarai da qualche parte, con
qualcun altro.
Ti starai divertendo.
E io penserò che è il momento.
Che non tornerai più.
Che il filo sottile che mi
trattiene dall’impazzire si strapperà violentemente e io cadrò.
Cadrò dentro l’abisso della mia
follia, intrappolato da pareti liscie, senza appigli, nel buio, soffocato dalle
mie idee di morte.
Dalla mia sete d’omicidio.
Mi sdraierò da solo in un letto
troppo vuoto, troppo grande per una persona sola. Troppo freddo.
E piangerò in silenzio lacrime
dal gusto del sangue.
E penserò che quello sia il
momento giusto per andare, per buttarmi in quel baratro...
Proprio quando sarò sull’orlo
di quel pozzo sentirò la chiave girare nella toppa e i tuoi passi sul pavimento
di legno.
Sarò sollevato nell’udirli.
Ma li maledirò allo stesso
tempo.
Ciò significherà continuare a
fingere.
Ti vedrò sorridere in modo
impersonale e ciò rinforzerà quell’ultimo filo.
La chiamano Speranza.
Ti spoglierai con gli stessi
movimenti automatici con cui mi bacerai.
E, come sempre, tenterò di
stringerti un pò a me, per cercare di cancellare la mia paura di rimanere solo.
Non parleremo. Non ci siamo mai
detti molto. Solo parole e frasi già pronte per noi.
Senza sforzo, senza impegno.
Sempre la verità. Mai una
menzogna.
Sempre banalità.
Mai una volta abbiamo parlato
dei nostri sentimenti o del futuro.
E senza una parola o un suono
faremo... Come potrei definirlo amore?
E’ sesso. Solo questo.
Faremo finta di essere una
coppia normale. Con i soliti problemi.
E, quando ti riaddormenterai,
mi accorgerò che quella sensazione è aumentata a dismisura, che pesa sempre di
più, che assorbe ormai ogni pensiero positivo.
I miei sogni, le mie speranze,
il lavoro di una vita, il mio immaturo amore...
Tutto sarà sparito.
Non resterà nulla, neppure
l’odio.
E morirò.
Come sempre.
OWARI