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Autore: exceptions    30/06/2012    7 recensioni
Tirò fuori la testa dalla tendina che lo separava dal nuovo set in allestimento e chiamò un solo nome a gran voce, per sovrastare il rumore degli addetti ai lavori.
“Jeremy? Tutto ok, hai qualche problema?”
“Sì Scarlett. Mi hanno dato il tuo cambio.” Attese qualche secondo in silenzio, poi la donna replicò confusa.
“Io qui ho l’abito grigio, mi sembra strano.”
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The pink trench, ossia come Robert diede a Jeremy il nome di fatina fetish

 ***

Robert lanciò una copia del giornale a tutti.
“Suvvia, non sono venuto male!” disse Mark preoccupandosi inutilmente, mentre stringeva Vogue con una mano e rosicchiava dei salatini con l’altra.
“Non sei tu il problema.” Asserì ridendo, girando la pagina di scatto.

 
La notizia del servizio fotografico era giunta in settimana, mentre l’intero cast si trovava a Londra per la premiere inglese. Scarlett aveva arricciato le labbra sicura di sé e Robert si era ritrovato a ghignare soddisfatto leggendo la lettera della redazione di Vogue. Riunendosi tutti nella camera di Chris, che con la scusa aveva portato una cassa di birra omaggio delle cucine, si erano ritrovati sdraiati sul letto con i piedi scalzi o scompostamente seduti sui divanetti in pelle mentre sorseggiavano la Guinnes ghiacciata. L’unico a rimanere in piedi era stato Tom, che disinvolto si era messo a declamare la lettera come se avesse avuto davanti un sonetto di Shakespeare, per mettere al corrente chi ancora non sapeva nulla dell’iniziativa.
“... ed è quindi che la redazione di Vogue Magazine vi invita a posare il giorno 22 marzo per un servizio fotografico, in vista della settimana della moda di New York. Gli abiti sono quelli indossati dai modelli in passerella per l’attuale collezione della casa di moda Burberry, si allegano biglietti con eccetera eccetera... si prega di eccetera... si raccomanda l’intero cast di: non...” e partì con una serie di prevenzioni e clausole di segretezza sugli sponsor. Riprese il respiro e concluse con slancio “Vi ringraziamo. La redazione di Vogue”.  Scandì con enfasi l’ultima parola e terminò con un inchino che venne accolto con plausi di approvazione dai presenti.
“Ho già posato per loro.” Disse Scarlett stappandosi la seconda bottiglia con innata disinvoltura tra gli assensi dei due Chris e le labbra arricciate di Mark, che si ostinava a giocherellare con il tappo della birra.
“Credo che tu abbia posato per ogni casa di alta moda presente sul mercato.” Puntualizzò Jeremy inarcando le sopracciglia, mentre Robert si alzava dal divano e Tom si fiondava al suo posto, lasciando libero così solo il tappeto.
“Non è malaccio. Abiti gratis, vuoi mettere?”
“Come se ti mancassero gli abiti...” ironizzò Chris portandosi una mano sul pizzetto, con fare di chi  ne sa una più del diavolo.
“Devo rifarmi. Sono ancora incazzato con i costumisti che si rifiutano di darmi l’armatura.” Sì, perché durante le riprese del film, una delle ultime mattine, Jeremy aveva aperto gli occhi nel suo letto dopo aver sognato qualcosa di vagamente bello. Udendo poi con chiarezza grida e voci squillanti era uscito dalla roulotte e aveva trovato Robert in mutande che correva per il set con in mano quella che di primo acchito gli era sembrata una palla da bowling dall’aria molto pesante, ma che a un secondo sguardo si era rivelato l’elmo della tuta indossato per le riprese. Aveva poi scoperto durante la giornata, chiacchierando con Tom davanti ad un caffè, che era praticamente dai tempi del primo film che tentava di rubare l’armatura dalla sartoria, e leggenda voleva che un pezzo alla volta ci fosse quasi riuscito. Robert sorrise con disinvoltura, alzando le spalle e versandosi qualcosa dal frigo bar che somigliava vagamente a del whisky. Scarlett allungò la mano verso di lui puntellando il gomito sul materasso, strozzando nella gola un lamento che somigliava a qualcosa come “Pur’io scotch.”
“Che poi sono curioso di sapere dove ci andresti con l’armatura addosso.” Domandò scioccamente Mark, ricevendo occhiate eloquenti dal resto della troupe. Chris si coprì il viso con un cuscino borbottando attraverso la stoffa:
“Certo poi non ti incazzare. Gliele servi su un piatto d’argento!” Jeremy aveva riso come un idiota e Robert aveva ammiccato prepotentemente verso i due.
“Tu aspetta che facciano entrare nel cast qualcuno con i superpoteri di Mr Fantastic. Poi te lo faccio vedere io come ve le servo su un piatto d’argento.” E aveva chiuso il tutto con un gesto pelvico che valeva mille parole.

  

Il palazzo era alto ed imponente, uno di quelli che se lo guardi dalla base sei costretto a metterti la mano sugli occhi per ripararti dal sole se vuoi scorgerne la cima. Gli uffici di Vogue, peraltro, si rivelarono essere all’ultimo piano e sapevano tutti che salire sarebbe stato un bel viaggio. Usciti dalle macchine si ritrovarono invasi dai flash dei fotografi, da ragazzine urlanti e dalle guardie del corpo che li sovrastavano attenti. Scarlett pensò distrattamente che i due Chris vicini a lei avrebbero potuto tranquillamente rimpiazzarli senza sfigurare, forse Hemsworth sarebbe stato capace di disarmarli anche con una certa pacatezza. Si fermarono per firmare qualche autografo, scattarono due o tre foto ma la tabella di marcia gli impose di correre negli studi. Quella mattina, di foto ne avrebbero avute fino alla nausea.
Salire, come avevano ipotizzato un po’ tutti, non fu una passeggiata. Praticamente ogni tre passi qualcuno si fermava a fissarli sbigottito, altri inciampavano disattenti e altri ancora lasciavano cadere ciò che avevano in mano con una certa disinvoltura. Robert ammiccò felice, Mark sorrise beato e Jeremy riuscì persino a sentire qualcuno che urlava nelle retrovie un esaltato: “Per Odino, fatemi vostra!” Chris si girò a guardare Tom e sussurrò mesto.
“Nostro padre non ne sarebbe felice.” L’unica donna del gruppo si passò una mano nei capelli e arricciò le labbra indecisa se piangere o se ridere.
“Quanta tristezza in questo uomo.” Pronunciò greve Tom, raccogliendo consensi anche dagli altri.
Arrivarono in cima in quindici minuti, quindici lunghissimi e sfiancanti minuti. Ad accoglierli c’era una sorridentissima ragazza che li fece accomodare in un’ampia stanza con le pareti dalle tinte forti, dove un via vai di carrelli pieni di abiti dai vari colori donava un ritmo caotico e incalzante all’insieme.
“Ora, se volete seguirmi, qui sulla destra troverete i camerini. All’interno ci sono i vostri cambi. Faremo quattro cambi con sedute da cento, centocinquanta scatti...” Nel frattempo indicava il tutto con ampi cenni del braccio, mentre i capelli raccolti in una lunga coda le si muovevano a tempo con i gesti “... i nostri fotografi, i nostri parrucchieri e i nostri makeup-artist sono a vostra completa disposizione, se vi serve un aiuto potete chiamare chiunque. Con voi nel camerino ci saranno degli assistenti che vi aiuteranno ad indossare gli indumenti e per qualsiasi cosa io sono Claire, e vi aspetterò qui fuori. Ora vado ad avvertire Miss Wintour del vostro arrivo, sarà ben felice di sapere che siete qui.” Il tutto si risolse in non più di quaranta secondi e dopo un battito di ciglia la sinuosa Claire e il suo sorriso a trentadue denti scomparvero nel nulla più totale.
“Credo che quella sia in assuefazione da caffè.” Decretò Chris accompagnando il tutto con un lento cenno della testa, e Robert gli diede una pacca sulla spalla per farlo smuovere.
“Avanti mio bel capitano. Prima iniziamo, prima finiamo. Prima finiamo, prima mangiamo. Prima mangiamo, prima torniamo in albergo a sbronzarci come due vecchie zitelle acide.”
Scarlett seguì sinuosa un assistente di studio, un tizio magro come un chiodo e alto come un traliccio e scoprì di avere il camerino vicino a quello di Tom. Gli altri entrarono ognuno nelle piccole stanze con il loro nome sopra e in circa un’ora uscirono tutti belli truccati e profumati come non mai. Il caldo soffocante dentro le giacche ricamate a mano si fece sentire presto mentre il fotografo suggeriva loro le pose, e tutti pregarono che quello strazio finisse in poco tempo.

  

Quattro ore, molti pantaloni, sessantadue giacche e sette acconciature per Scarlett dopo, Jeremy si sedette su una sedia e si lasciò andare ad un sospiro liberatorio.
-Avanti, l’ultimo cambio e poi basta- rifiutandosi di farsi aiutare dall’assistente che gli avevano assegnato, un tizio con le mani decisamente troppo lunghe, aprì con cautela l’ultimo scatolone.
Un pantalone nero, striminzito fino all’inverosimile, una maglia scura con il collo ricamato con la tipica texture del marchio.
E un trench.
Rosa.
Ma non di quel rosa tenue e accettabile anche sugli uomini.
No.
Era un rosa acceso come un evidenziatore appena comprato, lucido e in vernice, che odorava di plastica da dare il vomito. Tirò fuori la testa dalla tendina che lo separava dal nuovo set in allestimento e chiamò un solo nome a gran voce, per sovrastare il rumore degli addetti ai lavori.
“Jeremy? Tutto ok, hai qualche problema?”
“Sì Scarlett. Mi hanno dato il tuo cambio.” Attese qualche secondo in silenzio, poi la donna replicò confusa.
“Io qui ho l’abito grigio, mi sembra strano.”
Incuriositi  da quella strana affermazione gli altri ragazzi del cast guardarono fuori dai camerini, Mark ormai pronto uscì a controllare. Claire, avvicinandosi cauta e mantenendo il sorriso tatuato sulle labbra, domandò cosa non andava. Jeremy, con fare supplichevole, le chiese a bassa voce di controllare se nel suo cambio ci fosse qualcosa di sbagliato e la donna scosse la testa dopo aver letto dalla cartellina che aveva in mano le informazioni che le occorrevano e controllato il contenuto dello scatolone.
“No Mr Renner. E’ tutto in ordine.” Dichiarò la ragazza annuendo. Jeremy richiuse la tendina di scatto e sgranò gli occhi.
-My God. È...
oh. E se... nah.- controllò il contenuto dello scatolone ancora una volta e batté la testa allo specchio ritmicamente, pregando che anche gli altri avessero cambi altrettanto ridicoli. Sbirciò fuori dalla tenda, controllando gli altri che ormai erano usciti. Trench, trench... tutti dai colori tenui. Sarebbe spiccato come un papavero sulla neve.
“Jeremy ti muovi? Voglio un hamburger grande come un elicottero!” sbottò Chris dall’altra parte della tenda. L’uomo guardò il trench e lo tenne stretto tra le mani prima di indossarlo. C’era un barlume di possibilità che quegli scatti non venissero pubblicati, se solo avesse avuto modo di parlare con il fotografo. Infilò il completo e per finire quel maledettissimo maialino a forma di giacca. Uscì dal camerino.

 Robert lanciò una copia del giornale a tutti.
“Suvvia, non sono venuto male!” disse Mark preoccupandosi inutilmente, mentre stringeva Vogue con una mano e rosicchiava dei salatini con l’altra.
“Non sei tu il problema.” Asserì ridendo, girando la pagina di scatto.
Jeremy si nascose il viso tra le mani, e lanciò la rivista lontano da lui. Non solo gli avevano pubblicato la foto, ma era anche a tutta pagina.
“Sei bellissimo Jeremy. Davvero. Potrei suggerire per completare il tutto, questo?”
Tirò fuori da una busta un frustino di pelle e un paio di ballerine in tinta.
“Vaffanculo stronzo!” gridò l’uomo alzandosi di scatto.
“Altro che Mr Fantastic. Qui abbiamo Fatina Fetish.” Robert si sentì soddisfatto di quella battuta, e posò la busta con cautela a terra.
All’interno, nascosto sotto diverse copie di Vogue, giaceva l’elmo dell’armatura di Iron Man.
L’ultimo pezzo della collezione.

______________

Ok, che devo dire? Che sono sotto maturità e scrivere tutto ciò a quest'ora poi è propriamente malsano?
Che non ho resistito?
Vabbè, lasciamo stare.
Qualche infromesciòn.
-Non esiste nessun servizio di questo genere, è frutto bacato della mia mente. MA:
effettivamente il trench in questione esiste, e fa parte della nuova collezione di Burberry. E' talmente brutto e talmente Vosa che non ho pVopVio saputo VesisteVe! Potete vederlo
QUI 


   
 
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