Ebbè...°° altro capitolo molto corto da aggiungere alla mia collezione xD Io ci provo ad allungarli, ma proprio non c'è verso, sorry °-° xD Cooomunque, ancora non so come o quando finirà, ma credo che ormai manchi davvero poco ^.^ Spero vi piaccia! **
CAPITOLO NONO
Stavo tremando. Non riuscivo a far scendere la tensione, ed
ero ancora più nervosa per questo, perché avevo il terrore che lui se ne
accorgesse. Sicuramente non esistevano emozioni che io non stessi provando in
quel momento; sentivo tutto e non sentivo niente.
Ron mi aveva invitato a seguirlo verso l'interno del bel campo che
ci circondava, e io lo avevo fatto subito, senza una sola parola. Se aveva
sospetti sul mio nervosismo allora, sicuramente erano diventati certezze quando
si era avvicinato e mi aveva preso la mano.
- Ehi,
ma che hai? - mi chiese immediatamente, riprendendo a camminare. - hai le mani
sudate e tremi come una foglia...non sono un maniaco, e non pratico sacrifici
umani, puoi stare tranquilla! - concluse, ridendo delle sue stesse
parole.
- Lo so, lo so - dissi io, deglutendo e
cercando di sembrare più impassibile che potessi. E la sua mano lì, intrecciata
alla mia, certo non mi aiutava. - ma, ehm...fa caldo -, mi
giustificai.
Lui mi scoccò un'occhiata scettica. -
Hermione, ci sono cinque gradi -.
- Oh... oh, okay!
Sono nervosa, contento? - esclamai io, arrendendomi. Lui rallentò di poco e si
mise a ridere, portandosi l'altra mano sulla faccia.
- Sei un'adorabile stupidotta...non so cosa abbia fatto per
meritarti l'amicizia di un ragazzo perfetto come me - commentò, con la sua
immancabile ironia.
- Ok, ragazzo perfetto...mi vuoi
dire dove mi stai portando? - gli chiesi io con un filo di
acidità.
- Abbi pazienza, siamo quasi arrivati -
disse disattento, muovendo la testa da destra a sinistra per scrutare il
posto.
Io sospirai, ascoltando il mio cuore, che non
aveva smesso di battere all'impazzata. Rischiai di cadere come minimo sei volte,
ma dopo pochi minuti Ron finalmente si fermò, davanti ad una piccola discesa, e
mi lasciò la mano. Già ne sentivo la mancanza, quando mi disse: - Vieni,
scendiamo! -, e cominciò a correre di sotto, spezzando rumorosamente con i piedi
i rametti nel terreno. Io lo seguii sospirando, nonostante fossi famosa per
essere una caditrice esperta, e... ovviamente dimostrai anche a lui di non
possedere quella fama per niente. Misi male il piede proprio durante l'ultimo
passo della discesa, e mi ritrovai a terra quasi senza accorgermene. Non mi ero
fatta male, ma mi sentivo una perfetta idiota... senza contare il mio cappotto
seminuovo, che si era sicuramente sporcato ben bene sopra l'erba
umida.
- Ti sei fatta male? - mi chiese lui
avvicinandosi, fra le risate, mentre mi dava una mano a rimettermi in
piedi.
- Nnno - sbuffai io, risistemandomi il
cappotto come meglio potevo - spero che tutto questa sia successo per un motivo
valido, o giuro che scappo con la tua macchina e ti lascio qui - continuai,
guardandolo col migliore sguardo esasperato che ero riuscita ad imprimermi in
faccia. In realtà mi sentivo decisamente meglio, e stavo quasi
cominciando a divertirmi.
- Be', dimmelo tu - disse,
spostandosi da davanti a me e indicandomi con un braccio il paesaggio che ci
stava intorno. C'era un piccolo lago davanti a noi, praticamente alle radici di
un enorme salice piangente dalle foglie secche... il mio albero
preferito. Ma non era finita lì... in lontananza, ma comunque abbastanza
vicino da poterle scorgere perfettamente, c'erano le collinette che cingevano
quei campi, e il sole ci si stava nascondendo, regalandoci un tramonto da
favola.
- Allora, che ne dici? - mi chiese
lui. Forse per la prima volta aveva un'aria vagamente
imbarazzata.
- Dico che tu e Ginny non avete parlato
solo dei miei risultati scolastici, ma anche di alcune mie preferenze - dissi
io, senza smettere di guardarmi attorno.
-
Accidenti, non te ne scappa proprio una! Eh sì, appena mi ha detto che adori i
salici ho pensato che prima o poi avrei trovato una scusa per portarti qui...-
mi disse Ron sorridendo, spostando lo sguardo da me al laghetto.
- Comunque... è favoloso - confessai io, con un sorriso che lui non
potè notare.
- Lo so - disse, riprendendomi la mano
e ricominciando a camminare. - Credo che sia proprio questo che ti serve,
oggi... guardare un bel posto così non ti fa pensare più a niente... pensa che
quando venivo qui ai tempi del liceo, ogni tanto riuscivo a racimolare anche una
sufficienza in matematica! -, scherzò.
Io risi,
cercando di spostare la mia attenzione dalle nostre mani a qualsiasi altra cosa.
Quella luce arancione sui suoi capelli ci riuscì più che bene, devo dire.
Arrivati finalmente vicino alla riva del lago mi disse silenziosamente con un
gesto della mano di mettermi a sedere a terra, e io non mi lamentai, nonostante
non fosse decisamente la cosa più pulita che avessi mai visto. Lui, forse per
mantenere le distanze cercando di non farmi innervosire, non si sedette e restò
in piedi dove era, guardando davanti a sé. Se possibile, mi sembrava ancora più
bello di come era sempre stato.
Non volendo
che mi vedesse mentre lo guardavo, spostai la mia attenzione verso il laghetto,
che aveva un'acqua stranamente limpida.
- Non posso
credere che tu faccia qualcosa di così romantico - dissi io con un sorriso
malizioso, strappando l'erba umida col pugno. Lui sembrò stupito da quello che
avevo detto.
- Non è affatto una cosa romantica! -
esclamò, e sembrava serio - Solo non ti avrei mai permesso di studiare oggi, e
non mi sembrava saggio portarti a fare qualcosa di impegnativo... e, be', direi
che questo non lo è particolarmente... te lo dico io, è esattamente quello che
ci vuole -.
- Okay, okay, stavo solo scherzando! -
dissi io, con una risata un po' forzata. Non era romantico,
no.
Per la centesima volta quel giorno,
cercai di spostare la mia attenzione altrove, senza però riuscirci nel modo in
cui volevo. Mi misi a fissare il salice, pensando con impazienza al silenzio che
era calato, e chiedendomi se dovessi sentirmi in imbarazzo o no. Stranamente,
non mi sentivo la timidezza addosso come forse avrei dovuto, e mi chiesi se quel
posto fosse davvero così magico come Ron mi aveva detto.
Dopo circa un minuto, però, mi trovai a chiedermi il perché Ron
stesse muto come un pesce, e temetti che si fosse impermalosito per le mie
parole, anche se mi sembrava assurdo. Dopo altri lunghissimi sessanta secondi
cominciavo ad innervosirmi, e cercando di muovere il meno possibile la testa,
roteai gli occhi in alto verso di lui, per vedere almeno l'espressione del suo
viso. Non sembrava teso o arrabbiato, era perfettamente normale. Con un piccolo
sospiro di sollievo, tornai velocemente a guardare il tramonto.
- Ti ho vista - mi arrivò da dietro la sua voce immancabilmente
ironica, e senza smettere di guardare davanti a me, scoppiai a
ridere.
- Mi scopri sempre - dissi con voce
tranquilla, riprendendo a strappare un po' d'erba dalla terra.
- Te l'ho già detto che sei prevedibile - mi disse lui, con un mezzo
sorriso che riuscii a vedere da dietro la mia spalla. Improvvisamente, sentii un
lungo brivido dentro di me, ripensando alla situazione in cui me l'aveva detto,
e mi sentii arrossire. Finsi di essere molto interessata all'acqua per non far
scoprire anche questo.
Questa volta il silenzio fu
molto più lungo, ma io non avevo intenzione di spezzarlo. Rimasi lì, seduta a
terra, fissando il sole che velocemente scompariva dietro le collinette,
assaporandomi completamente quei rilassanti momenti e senza neanche rischiare di
fare rumore con la mano a terra. Non appena vidi il sole completamente oscurato,
Ron disse :
- Sarà meglio andare, domani sarà un
lungo giorno. E poi fra cinque minuti non vedremo più niente -. Mi allungò di
nuovo la mano, e io mi alzai, rispondendo al suo sorriso. Per tutto il cammino
verso la sua automobile mi concesse di sentire il calore della sua mano sulla
mia, mandando ancora una volta il mio cervello in corto circuito. Quando dovette
lasciarmela per entrare in macchina il mio sorriso sparì dalla mia faccia, cosa
che lui non mancò di notare, a giudicare dallo strano sorriso che sembrava non
riuscire a cancellare dal suo volto. Sembrava quasi soddisfatto.
- Allora, immagino che adesso Ginny non ti darà pace finché non si
addormenterà - disse lui non appena mise in moto, con aria
divertita.
- Oh no, lei non me la darà finché non
morirà, è diverso - risposi io con un sospiro, per poi lanciargli uno sguardo
sorridente.
- Be', credo che almeno oggi avrà pietà
di te, visto che domani hai un esame - disse, sfiorandosi la fronte con una
mano.
- Può darsi, ma con lei non si va mai sul
sicuro - dissi io, prendendogli la mano che aveva alzato e rimettendogliela sul
volante. Lui sembrò stupito e divertito insieme, e abbandonò il nostro discorso
su Ginny per dire :
- Tu non ti fidi delle mie arti
sulla pista? Guarda che la patente non l'ho comprata - perlomeno guardava la
strada.
- Oh, di questo non ne dubito, ma dopo aver
assistito alla frenata di prima non ci tengo ad altre tue dimostrazioni - dissi
io, quasi con tono di superiorità.
- Be', peccato,
anche perché ora non c'è più tempo... guarda, siamo arrivati - continuò,
indicandomi con un movimento della testa la casa dove vivevo. Non mi ero resa
conto che il nostro "appuntamento" era già finito, e mi sentii rattristare molto
velocemente. Non volevo lasciarlo andare...
- Mhh...
be', allora ciao, e grazie - mi sentii costretta a dire io, stampandomi sulla
faccia un sorriso falso, e levandomi la cintura.
-
Ciao - mi salutò lui, e quello che fece subito dopo mi lasciò senza fiato. Si
era avvicinato lentamente, con spontaneità, e mi sfiorò appena le labbra con le
sue, nel bacio più casto e dolce che avrei mai potuto immaginare. Lo aveva fatto
come se fosse stata la cosa più normale del mondo. Socchiusi gli occhi, mentre
sentivo il mio cuore cominciare a galoppare ferocemente, ma ebbi appena il tempo
di connettere i miei pensieri che lui si era già allontanato di nuovo, senza
smettere di guardarmi negli occhi. Io lo guardai stupefatta per un paio di
secondi, fino a che non aprii la portiera e scesi dalla macchina, ubbidendo a
quello che l'istinto mi stava dicendo di fare. Stavo quasi per richiuderla,
quando Ron disse: - Hermione! -
Io bloccai il mio
movimento, lo guardai e cercai di dire, senza poter evitare di balbettare : -
S-sì? -
- Buona fortuna - disse semplicemente,
aprendosi in un sorriso. Per un momento avevo creduto che mi avrebbe detto
qualcosa di molto diverso. Io gli sorrisi di rimando, sentendo l'imbarazzo e
l'impaccio sparire da dentro di me.
- Grazie - gli
dissi, per poi chiudere lo sportello dell'auto e restare ferma a guardarlo
mentre se ne andava.
Mentre cercavo di aprire il
portone con le mie chiavi, di una cosa ero certa: per quanto il giorno dopo
fosse importante, non sarebbe mai potuto arrivare al livello di
quello...
Be', che dire se non alla prossima? O almeno spero xD Recensiteeee se vi va **