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Autore: Seiht    30/06/2012    2 recensioni
E questa era la loro magia.
Una magia lunga il tempo di una notte, nascosta da tutto e da tutti.
Ma non andava bene. Per due amanti, le cose non vanno mai bene.
« Fidati di me ».

-
Harry Potter ha dovuto prendere così tante scelte, nella sua vita, che gli sembra semplice affrontare quelle che il suo cuore gli impone.
Imparerà che non è così, che per la scelta giusta bisogna perdere qualcosa, forse tutto.
Imparerà che, per essere felici, non si può rimanere fermi a guardare.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'The Praise of Harmony'
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Con Silenced by the night dei Keane.


But you and I, we’ll gonna rise again
 
« Perché non andiamo bene? »
Tirava un venticello leggero da fuori e la notte cadeva cupa e silenziosa su di loro quando la sentì mormorare quelle parole.
Le loro gambe erano ancora attorcigliate tra le lenzuola e piccoli respiri affannati riempivano la stanza.
« Perché deve essere tutto un segreto? »
Harry Potter e Hermione Granger guardavano entrambi il soffitto della stanza con sguardo assente.
Non ricordavano nemmeno loro come fossero finiti così.
Forse era destino, forse no.
Forse era soltanto colpa dello strano susseguirsi degli eventi, che aveva  portato ad un’Hermione single e ad un Harry stanco della sua storia d’amore.
Forse, forse, forse.
Harry Potter e Hermione Granger erano sdraiati sullo stesso letto con le mani intrecciate tra di loro.
« Io te l’ho detto » mormorò Harry, piano. « Mi serve tempo ».
Il ragazzo si voltò per cercare il suo viso, e la vide chiudere gli occhi.
« Tempo. Tempo, tempo, tempo. Non ti pare di averne avuto abbastanza? »
Lui si appoggiò con un gomito al materasso e si sporse sopra di lei.
« Hermione, io ti amo. Fidati di me ».
Posò piano le labbra sulle sue e la sentì sospirare piano.
E questa era la loro magia.
Una magia lunga il tempo di una notte, nascosta da tutto e da tutti.
Ma non andava bene. Per due amanti, le cose non vanno mai bene.
Fidati di me.
 

*

 
Appena sentì la porta sbattere capì che era lei.
Aspettava di sentire i suoi passi per le scale prima di alzarsi e di andarle incontro, ma non ce ne fu bisogno.
Hermione si Materializzò direttamente nella sua camera, senza bussare o chiedere il permesso di entrare.
Hermione si Materializzò nella camera di Harry Potter e, senza dire una parola, gli lanciò contro una busta color avorio, macchiata di inchiostro rosso dove le lettere formavano parole scritte con una calligrafia gentile.
Hermione si Materializzò nella camera di Harry con le guance rigate da lacrime amare e si Smaterializzò così come era venuta.
Lui abbassò il capo per guardare la busta caduta per terra.
Da quella spuntava fuori un altro biglietto color avorio le cui sole parole leggibili erano “al matrimonio di Harry James Potter e Ginevra Lucrezia Weasley presso La Tana”.
Si prese la testa tra le mani.
Sto sbagliando tutto.
 

*

 
Harry Potter correva.
Correva come se ci fosse Lord Voldemort in persona ad inseguirlo.
Perché non Smaterializzarsi?
No, per lei era disposto a sopportare qualsiasi fatica.
I passanti che urtava durante il suo passaggio gli riservarono secchiate d’odio dai loro occhi, ma lui non se ne curava.
Harry Potter correva.
Correva senza far caso a cosa accadesse attorno a lui, ma tenendo d’occhio soltanto la sua meta e i fiori che teneva nella mano sinistra.
Si era detto di aver fatto poche cose davvero giuste, nella sua vita.
E non poteva,non poteva, lasciar andare questa.
Si fermò al numero 22 di Wallaby Street e suonò al campanello più volte.
Si guardò un po’ intorno prima che il suo sguardo ricadesse sulla sua mano destra dove, all’anulare, spiccava ancora quella fedina lucida e importante, con addosso il valore di un matrimonio andato in fumo.
Posò il mazzo di margherite per terra, non rose, margherite, le rose erano troppo scontate, e lei non era una persona scontata né da stupidi cliché.
Posò il mazzo di margherite per terra e sfilò l’anello dal dito.
Stette un po’ a guardarlo, sul palmo della mano.
Poi chiuse gli occhi, si voltò verso destra e lo lanciò. Non voleva sapere dove sarebbe finito, non voleva saperne più nulla.
Aprì gli occhi.
Era libero.
Le lacrime di Ginny erano ancora fastidiose, nel suo ricordo, ma mai, mai dolorose come quelle di Hermione.
Aveva scelto, aveva capito cosa voleva veramente.
Suonò al campanello di nuovo, e gli sembrava strano che nessuno fosse ancora venuto ad aprire.
Fece per bussare alla porta, e la ritrovò già aperta.
Entrò, entrò e vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere.
Entrò, entrò e il mazzo di fiori che aveva minuziosamente riaccolto tra le sue braccia cadde a terra con un tonfo sordo.
La casa era vuota.
Completamente.
Salì le scale e cercò nelle stanze se ci fosse anche solo una parvenza di vita, una traccia a dimostrare che lei era ancora lì.
Nulla. Niente di niente.
Tornò in salone.
Se n’era andata.
Se n’era andata e l’aveva lasciato solo, l’aveva lasciato solo.
Sentì le ginocchia toccare la moquette in pochi secondi.
Era solo.
Cosa avrebbe fatto, oh, cosa avrebbe fatto senza di lei?
Cosa?
Non seppe per quanto rimase in ginocchio a fissare le pareti spoglie, a lui sembrò un’eternità.
Quando vide il sole scomparire tra i tetti delle case di Londra decise che forse era meglio andare, tornare a Grimmauld Place.
Era appena calato il sole, quando la vide entrare dalla porta d’ingresso.
I capelli erano legati in una coda distratta e le maniche del suo maglione azzurro erano rimboccate lungo le braccia. Aveva l’aria stanca, di qualcuno che aveva fatto un sacco di cose in poco tempo.
Era Hermione.
Si alzò dalla moquette e le andò incontro, quasi fosse un miraggio.
« Cosa ci fai tu qui? » lo accolse lei con voce fredda, ma Harry aveva altro da dire.
« Perdonami. E lo so che le mie scuse non servono a nulla, lo so. Ma io ti amo, e non posso immaginare di amare qualcuno più di quanto io ami te. Ho lasciato Ginevra. L’ho lasciata perché ho capito che sei tu l’unica che voglio e vorrò sempre. E ti prego di perdonarmi, perché senza il tuo perdono io non riuscirei ad andare avanti ».
Lui la sentì respirare piano.
Quando alzò lo sguardo notò che stava fissando il mazzo di margherite ammaccato sul pavimento.
Poi disse: « Mi sono trasferita dai miei genitori. In Australia. Perché volevo dimenticare ».
« Ti prego » disse Harry, come se da queste parole dipendesse la sua intera esistenza ed, effettivamente, era così.
« Ma » continuò lei. « Sono tornata, questa sera, soltanto per vedere se eri qui, se magari ti era venuto in mente che non vedevi la tua vecchia amante da un po’, perché magari ti… mancavo ».
« Tu mi manchi. Continuamente ».
La ragazza guardò in basso, ed Harry poté giurare che vi fossero piccole lacrime sulle sue guance.
Si avvicinò a lei e la abbraccio, la abbracciò e si sentì al sicuro, e sperò che lei si sentisse come lui.
La abbracciò e sentì sussurrare in un orecchio: « Mi fido di te ».
Pensò a Ginny e alle sue lacrime cariche di delusione e disperazione, pensò a tutto il tempo che aveva trascorso con lei, pensò a tutto ciò che aveva fatto per lei.
Strinse Hermione ancora più forte.
Era così che doveva andare.
E andava tutto benissimo.
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Devo ammettere che è una fanfiction davvero strana.
Non capisco bene il perché nemmeno io, ma... boh, mi pare davvero, davvero strana.
Vi avevo detto che non vi avrei abbandonato, comunque, per questo, purtroppo per voi, eccomi tornata!
La storia è divisa in tre parti distinte, come potete notare, e racconta la storia di due Harry e Hermione "felicemente" amanti.
Sì, esattamente.
L'avevo detto che era piuttosto strana, dopotutto. 
La canzone "Silenced by the night", la, per così dire, colonna sonora di questa fanfiction è una canzone che ho scoperto piuttosto recentemente, e me ne sono davvero innamorata.
Consiglio di ascoltarla, ne vale la pena.
Stavolta questa sottospecie di storia la dedico a voi, voi che mi leggete.
Grazie, davvero, senza di voi non penso scriverei ancora.
Be', aspetto vostri pareri/critiche, e ce n'è da criticare, davvero, soprattutto su questo Harry che, devo dirlo, mi sta molto sulle palle in questa storia. 
Dopo questo attacco di finezza disarmante, vi lascio.
Au revoire, un bacione,
Ela

Ps: può essere che cambierò presto il mio nome da Ela_Chan a Seiht, sono sempre io, non vi spaventate.
  
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