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Autore: Jejje    15/01/2007    5 recensioni
- Lì c'è una fila immensa, ci metterai un'eternità. Dài, prenditi qualcosa al distributore - mi consigliò lei, secca. Vidi anch'io la macchinetta che intendeva, ed era ignorata da tutti, a differenza degli stupidi negozi che la circondavano. Sorrisi a Ginny e mi avvicinai al distributore, frugandomi nelle tasche in cerca di qualche spicciolo. Dopo averli trovati li infilai dentro e premetti il tasto per avere una lattina di Cola. Niente. La macchinetta mi rese i miei soldi rumorosamente. Sbruffando appena, riprovai di nuovo. Sembrava non esserci niente da fare: la macchina mi restituì di nuovo le mie monete, senza dare segno di funzionare. Imprecai, dandole un pugno debole. Fu allora che sentii una voce maschile proveniente da appena dietro di me chiedermi: - Vuoi una mano? -
Mia ennesima R/Hr, dedicata all'Amy e alla mia moder Lollo ^.^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ebbè...°° altro capitolo molto corto da aggiungere alla mia collezione xD Io ci provo ad allungarli, ma proprio non c'è verso, sorry °-° xD Cooomunque, ancora non so come o quando finirà, ma credo che ormai manchi davvero poco ^.^ Spero vi piaccia! **

CAPITOLO NONO

Stavo tremando. Non riuscivo a far scendere la tensione, ed ero ancora più nervosa per questo, perché avevo il terrore che lui se ne accorgesse. Sicuramente non esistevano emozioni che io non stessi provando in quel momento; sentivo tutto e non sentivo niente.
Ron mi aveva invitato a seguirlo verso l'interno del bel campo che ci circondava, e io lo avevo fatto subito, senza una sola parola. Se aveva sospetti sul mio nervosismo allora, sicuramente erano diventati certezze quando si era avvicinato e mi aveva preso la mano.
- Ehi, ma che hai? - mi chiese immediatamente, riprendendo a camminare. - hai le mani sudate e tremi come una foglia...non sono un maniaco, e non pratico sacrifici umani, puoi stare tranquilla! - concluse, ridendo delle sue stesse parole.
- Lo so, lo so - dissi io, deglutendo e cercando di sembrare più impassibile che potessi. E la sua mano lì, intrecciata alla mia, certo non mi aiutava. - ma, ehm...fa caldo -, mi giustificai.
Lui mi scoccò un'occhiata scettica. - Hermione, ci sono cinque gradi -.
- Oh... oh, okay! Sono nervosa, contento? - esclamai io, arrendendomi. Lui rallentò di poco e si mise a ridere, portandosi l'altra mano sulla faccia.
- Sei un'adorabile stupidotta...non so cosa abbia fatto per meritarti l'amicizia di un ragazzo perfetto come me - commentò, con la sua immancabile ironia.
- Ok, ragazzo perfetto...mi vuoi dire dove mi stai portando? - gli chiesi io con un filo di acidità.
- Abbi pazienza, siamo quasi arrivati - disse disattento, muovendo la testa da destra a sinistra per scrutare il posto.
Io sospirai, ascoltando il mio cuore, che non aveva smesso di battere all'impazzata. Rischiai di cadere come minimo sei volte, ma dopo pochi minuti Ron finalmente si fermò, davanti ad una piccola discesa, e mi lasciò la mano. Già ne sentivo la mancanza, quando mi disse: - Vieni, scendiamo! -, e cominciò a correre di sotto, spezzando rumorosamente con i piedi i rametti nel terreno. Io lo seguii sospirando, nonostante fossi famosa per essere una caditrice esperta, e... ovviamente dimostrai anche a lui di non possedere quella fama per niente. Misi male il piede proprio durante l'ultimo passo della discesa, e mi ritrovai a terra quasi senza accorgermene. Non mi ero fatta male, ma mi sentivo una perfetta idiota... senza contare il mio cappotto seminuovo, che si era sicuramente sporcato ben bene sopra l'erba umida.
- Ti sei fatta male? - mi chiese lui avvicinandosi, fra le risate, mentre mi dava una mano a rimettermi in piedi.
- Nnno - sbuffai io, risistemandomi il cappotto come meglio potevo - spero che tutto questa sia successo per un motivo valido, o giuro che scappo con la tua macchina e ti lascio qui - continuai, guardandolo col migliore sguardo esasperato che ero riuscita ad imprimermi in faccia. In realtà mi sentivo decisamente meglio, e stavo quasi cominciando a divertirmi.
- Be', dimmelo tu - disse, spostandosi da davanti a me e indicandomi con un braccio il paesaggio che ci stava intorno. C'era un piccolo lago davanti a noi, praticamente alle radici di un enorme salice piangente dalle foglie secche... il mio albero preferito. Ma non era finita lì... in lontananza, ma comunque abbastanza vicino da poterle scorgere perfettamente, c'erano le collinette che cingevano quei campi, e il sole ci si stava nascondendo, regalandoci un tramonto da favola.
- Allora, che ne dici? - mi chiese lui. Forse per la prima volta aveva un'aria vagamente imbarazzata.
- Dico che tu e Ginny non avete parlato solo dei miei risultati scolastici, ma anche di alcune mie preferenze - dissi io, senza smettere di guardarmi attorno.
- Accidenti, non te ne scappa proprio una! Eh sì, appena mi ha detto che adori i salici ho pensato che prima o poi avrei trovato una scusa per portarti qui...- mi disse Ron sorridendo, spostando lo sguardo da me al laghetto.
- Comunque... è favoloso - confessai io, con un sorriso che lui non potè notare.
- Lo so - disse, riprendendomi la mano e ricominciando a camminare. - Credo che sia proprio questo che ti serve, oggi... guardare un bel posto così non ti fa pensare più a niente... pensa che quando venivo qui ai tempi del liceo, ogni tanto riuscivo a racimolare anche una sufficienza in matematica! -, scherzò.
Io risi, cercando di spostare la mia attenzione dalle nostre mani a qualsiasi altra cosa. Quella luce arancione sui suoi capelli ci riuscì più che bene, devo dire. Arrivati finalmente vicino alla riva del lago mi disse silenziosamente con un gesto della mano di mettermi a sedere a terra, e io non mi lamentai, nonostante non fosse decisamente la cosa più pulita che avessi mai visto. Lui, forse per mantenere le distanze cercando di non farmi innervosire, non si sedette e restò in piedi dove era, guardando davanti a sé. Se possibile, mi sembrava ancora più bello di come era sempre stato.
Non volendo che mi vedesse mentre lo guardavo, spostai la mia attenzione verso il laghetto, che aveva un'acqua stranamente limpida.
- Non posso credere che tu faccia qualcosa di così romantico - dissi io con un sorriso malizioso, strappando l'erba umida col pugno. Lui sembrò stupito da quello che avevo detto.
- Non è affatto una cosa romantica! - esclamò, e sembrava serio - Solo non ti avrei mai permesso di studiare oggi, e non mi sembrava saggio portarti a fare qualcosa di impegnativo... e, be', direi che questo non lo è particolarmente... te lo dico io, è esattamente quello che ci vuole -.
- Okay, okay, stavo solo scherzando! - dissi io, con una risata un po' forzata. Non era romantico, no.
Per la centesima volta quel giorno, cercai di spostare la mia attenzione altrove, senza però riuscirci nel modo in cui volevo. Mi misi a fissare il salice, pensando con impazienza al silenzio che era calato, e chiedendomi se dovessi sentirmi in imbarazzo o no. Stranamente, non mi sentivo la timidezza addosso come forse avrei dovuto, e mi chiesi se quel posto fosse davvero così magico come Ron mi aveva detto.
Dopo circa un minuto, però, mi trovai a chiedermi il perché Ron stesse muto come un pesce, e temetti che si fosse impermalosito per le mie parole, anche se mi sembrava assurdo. Dopo altri lunghissimi sessanta secondi cominciavo ad innervosirmi, e cercando di muovere il meno possibile la testa, roteai gli occhi in alto verso di lui, per vedere almeno l'espressione del suo viso. Non sembrava teso o arrabbiato, era perfettamente normale. Con un piccolo sospiro di sollievo, tornai velocemente a guardare il tramonto.
- Ti ho vista - mi arrivò da dietro la sua voce immancabilmente ironica, e senza smettere di guardare davanti a me, scoppiai a ridere.
- Mi scopri sempre - dissi con voce tranquilla, riprendendo a strappare un po' d'erba dalla terra.
- Te l'ho già detto che sei prevedibile - mi disse lui, con un mezzo sorriso che riuscii a vedere da dietro la mia spalla. Improvvisamente, sentii un lungo brivido dentro di me, ripensando alla situazione in cui me l'aveva detto, e mi sentii arrossire. Finsi di essere molto interessata all'acqua per non far scoprire anche questo.
Questa volta il silenzio fu molto più lungo, ma io non avevo intenzione di spezzarlo. Rimasi lì, seduta a terra, fissando il sole che velocemente scompariva dietro le collinette, assaporandomi completamente quei rilassanti momenti e senza neanche rischiare di fare rumore con la mano a terra. Non appena vidi il sole completamente oscurato, Ron disse :
- Sarà meglio andare, domani sarà un lungo giorno. E poi fra cinque minuti non vedremo più niente -. Mi allungò di nuovo la mano, e io mi alzai, rispondendo al suo sorriso. Per tutto il cammino verso la sua automobile mi concesse di sentire il calore della sua mano sulla mia, mandando ancora una volta il mio cervello in corto circuito. Quando dovette lasciarmela per entrare in macchina il mio sorriso sparì dalla mia faccia, cosa che lui non mancò di notare, a giudicare dallo strano sorriso che sembrava non riuscire a cancellare dal suo volto. Sembrava quasi soddisfatto.
- Allora, immagino che adesso Ginny non ti darà pace finché non si addormenterà - disse lui non appena mise in moto, con aria divertita.
- Oh no, lei non me la darà finché non morirà, è diverso - risposi io con un sospiro, per poi lanciargli uno sguardo sorridente.
- Be', credo che almeno oggi avrà pietà di te, visto che domani hai un esame - disse, sfiorandosi la fronte con una mano.
- Può darsi, ma con lei non si va mai sul sicuro - dissi io, prendendogli la mano che aveva alzato e rimettendogliela sul volante. Lui sembrò stupito e divertito insieme, e abbandonò il nostro discorso su Ginny per dire :
- Tu non ti fidi delle mie arti sulla pista? Guarda che la patente non l'ho comprata - perlomeno guardava la strada.
- Oh, di questo non ne dubito, ma dopo aver assistito alla frenata di prima non ci tengo ad altre tue dimostrazioni - dissi io, quasi con tono di superiorità.
- Be', peccato, anche perché ora non c'è più tempo... guarda, siamo arrivati - continuò, indicandomi con un movimento della testa la casa dove vivevo. Non mi ero resa conto che il nostro "appuntamento" era già finito, e mi sentii rattristare molto velocemente. Non volevo lasciarlo andare...
- Mhh... be', allora ciao, e grazie - mi sentii costretta a dire io, stampandomi sulla faccia un sorriso falso, e levandomi la cintura.
- Ciao - mi salutò lui, e quello che fece subito dopo mi lasciò senza fiato. Si era avvicinato lentamente, con spontaneità, e mi sfiorò appena le labbra con le sue, nel bacio più casto e dolce che avrei mai potuto immaginare. Lo aveva fatto come se fosse stata la cosa più normale del mondo. Socchiusi gli occhi, mentre sentivo il mio cuore cominciare a galoppare ferocemente, ma ebbi appena il tempo di connettere i miei pensieri che lui si era già allontanato di nuovo, senza smettere di guardarmi negli occhi. Io lo guardai stupefatta per un paio di secondi, fino a che non aprii la portiera e scesi dalla macchina, ubbidendo a quello che l'istinto mi stava dicendo di fare. Stavo quasi per richiuderla, quando Ron disse: - Hermione! -
Io bloccai il mio movimento, lo guardai e cercai di dire, senza poter evitare di balbettare : - S-sì? -
- Buona fortuna - disse semplicemente, aprendosi in un sorriso. Per un momento avevo creduto che mi avrebbe detto qualcosa di molto diverso. Io gli sorrisi di rimando, sentendo l'imbarazzo e l'impaccio sparire da dentro di me.
- Grazie - gli dissi, per poi chiudere lo sportello dell'auto e restare ferma a guardarlo mentre se ne andava.
Mentre cercavo di aprire il portone con le mie chiavi, di una cosa ero certa: per quanto il giorno dopo fosse importante, non sarebbe mai potuto arrivare al livello di quello...

Be', che dire se non alla prossima? O almeno spero xD Recensiteeee se vi va **

  
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