Serie TV > Glee
Segui la storia  |      
Autore: Soul Sister    30/06/2012    3 recensioni
«Mercedes, quel tizio non è simpatico. È una piaga, uno scherzo della natura. È la persona più sadica e crudele che io abbia mai conosciuto, e credimi se ti dico che non potremo mai essere a-- »
Kurt non riesce a finire la parola ‘amici’, che sente qualcosa arrivargli direttamente in testa. E, dall’espressione atterrita di Mercedes, sa già che non è nulla di bello. Con cautela si porta una mano ai capelli: solo tastando quella cosa che gli è arrivata in testa, non ha dubbi di cosa sia. Dalla consistenza e da come è appiccicosa, è sicuro che sia una gomma da masticare. Come non ha problemi ad identificare l’artefice del dispetto–sicuramente non è un giocatore di football, loro sono più da maniere forti e spintoni. Invece, Anderson va a mirare proprio quelli che sa essere i suoi punti deboli–come i capelli, tra l’altro. Ed è proprio lui che, a qualche metro di distanza, sta ghignando col suo gruppetto di amici.
«Anderson» sputa, come se quel nome fosse un insulto. E in effetti –pensa una parte del suo cervello- se qualcuno gli desse dell’‘Anderson’, si sentirebbe parecchio offeso.
Kurt vorrebbe alzarsi e trovare qualcosa di veloce ed efficace per vendicarsi, ma è così demoralizzato, quel giorno, da non aver la forza per farlo. Così, dopo aver tolto il chewing-gum dalla testa, che fortunatamente non ha attaccato ai capelli, con un’espressione altezzosa e un’occhiata truce, Kurt alza il terzo dito e glielo mostra platealmente.

-
Kurt odia Blaine, Blaine odia Kurt. Inspiegabilmente, quando si trovano a meno di dieci metri l'uno dall'altro non riescono a fare a meno di farsi dispetti o sbraitarsi contro.
E se si ritrovassero a dover vivere nella stessa casa a causa del prossimo matrimonio dei loro genitori?
{Klaine; accenno di Finchel}
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Supernova

Prologo

Kurt quella sera è sereno.

A scuola ha preso un bel voto, è riuscito ad evitare di essere buttato nei cassonetti, e Finn non ha bruciato la cena, quando gliel’ha affidata nel mentre si faceva la doccia.

L’aspetto di quel che ha cucinato, inoltre, è stupendo, ed è sicuro che lo sarà anche il suo sapore. Dopotutto, è un mago in cucina, quasi quanto lo è col microfono e la macchina da cucire.

Ma non è l’unico ad avere un sorriso stampato in faccia. A parte Finn, che lui ha perennemente quel sorriso bambinesco, anche suo padre sembra particolarmente su di giri. Non capita spesso che Burt sia così palese, nel dimostrare ciò che prova, quindi Kurt sta letteralmente morendo di curiosità di sapere cosa rende suo padre così contento.

È quando sono quasi alla fine del pasto, che scoppia.

«Papà. Stai gongolando. Si può sapere perché sei così allegro? » incalza Kurt, scrutandolo con i suoi grandi occhioni azzurri per i quali- lo sa- suo padre ha un debole.

Si fissano per un attimo negli occhi, sotto lo sguardo incuriosito di Finn, finché Burt non sospira, pulendosi la bocca con un tovagliolo che poi lancia lontano da sé sul tavolo.

«Non ti sfugge nulla» commenta l’uomo, passandosi una mano sulla pelata. Nonostante la nota quasi dolente, Kurt sa che suo padre è divertito, e soprattuto fremente di raccontare cosa gli passa per la testa. Dev’essere qualcosa di veramente bello, per farlo sorridere così. Dopo la morte della madre di Kurt e Finn, Burt ha avuto ben poche occasioni di essere sereno, con due bambini piccoli da accudire, uno dei quali era piuttosto particolare.

La prima volta dopo tanto tempo in cui Burt ha sorriso per sé stesso, e non per qualcosa riguardo Kurt e Finn, è stata quando ha conosciuto Liz, la sua attuale compagna, con la quale ormai sta da quasi due anni.

La seconda, beh, sta proprio succedendo in quel momento. E Kurt è sicuro che c’entri ancora la ragazza di Burt.

Suo padre si schiarisce la gola. «Domani viene la famiglia di Liz a cena, abbiamo una cosa importante da dirvi e vorremmo che foste tutti insieme»

A quelle parole, il sorriso di Kurt si cristallizza, mentre il suo corpo s’irrigidisce completamente.

Si sente spezzato in due: da una parte, è felicissimo per suo padre. Si merita tutta la felicità possibile, e se ci sono progressi con la sua relazione, non può che appoggiarlo e condividerne con lui la gioia.

Dall’altra, è completamente terrorizzato.

Kurt ha già avuto l’occasione di conoscere Liz: è una donna fantastica, con un gran gusto nel vestire e un’innata dote in cucina, e, cosa non meno importante, ha partorito quella che è la sua migliore amica –Rachel.

L’unica nota negativa del quadretto, assume la figura e il nome di Blaine Anderson.

Il ragazzo più spocchioso, irriverente, egocentrico e odioso che abbia mai conosciuto, figlio di Liz e fratello di Rachel, nonché sua personale piaga.

Ogni volta che pensa a lui –e di solito non lo fa con gioia- Kurt si ritrova a chiedersi come possa essere nato un tale individuo da una persona buona e gentile come la compagna di suo padre. Quel ragazzo è una vera disgrazia, checchè ne dica suo padre, che è convinto che sia un ragazzo alla mano, buono e cordiale. Sì, per quanto lo riguarda, Blaine Anderson è simpatico esattamente come gli spintoni che riceve tutti i giorni dai giocatori di football. Solo più pedante e logorroico.

Da che ricordi, Kurt ha sempre detestato Blaine. Non sa precisamente il motivo, ma deve esserci stato qualcosa che ha fatto scoppiare l’odio reciproco tra loro due. Anzi, l’odio di Blaine verso di lui, perché è stato proprio Anderson a cominciare a torturarlo sin dall’asilo con scherzi stupidi, quali mettere una lucertola morta nel suo zainetto nuovo. Probabilmente, quello è stato il momento in cui decise che avrebbe odiato a sua volta quel bimbetto disgraziato.

Da lì, Kurt ha cominciato a rispondere ai dispetti di Blaine, che man mano aumentavano, finché non sono diventati quasi routine. E anche ora, che sono all’ultimo anno, stanno per diplomarsi, e i loro genitori sono felicemente fidanzati, le loro liti continuano a sussistere. È più forte di loro, anche quando vedono Rachel intristirsi davanti al loro rapporto così rovinoso –sempre che si possa chiamare tale. È strano ciò che c’è tra di loro, e Kurt ci ha pensato parecchie volte: è quasi come se fosse una forza che li attira a scontrarsi. Ma prima di raggiungere questa conclusione, Kurt si era ritrovato a chiedersi se non fosse perché era gay. La sua rabbia in quel periodo era cieca, perché Blaine sapeva essere anche più meschino dei giocatori di football, se il motivo era quello. Ne rimase convinto per parecchio tempo, almeno finché non scoprì che anche Anderson era gay. Ne rimase così shoccato, che per qualche giorno non ribattè alle frecciatine. Ovviamente, tornato in sé, tornarono anche le risposte acide nei suoi confronti.

Anche se quello di Kurt è un odio che si può consumare in silenzio, quello di Blaine nei suoi confronti non lo è. Ha proprio il bisogno fisico di fare qualunque cosa in suo potere per rompergli le scatole, irritarlo a morte e farlo sbottare. È sicuro che Anderson ci trovi gusto, proprio, nel portarlo all’esaurimento nervoso con scherzi, frecciatine e quant’altro. Glielo legge in faccia che gode come un matto anche quando lo minaccia di evirazione simultanea per l’esasperazione. Perché Kurt certe cose non le dice, e Blaine lo sa. E per questo si diverte.

«Con la famiglia di Liz, intendi lei e Rachel? » chiede con cautela, pregando interiormente che la pecora nera della famiglia abbia un impegno improrogabile in un altro stato. Anzi, su un altro pianeta direttamente, anche se nemmeno lì sarebbe abbastanza lontano.

«Kurt..»

«Okay. Okay. Era solo una falsa speranza»sospira il ragazzo, alzando le braccia in segno di resa davanti all’ammonimento di suo padre. Non avrebbe dovuto nemmeno aprir bocca, sa che Burt è piuttosto suscettibile verso il figlio di Liz. E’convinto che sia un angelo di ragazzo–cosa che per Kurt è inconcepibile- e si ostina ad affermare che se abbattessero i pregiudizi che hanno l’uno sull’altro potrebbero anche diventare amici.

Ma anche solo pensare a Blaine come amico gli fa venire l’orticaria.

Kurt lo odia, lo odia da sempre e sempre lo odierà. È un dato di fatto, un postulato, una verità assoluta. Punto.

«Io veramente non capisco» Burt è stato il primo a voler troncare il discorso, ed è anche quello che lo sta portando avanti, con enorme fastidio di Kurt. Anche solo parlare di quell’abominio ha il potere di rovinargli l’umore, ma Kurt si sforza di guardarlo in faccia e di ascoltarlo mentre lui gli punta minacciosamente la forchetta contro. «Vi siete fissati con i vostri pregiudizi e non provate nemmeno a metterli da parte per conoscervi. Eravate ragazzini, Kurt! Siete cambiati, e soprattutto cresciuti a sufficienza per comportarvi da adulti. Anche se non doveste andarvi a genio a vicenda, siate abbastanza maturi da non sbandierarlo ai quattro venti con stupidi battibecchi»

Burt ha parlato tutto d’un fiato, la fronte aggrottata e una determinazione svuotante negli occhi. Kurt, nonostante sappia che niente cambierà nel rapporto tra lui e Blaine, tutte le volte che suo padre gli fa quel discorso si sente quasi schiacciato da tanta solennità. Le sue parole sono sempre così intrise di verità da fargli mancare il fato e farlo sentire uno schifo per il capriccioso odio verso Blaine.

«E poi, quando eravate piccolini eravate amici. Andavate d’accordo e giocavate insieme»

Ma l’effetto della saggezza di suo padre svanisce in un momento, non appena tira fuori la solita scusa. Si trattiene–come al solido- dall’alzare gli occhi al cielo. Burt è il primo sostenitore della tesi che lui e Blaine da bambini fossero amici. Kurt ovviamente non ci crede, perché è impossibile e inconcepibileche lui e Anderson, pur se tanto tempo fa, siano andati mai d’accordo.

Come direbbe Rory –il suo amico irlandese-, sono tutte panzane.

Il resto della cena passa in un silenzio piuttosto carico di tensione. Burt è ancora sereno, solo un po’ meno rispetto a prima a causa del battibecco con lui. A Kurt un po’ dispiace avergli smontato l’euforia, ma non è colpa sua se quella santa donna di Liz ha partorito un mostro, e se quel mostro ce l’ha su con lui da sempre. E poi anche suo padre ha annullato completamente la sua allegria: Kurt immagina la sua momentanea contentezza sgonfiarsi come un palloncino bucato.

In ogni caso, l’aria è talmente elettrica che nemmeno Finn, quello che di solito allenta la tensione con una battuta, non osa fiatare. Aspetta che Burt se ne vada in salotto a vedere la tv mentre lui finisce di caricare la lavastoviglie, per parlare.

Gli posa delicatamente una mano sulla spalla. «Comunque, Kurt, io gli darei una possibilità, a quel Blaine»

Kurt lo fissa, interdetto, per qualche istante: di solito il suo fratellone si astiene dal commentare, quando lui e Burt entrano nel discorso ‘Blaine Anderson’,un po’ perché non conosce molto l’Essere, un po’ perché Kurt potrebbe decapitarlo se dovesse dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. Ma soprattutto è strana la serietà e l’accortezza con cui gli dà il suo parere. Ma nonostante lo stia fissando come se fosse un alieno, Finn fa un sorrisetto e prosegue. «Ti ricordi Puck? Nemmeno io lo sopportavo, eppure dopo averlo conosciuto è diventato il mio migliore amico.»

«Stai dicendo che Blaine Anderson potrebbe diventare il mio migliore amico? »Kurt non riesce a trattenere il commento e il tono ironico, anche se il discorso di suo fratello è riuscito ad entrargli in testa più che quello di suo padre.

Fortunatamente, Finn lo conosce talmente bene da non prendersela. Gli sorride, nel suo modo un po’ bambinesco assolutamente adorabile, per poi scrollare le spalle.«Certo che no. Dico che tentar non nuoce, e che a volte le apparenze ingannano»

«E tu ti sei mangiato il libro dei modi di dire» rimbecca, incrociando le braccia al petto, tentando di non ridacchiare con Finn.

«No, semplicemente tuo fratello è un pozzo di saggezza!» esclama quello, ammiccando e girandogli le spalle per avviarsi alle scale. Kurt lo fissa mentre fa i gradini a due a due, poi scuote la testa.
Cavolo, Finn non è uno che dà tanti consigli, ma quando lo fa è micidiale.

*

Quel giorno è uno schifo.

Kurt lo sa da quando ha aperto gli occhi, ma ha sperato con tutto il cuore che con il passare delle ore sia il suo umore, sia il tempo migliorasse. Ma nessuno dei due sembra volerlo fare, dato che il cielo plumbeo ha portato pioggia e lui è sempre più abbattuto. Anche i suoi capelli sono più sconvolti del solito, eppure quella mattina ha passato più di mezz’ora a metterli in piega e a fissarli con quelli che probabilmente sono tre chili di lacca biologica, che ora Mercedes sta dolcemente togliendo a furia di accarezzargli la testa per consolarlo.

Sono a mensa, seduti in un tavolo al fondo della sala, e Kurt se ne sta con il capo appoggiato alla spalla della sua amica. Sente il prorompente bisogno di sfogarsi contro il Karma, che ha portato nella sua vita quell’abominio di Blaine Anderson, e lo fa bofonchiando insulti e lamentele sulla stoffa della t-shirt di Mercedes.

L’idea, deve ammetterlo, di averlo a cena lo terrorizza, nonostante le rassicurazioni di suo fratello.

«’Cedes, io non ce lo voglio quello stasera a casa mia.. » mugugna, alzando lo sguardo e puntandolo in quello scuro della sua amica. Lei ridacchia, dandogli un buffetto leggero sulla guancia; mentre lo consola, lui riposa la testa sulla sua spalla. Sente le sue parole vibrare, se sta in quella posizione. Kurt ricorda che quando era piccolo, adorava accoccolarsi contro sua madre che canticchiava o gli parlava, così: era rilassante, e lui si sentiva al sicuro.

«Eddai, Kurt.. la stai facendo fin troppo tragica. E poi, se posso essere sincera, tuo padre non ha tutti i torti, Blaine non è così terribile come dici. Anzi, guarda che è simpatico! »

Non appena dice quelle parole, alza la testa come scottato. Un’altra che inneggia alla simpatia innegabile di quell’essere. Intanto, non sono loro le sue preferite vittime.

«Mercedes, quel tizionon è simpatico. È una piaga, uno scherzo della natura. È la persona più sadica e crudele che io abbia mai conosciuto, e credimi se ti dico che non potremo mai essere a-- »

Kurt non riesce a finire la parola ‘amici’,che sente qualcosa arrivargli direttamente in testa. E, dall’espressione atterrita di Mercedes, sa già che non è nulla di bello. Con cautela si porta una mano ai capelli: solo tastando quella cosa che gli è arrivata in testa, non ha dubbi di cosa sia. Dalla consistenza e da come è appiccicosa, è sicuro che sia una gomma da masticare. Come non ha problemi ad identificare l’artefice del dispetto–sicuramente non è un giocatore di football, loro sono più da maniere forti e spintoni. Invece, Anderson va a mirare proprio quelli che sa essere i suoi punti deboli–come i capelli, tra l’altro. Ed è proprio lui che, a qualche metro di distanza, sta ghignando col suo gruppetto di amici.

Quando si volta per scoccargli l’occhiata più omicida del suo repertorio, si ritrova ad ammirare il suo sorrisetto sbilenco, quello che gli rivolge sempre quando lo vuole sfidare.

Ammirare, già: il sorriso di Anderson è un qualcosa di micidiale, per quanto è bello.

Purtroppo per Kurt, Blaine non è solo l’individuo più spocchioso, irritante e incomprensibile del mondo, ma anche uno dei ragazzi più belli, affascinanti e brillanti che abbia mai incontrato. Ed è un gran peccato che un così bel corpo appartenga ad una personalità tanto incostante ed idiota –anche se le sue compagne di scuola sono del parere che il suo più grande peccato sia essere gay: se Anderson non avesse il carattere che ha, probabilmente Kurt ci avrebbe fatto un pensierino.

«Anderson»sputa, come se quel nome fosse un insulto. E in effetti –pensa una parte del suo cervello- se qualcuno gli desse dell’‘Anderson’, si sentirebbe parecchio offeso.

Kurt vorrebbe alzarsi e trovare qualcosa di veloce ed efficace per vendicarsi, ma è così demoralizzato, quel giorno, da non aver la forza per farlo. Così, dopo aver tolto il chewing-gum dalla testa, che fortunatamente non ha attaccato ai capelli, con un’espressione altezzosa e un’occhiata truce, Kurt il terzo dito e glielo mostra platealmente.

E l’espressione quasi delusa che riceve in risposta da Blaine è quasi più soddisfacente del suo muso offeso quando si vendica fisicamente.

Poi, Kurt si volta verso Mercedes: «Sì,‘Cedes, hai proprio ragione: è proprio uno spasso, talmente è simpatico»

La sua amica incassa il colpo e sorride, a mo’ di scusa. «Non lo è solo con te, eh..»

«Chissà perché, ma me lo sentivo»dice, con uno sbuffo rassegnato.

Nonostante abbia lo stomaco chiuso dai pensieri cattivi e dalla rabbia, Kurt cerca di concentrarsi nell’infilzare le foglie d’insalata. E si sforza di masticare e mandare giù solo per caparbietà, perché ha perso qualche chilo nell’ultimo periodo, tra test scolastici e decisioni sul proprio futuro, e non vuole diventare pelle e ossa.

E’ ora di pranzo, ma lui vorrebbe solamente essere a casa sotto le coperte, raggomitolato su sé stesso, a piangere per liberarsi da quel peso opprimente che ha sullo stomaco. Non ne può più.

*

Dopo la pausa pranzo, Kurt passa il resto delle ore scolastiche con la mente completamente assente. È ancora di un pessimo umore, e questo si riflette inevitabilmente sulla sua voglia di studiare e prestare attenzione, che in quel momento rasenta lo zero.

Mentre i professori parlano, scarabocchia distrattamente sul blocco degli appunti, e ogni tanto abbozza qualche modello di vestito che vorrebbe confezionare non appena ha tempo, anche se non lo soddisfano più di tanto. Ha la testa altrove, precisamente a quella sera, quando dovrà passare del tempo con Anderson.

Non esagera davvero, quando dice di esserne terrorizzato. Anche solo al pensiero, lo stomaco si attorciglia su sé stesso e si sente mancare. Non lo vuole Blaine a casa sua.

Perché casa sua, per Kurt, è sempre stato un po’ il suo rifugio dalle angherie delle persone, dai pregiudizi e dai problemi: e quella sera, avrà proprio il più grande e rumoroso dei suoi mali proprio tra le sue quattro calde mura.

È proprio il colmo. E, in quel momento, nemmeno le parole rassicuranti e calde di Finn riescono a tirarlo un po’ su.

Che poi, ha riflettuto sulle sue parole, sul suo consiglio di dargli una possibilità, ma ha realizzato che non potrebbe metterlo in fratica nemmeno se volesse. Perché sono in due ad odiarsi, e anche se lui gettasse a terra l’ascia di guerra, Blaine potrebbe non farlo e colpirlo a tradimento. E non può permettere che succeda, non è da lui arrendersi. Non ha intenzione di farlo, specialmente per quell’ameba di Anderson.

Quello stupido, inutile,fastidiosoessere che si diverte a rovinargli l’esistenz-crack.

Kurt rimane qualche secondo a fissare la punta rotta della sua matita, che ha appena macchiato l’unico schizzo decente di vestito che è riuscito a disegnare quella mattina. E l’unico pensiero che gli viene in mente è che, anche quando non fa nulla di concreto, Blaine Anderson riesce sempre e comunque a indispettirlo.

Senza temperino e un briciolo di pazienza, Kurt si lascia scivolare lentamente sotto al tavolo, fissando perso il soffitto dell’aula.

I venti minuti rimanenti dell’ultima ora sembrano durare secoli, e quando suona la campanella, il suo trillo giunge musicale quanto la voce di Idina Menzel, alle orecchie di Kurt.

Si alza e riempie la tracolla con i libri più per inerzia che per reale voglia, poi si trascina all’armadietto. E lì, ci trova Rachel, che, non appena lo vede, lo abbraccia forte.

Kurt non la vede da tutta la mattina, e gli dispiace tanto non solo perché le è mancata, ma anche perché è lui ad averla evitata. Non perché non la volesse tra i piedi–no, certo, la presenza di Rachel è sempre ben voluta da lui e le vuole un mondo di bene: praticamente, sentiva Rachel alla stregua di una sorella anche prima che Liz e Burt cominciassero a frequentarsi.

È solo che a volte –come quella mattina- i geni in comune tra la sua migliore amica e Anderson lo mettono un po’in difficoltà: non se l’è sentita di andare da lei, non con il muso che aveva, sapendo quanto lei sia entusiasta della cena.

E poi non vuole vedere Rachel star male quando lui e Blaine litigano.

Sia lui che Anderson si rendono conto che la mettono in una brutta posizione, ogni volta che si scontrano, ma non lo fanno apposta. È più forte di loro litigare e farsi i dispetti, più forte anche dell’affetto che provano per lei.

«Sei pronto per stasera? » A discapito di ciò che pensava –Kurt era convinto che Rachel gli avrebbe fatto quella domanda con l’entusiasmo a mille- la sua amica gli rivolge un sorrisetto incerto, e usa un tono cauto nel parlare.

Il suo cuore gli si stringe un po’, e vorrebbe riabbracciarla ancora e ancora, solo per calmarsi. Ma si limita a ricambiare il sorriso e a scrollare le spalle.«Sono intenzionato a non soccombere»

Rachel ridacchia, ma lo fa nervosamente.«E’ solo una cena, Kurt. E saremo troppo impegnati a parlare per pensare a stupidi rancori. Mio fratello non ti guarderà nemmeno in faccia».

Kurt fa una smorfia. «Lo spero vivamente»

L’ultima cosa che vuole è vedersela contro l’Hobbit –soprannome adorabilecon cui Rachel chiama suo fratello, ma che per Kurt ha assunto un valore prettamente negativo.

La mora alza gli occhi al cielo, ora ridacchiando divertita. Mentre si dirigono verso l’uscita, lei lo prende sottobraccio. È un gesto quasi automatico, quando sono insieme, girare a braccetto. «Allora, tesoro. Parliamo di cose importanti: cos’è che mi devo mettere stasera? »

Mentre lui e Rachel chiacchierano di vestiti, per Kurt è impossibile non pensare a quanto adori sinceramente quella ragazza. È riuscita con due parole a tirargli su il morale, eppure quella mattina ha evitato proprio lei per paura di abbattersi ancor di più. È stato proprio sciocco da parte sua, si ritrova a pensare.

«Quindi, a dopo!» esclama Rachel con un sorriso più sereno, sporgendosi per lasciargli un bacio sulla guancia.«E stai allegro! »

Kurt ridacchia. «Va bene, va bene. A dopo!»

Grazie alla chiacchierata con Rachel, Kurt sale in macchina con l’umore un po’risollevato e una nuova minima sperzanza da alimentare in quelle due ore di attesa e preparazione.

Quando arriva a casa, suo padre e Finn sono già lì. Burt ha indossato la camicia elegante, con enorme sorpresa di Kurt, mentre Finn non si è sforzato molto nel vestire, ma almeno ha dato una dignità ai suoi capelli.

«Allora? Approvi? » domanda suo padre, facendo un giro su se stesso allargando le braccia.

Kurt sorride compiaciuto, mentre si avvicina a lui. «Molto sopreso, devo dire. Stai benissimo papà. Solo..»Gli dà una sistemata alla cravatta e gli ruba il berretto dalla testa, con uno sbuffo di protesta Burt.

«Il berretto non posso tenerlo?» si lamenta suo padre, incrociando le braccia al petto. Kurt lo fissa, scandalizzato e basito. «Scherzi, vero? Cioè, sei vestito elegante e vuoi tenere il berretto? »

Suo padre scrolla le spalle, imbronciato.«L’intenzione era quella»

«Mi dispiace, ma te lo impedisco. È anti-estetico» decreta Kurt, avviandosi alle scale per prepararsi a sua volta. Prima di sparire oltre la rampa si blocca e dà l’ennesima occhiata a suo fratello.

«Certo che potevi sprecarti un po’ di più Finn! »

«Disse quello che vorrebbe suicidarsi piuttosto che partecipare alla cena! »ribatte l’interessato, assumento la stessa posa di Burt, con braccia incrociate e cipiglio in viso.

Kurt ridacchia per la stoccata.«Touché»fa, alzando le braccia in segno di resa,«Comunque non è che non voglio partecipare..solo non vorrei ci fosse Blaine. Quel ragazzo è la mia rovina!»

«Fila a lavarti, Kurt» Quello di suo padre è un modo implicito e scherzoso per mandarlo a quel paese, Kurt lo sa. Un sorrisetto gli minaccia di spuntargli in faccia, così si volta e prosegue le scale fino al piano di sopra.

Impiega un’ora intera per prepararsi bene, decidendo con cura il look e dedicandosi all’idratazione della sua pelle. Una volta pronto, la sua meta diventa immediatamente la cucina, dove comincia a preparare la cena.

Mentre lui spadella, ordina a Finn e a Burt di dargli una mano ad apparecchiare, come dei bravi massai.

Intanto che loro gli ronzano intorno come anime in pena, le mani che sorreggono piatti e stoviglie, Kurt si ritrova a pensare che dopo la morte della loro mamma, se non ci fosse stato lui con un’innata dote culinaria, probabilmente sarebbero finiti a mangiare cibo spazzatura di fast food a colazione, pranzo e cena. Oppure, semplicemente, sarebbero morti di fame.

Quando Liz suona alla porta, la tavola è pronta, e con lei la cena. Kurt si toglie il grembiule e si sposta nel salotto per salutare la compagna di suo padre e Rachel. Come a scuola, non degna di un’occhiata Anderson, e si perde in chiacchiere con Liz e la sua migliore amica. Intanto, Burt, Finn e Blaine iniziano una conversazione sul football che prosegue anche mentre sono a tavola.

Come Rachel aveva detto, la cena passa liscia come l’olio. Si era fatto decisamente troppi patemi su come avrebbe fatto a sopportare Blaine, ma era ovvio che poi, lì, non si sarebbero nemmeno sfiorati con lo sguardo.

E mentre lo realizza, un sorriso più tranquillo gli si allarga sul viso. Almeno, fino a quando, involontariamente, non nota che Anderson lo sta osservando.

Non fissando male, solo..guardando. Quasi con una silenziosa curiosità.

Kurt si sente immediatamente sopraffarre dall’imbarazzo, ed è sicuro che le sue guance siano arrossite. Scuote la testa e cerca di fare attenzione alle parole di Liz, che sembra stia per dire qualcosa d’importante.

Afferra la mano di Burt sopra il tavolo, e i due si osservano per qualche istante negli occhi, come a leggersi nella mente.

«Come vi abbiamo detto, ci siamo riuniti tutti insieme oggi perché volevamo parlarvi di una cosa importante»dice la donna, portando lo sguardo su tutti loro, in particolare su Blaine e Rachel.«Insomma, sapete bene che io e Burt ci frequentiamo ormai da due anni ed è una cosa seria.. »

«Abbiamo deciso di andare a vivere insieme»

*

*AngolettoAutrice*

Ok. Io non so cosa mi è preso, per portarmi a scrivere una storia del genere. Ero lì, che non avevo niente da fare e stavo ascoltando 4 minutes cantata da Chris e Amber, e tac!, un attimo dopo ero al computer, illuminata d'immenso, che scrivevo la fanfiction, guidata da una forza sconosciuta e misteriosa chiamata ispirazione.
Perciò, io non sono colpevole, seriamente, di ciò che avrete letto. La storia si è scritta da sola, eh. Se fa schifo, e potete dirmelo con sincerità-anzi, prego che me lo diciate se non vi è piaciuta, almeno la tolgo-sappiate che non è colpa mia.

Insomma, non so. Non so perché l'idea di Kurt e Blaine che battibeccano m'ispiri tanto. Ma ce lo vedo troppo, il loro amore sbocciare così, con un'esplosione, una supernova, appunto.
Non so se a voi potrebbe piacere. Però io avevo voglia di scrivere qualcosa di diverso -non so se qualcuno abbia mai scritto una storia con questa tematica in questo fandom. Ma, ecco, quel che ne è uscito è questo. E prego con tutto il cuore che a qualcuno possa interessare, e se quel qualcuno c'è, mi piacerebbe sapere ciò che ne pensa.
Grazie per aver letto fin qui,
un bacio.
Gio.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Soul Sister