Lacrime
Chiuse gli occhi e una lacrima scese lenta e salata sulla sua
guancia. La lasciò scivolare fino a che non raggiunse la linea morbida della
sua mascella, a quel punto col palmo della mano asciugò la linea bagnata che
aveva lasciato sul suo viso. Si guardò intorno leggermente preoccupata, sapeva
che aveva bisogno di una spalla su cui piangere, di una persona con cui potersi
sfogare… Ma sapeva anche che non si sarebbe mai
rivolta a nessuno per ricevere aiuto. No, lei no.
Strinse di più le labbra per non farsi sfuggire alcun singhiozzo, cercò di non far notare il tremolio delle mani e di
ricacciare indietro le lacrime, che ormai si facevano spazio e scendevano
indomite e indifferenti al suo orgoglio che man mano si sbriciolava. No, forse
in quel caso l’orgoglio non centrava, forse era qualcos’altro, ma non saprei
dire cosa, è troppo complicato e poi… poi l’orgoglio è
più facile da capire, di un miscuglio di sentimenti non delineabili. Voleva
solo potersi nascondere sotto il banco e lasciarsi andare, togliersi la sua
maschera di falsità e mostrarsi per quello che era, perché non ce la faceva
più, perché si odiava, perché non aveva il coraggio di urlare al mondo i suoi
sentimenti e perché non si riconosceva più. Ci aveva provato, aveva provato
veramente a ritrovarsi, a cercarsi… ma non c’era
riuscita, si era persa e non sapeva più né cosa doveva fare né come doveva
farlo. Un singhiozzo le uscì dalle labbra, si guardò intorno, nessuno si era
girato o prave averla ascoltata. Erano tutti troppo
presi a prendere appunti e ad ascoltare qualcuno parlare di un uomo e del suo
viaggio negli inferi. Se ne sentì sollevata, anche se solo in parte: aveva
bisogno di qualcuno che l’abbracciasse e le dicesse
che tutto sarebbe andato bene. Poco male che fosse un uomo,
una donna o un bambino. Ne aveva bisogno e si
sarebbe accontentata di tutto, di qualsiasi persona…
Chiuse gli occhi e
si girò verso la finestra, cerò di distrarsi guardando le foglie cadere e
lasciarsi trasportare dal vento. Le lacrime ormai scendevano copiose e lei non provò
neanche a fermarle, non ci sarebbe riuscita, lo sapeva. Sperò che nessuno la
vedesse: tutta la sua insicurezza traspariva ormai palese. Strinse ancora di
più le labbra, no, non avrebbe singhiozzato. Quei
singulti li avrebbe sentiti solo nella sua testa,
nella sua mente, nessun altro li avrebbe mai dovuto ascoltare. Ma uno le uscì, le scappò, seguito subito dopo da un altro.
Non si guardò intorno, sapeva che erano stati udibili e sapeva
che qualcuno li aveva uditi, anche se non era consapevole da dove venisse tutta
questa sicurezza. Una piccola mano calda prese la sua, lasciata con noncuranza
sul banco, e la strinse forte. Non si girò, sapeva di chi quella mano, poteva
essere solo sua… Non diede segno di aver percepito il suo calore, ma ricambiò
la stretta. Lasciò spaziare il suo sguardo sugli alberi e sulle macchine
posteggiate lì sotto, mentre l’insegnante continuava a spiegare, lei ormai
dimentica di trovarsi in una classe, a scuola, e attenta
solo alla mano che stringeva la sua, in un tacito silenzio che valeva più di
mille parole. Chiuse gli occhi e un piccolo sorriso, mischiato a gocce di
tristezza, si dipinse sul suo viso.
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Eccomi qui!!! Allò prima di tutto non so se continuo oppure no questa ficcy!!! Mi attira molto… però non so!!!
Grazie comunque a
chi ha letto e a chi commenta!!!
Besos!!!
Irelaw