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Autore: Ami For a Dream    01/07/2012    5 recensioni
Aveva scritto quelle poche parole già da una decina di minuti, ma come ogni volta che stava per scoccare l’ora di una data importante (vedasi i compleanni dei proprio amici), se ne stava lì imbambolato, ad attendere che la mezzanotte arrivasse.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Reita, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Eccomi qui a scocciarvi con una nuova shot, questa volta tocca a Reita e Uruha, ma -rullo di tamburi- non è yaoi! XD
Mi ha ispirata il messaggio sul blog dell'Heresy di Reita, per il compleanno di Uruha <3 Venti anni di amicizia non sono pochi, mi ha emozionata >_<
Buona lettura.

Kizuna, in Giapponese significa legame.


Kizuna

8 Giugno 2012 ore 23:10.


Un sorriso grande, sincero e naturale come quelli che si osservano spesso sul volto dei bambini, si allargava sul volto del ragazzo seduto scomodamente sulla sedia di fronte al suo vecchio ma fedele Mac.

Aveva scritto quelle poche parole già da una decina di minuti, ma come ogni volta che stava per scoccare l’ora di una data importante (vedasi i compleanni dei proprio amici), se ne stava lì imbambolato, ad attendere che la mezzanotte arrivasse.

Mai una sola volta gli era capitato di tardare più di dieci minuti, per augurare buon compleanno ad uno dei suoi cari; che sia per messaggio o sul blog non faceva differenza. Era spinto da qualcosa nel suo animo, una sensazione che si impadroniva di lui e non lo lasciava in pace finché non aveva adempiuto al suo dovere.

Estrasse una sigaretta dal pacchetto abbandonato sopra la scrivania, lentamente la portò alle labbra e aspirando un poco l’accese con lo zippo regalatogli da Kai l’anno precedente. Yutaka era fissato per gli Zippo, ne aveva una quantità astronomica, oramai non si contavano più per quanti ne aveva acquistati e quanti ne aveva ricevuti in dono. Mai una sola volta, che sia per Natale o per il compleanno, era successo che almeno in un pacchetto non ci fosse uno Zippo da collezione.

Il rivolo di fumo si alzava leggiadro verso il soffitto della stanza spoglia, casa sua non si poteva di certo definire piena, ma a lui piaceva così, essenziale e sua.

Lo studio, che aveva ricavato nella stanza che in precedenza doveva essere una cameretta, presentava un divanetto a tre posti e una poltrona di tessuto rosso, un tavolino che era sempre pieno zeppo di fogli, la scrivania con il portatile collegato alla stampante e allo scanner; cose che praticamente non usava mai, ma che a detta del suo adorato nanetto erano indispensabili per vivere, lui francamente, tutta quella necessità non la trovava ma lo aveva accontentato egualmente. Potendo così vedere la soddisfazione e il bel sorriso di Takanori, alla vista dei suoi nuovi acquisti su suo suggerimento.

Le pesanti tende rosse in tinta con il divano, erano poste a protezione delle finestre; non era insolito che le tirasse completamente per l’intero giorno, proibendo così alla luce del sole di filtrare in quella stanza. Questo accadeva per lo più quando lavorava, da solo o in compagnia non faceva differenza, su questa regola non transigeva.

L’arredamento di quella stanza terminava così, se si tralasciava tutta l’attrezzatura che gli occorreva per scrivere, registrare e lavorare alle parti di basso. Ogni volta Yuu gli chiedeva come potesse lavorare in tutto quel caos, ma lui non vedeva caos, tutto era come doveva stare, il suo ordine nel caos lo chiamava.

Spinse indietro con i talloni la schiena, dondolando così sulle zampe anteriori della sedia; immediato fu il ricordo della voce di sua madre che lo esortava a mettersi composto, altrimenti rischiava di cadere e farsi male.

Amava sua madre, come amava i nonni, erano stati la sua ancora di salvezza nonché guida, quando lui era troppo giovane e troppo stupido per accorgersi della differenza che c’era tra il giusto e lo sbagliato.

Con una fluidità naturale, i suoi pensieri passarono a Kouyou, erano poco più che bambini quando si conobbero vent’anni prima. Il tempo era volato, o sì che lo aveva fatto; gli sembrava il giorno prima quando era costretto a varcare i cancelli di quella scuola che aveva sempre odiato, ma che da quando aveva fatto amicizia con quel bambino della sua stessa età, era diventato divertente frequentare. Ora avevano trentun anni, adulti e vaccinati, ma con lo stesso bisogno impellente di vedersi o almeno sentirsi, ogni giorno.

Infatti non passava un solo giorno che non si sentissero per telefono, o che cogliessero i cinque minuti liberi per bere insieme una birra o un caffè; il loro legame era così forte che sarebbe morto per Kouyou, come sapeva benissimo che la cosa era reciproca.

Guardò di nuovo l’orario in basso a destra dello schermo del pc.


8 Giugno 2012 ore 23:25


Quando il tempo doveva volare, non lo faceva. Sbuffò un’altra nuvoletta di fumo guardandola alzarsi nell’aria e dissolversi nel nulla.

La tentazione di chiamare Kouyou al cellulare era forte, spostò lo sguardo sul telefono poggiato vicino la tastiera del portatile, dormiva beato con lo schermo buio come la stanza in cui si trovava. A fargli luce ci pensava lo schermo del pc, che mostrava la pagina del suo blog personale.

Rilesse per l’ennesima volta quelle due righe; erano poche parole ma che racchiudevano tutti i suoi sentimenti e se le fan non avrebbero capito (cosa di cui dubitava realmente), poco importava. Il messaggio sarebbe arrivato chiaro alla persona a cui erano indirizzate.

Non era di molte parole, non almeno al computer, a lui piaceva il contatto visivo, scambiarsi opinioni e discordi a voce e questo lo sapevano tutti. Kouyou non disdegnava affatto questo suo lato caratteriale, perché era identico lui stesso; in molte cose si somigliavano; tranne la parlantina.

Erano pieni di impegni in quei giorni, l’uscita del nuovo album prevista per la fine del mese di Agosto, i vari servizi fotografici, la registrazione del PV e per non mancare, la progettazione del tour per il Fan club. Insomma, di tempo a disposizione gliene restava sempre poco.

Ma era bello passare del tempo tutti insieme, anche se non era sempre così e accadeva di sovente che per svolgere tutte le incombenze, erano costretti a dividersi.

Ma poco importava, perché quando avrebbero dato il via alle date dei live, avrebbero avuto così tanto tempo a disposizione per stare insieme, che sarebbero arrivate anche le lamentele di poca privacy.

Sorrise di nuovo, era un continuo per lui, ogni volta che pensava ai suoi amici e soprattutto al suo migliore amico, Kouyou, erano come fratelli ormai, vent'anni di amicizia indissolubile e forte.

Come una scena riprodotta da un proiettore, vide due bambini come tanti entrare dentro una scuola come tante e dare vita ad un'amicizia come poche.

Si ricordava come se il tempo non fosse passato il loro incontro, dentro la stessa aula i loro occhi si erano incontrati e durante l'ora del pranzo, quel bambino magrolino e con il caschetto nero gli si avvicinò presentandosi. La voce di Kouyou era uscita flebile e appena udibile, ma questo Akira non glielo aveva fatto pesare prendendosi gioco di lui; si era limitato a sorridergli e ad allungare la sua piccola mano verso quel nuovo amico, scandendo bene il suo nome e cognome come gli aveva insegnato la mamma.

Tornò al presente puntando i suoi occhi scuri di nuovo sull'orologio, non era passato poi così tanto tempo. Si alzò dalla sua postazione, facendo tornare in posizione eretta la sedia; a piedi scalzi raggiunse il bagno dove si apprestò a fare ciò per cui si era alzato.

In quell'istante il telefono che aveva lasciato accanto al computer, iniziò a squillare inondando la casa con le note di una famosissima canzone dei Sid Vicius, alzò gli occhi al cielo, ringraziando il fato che sceglieva sempre i momenti gusti per far accadere le cose. Di fretta alzò la lampo dei jeans e correndo raggiunse l'aggeggio infernale, che continuava a sbraitare.

« Moshi moshi » rispose con il fiato corto.

« Che stavi facendo? » la voce sconcertata dell'amico lo accolse.

« Ero in bagno » disse semplicemente guardandosi intorno e appropriandosi di nuovo della sua postazione.

« Come mai sei ancora sveglio? »

Il sopracciglio destro di Akira si alzò verso l'alto « Mi stai interrogando? »

« Io? No! Perché? » la voce di Kouyou era agitata, cosa che gli fece capire subito di averlo colpito nel vivo; aveva chiamato per un motivo preciso e lui lo avrebbe scoperto a breve.

« Dimmi subito quello per cui hai chiamato e facciamola finita » niente dal suo tono di voce, poteva far intuire al primo chitarrista che si stava divertendo come un matto e che il suo volto era addolcito da un sorriso tenero. Quel tipo di sorriso che poche persone al mondo, riuscivano a farlo affiorare.

« Ok va bene mi arrendo! »

Sorrise di gusto nel sentire quelle parole pronunciate dall'amico.

« Non c'è nulla da ridere sai Aki? »

« Oh sì invece, tu mi fai ridere. Ti arrendi subito, non c'è gusto con te » questa volta rise sguaiatamente.

« E tu sei uno stronzo! » rise anche Kouyou, come ogni volta che parlava con il suo migliore amico , erano in completa sintonia, sempre e comunque. Anche quando capitava che uno dei due fosse di malumore, l'altro lo capiva subito ed entrambi sapevano come affrontare la situazione, lasciando il tempo per sbollire ciò che non andava e tutto tornava alla normalità.

Anche questo piaceva a Kouyou, non dover parlare troppo per farsi capire da Akira, gli bastava uno sguardo e tutto si spiegava da solo; senza costringerlo a proferire parole inutili e che gli pesavano molto. Non era un tipo loquace, gli piaceva divertirsi e stare in compagnia, ma era anche un tipo di ragazzo che non disdegnava la solitudine.

« Sei al pc, vero? » la domanda di Kouyou non lo sorprese.

« E se anche fosse? » si divertiva troppo a stuzzicarlo, infatti lo sentì sbuffare all'altro capo del telefono.

« E dai Aki, lo sai che poi mi vergogno.. »

« Kou, fattelo dire » si arrestò per prendere un'altra sigaretta ed accenderla, solo dopo aver sbuffato un pochino del fumo inalato, ricominciò da dove si era interrotto, in tutto questo Kouyou restò in silenzio aspettando che l'amico facesse ciò che doveva.

« Sei l'unico che si vergogna per degli auguri di buon compleanno e poi, il blog è mio...tu non devi rispondere… » sorrise appena, prendendo un'altra boccata di nicotina.

« Uffa però... che hai scritto? »

Akira guardò di nuovo l'orario e sorrise « Aspetta altri dieci minuti e lo saprai »

« Credo che non potrò fare altro..vero? » era da dirlo, Kouyou non si arrendeva facilmente davanti a nulla.

« No, mi spiace Kou »

« Non è vero! Ti conosco troppo bene per credere che ti dispiaccia tenermi sulle spine! » ormai anche lui rideva allegramente.

« E' vero, mi sto divertendo da matti! » ammise ridendo insieme all'amico.

« Ok, perfetto. Vuol dire che ora mi piazzerò davanti al pc, aspettando il tuo aggiornamento » si arrese del tutto.

« Buon divertimento allora »

« Grazie, anche a te baka! »

Entrambi sorrisero alla cornetta.

« Ci sentiamo dopo? » gli chiese il bassista.

« Certo, ti voglio bene Aki »

« Anche io te ne voglio Kou »

Chiuse la chiamata e restò a guardare lo schermo del telefono che lentamente si spegneva, vent'anni di amicizia che li aveva uniti come non mai, era sicuro che non si sarebbero mai separati, divenendo vecchi insieme. Si sarebbero presi gioco l'un l'altro per i capelli grigi, per le rughe che sarebbero comparse sulla loro pelle e magari, anche per i vuoti di memoria che sarebbero sopraggiunti con l'età. Così come era sicuro, che avrebbero passato il tempo ricordando i vecchi tempi, quando avevano fatto parte di una grande band famosa in tutto il mondo, quando le ragazze morivano ai loro piedi e loro erano felici come non mai.

Sarebbe stato sicuramente così, ne era sicuro.


8 Giugno 2012 ore 23:59


Non spostò più lo sguardo dall'orario che il pc mostrava, fino a che quel cinquantanove si trasformò in due zeri; allora premette invio e il post che aveva preparato già da un'ora apparve nel suo blog. Poche parole, non ne servivano molte per spiegare all'amico quanto fosse importante per lui la sua presenza nella sua vita. Per comunicargli tutto il bene che provava nei suoi confronti e quanto era felice, per il suo trentunesimo compleanno.

Attese qualche secondo e come aveva previsto il cellulare riprese a squillare, sul display era impresso il nome di Kouyou.

Sorrise prendendolo saldamente in mano e accettando la chiamata, non disse nulla ma attese le parole dell'amico.

« Grazie... baka... » era palese l'emozione impressa nella voce dell'amico.

« Se stai piangendo, ti piglio a calci.. » sogghignò.

« Provaci »

« Puoi contarci amico! »

Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata, facendo lo stesso pensiero; era bello sentire la risata dell'altro.


The End


La dedico ai nostri cinque criceti che lavorano come matti, per regalarci canzoni stupende ed emozioni forti. Grazie ragazzi! <3

Grazie a chiunque si fermi a leggere questa creaturina, se volete lasciarmi un commento sarò contenta di leggere e rispondere ^-^

Baci <3



   
 
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