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Autore: piperina    30/06/2012    3 recensioni
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I suoi vestiti erano macchiati di sangue, così come il tavolo e il pavimento. Sembrava che qualcuno lo avesse aggredito. Le labbra, il mento, il collo, le mani… era tutto coperto di rosso.
[...]
“Potresti scappare.”
“Potrei, è vero.” Confermò la vampira. “Ma devo tornare da Klaus. Non credo che tu riesca a capirlo… o forse sì, ma non ho tutta l’eternità per spiegarti queste cose.”
[...]
“Katerina…”
C’era qualcosa di inquietante nel modo in cui Klaus pronunciava il suo nome.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Klaus, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Vampire Stories'
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*Only Act*

– A Kiss Goodnight –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I suoi vestiti erano macchiati di sangue, così come il tavolo e il pavimento. Sembrava che qualcuno lo avesse aggredito. Le labbra, il mento, il collo, le mani… era tutto coperto di rosso.

Katherine osservava Stefan bere molto più sangue di quanto il suo corpo – e la sua psiche – potesse sopportare: non le piaceva RipperStefan, quel ruolo non era destinato a lui, nonostante la follia dello squartatore fosse sempre stata presente nel suo animo.

Lei poteva essere crudele. Damon poteva impazzire e compiere una follia dietro l’altra. Klaus poteva infilare la mano nel petto delle persone e strapparne il cuore senza battere ciglio.

Ma Stefan… lui no, non era fatto per quella vita, per tutta quella crudeltà.

“Basta così…” ansimò il vampiro. “Dammi la cura per salvare mio fratello. Farò tutto ciò che vuoi, ma ora basta.”

Klaus gli rivolse uno sguardo enigmatico e un sorrisetto appena accennato. Pochi istanti dopo si alzò con la boccettina di sangue in mano e si avvicinò a Katherine. Lei sussultò appena quando lui le sfiorò una guancia con la mano libera.

“Katerina…” il modo in cui pronunciava il suo nome umano la faceva sempre rabbrividire. “Voglio che porti questo a Damon.”

Stefan sgranò gli occhi: aveva un brutto, anzi, un pessimo presentimento.

“Vuoi che me ne vada?” sussurrò la vampira, e il sorriso enigmatico di Klaus marcò il suo viso, facendole capire che lui sapeva della verbena.

“No!” esclamò Stefan. “Non glielo porterà mai!”

L’ibrido, però, sembrò non badare affatto a quelle parole.

“Voglio che porti questo a Damon,” ripeté “e che torni subito qui. Ho ancora una cosa da fare con te.”

Katherine corse subito via dall’appartamento di Alaric e, prima che fosse troppo lontana, sentì distintamente il ringhio furioso e terrorizzato di Stefan. Ciò la offese, in realtà: Stefan credeva davvero che lei avrebbe lasciato morire Damon, avendo la possibilità di salvarlo?

 

 

 

 

 

“Grazie…”

“Non vorrei disturbare, ma dovreste ringraziare me.”

Elena scattò in piedi, Damon posò gli occhi sulla vampira, anche se non riusciva a metterla a fuoco.
“Katherine…?” mormorò, sorpreso.

“Sono quella che ha portato la cura.” Mostrò la boccetta contenente il sangue di Klaus, poi si avvicinò al letto e si accomodò accanto a Damon.

“Perché sei… qui…?”

“Perché non sono quella che credete tutti.” Un orecchio attento avrebbe avvertito la punta di risentimento nella sua voce. “Avevo un debito da onorare.”

Versò il sangue miracoloso tra le labbra del vampiro, poi richiuse a boccetta e la lanciò ad Elena, che la prese al volo.

“Dov’è Stefan?” chiese la ragazza. Prevedibile, pensò Katherine.

“Con Klaus. Dal quale devo tornare, tra l’altro.”

L’espressione di Elena era davvero divertente.

“Il sangue di Klaus cura il morso di un licantropo.” Spiegò con aria annoiata. “Stefan ha barattato se stesso, la sua vita, e te” indicò la ragazza con un dito “per salvare la vita di suo fratello.”

Un sorriso malizioso si dipinse sul suo viso alla reazione sorpresa e sconvolta dei due amanti.

“E adesso, se permettete, devo andare.”

“Potresti scappare.”

Damon si era sforzato di mettersi seduto sul materasso, ed Elena gli era corsa accanto per sorreggerlo.

“Potrei, è vero.” Confermò la vampira. “Ma devo tornare da Klaus. Non credo che tu riesca a capirlo… o forse sì, ma non ho tutta l’eternità per spiegarti queste cose.

Mosse qualche passo verso la porta, poi si fermò, come se si fosse appena ricordata di qualcosa, e si voltò a guardare Elena.

“Va bene amarli entrambi. Io l’ho fatto.”

 

 

 

 

 

La porta dell’appartamento di Alaric non era del tutto chiusa e un debole fascio di luce illuminava il pianerottolo. Katherine entrò lentamente: non sapeva cosa aspettarsi, c’era troppo silenzio, e questo l’allarmò.

“Katerina…”

C’era qualcosa di inquietante nel modo in cui Klaus pronunciava il suo nome.

La vampira si allontanò da lui con uno scatto rapido e si voltò per fronteggiarlo. “Dov’è Stefan?”

“Al sicuro. E sorvegliato.”

Lo osservò attentamente, ma non riuscì a decifrare la sua espressione: una strana luce animava gli occhi dell’ibrido, e Katherine pensò di capire cosa fosse.

 

Voleva ucciderla.

 

Ecco perché le aveva chiesto di tornare e aveva allontanato Stefan. Se però, come era quasi sicura lei, Klaus sapeva della verbena, perché permetterle di andare via? Non aveva alcuna garanzia che sarebbe davvero tornata.

Non ci fu tempo per formulare altri pensieri: Klaus spinse Katherine contro la parete e le strinse una mano intorno alla gola. Lei boccheggiò e tentò di liberarsi, ma inutilmente.

Solo quando la vampira sembrò aver sofferto abbastanza, lui decise di allentare la presa, senza però spostare la mano, come se fosse un avvertimento.

“Mi ucciderai?” chiese lei poco dopo.

“Perché sei tornata?”

Katherine non capì subito quella domanda, ma decise di rispondere in fretta: Klaus sembrava fin troppo su di giri quella sera, l’ultima cosa che voleva era irritarlo e dover subire poi la sua furia.

“Era ciò che volevi. Me l’avevi ordinato, ed eccomi qua.”

Fingere di non avere verbena in corpo era la cosa migliore in quel momento, quindi decise di proseguire su quella strada, sperando che fosse anche quella giusta.

“Sono indeciso” disse Klaus dopo qualche istante di silenzio. “Potrei ucciderti ora. Oppure potrei rinchiuderti da qualche parte e lasciare che ti disidrati col tempo.

Disidratarsi non era affatto una bella esperienza, lei l’aveva già vissuta e non moriva dalla voglia di ripeterla.

“Prenditi tutto il tempo che ti serve per decidere, io aspetto.”

Quel tentativo di smorzare la tensione sembrò funzionare, perché Klaus spostò la mano dal collo alla spalla della vampira.

Poi, all’improvviso, si chinò su di lei e la vicinanza dei loro visi le fece intuire quali fossero le sue intenzioni.

“No!”

L’esclamazione di Katherine fu accompagnata da una forte spinta sul petto dell’ibrido.

“Cosa… che cavolo stavi facendo?!

Sembrava sconvolta. Era sconvolta. Cercò di realizzare quello che era successo – e che stava per succedere – e un brivido intenso le corse lungo la schiena.

“Non te lo permetto. Questo non puoi farlo” disse in tono serio e minaccioso: sì, stava davvero sfidando Klaus, che probabilmente l’avrebbe uccisa entro pochi secondi a causa di quella reazione.

“Vorresti negare di averlo desiderato?” rispose lui in quello che sembrava un ringhio. “Sai meglio di me che sarebbe davvero ridicolo farlo.”

Lei scosse la testa e strinse i pugni “Non ho intenzione di negare.” Fissò l’ibrido negli occhi, fiera e determinata. “C’è stato un tempo in cui ti avrei concesso qualsiasi cosa.”

Ho ragione di credere che quel tempo sia sopravvissuto fino ad ora.”

Quando lui fece un passo avanti, lei ne fece uno indietro e gli lanciò uno sguardo furioso “Non puoi vantare più alcun diritto su di me, Klaus!” esclamò allora. “Mi avresti dissanguata per un problema che riguardava solo te, sono diventata vampira per sfuggirti e ho continuato a scappare per cinquecento anni. Hai idea di quanto sia difficile e stremante nascondersi da un pazzo per cinquecento anni?

Sembrava che in lei si fosse rotto qualcosa. O che i pezzi fossero tornati al proprio posto.

“Mi hai reso la vita impossibile sia da umana che da vampira, si può sapere cosa vuoi ancora da me? Sei un ibrido adesso, hai ottenuto ciò che hai bramato per mille anni. Cosa ti manca?

Inaspettatamente, Klaus diede un pugno così forte alla parte che tante piccole crepe si formarono al di sopra della spalla di Katherine. Quel gesto la spaventò molto, tuttavia non volle permettere che la intimorisse al punto da tacere.

C’erano cose che non aveva mai detto, sentimenti celati in fondo al suo cuore, battaglie combattute con la sua mente e i ricordi della lunga vita che non aveva realmente vissuto.

“Credevo che volessi il bacio della buonanotte.”

Quella frase era così carica di significati – espliciti e non – che Katherine non si accorse di aver trattenuto il respiro per un intero minuto.

Una lacrima sfuggì al suo controllo, scese lungo la guancia e le morì sul mento “Non ho mai ricevuto quel bacio.”

I ricordi legati a quella frase riemersero prepotentemente in lei, tanto che Klaus sembrò confuso a causa del susseguirsi di emozioni diverse sul viso della vampira.

 

Sorpresa – per essersi fatta cogliere impreparata.

Confusione – per i sentimenti che le agitavano il cuore.

Rabbia – per la lotta che stava perdendo con se stessa.

 

“Ho aspettato quel bacio per mesi, così come ho aspettato te.”

La sua voce sembrava controllata, ma Klaus percepì qualcosa di diverso in essa, in lei. Senza preavviso, Katherine lo spinse con forza lontano da sé e non cercò più di trattenere le lacrime.

Aveva bisogno di versarle.

“Mi coprivi di regali, ma io non li volevo!” alzò la voce in uno scatto rabbioso e avanzò verso l’ibrido. “Non mi interessavano gli abiti fatti apposta per me né i gioielli che trovavo sempre sul cuscino ogni volta che non mantenevi una promessa… e di promesse ne hai mantenute davvero poche.”

Klaus non poté evitare alla sua memoria di scavare nel passato, cercare e analizzare il periodo vissuto con Katerina, le frasi enigmatiche con cui la confondeva, i regali che commissionava a sarti e orafi e le feste organizzate per tenerla occupata quando lui non c’era.

“Volevo una sola cosa da te. Non l’ho avuta. Adesso sono io a non volerla, di certo non così, non da questo te, e nessuno ti dà il diritto di continuare a giocare in questo modo con me!

L’umanità repressa della vampira batteva così forte contro il suo cuore da farle fisicamente male. Decise di non ignorarla. Non ne poteva più di mostrare solo il lato cinico ed egoista di sé, perché comunque non era di alcuna utilità: i sentimenti tornano sempre.

Si sentiva così provata da quella discussione – e lo sfogo della propria anima – da non voler neanche più vedere il volto di Klaus: lo sorpassò e si diresse verso la porta, ma accadde qualcosa di imprevisto.

Klaus le afferrò un braccio , la fece voltare verso di sé e, senza attendere altro, la baciò.

Dapprima Katherine non si rese davvero conto di ciò che stava succedendo, soprattutto perché non si era aspettata dolcezza da lui: quel bacio era dolce, per nulla forzato. Klaus la stringeva a sé, ma senza farle male.

Sembrava un abbraccio possessivo.

 

Quel bacio uccise Katherine Pierce e diede nuova vita a Katerina Petrova.

 

Lei non si mosse, perché non ne aveva la forza. Rimase immobile, intrappolata nell’abbraccio di Klaus, vittima di quel bacio che rendeva entrambi umani.

Lui, per aver deciso di darlo.

Lei, per non aver opposto resistenza.

Quando la magia finì, e il bacio con essa, nessuno dei due disse niente.

L’intenzione iniziale di Klaus, quella sera, era di mettere alla prova Katerina e spaventarla. Baciarla non era previsto, era stata un’azione dettata da un momento in cui aveva pensato di ucciderla davvero, o di andarci molto vicino.

“Mi hai appena dato ragione, Katerina” sussurrò lui sulle sue labbra. “Il tempo per te non è passato.”

Lei inclinò la testa e mostrò un sorriso enigmatico “Ne è passato anche troppo.”

Poi, con la velocità di vampira, abbandonò l’appartamento di Alaric, e Klaus con esso… almeno fino a quando non avrebbe deciso di tornare in circolazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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