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Autore: troublefollows    30/06/2012    3 recensioni
Una Bella ossessionata dalla meteorologia trova per caso il diario del fidanzato Edward, il che la trascina in un viaggio nei ricordi. Al tempo, Edward era un ragazzo in fuga, che sperava di trovare uno scopo nella vita, mentre Bella non vedeva l'ora di avere l'occasione di scappare, certa di sapere quello che voleva. Ma nessuno di loro si aspettava quello che sarebbe accaduto.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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troublefollows1017 è un’autrice straniera che pubblica le sue fanfiction in inglese su FanFiction.net. Su EFP potete trovare tradotte altre due sue fanfiction: Friday at Noon e Friday at Noon Outtakes, tradotte da martina28882! Qui trovate invece il link al capitolo in lingua originale.

Buona lettura!

Kukiness

My Beautiful Storm



Capitolo 1 – La tempesta che non mi aspettavo

GIORNI NOSTRI 8/6/2016

Non riesco a trovare quello stupido telecomando, e mancano solo due minuti all’inizio di Storm Riders. Se me lo perdo, mi incazzo di brutto.

Hai mica visto il telecomando?”

Edward scuote la testa, senza nemmeno disturbarsi ad alzare gli occhi dal suo libro. Proprio di grande aiuto. Sto per mettermi a dondolare avanti e indietro sfregandomi le mani e gridando come una pazza tipo Dustin Hoffman in Rainman. Due minuti a Storm Riders! Due! Minuti! A! Storm Riders!

Aspetta,” alza lo sguardo ma non verso di me. “Prova a dare un’occhiata in camera da letto. Se non ricordo male, ce l’avevo in mano mentre mettevo a posto la roba stirata.”

Finalmente, un po’ d’aiuto. Almeno un’indicazione! Edward fa sempre così. Non rimette mai il telecomando al suo posto. Se lo porta dietro in cucina o in camera da letto. Convivere con lui negli ultimi mesi è stata un’esperienza illuminante. Corro in camera da letto e comincio a setacciare l’intera stanza. Frugo nella pila di vestiti che Edward ha lasciato sul letto. Do un’occhiata su entrambi i comodini. Niente. Rivolto la cassettiera e poi volo in bagno. Se ha fatto una cosa disgustosa da morire come portarsi il telecomando persino in bagno giuro che lo uccido.

Quello stupido coso non è da nessuna parte. Mi metto a ginocchioni e guardo sotto il letto. Bingo. Eccolo lì vicino a una specie di libro. Li prendo entrambi, così Edward non mi tormenterà poi per sapere dove diavolo è finito il suo libro. Che poi così com’è, rivestito di pelle, ha più l’aria del diario che del libro. E forse la parola DIARIO scritta a lettere cubitali sulla copertina potrebbe anche fare da indizio definitivo. Non sapevo che Edward tenesse un diario. Viviamo insieme, per la miseria!, e non sapevo che tenesse un diario? Come cavolo è possibile?

Storm Riders è sicuramente già iniziato mentre sfioro col dito i bordi consumati delle pagine del diario. Mi chiedo se ci scriva su qualcosa ogni sera, o lo faccia solo di tanto in tanto. Sbircio dietro di me, verso la porta. Chiaramente Edward non ha intenzione di venire ad aiutarmi a scovare il telecomando.

Sarebbe molto, molto, molto sbagliato da parte mia leggere il suo diario. Sarebbe un tradimento della fiducia da manuale. Una vera e propria violazione della sua privacy.

Immagino che avrebbe fatto meglio ad aiutarmi a trovare quello stupido telecomando.

Quando apro il diario, un foglio di carta volante scivola fuori. È un biglietto indirizzato a me. Quindi credo che ormai sia inutile sentirsi in colpa.

Isabella,

la prima volta che ti ho incontrata, non avrei mai immaginato l’impatto che avresti avuto nella mia vita. Non mi sei nemmeno piaciuta granché, la prima volta che ci siamo parlati. Mai e poi mai avrei pensato che avresti fatto parte della mia vita. Al tempo ero solo un ragazzo in fuga. Ero alla ricerca della vera felicità. Non sapevo che l’avrei trovata quel giorno alla spiaggia. Nascosta dietro agli occhi più belli che avessi mai visto e a quell’atteggiamento da so-tutto-io si nascondeva la donna con la quale avrei trascorso il resto della mia vita.

Sono sorpresa da come queste parole riescano a colpirmi. Sbircio la prima annotazione presente sul diario e noto che è datata il giorno in cui ci siamo conosciuti. Sorrido mentre leggo i pensieri di un Edward allora adolescente.

8/6/2010

Oggi sono uscito con Rosalie e dei suoi amici. Rose ha tipo un milione di amici. È difficile abituarcisi. Erano tutti abbastanza simpatici, ma alla lunga è dura non sentirsi sopraffatti. Ma poi le ragazze del liceo devono per forza parlare sempre tutte nello stesso momento? E devono per forza aggirarsi sempre in branchi di almeno tre persone? È strano. E a proposito di cose strane, oggi ho conosciuto anche la cugina di Emmett. Non è come le altre ragazze. Lei non ha bisogno di un codazzo di almeno tre amiche per spostarsi dal punto A al punto B. È anche rimasta silenziosa per la maggior parte del tempo. E ovviamente quando ha aperto bocca, non lo ha mai fatto per dire quello che pensavo avrebbe detto. Non penso di piacerle granché. Emmett era sicuro che ce la saremmo intesa a meraviglia. Non lo so. Non so perché, ma credo di darle sui nervi. Oh già, forse è perché volevo davvero darle sui nervi, quando ha cominciato a comportarsi da stronzetta. Però c’è qualcosa in lei. È intrigante. E bella, in un certo senso. Non che mi importi granché del suo aspetto fisico, ma mi piace che lo sia. Immagino che comportarsi da adolescente normale significhi anche questo. Non ho la più pallida idea di quello che sto facendo, ma mi sto divertendo a scoprirlo.

I ricordi mi assalgono e improvvisamente mi ritrovo trasportata indietro nel tempo. Di nuovo all’inizio. L’inizio della mia caccia alla tempesta...

La Push, baby!” esclamò Jessica mentre scendeva dal furgoncino.

Mike chiuse la portiera dietro di lei e le prese la mano. “Le onde sembrano fantastiche. Spero solo che non piova.”

Io mi ficcai le mani nelle tasche anteriori della felpa sportiva della Forks High, mentre gli altri scaricavano le tavole da surf dal tettuccio del furgoncino. “Non dovrebbe piovere. Dovrebbe restare sereno tutto oggi e tutta stanotte, per via della pressione atmosferica stabile che al momento si estende sulla maggior parte della costa ovest. Dovremmo essere fortunati, a meno che non si verifichi qualche sbalzo di pressione improvviso.”

Grazie al cielo oggi ci siamo portati dietro la Meteorina. Adoro sentir parlare di sbalzi di pressione. Non è vero, Lauren? Ti va di sbalzarmi un po’ la pressione?” Tyler avvolse le spalle di Lauren con un braccio, prendendosi come al solito gioco di me e guadagnandosi una gomitata nelle costole.

Non toccarmi, stronzo,” lo mise in guardia Lauren. Quei due non stavano proprio insieme, ma lo sapevamo tutti che erano scopamici. Era un concetto che mi sfuggiva. Se ti piace fare sesso con un certo tizio, perché non dovresti definirlo il tuo ragazzo? Nessuno dei due andava a letto con nessun altro. Mi sembrava una stupidaggine.

Non sapevo perché quel giorno avessi accettato di andare con loro. Angela mi aveva detto che saremmo state solo noi ragazze. Quando quella mattina Tyler aveva parcheggiato il furgoncino davanti a casa mia, avrei dovuto darmi malata. Era il loro ennesimo goffo tentativo di appiopparmi a Eric. Angela ci teneva tantissimo che ci mettessimo insieme. Ero quasi tentata di arrendermi, solo per il gusto di dimostrare a tutti che razza di coppia orribile saremmo stati.

Ehi, Bella, mi guarderai fare la hang ten(1) là fuori?” Parli del diavolo. Eric Yorkie mi fece gomitino, tutto ammiccante.

Uhm, ma certo, Eric. Non vedo l’ora di vederti entrare in acqua,” dissi, ed ero sincera. Prima sarebbe entrato in acqua, infatti, e prima avrebbe smesso di assillarmi.

Ci dirigemmo verso la spiaggia e tutti quelli che avevano intenzione di surfare indossarono le mute e corsero in acqua. Angela e io stendemmo un paio di asciugamani e ci sedemmo. Io mi sfilai le scarpe scalciando e infilai gli alluci nella sabbia. Mi abbracciai le ginocchia e mi misi a guardare l’oceano.

Eric è proprio un bravo ragazzo, vero?” Angela non voleva proprio arrendersi. “Ho sentito dire che sarà lui a occuparsi della musica per il Ballo dei diplomati. Anche a te piace la musica. Magari tu ed Eric potreste, non so, occuparvene insieme.”

Cercai di non alzare gli occhi al cielo. “Non credo di avere gli stessi gusti musicali di Eric, Ang. Lo sai che non sono molto mainstream.” E con questo volevo dire che io avevo gusto e che Eric non era altro che un pecorone privo di volontà a cui piaceva tutto ciò che iTunes gli spacciava come la hit della settimana.

Lei mi mise la mano sulla schiena, come se stesse consolando una bambina. “Oh, Bella. Se solo provassi a inserirti, ci riusciresti. Sono sicura che ci riusciresti.”

Angela e io eravamo amiche da quando eravamo piccole. Lei mi era rimasta accanto enlla buona e nella cattiva sorte. Di tanto in tanto riusciva persino a convincere gente come Lauren e Jessica a invitarmi a uscire. Non è che non apprezzassi tutto ciò che faceva per me in qualità di amica. Era solo che non riuscivo a capire la necessità di inserirmi. Non sentivo alcun bisogno di piacere a Jessica e a Lauren più di quanto già non piacessi loro. Non avevo bisogno di uscire con Eric per sentirmi figa. Tanto non ero figa. Non lo sarei mai stata. E la cosa mi stava benissimo.

Me ne sarei andata da Forks, Washington, non appena mi fossi diplomata e non mi sarei guardata indietro. Me ne sarei andata al college, sarei diventata una meteorologa, e avrei lavorato per il Servizio Meteorologico Nazionale. Tutti pensavano che fossi stramba, ma la cosa mi stava bene. I miei obiettivi mi erano chiari. Ancora un anno di scuola, e poi la mia vita sarebbe finalmente cominciata.

Inserirsi è decisamente sopravvalutato,” dissi, mentre notavo alcuni ragazzi che giocavano a football lì vicino. Uno di loro era nientemeno che mio cugino.

Emmett McCarty era il figlio della sorella di mia madre. Avevamo la stessa età, ma non avremmo potuto essere più diversi. Era venuto a vivere con noi un anno prima, dopo che si era cacciato nei guai e aveva avuto bisogno di un “ricominciare daccapo” da qualche altre parte. Chissà come, il suo passato burrascoso lo aveva subito reso la persona più interessante in circolazione alla Forks High School. E quel suo oscuro passato combinato al talento sul campo da football lo aveva reso estremamente popolare. A volte, però, avevo come la sensazione che quello non fosse ciò che voleva che accadesse quando era venuto a vivere a Forks. Lo stare sempre sotto i riflettori infatti era una parte del problema che lo aveva costretto a venire a vivere lì. Non potevo evitare di pensare che a Emmett non piacesse granché essere popolare. La popolarità aveva il suo prezzo.

Vidi un tizio lanciare la palla verso me e Angela. Emmett le corse dietro e si gettò in avanti per acciuffarla. Atterrò proprio di fronte a noi, sollevando una nuvola di sabbia che finì tutta sulla mia faccia e tra i miei capelli.

Emmett!” Sputai fuori la sabbia insieme al nome. Mi alzai e cercai di scrollarmela di dosso.

Ehi, Bells. Charlie me l’aveva detto che oggi saresti uscita. Pensavo stesse scherzando.” Era il modo carino di Em di dire che era sorpreso che qualcuno mi avesse invitata a uscire.

Beh, evidentemente no. Tu e tuoi amici idioti non potreste lanciarvi la palla dove non rischiate di placcare gli innocenti passanti?”

Non ti ho mica placcata.” Arricciò il naso. Aveva l’aria confusa.

Wow! Bella presa!”

Alzai lo sguardo e vidi un tizio che non conoscevo. Era senza maglietta, il che era un dettaglio assolutamente irrilevante, ma per qualche ragione fu la prima cosa sulla quale il mio cervello si focalizzò. Era alto e ben piazzato. Non muscoloso come Emmett. Era snello, ma si vedeva che si teneva in forma. Ma anche questo era totalmente irrilevante. I suoi capelli non erano né castani né rossi ma una specie di via di mezzo, ed erano tutti arruffati. Ed era anche bello da togliere il fiato. Il fatto di essere bello però non lo rendeva meno stronzo.

Stavi lanciando la palla proprio verso di noi o hai solo una mira pietosa?” gli chiesi, ignorando la sua bella faccia e i suoi luminosi occhi verdi e la sua mandibola cesellata e il suo petto muscoloso.

Ho sforato di un pochino, forse, ma devi ammettere che è stata una bella presa,” replicò lui con uno strano sorrisetto sghembo.

Non si era scusato. Che gentile.

Un pochino? Direi un sacco.”

Se avessi sforato troppo, Emmett non sarebbe riuscito a prenderla. Perciò, deve per forza essere solo un pochino.”

Era fuori di un sacco.”

Di un po’.” Incrociò le braccia al petto, facendo così diventare gli avambracci molto, molto grossi.

Di un sacco,” continuai a insistere, perché la dimensione delle sue braccia rischiava di distrarmi dall’avere ragione.

Emmett decise di intervenire. “Bella, lui è Edward, il cugino di Rosalie. Si è trasferito dai Cullen quest’estate, più o meno come io mi sono trasferito da voi l’anno scorso. Edward, lei è Bella Swan, mia cugina.” Em sfoderò un sorrisone. “Ehi, se io e Rosalie un giorno ci sposassimo, questo vi renderebbe cugini tra di voi?” La sua risata esplosiva non contribuì certo a migliorare il mio umore.

Spero di no,” mormorammo all’unisono io e Edward. Poi ci scambiammo un’occhiataccia. Buono a sapersi che nessuno dei due ci teneva a imparentarsi con l’altro.

Mi dispiace per la doccia di sabbia. D’ora in poi cercheremo di restare sul nostro lato della spiaggia. Te lo prometto.”

Croce sul cuore. Non vogliamo certo rischiare di spingere la scopa che hai su per il culo più a fondo di quanto già non sia. Potrebbe essere doloroso,” disse Edward mentre tutt’e due corricchiavano via. “Piacere di avervi conosciute, Bella e ragazza che è con lei e che nessuno mi ha presentato!” Diede una spinta giocosa a Emmett, che lo spinse a sua volta, facendolo indietreggiare di un paio di passi.

Spalancai la bocca alla sua sfrontatezza. Angela fissava le loro figure che si allontanavano.

Che faccia da culo,” sibilai.

Eh sì. Non avevo mai visto un culo così. Ma le hai viste le braccia? Il suo corpo era... Non conosco nemmeno le parole giuste per rendergli giustizia.” Angela stava letteralmente sbavando.

Ho detto che faccia da culo, non guarda che culo! Ma lo hai sentito o te lo sei solo mangiato con gli occhi?”

È carino,” disse lei con un sospiro.

Scossi la testa. Non aveva ascoltato una sola parola di ciò che avevo detto. Mi sedetti di nuovo e guardai Emmett e Edward continuare a giocare a lanciarsi la palla più in là sempre sulla spiaggia. E così i Cullen avevano preso a vivere qualcuno con loro come noi con Emmett. Non c’era da meravigliarsi allora che fosse bello da far paura. Tutti i Cullen lo erano. Probabilmente era uno che creava problemi. Forks stava diventando i l posto dove la gente di città spediva i propri figli delinquenti. Non vedevo l’ora che l’anno scolastico cominciasse e finisse.

Non riesco a credere che mi abbia notata. Mi ha chiamata la ragazza che nessuno gli ha presentato.” L’aria sognante si dissolse di colpo e Angela si voltò verso di me come se fossi io il nemico. “E perché non mi hai presentata? Bell’amica che sei!”

Premetti la fronte contro le ginocchia. Mi rimisi a guardare l’acqua di fronte a noi. “Oh ciao, Ben. Angela e io ci stavamo appunto dicendo di quanto sia sexy il cugino di Rosalie Cullen. Che cosa interessante da morire, non trovi?” Ovviamente il ragazzo di Angela, Ben, non era davvero fisicamente presente lì, ma la mia piccola sceneggiata bastò a sciogliere l’incantesimo che Mister La-lancio-troppo-lontano aveva scagliato sulla mia amica.

Angela rise e mi diede una spinta. “Andiamo, ammettilo. È sexy.”

Quando tu ammetterai che è uno stronzo, io ammetterò che è sexy.”

È sexy da morire. Negalo pure quanto ti pare.”

La conversazione era ufficialmente finita. Non avevo alcuna intenzione di mettermi a discutere di quanto fosse figo quel tizio. Okay, effettivamente mi ero anche beccata a fissare di tanto in tanto quanto fosse figo, ma avevo convinto me stessa che fosse per ragioni di sicurezza. Volevo solo assicurarmi che non mi arrivasse addosso un’altra pallonata. Non ero certo elegante quanto Marcia Brady nel farmi prendere a pallonate in faccia. Se fosse successo di nuovo, gli avrei dato una ginocchiata in quelle belle palle che si ritrovava – non che sapessi quanto belle fossero le sue palle, e non avevo certo nemmeno pensato che fossero belle, ci mancherebbe altro.

Il giorno si tramutò in notte. Era stato allestito una specie di enorme falò, attorno al quale si erano riuniti tutti quelli che frequentavano la Forks High. Lauren stava flirtando con Emmett. Ero abbastanza sicura che lui fossi l’unica ragione per la quale lei mi avesse mai rivolto la parola. La cosa stava cominciando a dare sui nervi a Rosalie, e capii che ci sarebbero presto stati problemi se Emmett non si fosse subito scollato Lauren di dosso. Rosalie era la tipica capitana delle cheerleader, presto Reginetta del Ballo dei diplomati, futura Reginetta del Ballo di fine anno. Aveva anche certi artigli in grado di cavare gli occhi a chiunque avesse messo le grinfie su qualcosa che lei reclamava come sua; e al momento, la sua bandierina di conquista era piantata ben bene su Emmett. Valutai la possibilità di andare ad avvertirlo, ma qualcosa mi diceva che a volte sbattere la faccia contro il muro è il modo migliore per imparare le lezioni davvero importanti della vita.

E in ogni caso non potevo preoccuparmi troppo per Emmett, perché dovevo rimanere concentrata sull’obiettivo di evitare Eric. Stava diventando un po’ asfissiante. Dal momento esatto in cui aveva finito di surfare si era trasformato nella mia ombra. Ero riuscita a sgattaiolare via solo quando lui era stato distratto dal cibo. Così al momento mi stavo nascondendo dietro a un grosso tronco d’albero caduto, a una certa distanza dalla festa.

Sta per scoppiare un temporale. Non ci conviene trattenerci molto.” La voce di Edward mi fece vibrare tutta. Non ero sicura se fosse una cosa bella o una cosa brutta. Si trovava dietro di me, ma mi rifiutai di voltarmi verso di lui.

Stando ai parametri dei computer, dovrebbe restare sereno tutta la notte. Niente pioggia in vista, almeno fino a domani sul tardi.” Sapevo quello che dicevo. Non sarei mai scesa in spaiggia senza prima controllare le previsioni, i radar, e i rilevatori di temporali.

Edward rise come se avessi fatto una battuta. E non era così. “I parametri dei computer non hanno quello che ho io.”

Mi voltai a guardarlo, perché cominciavo a essere sicura di poter vedere il suo ego a occhio nudo. “E cosa avresti tu che non avrebbero i computer?”

Si era finalmente infilato una maglietta, ma aveva ancora quel sorrisetto strafottente stampato in faccia. “Un sesto senso.”

Tu avresti un sesto senso? Sarebbe questo l’incredibile vantaggio che avresti su tutta la più sofisticata tecnologia meteorologica?” Mi stava prendendo in giro? Fu il mio turno di ridere.

Perché, tu non riesci a sentire quando sta per scoppiare un temporale?” Mi afferrò per un polso e con l’altra mano mi sollevò la manica della felpa fino al gomito. “L’aria cambia. A volte riesco a sentire la densità dell’elettricità.” Mi passò la mano libera sull’avambraccio, che cominciò a ricoprirsi di brividi alla ma-che-diavolo-sta-succedendo. Lui invece stava guardando il cielo, come se credesse davvero a quello che aveva detto. Poi spostò lo sguardo e piantò gli occhi nei miei. “Tu no? Io so quasi sempre quando sta per scatenarsi un temporale. Specialmente se è uno pieno di fulmini.”

Stavo tremando, e la sola idea che quel ragazzo riuscisse ad avere un simile effetto su di me mi spaventava a morte. Perché mai il mio corpo avrebbe dovuto reagire al tocco di quel tizio? Quel delinquente spedito a vivere con gli zii. Tirai via il braccio dalla sua stretta e i brividi ebbero fine.

Quasi sempre?” ribattei, riacquistando il solito contegno e il sarcasmo. “Quindi questo vuol dire che a volte ti sbagli?”

Lui non fece una piega. Continuò a guardarmi dritto negli occhi. “A volte. Raramente,” si corresse.

Avrei voluto distogliere lo sguardo. Scappare. Ma i miei piedi erano piantati a terra e i miei occhi incollati ai suoi. “Beh, penso che oggi sia una di quelle rare volte.”

Non penso proprio. È un po’ come il mio lancio di prima a football. Magari posso sforare di un pochino, ma mai di troppo.” Era così irritante che dovetti voltarmi. Non so perché, ma lui interpretò quel gesto come il permesso di unirsi a me sul tronco. “Come mai te ne stai qui tutta sola? Non c’è nessuno di degno della tua compagnia?”

Mi voltai verso il grosso gruppo di persone radunato attorno al falò. Alcuni di loro erano miei amici, ma la maggior parte no. Sapevano come mi chiamavo. Sapevano che ero diversa. Ma nessuno, eccetto Angela, mi conosceva davvero.

Non sono una snob, se è questo che stai pensando. Non ho alcun problema con la maggior parte di loro. È solo che non faccio esattamente parte della cricca che conta. La mia migliore amica sta sta disperatamente tentando di entrarci. A me invece di solito basta e avanza starmene per i fatti miei. Da sola.” Se capisci cosa intendo, bello. Mi stava rendendo nervosa, il che era stupido perché per me lui non aveva alcuna importanza.

Non sono sicuro di sapere cosa voglia dire essere popolare. Secondo me la gente dovrebbe farsi piacere solo le persone che gli piacciono davvero, non le persone che gli dicono di farsi piacere,” disse lui con un’alzata di spalle. Su quello ero d’accordo, ma non lo avrei certo ammesso. “Tuo cugino è simpatico. Mi piace.”

Ma certo che Emmett gli piaceva. Em piaceva a tutti. Era una specie di definizione vivente della simpatia.

E tu perché non sei lì?” chiesi, sperando che riportasse gli occhi belli e il corpo che sentiva il temporale al falò

Dalla sua espressione capii che aveva capito. “Non avevo intenzione di darti fastidio. È solo che non sono abituato a stare in mezzo a così tante persone contemporaneamente.”

Fui tentata di chiedergli quanti ragazzi frequentassero il suo liceo là dove andava a scuola prima. Se quel misero gruppetto lo rendeva nervoso, girare per il campus lo avrebbe fatto andare fuori di testa.

E poi volevo scusarmi per averti coperta di sabbia e per aver detto quella cosa a proposito della scopa nel culo. Non sta bene parlare dei culi delle ragazze. È da maleducati. A mia madre verrebbe un attacco di cuore se sapesse che ho detto una cosa del genere. Mi ha educato meglio di così e... sì, insomma, beh, hai capito.” E addio alla spavalderia di poco prima. Adesso sembrava solo molto timido e persino piuttosto carino.

Scuse accettate.”

Mi scoccò un’occhiata veloce prima di rivolgere di nuovo lo sguardo verso l’oceano scuro. Le onde erano gonfie e si infrangevano sulla sabbia rumorosamente. Lui si mise le mani in tasca e mi sorrise timidamente per un secondo che sembrò durare una vita. Sorrideva a me? Sciocca che non sei altro, mi rimproverai mentalmente. I ragazzi come lui non sorridevano alle ragazze come me. Non l’avevano mai fatto e mai lo avrebbero fatto. E comunque non era affatto il mio tipo.

Hai vissuto sempre qui?”

Annuii. Ero nata e cresciuta a Forks, ma me ne sarei andata non appena ne avessi avuto l’occasione. “E tu invece da dove vieni?” mi scoprii a chiedere, anche se qualcosa mi diceva che non avrei dovuto incoraggiare quella conversazione.

Chicago.”

Non sapevo che altro dire a quel punto, se non mitragliare fuori quello che sapevo della sua città natia. “Lo sapevi che anche se Chicago è chiamata la Città Ventosa, non si piazza nemmeno nella top ten delle città più ventose degli Stati Uniti?”

Davvero?” Aveva sgranato gli occhi dalla sorpresa.

Davvero. In realtà la città più ventosa sarebbe Blue Hill, in Massachusetts.”

Uh, e dire che ci avrei scommesso denaro sonante sul fatto che Chicago rientrasse per lo meno nella top ten.”

E così potrei persino guadagnarci qualcosa, con questo genere di informazioni? La prossima volta me lo ricorderò.”

Ridemmo entrambi, mentre un lampo illuminava il cielo a qualche chilometro di distanza. Quasi caddi dal tronco per la sorpresa.

Te l’avevo detto,” disse lui con il tono del bastardello che pensavo che fosse.

Il tempo era prevedibile, ma non era mai stato una scienza esatta. Il “sesto senso” di Edward invece era solo questione di fortuna. Non me lo aspettavo proprio.

Si deve essere verificata una turbolenza ai livelli dei banchi d’aria superiori. Oggi non sembrava affatto una giornata così calda da causare un’instabilità inferiore della troposfera.”

Edward aggrottò la fronte. “Eh?”

Mi alzai e feci per andarmene, lasciandomi alle spalle un Edward dall’aria confusa. Se stava per mettersi a piovere, io me ne tornavo a casa.

Cos’è una troposfera?” chiese lui mentre mi correva dietro per stare al mio passo.

Lascia perdere.”

Sei una tipa strana, Bella.”

Niente che non avessi sentito almeno un milione di volte, ma faceva comunque male. “Sì, lo so.”

Cominciò a piovere e tutti quelli che si erano radunati attorno al fuoco si lasciarono scappare un grugnito collettivo di protesta. Edward rimase al mio fianco anche quando eravamo ormai a solo pochi passi dalla folla. Angela corse verso di noi e mi prese a braccetto.

Ha tutta l’aria di un temporale. Vuoi che ce ne andiamo?”

Io annuii e cominciai a trascinarla in direzione del furgoncino.

Immagino che ci rivedremo in giro, Bella e amica sua che nessuno mi ha presentato.” La voce di Edward mi colse di nuovo di sorpresa. Angela mi sgomitò nelle costole.

Ci scambiammo un’occhiata. Mi voltai verso Edward. “Sì, ci vediamo in giro.”

E poi sarei io quella strana? Lui era proprio un tipo bislacco. Faceva schifo a football, pensava di poter prevedere il tempo grazie a un sesto senso per i temporali in arrivo, e stava con me quando avrebbe potuto avere venti e passa altre ragazze che probabilmente avrebbero fatto qualsiasi cosa per avere un minuto di intimità con lui perché era sexy.

Dovevo ammetterlo. Era bello da qualsiasi parte lo si guardava. Ma stronzo, ripetei a me stessa. Uno stronzo patentato. Doveva esserlo. Probabilmente aveva messo incinta una tizia là dove abitava e aveva gettato la vergogna sulla sua famiglia, che lo aveva spedito quaggiù. O forse aveva bullizzato qualche povero innocente al punto da dover essere spedito a Forks per evitare un processo. O forse aveva fatto parte di qualche grosso e bollente scandalo che coinvolgeva la squadra di basket del liceo. Appena arrivata a casa lo avrei cercato su Google.

Ricambiò il mio sguardo per un minuto come se stesse pensando di me le stesse cose che io stavo pensando di lui, poi si allontanò per unirsi a Rosalie, che si stava dirigendo verso il parcheggio.

“Grazie mille! E di nuovo non mi hai presentata!” si lamentò Angela ad alta voce.

“Scusami.” Scossi la testa, cercando di sgombrare la mente da Edward Cullen. “Ma cosa ti importa che lui sappia il tuo nome? È solo un tizio qualunque. Niente di speciale.”

“Niente di speciale?” La pioggia cominciò a cadere più forte. Stavamo cominciando a inzupparci. “Oh, Bella. Nega pure quanto ti pare. C’è qualcosa di speciale in quel tizio; questo è poco ma sicuro.”

Non ero in vena di mettermi a discutere. Corremmo verso il furgoncino ed entrammo. Eric mi aveva riservato un posto. Grandioso.

“Allora, quel Cullen ti stava disturbando?”

“Disturbando?”

“Sì, voglio dire, è arrivato dopo che tu te ne eri andata e mi ha chiesto se tu fossi la mia ragazza.” Spalancai la bocca alla confessione di Eric. Lui colse subito la mia preoccupazione.

“Gli ho detto di no perché non lo sei. Ovviamente. N-n-n-non che non mi piacerebbe se lo fossi, è solo che non lo sei... ancora, perciò non volevo dire una bugia,” balbettò.

Edward aveva chiesto a Eric se ero la ragazza di Eric? E perché mai?

La mia mente cominciò a vagare all’impazzata mentre Eric continuava a blaterare, “Poi vi ho visti sbucare fuori dal nulla insieme quando ha cominciato a piovere. Spero che non ti stesse importunando. Avrei dovuto dirgli che eri la mia ragazza, magari così ti avrebbe lasciata in pace. Probabilmente è solo il solito tipo atletico che pensa di dover conquistare tutta la scuola prima del diploma, sai.”

Davvero lo sapevo? Era questo che era? Un giocatore che cercava di farsi tutte le campagnole che riusciva prima di tornare al proprio mondo? E perché cominciare con me? Mi sembrava una pessima strategia. La spiaggia era piena di ragazze di gran lunga più facili di me.

“Però sono felice che abbia proposto l’argomento, perché mi stavo appunto chiedendo una cosa. Non è che magari ti piacerebbe uscire? Con me? Per un appuntamento?”

Guardai Eric, fissandolo dritto negli occhi ma senza vederlo davvero. Tutto ciò che vedevo erano occhi verdi e capelli di bronzo e uno strano sorriso che faceva sembrare felice solo metà della sua faccia.

“Bella?” Eric smaniava per una risposta.

“Che c’è?”

“Allora ti va? Di uscire?”

“Con te?”

Lui annuì e si leccò le labbra e non in un modo sexy, più in un modo che mi fece accapponare la pelle.

“Eric, è che siamo così buoni amici. Non vorrei mai e poi mai rovinare tutto cercando di diventare più di questo, capisci?” Spostai gli occhi verso Tyler e Lauren, che stavano litigando perché lei aveva flirtato con Emmett. Ti prego capisci, ti prego capisci.

Aveva l’aria ferita e delusa ma lasciò perdere. “Ma certo. La scopamicizia è una pessima idea.”

“Ma ceeeerto,” dissi in tono esagerato. L’ultima cosa di cui avevo bisogno quell’anno scolastico era qualcosa che mi distraesse dal mio ultimo proposito di andarmene. Amavo Angela come una sorella, ma lei era l’unica cosa alla quale avrei permesso di tenermi legata a quel posto.

Niente distrazioni.

Niente ulteriori legami.

Niente scopamici.

Niente atleti in vena di conquiste che pensano di essere capaci di predire il futuro grazie al sesto senso.

No.

Assolutamente no.

Ma chi volevo prendere in giro? Edward Cullen era la tempesta che non mi aspettavo, che avrebbe sconvolto e messo sottosopra tutto quello in cui credevo. Bellissimo ma del tutto inaspettato e pronto a cambiarmi la vita. Solo che al tempo non lo sapevo.



Continua nel prossimo capitolo Tiri mancati e gelato

Preview

Jake non sembrava impressionato. Incrociò le braccia al petto. “Bella è mia, bellimbusto.”

Mi scappò una risatina, imbarazzata e divertita allo stesso tempo.

E così sarebbe tua, eh?” Edward appoggiò i gomiti sulle ginocchia e cominciò a palleggiare con la palla da basket. “Ce la giochiamo?”





(1) La hang ten è una tecnica del surf. Consiste nel piazzarsi sul bordo della tavola e restarci aggrappato per le dita dei piedi mentre cavalchi l’onda, ovviamente senza cadere. 

   
 
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