Non sono molto brava a fare queste cose, ma all’improvviso mi è venuta voglia di scrivere una fan fiction. Di sicuro sarò un disastro ma sarei molto felice di sentire le vostre opinioni, quindi leggete e commentate, a presto! P.S. Sappiatemi dire se volete anche il continuo della storia o è meglio che mi fermi.
A presto
 
 
Non era per nulla facile essere la figlia di Harry Potter. E ora che si stava avvicinando il momento di entrare a Hogwarts, per Clarissa Potter era ancora più difficile. Il giorno prima lei e la madre, Ginny, erano andate a comprare tutto l’occorrente per la scuola: come animale aveva scelto una civetta bianca, come quella del padre, la bacchetta che l’aveva scelta era di undici pollici e mezzo, flessibile con crini di unicorno. Aveva passato tutta l’estate a pensare a quello che si sarebbe dovuta aspettare a Hogwart e a tutto quello che gli altri si sarebbero dovuti aspettare da lei, di sicuro avrebbe continuato ad essere amica di Conrad, il figlio di Hermione e Ron, mentre ancora non aveva conosciuto Nervalus, figlio di Lucius Malfoy e grande nemico di suo padre.
Il giorno della partenza tutti i genitori si erano ritrovati al Binario di King Cross e stavano appunto parlando dei bei tempi andati:
“Ti ricordi Ron il nostro primo giorno,qui?? Tu che mi hai offerto le Cioccorane?”
“Si, e io mi ricordo pure dell’entrata in scena di quella smorfiosa di mia moglie, che già il primo giorno era venuta a darci fastidio!”
“Oh, ma come sei dolce amore……forse è meglio che io non ricordi ai ragazze, delle tue bellissime imprese a scuola”
Clarissa ascoltava annoiata, ma all’improvviso i genitori si zittirono. Due teste bionde, avanzavano spintonandosi tra la folla. Lucius e Narvalus Malfoy, con la loro solita facci arcigna, si stavano proprio dirigendo verso Harry, Ron ed Hermione.
“Salve, vedo che non siete per nulla cambiati, la sporca mezzosangue e quell’altro pel di carota sempre insieme! Tranquillo Wesley, rimetti via la bacchetta, non ho nessuna voglia di dimostare a tuo figlio la debolezza del padre. Vieni Narvalus, seguimi!”  Clarissa guardò in faccia Narvalus, e rimase colpita dalla sua bellezza: i capelli biondi incorniciavano un viso regolare e due ochi verdi incorniciavano il tutto. Anche Narvalus incontrò gli occhi di Clarissa ma al posto di provare odio, che il padre per dodici anni aveva cercato di imprimere in lui, era stato invaso da un’improvvisa felicità.
Un fischio della locomotiva annunciò la partenza. Si sistemarono sulla carrozza e passarono il resto del viaggio in tranquillità. Dopo il viaggio verso il castello, i ragazzi del primo anno si sistemarono per lo smistamento: il Cappello Parlante cominciò a decantare la solita filastrocca di inizio anno ma Clarissa era impegnata a pensare a Narvalus, con un misto di terrore e felicità. Neppure si accorse che era stato chiamato il suo nome, ma si risvegliò quando Conrad gli assestò un pugno alle costole.
“La mia prima figuraccia” pensò, mentre gli occhi di tutti erano puntati su di lei. Naturalmente venne assegnata alla casa dei Grifondoro come pure Conrad. Per ultimo fu chiamato Narvalus. Mentre saliva i gradini e si sedeva sullo sgabello, i suoi occhi e quelli di Clarissa si incontrarono, ma la ragazza abbassò subito lo sguardo.
Il cappello parlante sembrò riflettere a lungo, poi con voce stantorea disse” Sei stato assegnato a ….”