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Autore: adamantina    30/06/2012    7 recensioni
“Nel momento in cui il sacerdote dichiarò Jean Marc de Ponthieu e Isabeau de Montmayeur ufficialmente sposati, Daniel colse lo sguardo assolutamente adorante, perdutamente innamorato, che Ian e la sua novella sposa si scambiarono.
Fu allora che seppe di aver perso Ian per sempre.”
[Prima classificata al contest "Let's crack Ceci!" di kaze_to_rai]
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Daniel Freeland, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nick Autore (EFP e Forum): adamantina

Pairing/Personaggio: Ian/Daniel, Ian/Isabeau

Titolo: Faceva ancora male

Rating: Giallo

Generi: Drammatico, Malinconico

Avvertimenti: Double Drabble, Raccolta, Het, Slash

Introduzione: “
Nel momento in cui il sacerdote dichiarò Jean Marc de Ponthieu e Isabeau de Montmayeur ufficialmente sposati, Daniel colse lo sguardo assolutamente adorante, perdutamente innamorato, che Ian e la sua novella sposa si scambiarono.

Fu allora che seppe di aver perso Ian per sempre.”

NdA (facoltative): Si tratta di una raccolta di quattro double drabble, tutte ambientate nel corso del primo romanzo. La prima (209 parole) si svolge durante la fustigazione di Ian, la seconda (210 parole) durante la sua notte di veglia prima dell'investitura a cavaliere, la terza (204 parole) durante il suo matrimonio con Isabeau e la quarta (210 parole) nei primi giorni dopo il suo ritorno al futuro. Nonostante dalle note non sembri, è Daniel-centric.

Ho tentato un mix tra due tipi diversi di amore, quello propriamente detto e l'amicizia.

Buona lettura!

 

 

PRIMA CLASSIFICATA AL CONTEST "LET'S CRACK CECI!" DI KAZE_TO_RAI E TERZA AL CONTEST "L'AMORE IN TUTTE LE SUE FORME" DI KRIXI19


FACEVA ANCORA MALE



1. GHIACCIO

 

Daniel aveva sempre pensato che il dolore fosse caldo, bruciante, come fuoco liquido che scorre nelle vene e le incendia, spietato; ma in quel momento si ritrovò a pensare che, dopotutto, il dolore invece era freddo.

I soldati legarono i polsi di Ian alla staccionata in legno, e il sangue di Daniel gli defluì dal viso, lasciandolo pallido come uno spettro.

Uno degli inglesi srotolò la frusta in un gesto lento, misurato, carico di minaccia, e il vento schiaffeggiò Daniel, facendogli rizzare i peli sulle braccia.

L'aria tremò quando la frusta colpì Ian per la prima volta, strappandogli un grido, e il ghiaccio si fece lentamente strada nelle vene di Daniel, congelandolo, immobilizzandolo sul posto, impedendogli di intervenire.

Il secondo colpo giunse troppo in fretta e Ian non gridò, ancora senza fiato, ma Daniel vide le sue mani aggrapparsi al legno e il ghiacciò gli annebbiò la mente.

Le frustate continuarono implacabili, anche dopo la decima, ma le urla cessarono, portate via dal vento. Daniel desiderò che l'aria gelida accompagnasse Ian lontano da quel luogo tremendo.

La tortura proseguì, e Daniel rimase fermo, impotente, inondato dall'atroce consapevolezza che quelle urla avrebbero dovuto essere le sue, quella la sua condanna. Eppure non intervenne.

Il ghiaccio gli aveva congelato il cuore.

 

 

2. VEGLIA

 

Daniel esitò prima di spingere la massiccia porta in legno della cappella. Quando fu dentro, diede tempo ai propri occhi di adattarsi alla luminosità soffusa.

Ian era inginocchiato su un cuscino purpureo di fronte all'altare, la testa china, immobile.

-Scusa se interrompo la tua veglia- disse Daniel a bassa voce, spezzando il silenzio.

Ian sussultò.

-Non ti avevo sentito entrare- si giustificò con un debole sorriso.

-Allora, ti senti pronto?

-Per nulla.

Ian si alzò in piedi con una smorfia, le articolazioni doloranti.

-Vedrai che andrà benissimo. Nessuno merita questo più di te- affermò Daniel con convinzione, raggiungendo l'amico.

I loro occhi si incrociarono. Nella mente di Daniel sfrecciarono ricordi di una vita passata, prima del Medioevo, prima di Hyperversum.

Ricordò due amici -quasi fratelli- che, quasi per errore, si ritrovavano avvinghiati, labbra contro labbra, le mani aggrappate al corpo dell'altro, trascinati da una corrente che non potevano combattere.

Ricordò i pomeriggi di studio, le risate, le notti trascorse a soffocare ogni ansito per timore di farsi scoprire.

Daniel faticava a riconoscere nell'uomo di fronte a lui l'amico-forse-amante di un tempo, eppure vedeva la stessa scintilla nei suoi occhi.

Le loro labbra si incontrarono di nuovo, ritrovando un punto fermo in quel mondo diverso e inospitale nel quale erano capitati.

 

3. MATRIMONIO

 

Daniel pensava che esistessero diverse forme d'amore.

C'era l'amore della famiglia, quello degli amici e quello passionale. Tuttavia essi erano raggruppati sotto uno stesso nome, un nome che presupponeva affetto, aiuto reciproco e spirito di sacrificio.

Era facile che due tipi di amore si confondessero. Lui, progressivamente, era divenuto incapace di distinguere se ciò che provava era amicizia o amore.

Eppure, a quanto pareva, Ian ne era stato perfettamente in grado. Le sue mani erano intrecciate a quelle di Isabeau, i loro occhi allacciati in un legame stretto che non lasciava spazio a nient'altro -a nessun altro.

Il sacerdote pronunciò le formule del rito in latino, lingua che Daniel non capiva; eppure comprese alla perfezione l'equivalente moderno delle parole pronunciate con voce ferma da Ian.

Lo voglio.

Mentre Isabeau ripeteva lo stesso, a Danien parve di sentire il rumore del proprio cuore che si sgretolava.

Nel momento in cui il sacerdote dichiarò Jean Marc de Ponthieu e Isabeau de Montmayeur ufficialmente sposati, Daniel colse lo sguardo assolutamente adorante, perdutamente innamorato, che Ian e la sua novella sposa si scambiarono.

Fu allora che seppe di aver perso Ian per sempre, e anche che quello che provava era amore, perchè solo l'amore poteva provocare tanto dolore.

 

4. CONFORTO

 

Daniel sospirò nel notare la lama sottile di luce sotto alla porta. Sapeva di cosa si trattava: del computer acceso. Sapeva anche, senza bisogno di vederlo, su quale schermata fosse impostato.

Hyperversum.

Erano passati diversi giorni dal brusco ritorno al loro tempo. Ian era stato dimesso da poco dall'ospedale, sul ventre una cicatrice in più, che andava ad aggiungersi a quelle che già gli sfregiavano la schiena.

Daniel si sentiva in colpa.

Era inevitabile: sapeva di aver consapevolmente portato via il suo migliore amico dalla vita che si era scelto, dalla donna che amava, da Jean Marc de Ponthieu, il Falco d'Argento.

Aprì la porta con cautela e lo raggiunse, notando le sue spalle curve, come piegate da un peso insostenibile.

Daniel gli posò una mano sulla spalla. Non disse nulla: non ce n'era bisogno.

Un tempo avrebbe cercato di alleviare il suo dolore nel modo che gli era familiare: con carezze, baci, parole sussurrate tra i sospiri. Daniel sapeva che quel tempo era passato, e che il suo ruolo doveva restare quello dell'amico.

Ian chiuse gli occhi per un istante, quindi spense lo schermo del computer.

Daniel gli scompigliò affettuosamente i capelli, poi uscì, lasciandolo solo. Bastava quello per comportarsi da amico. Eppure il suo cuore faceva ancora male.

   
 
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