Questa storia partecipa
all'esperimento "Otto autori per un prompt" ed è ispirata al seguente
prompt:
Nessuno ha mai pensato a Norvegia
come una persona affettuosa, inclusi i suoi fratelli.
Ma Islanda faceva molti incubi
quando era piccolo. Invece di andare da Norvegia nel pieno della notte,
preferiva strisciare nel letto di Danimarca, che era sempre pronto a coccolare
Islanda per farlo sentire al sicuro dopo un incubo.
Norvegia non l'ha mai saputo, perché
gli altri due non ne hanno mai realmente parlato. Ma un giorno, in epoca
recente, lo scopre ed è probabilmente geloso, forse anche arrabbiato e pieno di
risentimento -ma per la maggior parte ferito, perché non avrebbe mai negato
l'affetto di Islanda. (Chi scrive su questo prompt è libero di giocare con la
reazione di Norvegia, anche se preferirei rimanesse sul negativo).
Bonus: Islanda va' ancora, ogni
tanto, da Danimarca per farsi rassicurare.
Bonus2: Il bonus di cui sopra è il
modo in cui Norvegia viene a sapere di tutte le altre volte.
A questa
iniziativa partecipano anche happylight, Milla Chan, OrochiMary, Rota,
s_theinsanequeen, ViolaNera, AmyLerajie, Adrienne Riordan.
—Di Incubi,Gelosie
e di Quello
che è Stato–
Le
tradizioni familiari sono una bella invenzione, servono a rinsaldare i legami e
a passare del tempo con le persone a cui si vuole bene. Col tempo anche le
famiglie più disastrate si creano dei piccoli momenti in cui i legami di sangue
prevalgono sugli screzi e sulle meschinità.
Sono
solo stupide usanze che gli umani hanno inventato per dare un senso alle loro
brevi esistenze inutili a chi, come loro, era praticamente immortale: quando
hai tutto il tempo del mondo anche l’ansia di stare per forza coi propri cari
perde un po’ di significato.
Anzi,
dopo secoli di convivenza forzata, i parenti vengono un tantino a noia … ma,
per quanto li si possa ignorare, quei legami sono sempre lì pronti a venire a
galla nei momenti più inaspettati e per i motivi apparentemente più futili.
—{–
Ice
si è sempre ritenuto una persona, o meglio una Nazione, coraggiosa; ci sono ben
poche cose capaci di spaventarlo in effetti: detesta i rettili ma non è un gran
problema in un posto dove quelle disgustose bestiacce striscianti brillavano
per la loro assenza, stare vicino a grandi distese d’acqua gli dà un certo
nervosismo ma la cosa non gli ha mai dato più noie di tanto e poi c’è l’ultima
cosa, la peggiore e la più imbarazzante, quella di cui non si deve
assolutamente parlare. In effetti si tratta di una paura stupida e infantile
che si trascina dietro da secoli come una maledizione e a cui purtroppo non è
mai riuscito a porre rimedio ovvero l’irrazionale terrore dell’oscurità.
Solitamente
non è un gran problema visto che d’abitudine dorme con le tende aperte o la
luce accesa ma, nelle occasioni in cui è costretto a condividere la stanza con
qualcun altro, diventa un grosso, grossissimo guaio: senza una fonte di luce
gli è assolutamente impossibile chiudere occhio o se, dopo ore passate a
rigirarsi tra le lenzuola come un’anima in pena, riesce per miracolo a prendere
sonno finisce immancabilmente per svegliarsi poco dopo in preda a terribili
incubi e spaventato peggio d’un gattino abbandonato sotto un temporale.
Solitamente quando questo accade gli tocca ingoiare l’orgoglio e abbassarsi a
cercare rifugio tra le forti e rassicuranti braccia della persona che di giorno
proclama a gran voce di detestare.
Sono
all’incirca le tre di notte, o per lo meno così segnala la sveglia elettronica,
e per l’ennesima volta Freyr si è svegliato di botto col fiato corto e il cuore
che batte furiosamente quasi volesse uscirgli dal petto “E’ solo un sogno”
bisbiglia ancora scosso dai brividi “non posso lasciarmi impressionare da uno
stupido sogno.” Può ripeterselo fino alla nausea ma la realtà dei fatti resta
sempre lì: la camera è buia – Nor per dormire chiude tutte le tende-, ogni
tanto si sentono strani rumori inquietanti tipo piccoli passi ticchettanti,
leggeri ronzii e ogni tanto l’eco di acute risatine e lui sta tremando come una
foglia; sa anche che in questi casi l’unica soluzione è sgattaiolare fuori e
chiedere asilo politico a Dan. Sarà pure stato un idiota rumoroso, presuntuoso
ed eccessivamente esuberante ma, gli secca abbastanza ammetterlo persino con sé
stesso, in certe occasioni quella specie di sedicente fratello maggiore è
davvero utile se non addirittura indispensabile.
Dopo
qualche minuto di acceso dibattito interiore tra orgoglio e buon senso, il
ragazzino scosta lentamente le coperte facendo ben attenzione a fare meno
rumore possibile per non disturbare il fratello maggiore con cui gli è toccato
dividere la camera e, sempre in punta di piedi e brancolando letteralmente nel
buio più totale, attraversa la stanza fino a raggiungere la porta che dà sul
corridoio principale e quello per fortuna era abbastanza illuminato da potersi
muovere normalmente senza ciondolare a braccia tese come uno zombie. Un bel
miglioramento, davvero.
Ice
conosce a memoria come il palmo della propria mano l’intrico di fastosi
corridoi che compongono l’antica dimora perfettamente conservata quindi non ha
la minima difficoltà a trovare la camera di Dan, anzi è praticamente
impossibile non notare la porta a doppio battente dipinta di rosso acceso
lasciata sempre mezza aperta. Era strano ma più si avvicinava a quella porta,
più le orribili sensazioni provate appena pochi attimi prima si facevano
lontane e sempre meno spaventose come se bastasse la semplice vicinanza fisica
per farlo sentire al sicuro, esattamente come secoli addietro. A pensarci bene
è stupido e imbarazzante a quindici anni umani – e più di trecento effettivi-
avere ancora bisogno di qualcuno vicino per potersi addormentare, ma al momento
non è che glie ne importi più di tanto: è stanco, piuttosto contrariato per via
della nottataccia insonne e ancora un po’ spaventato per colpa di quello
stupido sogno e il suo unico desiderio è infilarsi sotto le coperte e dormire
fino a mezzogiorno.
Giunto
di fronte alla famosa porta rossa, sbircia dentro con cautela: c’è qualcosa di
familiare e confortante nel disordine che regna sovrano in camera di Dan, come
se dopo tutto non fossero trascorsi che pochi giorni dalla prima volta che si è
affacciato oltre quella porta scoprendo un nuovo mondo fatto di tenerezza,
canti di guerra modificati sul momento per diventare ninnananne e piccoli
trucchi per tenere lontani i mostri.
Si
fa coraggio, entra stando ben attento a non inciampare nelle mille cose
abbandonate a terra e si avvicina piano al grande letto matrimoniale che Dan da
solo occupava quasi completamente “Quel tizio è capace di dormire in posizioni
assurde” pensa Ice “sembra uno di quei gatti che si vedono nei video su
internet” vuole essere un commento tagliente ma l’ora tarda e la sensazione di
calore gli hanno spuntato lo humour e la considerazione ha finito per mancare
totalmente del sarcasmo desiderato … cielo, può quasi sembrare un complimento!
In
fondo suo fratello ha ragione a dire che Dan quando dorme è proprio carino, beh
in effetti l’aveva detto una volta sola e sotto l’effetto di non meglio
identificati funghi di dubbia provenienza, ma ciò non cambia il fatto che, per
quanto ammetterlo sia oltremodo imbarazzante, avesse pienamente ragione: da
addormentato il più grande ha un’aria assolutamente adorabile, arruffata anche
se un po’ triste, come se i sorrisi esagerati e le smorfie ridicole
costantemente presenti sul suo viso durante il giorno non fossero altro che una
maschera. Anzi è di sicuro una maschera: nessuno con secoli di vita sulle
spalle può mantenersi realmente tanto spensierato e infantile, neppure un
idiota come Dan. Fa così solo per proteggere quella che ancora considera la
propria famiglia ma tutti preferiscono far finta di non vedere.
Dopo
qualche secondo passato a fare congetture sulla vera indole dei propri
familiari, Ice scuote violentemente il capo come per scacciare fisicamente quei
pensieri fastidiosi o per meglio dire dolorosi: ha lasciato l’oscurità della
propria stanza in cerca di conforto,non per deprimersi ancor di più e l’ultima
cosa di cui ha bisogno è mettersi a indagare sotto le maschere dei propri
compagni.
Si
infila piano sotto le coperte in modo da non svegliare il proprietario della
stanza: il ragazzino non è assolutamente dell’umore giusto per dare spiegazioni
e ancor meno per sopportare le prese in giro, anche se bonarie, dell’ex
vichingo.
Ma a quanto pare però non è stato
abbastanza silenzioso perché l’altro ha già aperto pigramente un occhio e gli
ha fatto posto sul materasso con un mezzo sorriso “Brutto sogno?” butta lì con
studiata noncuranza “Sfido io, a dormire con quelle cose inquietanti che ti
ronzano attorno …”
Come
al solito Dan ha centrato in pieno il problema, del resto c’è da aspettarselo
dopo secoli di pratica, ma Ice non vuole assolutamente dargli
ragione perciò resta ostinatamente girato di spalle per nascondere le guance
arrossate dall’imbarazzo “No” ribatte acido “Axel tiene tutto chiuso e si muore
di caldo. Tutto qua.” Non è un gran che come scusa ma di sicuro è molto meglio
che ammettere di essere terrorizzato dal buio.
“Certo…”
ridacchia Dan ben poco convinto “Quindi tu vorresti dividere il letto con
qualcun altro perché fa caldo … dillo pure che ti manca il tuo fratellone,
Icey!”
No, Freyr non lo ammetterà mai, neppure sotto
tortura ma sì, è venuto in quella stanza in cerca di riparo dalle ombre senza
nome esattamente come secoli addietro, si tira la coperta fin sopra la testa
nella speranza che l’altro, credendolo addormentato, la smetta di rompergli
l’anima però non funziona: Dan gli si avvicina con tutta calma e gli mette un
mano sulla testa accarezzandogli piano i riccioli argentati
“E’
tutto a posto” sussurra con quella voce profonda e un po’roca che usa solo per
consolare coloro a cui tiene veramente “ci sono qua io, piccolo Freyr”
Oh. Allora Dan non lo sta semplicemente prendendo
in giro: l’ha chiamato col suo nome umano e non sta facendo niente di idiota e
questo vuol dire che è seriamente preoccupato per lui … o è capitato lì durante
una delle famigerate crisi melenso-depressive a cui Dan va soggetto fin dai
tempi della fine dell’Unione. Quando fa così sembra una di quelle ragazzine
appena mollate delle sit-com da due soldi: è piuttosto patetico, fastidioso ma
alla fine non è neanche poi così male. Ice ha l’istinto del gatto -o almeno
così gli è stato detto- è indipendente, solitario e scontroso ma ogni tanto gli
piace anche farsi coccolare, soprattutto da Dan che in quel campo ha una
secolare esperienza: sa esattamente come e dove mettere le mani per farlo
rilassare completamente e, in fondo -ma molto in fondo- è piuttosto piacevole
sentire tutte le tensioni e le paure che lentamente scivolano via. Sì,
decisamente piacevole.
L’ultima cosa che Ice sente prima di scivolare
finalmente nel mondo dei sogni, è una vecchia canzone che parla di battaglie e
antichi dei: sono secoli che non sente più quella melodia un po’ stonata e deve
ammettere che un po’ gli è mancata.
–{—
Di prima mattina Dan non connette molto, anzi per
meglio dire non connette per nulla: semplicemente se ne sta lì comodamente
abbracciato alla prima cosa morbida che gli è capitata sotto mano durante la
notte finché la fame, o il sole negli occhi o il trillo insistente della
sveglia non lo costringono a trascinarsi ancora mezzo rimbambito al piano di
sotto… ma quella non è una mattina come le altre purtroppo per lui.
Per prima cosa il cuscino non è morbido come al
solito, anzi è fin troppo spigoloso per essere un cuscino ora che ci fa caso e
… si muove?
“Ma
che…?” borbotta contrariato sistemandosi in modo che gli angoli del presunto
cuscino gli diano meno fastidio, la cosa sotto di lui emette un suono
simile ad un lamento di protesta e a questo punto pure lui si accorge che c’è
qualcosa di un pochino strano. Si tira su un pochino e solo allora si rende
conto che quello che stava abbracciando fino a pochi attimi prima non è
esattamente un cuscino bensì...
Proprio in quell’istante la porta si spalanca di
colpo e sulla soglia appare Nor: ha l’aria più scocciata del solito, i capelli
arruffati e in disordine ed è ancora in pigiama, probabilmente si è appena alzato e
pure col piede sbagliato a quanto sembra.
“Vedi
di muoverti, essere inutile” ringhia appoggiandosi allo stipite “tocca a te
preparare-’’ improvvisamente il biondino spalanca gli occhi in un’espressione
di stupore quasi comico che non gli si addice affatto, ma Dan non fa neppure in
tempo a domandargli la ragione di quel repentino cambiamento che l’altro se ne
va come una furia sbattendosi violentemente la porta alle spalle.
“Vorrei
sapere che gli prende ogni tanto” si domanda il giovane danese fissando
perplesso la parete: ci sono alcune crepe attorno agli stipiti e la maniglia
pende ad una strana angolazione tenuta su da una sola vite. Wow. Nor fa davvero
paura quando si arrabbia, poco ma sicuro e la cosa peggiore è che delle volte
non si riesce proprio a capire il motivo di certe epiche sfuriate…
Adesso che ci ripensa per bene, Dan si rende conto
del perché: Axel entrando senza bussare, ha visto lui -senza maglietta- ancora
abbracciato ad Ice e ha frainteso. Ma certo! Non può essere altro che quello!
“E
poi sono io il pervertito!” ridacchia divertito ritornando sotto le coperte,
questa volta però a debita distanza dal ragazzino dai capelli color cenere
ancora profondamente addormentato dall’altro capo del letto.
—{–
No.
Axel non avrebbe dovuto reagire così: diavolo, si è comportato come una
ragazzina gelosa… sbattersi la porta alle spalle a quel modo! Che comportamento
infantile e stupido! E poi geloso di chi? Di quell’imbecille coi capelli a
porcospino, forse?
Assolutamente no, quel tizio potrebbe anche
portarsi nel letto un serpente velenoso che a lui non glie ne potrebbe
importare di meno. Solo lo faccia a casa propria.
Allora
di Ice?
Neppure.
Ormai il ragazzino ha dichiarato la propria indipendenza ed è libero di accompagnarsi
a chi gli pare … anche se ovviamente non lo farebbe mai: Freyr è un perfetto
(non più tanto) piccolo asociale incapace di sopportare la presenza di chiunque
anche solo per il tempo di una normale conversazione, figuriamoci portare
avanti una relazione clandestina! Sarebbe ridicolo a dire poco!
C’è
una sola ragione per cui suo fratello si sarebbe abbassato a cercare del
contatto umano: Freyr era preoccupato o spaventato per qualche motivo e aveva
cercato conforto da … da quell’idiota molesto.
Axel
vorrebbe tanto prendere a pugni il muro ma, con una gran fatica, si trattiene:
ha già dato abbastanza spettacolo per oggi e l’ultima cosa di cui ha bisogno è
di far sapere del piccolo incidente
al resto della famiglia. Già se li immagina: Fin tutto preoccupato che dispensa
consigli da riviste per adolescenti, Sve che borbotta un non coinvolgetemi senza cambiare minimamente espressione, Dan che
se la ride sotto i baffi e Ice, il proverbiale pomo della discordia, a fissarli
tutti standosene in disparte come fossero una banda di pazzi furiosi. No,
decisamente non è dell’umore per sopportare tutto questo.
Si
avvia a passo di marcia lungo il corridoio diretto al piano di sotto: ha
decisamente bisogno di una bella tazza di caffè per schiarirsi le idee e magari
anche una lunga passeggiata per sbollire un po’, altrimenti in quelle
condizioni avrebbe preso a schiaffi il primo disgraziato che avesse osato
dirgli buongiorno.
Forse
è ancora un po’ presto per mettersi a trafficare in cucina ma al momento non è
che glie ne importi più di tanto e poi tanto al piano di sopra non sentirebbero
comunque, la villa ha pareti spesse e soffitti altissimi che attutiscono i
rumori.
Appena
arrivato nell’enorme cucina attrezzatissima, Axel comincia ad aprire un
armadietto dopo l’altro in cerca di una tazza, possibilmente la sua, in cui
versarsi quello che ormai è diventato il suo principale propellente. Senza
avrebbe semplicemente dato di matto.
Dopo
un buon quarto d’ora di infruttuosa ricerca, riesce finalmente a recuperarne
una – quella dell’idiota, cioè di Dan – e a sedersi al tavolo deserto con una
bella tazza fumante di caffè nero; ora che è un po’ più calmo prova a ragionare
sul perché la scena di prima gli ha dato tanto fastidio: non è una questione di
gelosia nei confronti del biondo ex vichingo, assolutamente no ma verso quel
piccolo ingrato di suo fratello.
Per
quanto si sforzi, non riesce a comprendere per quale dannato motivo Freyr si
comporta in quel modo così freddo e indifferente: lui ha fatto tutto il possibile
e anche di più per proteggere e rendere felice il ragazzino e in cambio non ha
ricevuto altro che considerazioni sarcastiche e sguardi gelidi.
“Non
è giusto!” è l’unica cosa che riesce a pensare al momento “Non me lo merito!”
Si
sente tradito, gettato in un angolo come un giocattolo passato di moda e fa
dannatamente male, peggio di qualsiasi ferita mai ricevuta in battaglia, peggio
perfino delle guerre: è come una pugnalata alle spalle, un dardo avvelenato che
l’ha colpito in un punto estremamente delicato e doloroso.
Non
è possibile stare così male per un motivo in apparenza tanto stupido: tra i
mortali i legami familiari si formano e si spezzano come nulla, ma per le
Nazioni è diverso. Essere praticamente immortali e relativamente pochi rende i
legami estremamente importanti: le alleanze vanno e vengono ma la famiglia e
gli amici durano per sempre.
O
almeno così dovrebbe essere.
Finito
il caffè, si ritrova ancor più nervoso e infuriato di prima: non ce la fa
proprio a starsene da solo come un idiota in quella cucina troppo grande, ogni
angolo gli riporta alla mente frammenti di passato e più si guarda intorno più
gli viene voglia di fare a pezzi tutto.
Si
alza di scatto facendo cadere rumorosamente la sedia e, sempre a passi
sostenuti – ben diversi dalla sua solita camminata silenziosa e composta-, si
trasferisce nell’ex sala da ballo ora trasformata in una specie di enorme sala
giochi privata ma neppure lì si sente a suo agio, anzi quando sta così gli è
praticamente impossibile trovare pace.
Dopo
qualche attimo passato a ciondolare come un’anima in pena da un divanetto
all’altro in cerca di un posto comodo in cui sistemarsi e farsi passare l’arrabbiatura
prima che scendano gli altri, si rende conto che il problema non è la stanza o
i divani o che altro, ma proprio la casa in sé, la villa in cui tutti loro
vivevano ai tempi dell’Unione.
Axel
detesta quel vecchio mausoleo, ci sono troppi brutti ricordi annidati tra
quelle mura e, se fosse per lui, l’avrebbe già fatta demolire – o l’avrebbe
demolito lui stesso- senza pensarci due volte ma purtroppo la villa sta nei
territori dell’idiota e quel deficiente si farebbe ammazzare piuttosto che
liberarsi delle cianfrusaglie di quei tempi, compresa la casa.
Si
alza stizzito e guarda fuori dalle ampie finestre ad arco: il cielo al di sopra
degli alberi è grigio, pesante e promette un imminente acquazzone estivo un po’
come se rispecchiasse l’umore cupo del ragazzo che lo sta osservando ma a Nor
non importa minimamente che stia per piovere: ha bisogno di scaricare i nervi
con una bella camminata per i boschi e non saranno certo quattro gocce ad
impedirgli di uscire.
—{–
Ci
sono delle cose che, per quanto possa sforzarsi, Fin non capirà mai come ad
esempio la ragione per cui Svezia si ostina a chiamarlo moglie o il fatto che
certa gente crede fermamente nell’esistenza degli alieni e invece considera
Babbo Natale una favola per bambini, ma quello non c’entra niente …
semplicemente sta divagando per non pensare all’atmosfera a dir poco tesa che
ha trovato scendendo in cucina a fare colazione.
Più
che tesa in effetti sarebbe meglio dire strana, come se fosse appena capitato
qualcosa di fondamentale e lui se lo fosse perso: Dan ha un inquietante ghigno
da Stregatto, Ice se ne sta all’angolo
opposto del tavolo a guardar male la tazza del caffè quasi fosse la causa di
ogni sua disgrazia, Sve apparentemente distaccato come al solito continua ad
adocchiare la porta come se fosse alla disperata ricerca di una via d’uscita e
Nor … beh, lui è assente ingiustificato. Molto bizzarro visto che solitamente è
il primo a scendere a far rifornimento di caffeina.
Ha
quasi paura di chiedere che diavolo è successo, prima di ritrovarsi con una
lite tra comari per le mani e quel che è peggio a dover fare da arbitro tra le
suddette comari: sì, delle volte è una bella seccatura essere l’unico con un
minimo di sensibilità, davvero.
“Buongiorno!”
sorride gioviale come al solito, ma tiene gli occhi bassi nella vana speranza
di non essere coinvolto “Tutto a posto?”
Ok.
Pessima mossa, Tino.
“No.”
Ringhia il ragazzino senza smettere di tentare d’incenerire la tazza con lo
sguardo “Mi sono ritrovato nel letto di quest’imbecille.”
Va
bene, qua si arriva ai limiti dell’inquietante.
“Oh.”
Risponde cercando di mostrarsi il meno sorpreso possibile “E cosa ci avresti
fatto in camera dell’imbecille … cioè, di Dan?”
È
una domanda più che legittima, ma a quanto pare l’ha posta al momento sbagliato
perché gli interessati hanno delle reazioni a dir poco strane: Freyr arrossisce
imbarazzatissimo e borbotta qualcosa di incomprensibile e Mathias ghigna
soddisfatto come un gatto che ha appena messo le grinfie su di un enorme e
succulento ratto. No, questo è molto più che inquietante!
“L’ingrato,
ecco che faceva”
Per
poco al biondino non prende un colpo sentendo la voce cupa e un po’roca alle
sue spalle; si gira di scatto – non che si sia spaventato, certo che no- e si
ritrova davanti Axel fradicio di pioggia e con un’espressione da spaventare a
morte un orco, peggio del solito insomma.
Oh
cielo.
Nel
frattempo Freyr s’è alzato in piedi, anche lui livido di rabbia “Beh se non
avessi per fratello un tizio inquietante che tiene la gente ad un miglio di
distanza, forse non sarei così ingrato!”
Se
fuori c’è un brutto acquazzone, in casa sta per scatenarsi un autentico uragano
di cui i due fratelli sono l’epicentro. E in cui ovviamente nessuno vuole
essere coinvolto.
Perciò
ad una specie di segnale silenzioso di Svezia se ne vanno in silenzio lasciando
a Nor e Ice campo libero.
—{–
Nessuno
sa esattamente cosa sia successo all’interno del cordone sanitario che è diventato la porta della cucina, ma quello
che è certo è che la notte dopo Dan non ha ricevuto visite, Fin non è stato
bruscamente svegliato da porte sbattute con forza sovraumana e Sve ha potuto
dedicarsi in tutta tranquillità alla progettazione di mobili d’alto design.
Quanto
ai due fratellini, uno s’è preso il raffreddore per via della passeggiata sotto
la pioggia e l’altro … beh ha imparato che, se hai vicino qualcuno a cui vuoi
bene, anche il buio non fa più tanta paura.
—The End–
Marsie’s Fluffy Corner
Ok
è stato un’impresa ma alla fine eccomi qua! Premetto che mi sono divertita un
sacco a scrivere questa storia, anche se ho avuto un sacco di botte d’arresto
e, il cielo mi perdoni, stavo quasi per rinunciare ma alla fine ci sono anch’io!
Se
adesso sto per pubblicare questa storia lo devo alle mie carissime socie che mi
hanno aiutata un sacco, in particolare a OrochiMary, Rota, AmyLerajie, Adrienne Riordan che con tutti quegli abbracci e quei cuoricini mi hanno dato tutto l’affetto
e l’autostima di cui avevo bisogno e senza scordarmi la mia insostituibile Ale-chan la beta più brava del mondo.
Un grazie speciale va anche a voi che leggerete e spero apprezzerete
questa cosa!
Buona vita e buona estate
Marsie-chan