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Autore: Princess Kurenai    01/07/2012    1 recensioni
Thor a quei tempi poteva solo sperare nella redenzione di Loki, e che la sentenza permettesse a suo fratello di mostrare a chi lo stava accusando di aver compreso i suoi errori.
" Sei pentito?"
Si ricordava perfettamente quando gli aveva rivolto quella domanda mentre lo stava conducendo verso la corte che l'avrebbe giudicato.
Non si aspettava una risposta - Loki indossava ancora il morso metallico che gli impediva di lanciare degli incantesimi -, aveva semplicemente cercato nei suoi occhi ciò che voleva sentirgli dire... inutilmente.
Loki non era pentito, forse era spaventato per il giudizio del Padre degli Dei, ma non provava risentimento per i suoi sconsiderati gesti.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Fearing the Loss
Fandom: The Avengers
Personaggi: Loki Laufeyson, Thor Odinson, Odino Borson
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Slash
Conteggio Parole: 4747 (FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da 500 Themes Italia con prompt: 9. Sensazione di Perdita
2. Partecipante al contest del Rainbow Side of Marvel
3. Ideata grazie all’aiuto di questo gifset. Il nome di Midgardian!Loki non è messo a caso XP direttamente post!Avengers<3
4. Grazie amore! Grazie per avermi aiutata ç///ç



{ Fearing the Loss ~
Vota la fic - Numero 14



Chiuso tra le quattro mura del suo squallido appartamento, il giovane uomo non poteva far altro che osservare lo spettacolo pirotecnico creato per quella speciale notte.
Non lo vedeva in tutta la sua maestosità - la vista dalla sua finestra non era niente di particolare -, ma ciò non cambiava che con quei fuochi d'artificio tutta la popolazione stava accogliendo il nuovo anno.
Si rese subito conto che da una parte anche lui desiderava scendere per le strade ed unirsi a quei festeggiamenti, ma alla fine preferiva desistere.
Gradiva di più la solitaria compagnia di un buon libro e la calma che regnava nella sua umile dimora, l'unica che era riuscito a permettersi dopo un anno di sacrifici.
Inoltre, se doveva essere sincero, per lui quella festività aveva un altro significato. Perché l'anno prima doveva essergli successo qualcosa.
Un qualcosa di così grave che gli impediva di ricordare il suo passato. Non sapeva chi fosse, o da dove venisse e nessuno sembrava conoscerlo.
Era stato un anno terribile, e nonostante tutti gli sforzi la sua memoria non tornava.
Erano stati i medici che l'avevano trovato a dargli un nome. Un nome che non sentiva neanche suo ma era l'unico che possedeva: Thomas.
Non si ricordava granché neanche di quel giorno, ma quelli successivi erano ben presenti nella sua memoria.
Ricordava perfettamente le domande della polizia e le foto segnaletiche che gli erano state fatte per aiutarlo a trovare qualcuno, inutilmente.
Ricordava anche la difficoltà di vivere in un posto a lui totalmente sconosciuto, senza dimora né denaro.
I primi mesi vissuti di stenti, e quelli successivi, gli fecero seriamente pensare che non sarebbe vissuto abbastanza per ricordare chi fosse. O almeno l'aveva pensato fino a quando non aveva avuto la fortuna - era una definizione oggettiva, qualcuno poteva etichettarla come sfortuna - di incontrare il suo salvatore.
Dalla sua ottica, era certo di poterlo chiamare 'salvatore', perché se non fosse stato per lui non avrebbe accolto il nuovo anno di nuovo per la strada, ma bensì in un obitorio.
A quel punto della sua vita, Thomas non aveva grandi speranze per il futuro - viveva il presente cercando di ricordare il passato -, per quel motivo aveva accettato subito di essere complice di alcuni atti illegali per conto dell'uomo che l'aveva trovato a vivere di stenti per strada.
C'erano state delle rapine, e Thomas - per quanto detestasse macchiarsi di quei piccoli crimini - si era convinto che il fine giustificasse i mezzi.
Era solo per la sua sopravvivenza. Nulla di più.
La sua vita era legata a quelle rapine, e finché nessuno si faceva male gli andava bene.
Alla fine però restò nel gruppo solo per pochi mesi poi, di comune accordo, abbandonò il giro con abbastanza soldi per permettersi un appartamento anche scadente e dei documenti falsi.
Non aveva bisogno d'altro.
Per il resto, dopo tutta la sventura che l'aveva accompagnato, era stato davvero fortunato a trovare un piccolo lavoretto nell'immensa biblioteca della metropoli nella quale viveva.
Anche se non aveva ancora memoria del suo passato, sapeva di non potersi lamentare: aveva rischiato di morire per la strada, tutto sarebbe stato meglio di quella sorte.
Tuttavia, non poteva negare di sentirsi... incompleto.
Spesso, dietro una severa piega delle labbra, reprimeva delle manifestazioni plateali di sdegno davanti a certi individui che sentiva di dover definire "inferiori"... e lo faceva sia per buon senso, sia perché un tempo non molto lontano lui viveva come loro.
In ogni caso, quelle sensazioni gli facevano supporre che prima di perdere la memoria doveva essere quantomeno benestante per poter provare quei sentimenti di superiorità.
Alla fin fine però erano solo supposizioni, e nessuno era venuto mai a cercarlo per confermare quelle congetture.
Un'altra cosa che aveva scoperto in quei mesi, per la precisione da quando aveva trovato quel modesto lavoretto come bibliotecario, era l'amore per la lettura.
Poteva passare ore chino sui libri ad apprendere nuove e vecchie nozioni.
Inizialmente era stata la necessità di sollecitare la sua memoria a spingerlo a cercare tra i libri una risposta alla sua amnesia, ma alla fine non aveva concluso niente.
Aveva solo scoperto di conoscere cose come la mitologia norrena - forse meglio di chiunque altro -, e di non essere invece ferrato sulla storia di quel paese.
Tutto quello non aveva senso per Thomas, ma non poteva fare granché. Erano solo pochi indizi che insieme non formavano neanche un tassello del complicato mosaico della sua memoria.
Almeno così credeva... perché non sapeva più cosa pensare quando iniziarono 'quei sogni'.



In tutta la sua vita, quella era la prima volta che Thor sentiva il peso dello scorrere degli anni.
Poteva definire quella situazione quasi buffa, visto che solo in quegli ultimi tempi era stato in grado di sentire sulla sua pelle l'inesorabile incedere dei giorni, e tutto era iniziato dal momento in cui aveva perso il suo amato fratello.
Forse aveva smarrito l'animo di Loki molto tempo prima, ma nella sua immensa vanità aveva compreso la gravità della situazione solo quando l'aveva visto lasciarsi precipitare nello spazio infinito... lasciando incombere sulle sue spalle quel peso intriso di ignoranza e dolore.
Una 'colpa' in grado di piegarlo sotto la sua gravità.
Erano passati ormai due anni da quel giorno e le cose erano... cambiate.
Thor si era sin da subito rifiutato di accettare la morte di Loki e, giorno dopo giorno, per mesi, aveva pregato Heimdallr di cercarlo in tutti i Nove Regni.
Le ricerche erano state tuttavia vane e solo quando Thor si vide costretto ad accogliere il lutto, la speranza parve riaccendersi.
Loki aveva fatto ritorno, interrompendo il suo forse volontario esilio vissuto in chissà quale mondo, ed il Dio del Tuono - nonostante fosse conscio che la giustizia asgardiana sarebbe stata costretta a punire suo fratello -, si ritrovò a partire per Midgard con l'unica intenzione di riavere con sé Loki.
Non aveva mai desiderato altro in tutto quel tempo, se non riaverlo accanto al suo fianco perché Loki era una costante necessaria nella sua vita: era ciò che lo rendeva più equilibrato e completo.
L'aveva compreso troppo tardi e suo fratello era ormai consumato dall'odio e dal risentimento. Si era nascosto dietro quei sentimenti, e Thor non era stato in grado di fare niente per fermarlo e ricondurlo dalla sua parte...
Per quanto detestasse quell'idea, era stato costretto a combatterlo fino a sconfiggerlo.
Alla fine aveva ottenuto quello che desiderava, stava riportando Loki ad Asgard ed era addirittura riuscito ad annientare l'esercito dei Chitauri, salvando Midgard e la sua popolazione... eppure, nonostante quello fosse un quadro di gloria e felicità, Thor non sentiva la gioia del trionfo sulle sue spalle.
Le sentiva ancora cariche d'angoscia, perché era stato tradito e ferito più volte da Loki, e suo malgrado non riusciva ad odiarlo per quello.
Sentiva solo la colpa per non essere stato in grado di salvarlo in tempo dall'oscurità, e l'angoscia per la sentenza che gravava sul capo di Loki.
Se in precedenza sarebbe stato in grado di rendere meno pesante la condanna - tutte le certezze di suo fratello erano venute meno con la scoperta delle sue origini, era normale che fosse sconvolto -, quando il Tesseract li fece apparire dinnanzi agli immensi portoni dorati di Asgard si era sentito pervadere da un'altra convinzione: con i numerosi crimini di cui si era macchiato Loki sarebbe stato impossibile salvarlo dalla giustizia del Padre degli Dei.
Thor aveva la certezza che Odino soffrisse tanto quanto lui nel dover sottoporre il figlio ad un processo che l'avrebbe condannato a chissà quale pena... ma d'altro canto il Padre degli Dei non poteva far niente.
Era il Re e non poteva non seguire le leggi che lui stesso aveva creato. Sarebbe stato un pessimo esempio oltre che un Sovrano ingiusto.
Thor a quei tempi poteva solo sperare nella redenzione di Loki, e che la sentenza permettesse a suo fratello di mostrare a chi lo stava accusando di aver compreso i suoi errori.
" Sei pentito?"
Si ricordava perfettamente quando gli aveva rivolto quella domanda mentre lo stava conducendo verso la corte che l'avrebbe giudicato.
Non si aspettava una risposta - Loki indossava ancora il morso metallico che gli impediva di lanciare degli incantesimi -, aveva semplicemente cercato nei suoi occhi ciò che voleva sentirgli dire... inutilmente.
Loki non era pentito, forse era spaventato per il giudizio del Padre degli Dei, ma non provava risentimento per i suoi sconsiderati gesti.
Era troppo presto per reintegrarlo ad Asgard ed anche Odino ne era conscio... da lì la sua scelta.
Loki aveva tentato di distruggere Midgard e la sua gente, li reputava inferiori a lui. Per quel motivo sarebbe stato esiliato per un anno terrestre su quel Regno, privato dei suoi poteri e della memoria.
Avrebbe vissuto come un midgardiano, con le loro debolezze e difetti... e solo se avesse dimostrato di aver imparato qualcosa da quel suo soggiorno forzato sulla Terra sarebbe rientrato ad Asgard, recuperando non solo la memoria ed i suoi poteri, ma anche il suo titolo nobiliare.
Al Dio dell'Inganno non era stato possibile difendersi davanti a quella condanna, e mentre il suo corpo veniva spogliato dei suoi doni magici e dell'immortalità, anche per Thor era iniziato un vero e proprio supplizio.
Gli era stato vietato di incontrarlo una volta che Loki era giunto su Midgard, né gli era permesso di interrogare Heimdallr sullo stato di salute dell'altro.
Nessun aiuto doveva giungere da Asgard e quell'imposizione - posta in quanto Odino era al corrente dell'affetto del figlio per Loki - gli aveva fatto vivere dei momenti simili all'agonia.
Se lui non avesse incontrato Jane, che fine avrebbe fatto?
La vita su Midgard era complicata e temeva per l'incolumità del fratello.
" Tuo Padre interverrà se Loki si dovesse trovare in pericolo. Non torturare la tua anima in questo modo, figlio mio. E fidati delle scelte del Padre degli Dei."
Neanche le sagge e fiduciose parole di Frigga erano state in grado di lenire le pene del Dio del Tuono, e solo al termine di quel lungo ed interminabile 'anno di prova' - così era stato definito - gli fu permesso di ricevere delle informazioni.
Si era recato sul Bifrost, affiancando Heimdallr carico di tensione ed aspettativa.
" Lui dov'è?", domandò guardando l'infinito orizzonte al di là del ponte ormai distrutto.
" In salvo.", quelle semplici parole riuscirono a rincuorare non poco Thor. " In una città chiamata Los Angeles.", soggiunse il Guardiano.
Il Dio del Tuono si umettò leggermente le labbra. Sarebbe stato complicato trovarlo in una grande città come quella – non l’aveva mai visitata, ma ne aveva sentito parlare – ma non si sarebbe arreso.
Voleva solo riavere Loki con sé.
“ Che sta facendo?”, chiese ancora.
Heimdallr restò per qualche istante in silenzio, poi spostando brevemente lo sguardo su Thor riprese a parlare.
“ Sogna suo fratello.”, rivelò strappando un sorriso al Dio.
Lentamente i ricordi di Loki sarebbero tornati per farlo ragionare su ciò che aveva perso ed imparato e lui sarebbe stato lì: a giudicare i suoi progressi.



Erano passate delle settimane dallo sfarzoso Capodanno della metropoli e, come ogni mattina, Thomas si diresse verso la biblioteca, soffermandosi solo per qualche istante in un bar per prendere un cappuccino che poi consumò per strada.
Non sembrava essere cambiato niente nella sua vita. Aveva il solito aspetto e le giornate proseguivano con la loro solita routine quotidiana… ma il nuovo anno aveva in realtà portato una piccola novità.
Poteva essere un qualcosa di inconsistente o anche un bisogno dettato dalla necessità di scoprire la verità sulla sua identità.
Erano dei sogni che potevano rappresentare sia un qualcosa di importante o niente.
In ogni caso lo stavano perseguitando da qualche settimana e anche se non li comprendeva, gli sembrava di scorgere un qualcosa di... suo.
Era una sensazione piacevole, che l'aveva quasi convinto a credere che fossero dei ricordi del suo passato... anche se erano senza senso.
Perché sognava un luogo diverso, ricco e carico d'oro. Diverso da tutti quelli della Terra - aveva fatto delle ricerche.
Forse il suo era un ricordo distorto, ma la cosa più chiara era la presenza di una persona con lui.
Sentiva di provare dei sentimenti contrastanti verso di lui. Spesso negativi... ma altrettanto frequentemente positivi.
Amava quella persona e, anche se ne vedeva solo le spalle - era come se fosse sempre davanti a lui, come se non fossero alla pari -, sentiva di provare ancora qualcosa.
Tuttavia non poteva non pensare al fatto che se fosse stato quantomeno ricambiato, quella persona l'avrebbe cercato... ma invece era ancora lì, senza il suo vero nome, a fare congetture sul significato di quei sogni.
Sorseggiò lentamente la sua colazione poi, buttando il bicchiere vuoto in un cestino - Thomas non era uno zotico, di quello ne era convinto -, entrò nella biblioteca iniziando subito il suo lavoro e concedendosi più volte delle pause per dedicarsi alla lettura di un libro.
La sua mente tuttavia andava lontano dalle parole messe nero su bianco del tomo che desiderava leggere. Tutte le sue attenzioni andavano a riversarsi ancora su quei sogni, cercando di afferrare una risposta che non trovava.
Ripensava a quella persona a lui tanto cara e, sospirando, si concesse quasi di perdonarlo.
Forse, si disse, era successo qualcosa anche a lui e per quel motivo non lo stava cercando. Forse... quello che non aveva ucciso Thomas l'anno prima, aveva ucciso quella persona...
Un brivido lo scosse e si morse le labbra per scacciare quell'idea, riportando però alla mente una scena, incomprensibile e rimasta celata nei suoi sogni dalla troppa confusione.

"È troppo tardi! È troppo tardi per fermarlo..."
" No, possiamo farlo... insieme!"

Ricordava degli occhi chiari e limpidi, carichi di dolore e tristezza... intrisi però di speranza.
Non sapeva di cosa stessero parlando, ma... quell'uomo lo amava. Si fidava di lui.
Si ritrovò quasi ad affannare e a portarsi una mano al petto come per far calmare il suo cuore.
Cosa dovevano fermare? Perché lui era convinto che fosse troppo tardi?
Il timore per la sorte di quella persona si affacciò ancora in Thomas, costringendolo a cercare di pensare ad altro bevendo un lungo sorso d'acqua.
Doveva calmarsi.
Erano delle paure infondate forse, e magari quei sogni neanche erano reali.
Menzogne, create dalla sua mente per dargli l'illusione di avere un passato ed qualcuno che lo amava.
Era anche abbastanza credibile come spiegazione... lui era stato un ladro per vivere ed aveva sviluppato - o era una cosa innata? - la capacità di mentire in modo credibile. Così tanto che quel suo dono si stava rivoltando contro di lui.
Si impose di pensare ad altro, ma ancor prima di essere in grado di scacciare le sue inquietudini, dovette accogliere un uomo che Thomas avrebbe definito bizzarro.
Aveva lunghi capelli biondi e limpidi occhi color del cielo primaverile. Un fisico indubbiamente affascinante così come il sorriso di sincero affetto che gli rivolse - o, almeno, gli sembrò quasi naturale descriverlo in quel modo.
Se si tralasciava il suo abbigliamento da campagnolo, poteva anche sembrare una persona normale... ma quando aprì bocca per parlare, Thomas si dovette quasi ricredere.
" Fratello mio. Sono lieto di averti finalmente ritrovato!", dichiarò con voce tonante ed importante, che fece levare nella biblioteca dei seccati 'shh' d'ammonimento.
" Come scusi?", domandò stupito, abbassando la voce, riuscendo ad indossare una maschera che avrebbe nascosto i sentimenti che lo stavano travolgendo, rendendolo fragile e confuso.
Era colpito dalla ricchezza verbale che aveva dimostrato l'uomo... ma soprattutto dal fatto che l'avesse chiamato 'fratello'.
Poteva essere un invasato - a guardarlo bene non era poi così difficile pensarlo - oppure... un qualcuno che lo conosceva realmente.
" Tu non hai memoria di me, ne sono conscio. Ma non temere, presto i tuoi ricordi ti saranno restituiti, insieme a tutto ciò che nostro padre ti ha tolto."
Degli altri sibili si levarono nella sala, e Thomas fece l'unica cosa che sentiva essere sensata: afferrò l'uomo per il braccio - sotto la stoffa della camicia a quadri che indossava avvertiva dei muscoli forti e perfetti - e lo trascinò verso l'esterno della biblioteca.
Una volta soli e liberi di parlare, Thomas lo guardò teso e nervoso.
" Lei chi è?", chiese, rifiutando la risposta che la sua mente gli stava suggerendo nello specchiarsi in quelle iridi chiare.
" Sono Thor, di Asgard.", rispose fiero l'uomo, gonfiando quasi il petto con orgoglio. " E sono giunto fin qui per riportarti a casa."
Thor? Asgard?
" Pazzo...", mormorò Thomas.
Non era la prima volta che incrociava dei folli - c'era chi si credeva Napoleone, o altri nobili condottieri del passato - ma quella era la prima volta che si ritrovava direttamente coinvolto.
" Lascia che ti spieghi fratello.", Thor lo afferrò saldamente per le braccia, senza però fargli del male. " Sei confuso e spaventato. Ma non temere: presto tutto sarà chiaro ai tuoi occhi. La memoria ti tornerà."
" E sentiamo...", esordì cercando di mantenere la calma. " E chi sarei? Baldr?", chiese, decidendo di assecondarlo per allontanarlo e continuando a negare con forza i sentimenti che ribollivano in lui.
Non comprendeva il motivo di quell'agitazione interiore... anche se quello era un pazzo invasato, lui sentiva di voler rifiutare anche il minimo accenno sul suo passato.
Era come se si volesse proteggere.
" No. Tu sei Loki. Sei mio fratello.", sorrise dolcemente Thor.
" Senti... non esiste alcun Loki. Non esiste neanche Thor. Sono dei miti. Invenzioni di un popolo europeo. Non so come tu faccia a sapere dei miei problemi con la memoria , ma se si tratta di uno scherzo... te la farò pagare.", si stupì non poco delle parole che lasciarono la sua bocca.
Era... una minaccia?
Il tipo però sorrise, per nulla impensierito da quell’intimidazione.
" Non è uno scherzo, fratello.", gli carezzò la guancia con tenerezza – la sua pelle era fredda contro il calore della mano dell'altro. “ La tua punizione è giunta al termine e potrai dimostrare al cospetto di nostro padre che sei pronto per tornare a casa, con me…”
" S-smettila!", allontanò con forza la mano, agitato dalle parole di quel pazzo. " C-chiamo la polizia!"
" Loki... tranquillo. Non è mio desiderio farti del male. Ho già commesso troppi errori in passato per rischiare di perderti...", i suoi occhi erano sinceri e... familiari. Così tanto che Thomas non riuscì a non sovrapporli a quelli dell'uomo che aveva sognato.
" Chi... sei tu?", domandò piano, stupito.
" Vieni con me.", gli tese la mano. " Presto tutto sarà più chiaro. Te lo giuro."
Thomas fissò la mano indeciso.
Era davvero in procinto di inseguire quel folle solo perché i suoi occhi - ed anche la voce - gli ricordavano quelli che vedeva in un sogno?
Sì. Lo stava facendo davvero e, afferrando la mano, gli rivolse uno sguardo sospettoso.
" Non esiterò a chiamare la polizia se vedo qualcosa di sospetto."
Thor sorrise e tese l'altra mano verso il cielo.
" Che stai...?", le parole gli morirono in bocca quando in un sibilo vide atterrare nel palmo di quell'uomo un martello.
Diceva di essere Thor... quindi doveva essere per forza Mjolnir, il leggendario martello del Dio del Tuono.
" Tieniti forte, fratello.", l'uomo lo attirò a sé in un abbraccio saldo e... bollente.
Era quasi una posizione rassicurante.
" Cosa?!"
Accadde tutto troppo velocemente per poter anche solo ricevere delle spiegazioni.
Riuscì solo ad avvertire i suoi piedi sollevarsi da terra e ad afferrare Thor per timore di cadere… e solo qualche istante dopo stavano volando lontani dalla biblioteca.
Lo tenne stretto, chiudendo gli occhi con forza e mordendosi le labbra per non emettere alcun verso spaventato – aveva ancora un pizzico d’orgoglio.
Era assurdo.
Non poteva credere che stesse succedendo davvero!
“ Loki. Rilassati. Non ti lascerei mai cadere.”, sussurrò teneramente divertito Thor, con il braccio attorno alla vita di Thomas.
“ Perdonami, ma non mi fido!”, esclamò nervoso l’altro, riuscendo però ad aprire gli occhi e ad osservare Los Angeles scorrere sotto di loro fino a sparire alla vista. “ Dove…”
“ Ho nascosto il Tesseract in un luogo sicuro. Sarebbe stato incauto portarlo con me.”, rispose Thor, anticipando la domanda di Thomas che, aprendo e richiudendo la bocca più volte, si trattenne dal chiedere all’altro che cosa fosse il Tesseract.
Era... troppo confuso per formulare delle domande sensate perché tutto quello non aveva assolutamente senso.
Quella situazione era talmente assurda da poter sembrare un sogno... ma la stretta di Thor sulla sua vita gli sembrava troppo reale per essere un'invenzione del suo subconscio.
" Fratello non smarrirti nella confusione. Presto ogni tuo dubbio verrà dissipato. Te lo giuro."
" Io..."
Non sapeva neanche che dirgli o che fare. Stava accadendo tutto troppo velocemente, senza dargli il tempo di ragionare... ma era come se tutto stesse tornano al suo posto. O, almeno, era quella una delle sensazioni che provava.
" Abbiamo tante cose da raccontarci fratello. Dimmi, come hai vissuto questi interminabili giorni su Midgard?", continuò Thor, curioso rendendosi subito conto dell'ombra oscura che attraversò il viso dell'altro.
Thomas non poté impedirsi di pensare alla sofferenza ed alla paura che aveva provato quando viveva per la strada. Senza ricordi o certezze sul suo futuro.
Viveva la giornata e rubava per potersi svegliare la mattina successiva.
Non andava fiero di tutto quello... l'aveva sempre pensato, nascondendo dentro di sé lo sdegno per quella vita a lui inadatta.
Forse aveva sempre saputo inconsciamente di essere... qualcuno di importante.
" Cercavo... di sopravvivere.", rispose con voce cupa.
" Loki..."
Già. Lui era Loki. La pecora nera di Asgard. Il Dio dell'Inganno e del Caos.
Figlio dei Giganti del Ghiaccio e... quella che aveva vissuto doveva essere una condanna del Padre degli Dei.
" Cosa... ha fatto Loki per meritarsi di finire qui?", domandò piano Thomas.
" Hai... cercato di distruggere Midgard.", ammise Thor sincero. " Ma non eri in te. Eri preda dell'oscurità e del dolore. Eri confuso.", lo difese.
" So chi è Loki.", rispose Thomas, stupito dalla risposta dell'altro. " E... come puoi difenderlo? O... volergli bene?"
" Ti vorrò sempre bene, fratello.", mormorò semplicemente il Dio del Tuono. " Senza di te mi sento incompleto... ho bisogno della tua presenza."
Thomas sentì il suo cuore mancare un battito a quella dichiarazione d'affetto incondizionato.
D'altro canto, era sempre quello che aveva desiderato e cercato da quando si era risvegliato nell'ospedale di Los Angeles.
Non voleva altro che scoprire la sua identità e sapere se ci fosse qualcuno a lui legato... che lo stesse cercando e che lo amasse.
Si morse le labbra, nervoso ed emozionato, mentre lentamente il suo corpo si rilassava.
" Fino a questa mattina... mi chiamavo Thomas.", mormorò.
" È un bel nome.", sorrise Thor.
" Cosa... succederà adesso?"
" Torneremo ad Asgard e ti condurrò al cospetto di nostro Padre.", spiegò il Dio. " La memoria ti verrà restituita e verrai di nuovo giudicato..."
Thomas assentì.
La sua mente, ormai più calma, iniziò a lavorare donandogli delle supposizioni su quanto sarebbe successo da lì a poco.
Ormai credeva alle parole di Thor, e molti tasselli riguardanti alcune sue capacità - la menzogna, l'ingegno e la conoscenza della mitologia - erano tornati al loro posto creando un mosaico più completo e comprensibile.
Era stato mandato a vivere sulla Terra per fargli scoprire un po' di umanità. Fargli sentire l'importanza della vita e la mancanza della famiglia... lui personalmente sentiva di non voler perdere quell'affetto ritrovato. Ma Loki, il Dio dell'Inganno, sarebbe stato dello stesso avviso una volta sveglio?
Non erano la stessa persona. Lui si sentiva... diverso dal Dio, o era solo una sua convinzione?
" E se Loki non fosse pentito?", domandò.
" Tu sei Loki.", rispose sicuro Thor mentre arrestava il suo volo su dei monti ricoperti di verde. " Sei pentito?"
Thomas sentì che quella frase gli era già stata rivolta da Thor...
" Si.". rispose semplicemente mentre atterravano nei pressi di una grotta.
" Allora non devi temere, fratello."
" Sono il Dio dell'Inganno.", gli fece presente.
" Il Loki che conosco io sa essere sincero, anche se non me ne ero mai reso conto in passato...", Thor gli carezzò il volto, cercando i suoi occhi. " Non tutto quello che c'è scritto sui libri di Midgard è reale. Solo tu puoi sapere chi sei realmente e chi vuoi essere... io desidero solo il mio amato fratello, non mi importa il resto."
Thomas assentì debolmente, cercando di aggrapparsi a quelle parole così sincere e cariche d'affetto.
Seguì in silenzio Thor nella grotta dove, nascosto nell'oscurità, trovarono uno strano marchingegno luminoso.
Anche senza toccarlo, Thomas avvertiva del potere circondare quello strano oggetto.
" Il... Tesseract?", domandò incerto.
" Esattamente.", sorrise Thor prendendolo. " Vedi queste maniglie? Una la devi stringere tu e girarla quando ti faccio un segno.", spiegò aspettando che l'altro prendesse l'oggetto in mano.
" Così?", chiese nervosamente Thomas, afferrando e stringendo la maniglia.
" Sì... puoi girarla."
Thomas eseguì subito il comando, ma non accadde nulla.
" Loki...", il Dio lo guardava serio, senza girare a sua volta il meccanismo per attivare il Tesseract. " Quando giungeremo ad Asgard sarai subito sottoposto a giudizio. E... prima di partire voglio dirti una cosa importante."
" Dicendo così sembra che tu non... creda in me...", rispose Thomas piano.
" Non è così fratello.", dichiarò prontamente Thor. " Una volta tu mi dissi che per quanto talvolta potessi essere invidioso di me, non dovevo mai dubitare del tuo amore. Non farlo neanche tu... non dubitare mai del mio amore per te.", sussurrò, allungando la mano per sfiorare il viso fresco dell'altro.
" Ora... sembra quasi che tu debba darmi un bacio.", scherzò nervoso Thomas, imbarazzato ed emozionato per quelle parole, sentendo quella situazione stranamente familiare... sostituita da una nuova quando le labbra di Thor si posarono sulle sue leggere e delicate.
Era una semplice carezza, che lo fece però quasi vacillare.
" Non dubitare mai.", ripeté il Dio, sorridendo e azionando il Tesseract.
Thomas era ancora troppo sconvolto per rendersi conto del movimento dell'altro, e solo quando un bagliore carico di energia lì avvolse comprese che erano in viaggio.
Fu uno spostamento relativamente breve, un attimo prima erano nella grotta e quello dopo davanti a delle grandi porte dorate.
" Siamo a casa.", annunciò Thor, mentre delle guardie - serie e dallo sguardo imperscrutabile - aprivano il portone verso quella che sembrava essere una sala immensa.
Solo una persona era presente in quella sala e Thomas lo riconobbe subito come Odino, il Padre degli Dei.
Si avvicinarono lentamente all’immenso trono e solo quando furono al cospetto del Re entrambi si inchinarono in segno di rispetto – era stato un movimento inconscio, come se lo avesse sempre fatto.
“ Bentornati, figli miei.”, li accolse con voce profonda Odino, osservando Thomas come alla ricerca di una tacita risposta.
“ Padre. Come promesso, ho condotto Loki al tuo cospetto per sottoporlo a giudizio…”, esordì Thor senza nascondere un tono nervoso.
Odino si alzò dal suo trono con fare maestoso, aiutandosi però distrattamente con Gnugnir, la sua lancia… come se non volesse far notare il peso degli anni e del dolore che gravavano sulle sue spalle.
“ La tua condanna è giunta al termine, Loki.”, esordì senza troppi giri di parole Odino.
Era stanco, lo sapevano tutti, e la sofferenza per il figlio perduto non faceva altro che aumentare la sua pena.
“ Come promesso, i tuoi ricordi ti verranno restituiti per darti modo di rispondere ad una domanda.”, annunciò, mentre Thor si muoveva nervosamente accanto a Thomas. “ Con i poteri che mi sono stati conferiti io, Odino, Padre degli Dei e Sovrano di Asgard, restituisco a Loki, figlio di Odino, i suoi ricordi che per condanna gli erano stati portati via per un anno midgardiano.”
Un colpo secco della sua lancia sul ricco pavimento della sala sancì la sua decisione ed un fascio di luce colpì il corpo di Thomas, sbalzandolo indietro per terra di qualche metro, impreparato.
Subito Thor accorse per aiutarlo ad alzarsi, ma l’altro rifiutò subito la mano che il Dio gli porgeva.
“ Loki, figlio di Laufey.”, precisò sollevandosi lentamente e piegando le labbra in un sorriso malizioso.
Il Dio dell’Inganno era tornato.
Si concesse qualche istante, osservando le mani che per mesi aveva considerato quelle di un estraneo… ma la voce di Odino lo distolse dai suoi pensieri.
“ Loki, figlio mio. In questo lungo anno hai vissuto come un mortale. La tua vita è stata messa a dura prova. Hai saggiato sulla tua pelle il prezzo della povertà e del dolore. La paura di morire e la solitudine. Hai visto il buon cuore dei midgardiani ed alla luce di questi fatti, la domanda che ti pongo è una sola.”, il Padre degli Dei lo guardò serio. “ Hai compreso i tuoi errori?”
Era un semplice quesito che non richiedeva risposte lunghe o articolate, ma Loki era il Dio dell’Inganno ed era maestro delle armi a doppio taglio come quella.
Odino era stato furbo nel porgli quella domanda dopo averlo fatto vivere come un pezzente per un anno… astuto, perché nel suo cuore avvertiva ancora quel sordo timore che provava Thomas all’idea di stare solo.
Lui stesso l’aveva provato quando aveva scoperto le sue origini.
Mentire significava tornare su Midgard, senza l’opportunità di riavere ciò che aveva perso… mentire significava anche rinunciare a ciò che aveva provato poco prima, quando Thor l’aveva baciato.
Sentiva ancora sulle sue labbra il sapore di quelle del Dio del Tuono ed calore rassicurante del suo amore.
Tutto quello che aveva sempre desiderato poteva riacquistarlo solo dicendo la verità… ma Loki non sarebbe mai andato contro la sua natura.
“ … forse.”, rispose semplicemente, preferendo la strada dell’ambiguità allo scegliere tra la sincerità e la menzogna.
In fondo lui… era sempre stato un po’ ambiguo.


   
 
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