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Autore: mrsdianablack    01/07/2012    2 recensioni
In una notte d'estate due anime si incontrano
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, William Spike
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Parigi 10 Agosto 1900

E’ notte, qui a Parigi. Una notte di mezza estate. E fa caldo.
Così, anche se so che è sconveniente e poco sicuro, tengo aperta la finestra della mia camera da letto, che da sulla strada. E’ inopportuno anche che una signorina della mia età abiti sola, lontana dai genitori, senza un marito, e viva del proprio lavoro.
Ma non mi interessa. Non mi è mai interessato il giudizio della gente. Non mi importa di ciò che dicono o pensano di me. Io sono in pace con me stessa.
So di non essere nè una prostituta nè una donna di facili costumi, e nemmeno l’amante di qualche ricco borghese.
Sono semplicemente una ragazza indipendente e anticonformista, per l’epoca in cui sono nata.
Faccio la giornalista, ma mi piace dire di essere una scrittrice. È il mio sogno. E spero un giorno di vedere pubblicato un mio libro.
Per il momento mi accontento di guadagnarmi da vivere con i miei articoli, che parlano per lo più di moda e pettegolezzi. La contessa P. ha comprato un nuovo cappellino da Madame V. Ed è stata vista alla festa del barone T.
Ecco il genere di servizi che mi fanno scrivere. Io, che vorrei occuparmi di cronaca nera.
Ma tra le mie virtù c’è anche la pazienza. E io so aspettare. So che un giorno arriverà la mia grande occasione.
Sono immersa in questi pensieri quando odo delle grida provenire dalla strada. Guardo dalla finestra ma tutto ciò che riesco a vedere dalla mia posizione sono solo delle ombre indistinte.
Così, senza riflettere afferro un mantello per coprire la mia camicia da notte e corro di sotto. Prendo anche il mio ombrellino da passeggio, se mai dovesse servirmi per difendermi, e il mio fidato taccuino per gli appunti.
Le urla sembrano provenire da un vicolo accanto alla via principale, sinistro e male illuminato. Mi avvicino lentamente, senza fare rumore, e osservo la scena.
Ci sono due persone, un uomo e una donna. Lei deve avere più o meno la mia età e, dagli abiti che indossa, sembra essere una prostituta, o giù di lì. Ha lo sguardo atterrito, e gli occhi sgranati, come se quello che vede la stesse spaventando.
Lui è girato di schiena, e la tiene saldamente per le spalle, il viso vicino al suo collo. Indossa un lungo cappotto nero e ha i capelli chiari, che formano piccoli ricci che paiono dorati sulla nuca. Ha il corpo snello e le spalle larghe. Da come riesce a tenere la ragazza deve essere piuttosto forte. Probabilmente è un ladro, o qualcosa del genere. O forse è semplicemente un cliente che lei ha rifiutato.

Non so cosa mi spinga a farlo, se l’amore per il rischio o l’odio per le ingiustizie, ma mi avvicino di qualche passo ancora, e stringo tra le dita il manico del mio ombrellino. Se fossi una persona saggia ora fuggirei, e andrei ad avvisare un gendarme, ma non lo sono e decido, da sola, di difendere quella ragazza.
“Fermati!!”urlo all’uomo, e lui, sorpreso si ferma e si volta.
Il vicolo è poco illuminato ma riesco a distinguere comunque i lineamenti del suo viso. Non riesco a stabilire se ciò che vedo mi spaventa o mi sorpende, se è reale o solo frutto della mia immaginazione. So solo che il suo volto non ha fattezze umane. I suoi occhi sono dorati, e luccicano nel buio come gemme preziose, gli zigomi sono alterati e la pelle raggrinzita in più punti, e due lunghi canini appuntiti emergono ai lati della bocca.
Sembra una di quelle creature demoniache descritte nei libri di mitologia latina.
Ora sì, che dovrei fuggire, ma le mie gambe si rifiutano di muoversi, sono inchiodate al suolo mentre i miei occhi sono fissi su quell’individuo.
“Vattene ragazzina!”grida, irato, e la sua voce suona roca e dura.
Io non mi muovo, stringo convulsamente il manico della mia inutile arma di difesa e non apro bocca. Anche la ragazza mi vede, e inizia a divincolarsi, urlando ancora più forte. Lui si volta verso di lei, ringhiando, e poi riporta la sua attenzione verso di me. Sembra che non sappia cosa fare, e questo mi da coraggio.
Ben presto alle urla della giovane se ne uniscono delle altre, provenienti tutte dalla strada maestra. Dobbiamo aver attirato l’attenzione di qualcuno, che ha pensato bene di avvertire i gendarmi.
Accade tutto nel giro di pochi secondi. Colpi d’arma da fuoco che sibilano nell’aria, il vicolo illuminato dalle luci delle lampade, il “demone” che lascia la presa e si accascia a terra, la ragazza che corre verso la folla che si avvicina. E io che mi accuccio accanto a lui e gli poso una mano sulla spalla, incurante del pericolo che posso correre. Alza il viso su di me e incontro gli occhi più blu che abbia mai visto. Sembra umano ora, ed è bellissimo. Potrei scambiarlo per un angelo sceso dal cielo.

E di nuovo non so cosa mi spinga a fare quello che sto per fare. La folla si avvicina e non c’è tempo da perdere. Sento indistintamente indicare la nostra posizione. Prendo il ragazzo per un braccio e lo tiro in piedi. Lui mi guarda interrogativo ma si lascia trascinare via dal vicolo, senza opporre resistenza. Probabilmente è troppo sorpreso del fatto che lo sto aiutando. E lo sono anche io.
Mi rendo confusamente conto che potrei essere in pericolo, che non so chi è lui, che potrebbe essere un ladro, o un assassino. E che forse non è nemmeno umano. Quel pensiero lo scaccio subito. Sono troppo razionale per credere che esista qualcosa di sovrannaturale, oltre Dio.
In questo momento l’unica cosa davvero reale è la sua mano stretta nella mia, e noi due che corriamo velocemente verso il mio appartamento. Mi accorgo che ho lasciato la porta aperta. Potrebbe essere entrato chiunque, nel frattempo. Oltrepasso la soglia e nello stesso momento sento la sua mano scivolare dalla mia. Mi volto e lo guardo.
“Ho bisogno dell’invito..”dice, semplicemente. Ha una voce calda e sensuale, ora. Molto bella. Infonde tranquillità.
Io non capisco a cosa si riferisce, e lo fisso stranita.
“Come?”
“Invitami ad entrare..”ripete lui, senza staccarmi gli occhi di dosso. Inclina la testa di lato e alcuni ricci dorati gli ricadono sulla fronte. “Io non lo farei se fossi in te..”aggiunge, quasi sospirando.
Io continuo a non capire, e una vocina dentro di me mi dice che sarebbe opportuno seguire il suo consiglio, ma come sempre l’istinto prevale sulla razionalità, e lo invito.
La sorpresa si dipinge nei suoi occhi, forse non si aspettava che lo facessi davvero e, dopo un attimo di esitazione muove un passo, ed entra.
“Sai cosa sono??”chiede, chiudendo la porta alle sue spalle e tornando a fissarmi.
Scuoto la testa.
“No, non lo so, non sei un uomo, ma non mi interessa. Sento che posso fidarmi di te. Non chiedermi perchè ma so che è così.”
Ci pensa, prima di rispondere. Forse sta scegliendo le parole adatte, o forse sta meditando di mentire. Alla fine sceglie la verità.
“Sono un vampiro..” sussurra, con semplicità.
“Stai scherzando.” Dice una vocina dentro di me. “Stai sicuramente scherzando. I vampiri non esistono. Non è vero. Non può essere vero. I vampiri esistono solo nella fantasia degli scrittori.”
Lui avverte subito che qualcosa è cambiato, in me. E arretra di un passo, fino a ritrovarsi con la schiena contro la porta. Come se fosse lui ad avere paura di me. Quando dovrebbe essere il contrario. Ma io, stranamente, non ho paura. Sono sconcertata, ma non ho paura.
“Stai scherzando..”ripeto, a voce alta..
Scuote la testa, e abbassa lo sguardo. Sembra che sia difficile, per lui, dirmi queste cose.
“Hai visto il mio demone, prima.”
“Sì, l’ho visto, ho visto quel viso che sembrava una maschera. Gli occhi dorati. Le zanne appuntite. Ma il mio cervello ancora si rifiuta di credere una cosa simile.”

Penso alla letteratura, mi viene in mente il romanzo di Bram Stoker.
“Come Dracula..”sussurro, senza rendermi conto che sto parlando a voce alta.
Lui fa una smorfia disgustata. Evidentemente il paragone non gli piace.
“Una specie, niente a che vedere con i suoi dannati trucchi da zingaro..” dice, con velata ironia.
Mi rendo conto che mi piace la sua voce. E’ calda, profonda, piacevole da ascoltare. Resterei ore a sentirlo parlare.
“Trucchi da zingaro??” chiedo, e scopro che trovo gradevole, conversare con lui. Io, che odio questo genere di cose.
Il mio angelo fa una risatina.
“Chi ha scritto quella roba non aveva la minima dannata idea di come sono i vampiri, io non sono così..”afferma con convinzione e una punta d’orgoglio.
“E come sei?”mi sfugge dalle labbra, prima ancora di rendermene conto.
Lui torna immediatamente serio, inclina la testa di lato e mi scruta. Forse non avrei dovuto essere così impulsiva, non sono sicura di voler sapere..
“Sono morto..”sussurra piano.
Quelle due semplici parole hanno il potere di gelarmi. Se fino a quel momento non avevo pienamente realizzato cosa lui era ora non ho più dubbi. Ma la mia mente ancora si rifiuta di ammettere l’evidenza.
“Tu..tu non..non sei..”balbetto, incapace di formulare una frase di senso compiuto, e non smetto di guardarlo.
“Come puoi essere morto se sei qui, di fronte a me, e mi parli, e respiri, e..”
Lui sembra quasi leggermi nel pensiero, perchè non dice una parola, mi fissa per un lungo momento, poi, sempre in silenzio prende la mia mano nella sua e la guida all’altezza del suo cuore.
Io sussulto, a quel contatto, la sua pelle è fredda, e il suo petto è totalmente immobile.
“Vedi, non batte..”soffia, tristemente.
Improvvisamente vengo assalita dalla paura. Mi tornano alla mente alcune frasi confuse del libro.
“I vampiri si nutrono di sangue, sangue umano. I vampiri sono pericolosi. I vampiri uccidono le persone. Non sopportano la vista delle croci. Possono essere uccisi con un paletto di legno piantato nel cuore. E con la testa mozzata.”
Istintivamente arretro di un passo, la mia mano scivola dalla sua mentre l’altra stringe convulsa il manico dell’ombrello da passeggio che ancora tengo in mano.
Forse può essermi utile, rifletto.
Lui non fa nulla per trattenermi, non si muove, non parla, ma continua a guardarmi. I suoi occhi si incupiscono e il volto si intristisce.
Per un attimo temo di rivedere quel volto alterato, le zanne aguzze, gli occhi dorati. Arretro di un altro passo.
Non riesco a pensare lucidamente, se avesse voluto mordermi l’avrebbe già fatto, credo, razionalmente non dovrei avere paura, ma..
“Non ti farò del male, piccola..”
Le sue parole mi giungono inattese. Alzo lo sguardo e vedo che non ha mosso un muscolo. Sembra non aver detto una parola. Eppure l’ho sentito chiaramente. Come se mi avesse letto dentro.
“Perchè?”domando..
“Perchè mi hai aiutato..”risponde lui, con semplicità.
Quell’affermazione mi spiazza. Incrocio i suoi occhi e so che è sincero. Improvviso mi torna in mente il motivo per cui l’ho condotto qui, a casa mia.
Scendo a scrutare il suo corpo. Non vedo molto sotto la giacca nera che indossa, ma non vedo traccia di ferite. Poi noto il suo braccio sinistro, abbandonato lungo il fianco, e la manica del cappotto, strappata e sporca di sangue.
Mi riavvicino di un passo.
“Sei ferito..”dico..
Lui segue il mio sguardo, rialza gli occhi, scuote la testa e sorride.
“Questo?”domanda, alzando un poco il braccio. Una smorfia di dolore passa simultanea sul suo viso. “Oh non è nulla, si sta già rimarginando..” aggiunge, calmo.
Io avanzo di un altro passo verso di lui. So essere cocciuta, quando mi ci metto. Vampiro o no una ferita ha bisogno di essere curata.
“Fammi vedere..”ordino, allungando la mano verso il suo braccio.
“No..”
“Ti prego..”
Non so come ma mi ritrovo imprigionata tra le sue braccia, la mia schiena contro la porta dove lui era appoggiato prima del nostro breve “scambio di opinioni” e il mio viso così vicino al suo.
“La..lasciami..”balbetto, senza troppa convinzione. Non mi ero mai trovata così vicina ad un uomo, prima d’ora. Non avevo mai permesso ai miei pretendenti di farlo.

Ora scopro di trovare piacevole, questa “intimità” con lui. Il mio mantello è scivolato giù non so nemmeno io quando, e mi ritrovo con una camicia da notte quasi trasparente tra le braccia di uno sconosciuto. Sento il cuore battere più velocemente, il mio petto alzarsi e abbassarsi affannosamente. Ma non mi muovo. E nemmeno lui si muove.
Il contatto delle sue mani sulla mia pelle mi fa rabbrividire, ma è un brivido di piacere. E il suo respiro fresco sul mio viso mi provoca sensazioni mai provate prima. Vorrei tanto che mi baciasse.
Lentamente le sue labbra si avvicinano alle mie. Io chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalle emozioni che questa vicinanza mi da. Rabbrividisco di nuovo, quando la sua bocca sfiora la mia, in un bacio delicato come un soffio di vento.
È la prima volta, che bacio un uomo. Ed è meraviglioso.
Le mie mani scivolano lungo le sue braccia, fino al collo, e vanno a chiudersi dietro la nuca. Con le dita gli accarezzo i riccioli dorati e istintivamente attiro il suo viso più vicino.
La pressione delle sue labbra sulle mie si intensifica, la sua lingua mi invita a schiuderle e si insinua nella mia bocca.
E io mi perdo nell’estasi del piacere. In quel momento lui è il padrone della situazione, potrebbe fare qualsiasi cosa e io non avrei la forza di impedirglielo. Non mi rendo nemmeno conto che sto baciando un vampiro.
Poi, improvvisa come una doccia gelata, lui si stacca da me, e si allontana di un passo.
Io barcollo all’indietro, riapro gli occhi e lo fisso, ancora stordita dal suo profumo e dal suo sapore, le labbra arrossate e gonfie dei suoi baci.
“Perché…perché ti sei fermato?” balbetto, confusa.
Lui sospira, abbassa gli occhi e arretra.
“Perché è sbagliato, piccola.” Le parole gli escono a fatica, la sua voce trema anche un poco. Sembra vivere un conflitto interiore con sé stesso.
Io resto lì, la schiena appoggiata alla porta e lo guardo, senza riuscire a parlare. Non so cosa dire. So perfettamente che tutto questo è sbagliato ma è come se una forza misteriosa mi attirasse verso di luie verso questo mondo che fino ad ora non conoscevo. Vorrei che mi prendesse ancora tra le braccia e mi baciasse e mi portasse in paradiso ma so che non lo farà.
Raddrizzo le spalle e avanzo. Nello stesso momento lui rialza il viso e mi osserva. I suoi occhi sono profondamente tristi. Si china a raccogliere il mantello e me lo avvolge attorno al corpo, in un gesto tenero che mi stupisce.
“E’ meglio che me ne vada…” sussurra.
Io scuoto la testa, senza rispondere. Lui mi prende gentilmente per un braccio e mi accompagna verso il divano, mi fa sedere e abbassa il capo, sfiorandomi il palmo della mano con le labbra. Mi fissa per un interminabile istante e infine si allontana.
“Non conosco nemmeno il tuo nome.” Grido, all’improvviso.
Lui si blocca, la mano sulla maniglia, ma non si volta. Scrolla le spalle, come se fosse una domanda inutile, la mia.
“Quand’ero vivo mi chiamavano William…”
Apre la porta ma resta sulla soglia. Sembra quasi aspettare il mio consenso, per uscire.
“E’ un bel nome…” dico, e cerco di trattenerlo. Inconsciamente non voglio che se ne vada. “Non sei di queste parti, vero?”
“No, sono..” si ferma, riflette… “Ero inglese…”
Avanza un po’, ora è sul pianerottolo. Ogni passo sembra costargli una fatica immane. Mi alzo in piedi. Il mantello cade di nuovo.
“Non te ne andare…William…” è una preghiera, la mia.

In un attimo sono di nuovo tra le sue braccia. È accaduto tutto talmente velocemente che quasi non me ne sono resa conto. Lui non aspettava altro. E anch’io.
Affonda il volto nell’incavo del mio collo e mi abbraccia stretta. Il suo corpo è freddo ma emana un calore che non so descrivere. Gli circondo le spalle con le braccia e le mie dita scivolano lievi sulla sua schiena.
“Mi hai stregato, principessa…” soffia nel mio orecchio. Non mi sono mai sentita così felice. È la più bella dichiarazione che abbia ricevuto in vita mia. E l’unica.
Rialza il viso su di me e mi bacia. Non desideravo altro che risentire le sue labbra sulle mie. Mi solleva come fossi una piuma e mi porta in camera da letto. Senza che io dica nulla. Come se sapesse esattamente cosa fare e dove andare. Mi deposita tra le lenzuola e si stende accanto a me. Mi accarezza con lo sguardo e con le sue dita delicate. Brividi di piacere attraversano il mio corpo, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalle sensazioni. Le sue labbra volano di nuovo su di me, indugiano sulle mie e poi scendono a sfiorarmi il collo. E poi ancora giù, sul mio seno. Lì si ferma. Sento che mi guarda, incerto.
“William…”
“Piccola…non credo che…”
“No…” lo interrompo io, con una risolutezza che non credevo d’avere. “Non ti fermare, non ora…ti prego.”
“Ti voglio così tanto, William…”
Lui sembra intuire i miei pensieri e riprende la sua dolce tortura. Lambisce la curva del mio seno e poi scivola giù, lungo i fianchi. Nello stesso tempo mi bacia ovunque, ogni volta che le sue labbra fresche sfiorano la mia pelle calda esplode qualcosa dentro di me. Qualcosa di sconosciuto, che non so controllare. Le mie mani iniziano a muoversi di loro spontanea volontà, come sapessero esattamente dove andare, cosa fare.
Raggiungo le sue spalle e lo attiro più vicino. Inizio a spogliarlo, mentre lui mi sfila la camicia da notte. Non penso neanche per un minuto a quello che sto facendo, e non provo alcuna vergogna a ritrovarmi nuda di fronte a lui.
Gli tolgo il cappotto e poi la camicia, riapro gli occhi e resto abbagliata dalla sua bellezza. Il suo viso, il suo petto, la sua pelle chiara e liscia, tutto di lui è perfetto, che quasi non mi sembra vero. È un angelo. Un angelo sceso dal cielo apposta per me. Come nella leggenda di Amore e Psiche.
Sorride e mi deposita un bacio sulla punta del naso.
“Non sono un angelo, piccola…”
E ho la certezza che legga nei miei pensieri. Ma non ha importanza. Non ora. Lo attiro verso di me, arcuo la schiena verso di lui, in un invito a proseguire. Lui non si fa pregare e ricomincia di nuovo a baciarmi.
Quello che accade dopo è avvolto in una nebbia voluttuosa. I miei sensi sono ottenebrati dal suo profumo. Le sue mani esperte corrono sul mio corpo e la sua bocca. La sua bocca su di me. La sua bocca che raggiunge il centro del mio piacere. Il respiro si fa affannoso e il cuore accelera il suo battito. Mi contorco e mi inarco sotto il suo tocco, desiderando di più, sempre di più. E finalmente accade. William entra in me.
Il dolore oscura per un lungo istante le mie sensazioni e un gemito soffocato mi esce dalla bocca. Lui si blocca, esce un po’, poi rientra, mi accarezza il ventre e mi invita a rilassarmi, deposita piccoli baci sul mio viso e mi sussurra frasi dolci e senza senso. So che non vuole farmi male e lui sa che è la mia prima volta.
Lo rassicuro con lo sguardo e la nostra danza riprende. I miei muscoli si distendono e lui entra sempre più in me. Fino…al culmine. Ed è un esplosione di passione e desiderio e piacere allo stato puro. E mille altre sensazioni che non saprei descrivere. Avevo letto qualcosa nei libri proibiti alle fanciulle per bene e che avevo trovato in vecchie biblioteche sgangherate. Ma questo… Dio. È qualcosa di assolutamente diverso. Di indescrivibile. Un viaggio in paradiso. Non può essere altro.
Mi abbandono tremante tra le lenzuola e resto immobile, cercando, invano, di riprendere il controllo delle mie emozioni. William si rilassa su di me, il viso appoggiato sul mio petto. Gli accarezzo piano i capelli e vorrei che questo momento non finisse mai.
L’ultima cosa che sento, prima di scivolare sfinita nel sonno è la sua voce gentile.
“Grazie, principessa…”

Mi risveglio che è mattino inoltrato. Mi stiracchio come una gatta e apro gli occhi. I raggi del sole entrano pigri dalla finestra, lasciata aperta dalla notte prima. Allungo il braccio, certa di trovarlo ancora accanto a me, ma sento solo il vuoto.
Scatto a sedere e lo cerco con lo sguardo. Per un attimo temo di aver sognato tutto. Scrollo la testa, cercando di far luce nella mia mente. No. Non può essere. William. No.
Gli occhi mi si fanno lucidi. Erano così vere, le sensazioni che ho provato che non possono essere state frutto di un delirio notturno. Poi scorgo un biglietto, appoggiato sul cuscino. Lo prendo e lo leggo, le mani mi tremano, la vista è appannata dalle lacrime. È di William.

“Grazie principessa. Grazie di tutto. Grazie per avermi ricordato cosa vuol dire essere umani. Non ti dimenticherò. Finchè avrò vita, non ti dimenticherò. E un giorno le nostre anime si incontreranno di nuovo.”

William.

Lacrime silenziose scivolano lievi sulle mie guance, stringo il biglietto tra le dita e riesco ad avvertire il suo profumo. Se chiudo gli occhi riesco persino a vederlo mentre mi scrive quelle parole.

“Grazie a te William, ovunque tu sia… Grazie per avermi fatto vivere questo sogno di una notte di mezza estate.”

   
 
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