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Autore: formerly_known_as_A    14/01/2007    5 recensioni
Una fic ispirata dalla canzone "comme d'habitude", di Claude François (un cantante francese).
La solitudine è possibile anche se la persona che credevi di amare è al tuo fianco. Quando scopri che ti porta alla follia.
Hojo x Lucrecia
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Alzarmi la mattina e scoprirti ancora addormentata accanto a me, con quel tuo viso un pò infantile disteso in un sorriso, un’e

Alzarmi la mattina e scoprirti ancora addormentata accanto a me, con quel tuo viso un pò infantile disteso in un sorriso, un’espressione serena.

Un tempo credevo non potesse esistere cosa più dolce.

Un tempo, questa visione era tutto ciò che desideravo.

 

 

Durante il sonno hai buttato le coperte su di me.

Ti ricopro, non voglio che abbia freddo...

 

 

Ti accarezzo i capelli dolcemente, cercando di non svegliarti.

E’ una reazione istintiva.

 

Mi piacciono i tuoi capelli di seta, lunghi e morbidi.

Soprattutto quando li sciogli.

Come il giorno del nostro matrimonio...

 

Cerco di sorridere, ma i muscoli non rispondono ai miei comandi.

 

Perché dovrei sorridere, poi?

Tu non hai più sorriso, da quel giorno in cui sei venuta da me per accettare la mia proposta.

 

 

Mi dai le spalle. I tuoi capelli scivolano tra le mie dita.

Come sempre.

 

Perché mi hai risposto di sì?

Perché hai insistito tanto?

Ti ho mai obbligata a sposarmi?

 

 

Mi alzo dal letto e mi rifugio sotto la doccia.

Le gocce cadono senza pietà sul mio corpo.

Il corpo che mi disgusta tanto.

Il corpo che non riesco a sfiorare senza rabbrividire di... Paura?

 

Lo stesso corpo che ha violato il tuo, santuario sacro ed intoccabile.

 

 

In cucina bevo distrattamente il mio caffé, senza badare al fatto che sono in ritardo.

 

Ripenso al tuo sorriso.

Il ricordo mi sembra così lontano ed indistinto... Mi chiedo se ciò che ricordo sia mai realmente esistito.

 

E fa male, dannazione, fa male.

Perché a me non hai fatto altro che rivolgere sempre un sorriso dettato dalle circostanze.

 

Un sorriso per un conoscente.

Un sorriso per un capo.

Un sorriso per un marito.

 

Un finto sorriso

 

Quello che ricordo io era sincero, spontaneo, vero... E lo rivolgevi ad un altro.

 

 

Me ne vado, senza far rumore, come un ladro... Come se la visione del mio risveglio non mi appartenesse.

 

Fa freddo.

 

E, nonostante faccia di tutto per provare a riscaldarmi, continuo ad avere freddo,

Continuo a gelare dentro.

 

Mi sento come se tutto il mio corpo congelasse dall’interno.

 

Anche questo fa male.

 

Un tempo provavo per te qualcosa che potevo definire amore.

Qualunque cosa facessi riuscivo a farla solo perché c’eri tu.

E i fallimenti diventavano successi.

Mi bastava quel tuo sorriso.

 

Allora non sapevo che fosse falso.

 

Quell’amore riusciva a scaldare il mio cuore.

 

Ora è rimasto solo...

 

 

Per tutta la giornata farò finta di vivere, di ridere...

Farò finta di non sentire chi parla di noi senza sapere nulla.

Ignorerò le risate di scherno.

 

Continuerò ad andarmente in giro a testa alta, nonostante tutto, mentendo a me stesso, dicendomi che la loro è pura invidia.

 

Mentre io stesso mi schernisco, da qualche parte nella mia mente.

Come sempre

 

 

E poi verrà il momento in cui poserò la mia maschera in un cassetto, in attesa d’indossarla domani.

 

Verrà la sera e tornerò in quella casa vuota e fredda, come la neve che comincia a cadere lentamente su di me.

Tu sarai da qualche parte, con qualcun altro.

Ti starai divertendo.

 

E io penserò che è il momento. Che non tornerai più.

 

Che il filo sottile che mi trattiene dall’impazzire si strapperà violentemente e io cadrò.

Cadrò dentro l’abisso della mia follia, intrappolato da pareti liscie, senza appigli, nel buio, soffocato dalle mie idee di morte.

 

Dalla mia sete d’omicidio.

 

 

Mi sdraierò da solo in un letto troppo vuoto, troppo grande per una persona sola. Troppo freddo.

 

 

E piangerò in silenzio lacrime dal gusto del sangue.

 

E penserò che quello sia il momento giusto per andare, per buttarmi in quel baratro...

 

 

Proprio quando sarò sull’orlo di quel pozzo sentirò la chiave girare nella toppa e i tuoi passi sul pavimento di legno.

Sarò sollevato nell’udirli.

Ma li maledirò allo stesso tempo.

 

Ciò significherà continuare a fingere.

 

 

Ti vedrò sorridere in modo impersonale e ciò rinforzerà quell’ultimo filo.

 

La chiamano Speranza.

 

 

Ti spoglierai con gli stessi movimenti automatici con cui mi bacerai.

E, come sempre, tenterò di stringerti un pò a me, per cercare di cancellare la mia paura di rimanere solo.

 

Non parleremo. Non ci siamo mai detti molto. Solo parole e frasi già pronte per noi.

Senza sforzo, senza impegno.

 

Sempre la verità. Mai una menzogna.

Sempre banalità.

Mai una volta abbiamo parlato dei nostri sentimenti o del futuro.

 

 

E senza una parola o un suono faremo... Come potrei definirlo amore?

E’ sesso. Solo questo.

 

Faremo finta di essere una coppia normale. Con i soliti problemi.

 

E, quando ti riaddormenterai, mi accorgerò che quella sensazione è aumentata a dismisura, che pesa sempre di più, che assorbe ormai ogni pensiero positivo.

 

I miei sogni, le mie speranze, il lavoro di una vita, il mio immaturo amore...

 

Tutto sarà sparito.

 

Non resterà nulla, neppure l’odio.

E morirò.

 

Come sempre.

 

 

 

OWARI

 

   
 
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