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Autore: CathLan    02/07/2012    11 recensioni
Si tratta di una raccolta di One shot a tema Zarry Stalik. Ogni OS girerà attorno a tre parole/cose (es. ovetto Kinder, criceto e profilattico) che mi sono state suggerite da persone randomiche -e geniali- su twitter e facebook. Le parole in questione dovranno essere la chiave vincente della trama, ovvero il nucleo.
1. gelato all'anguria, sedia lounge, lubrificante all'anguria.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dammi tre parole || 1 ||




 

{Ho sempre saputo di essere un po' fuori di testa, ma solo questa notte ne ho avuto davvero la conferma. Insomma, solo ad una matta verrebbe in mente di chiedere in giro tre parole a caso -tipo Kinder, criceto e profilattico- e scriverci su una One shot, giusto? Ecco, sono fuori come un balcone.
Il punto è che non so nemmeno come mi sia venuta questa idea, so solo che mi piace e quindi niente, mi auguro solo piaccia anche a voi.
Ora vi spiego meglio i dettagli di questa cosa messa su all'una di notte di una domenica d'estate:

~ Ogni One shot, come già detto, girerà attorno alle tre parole/cose che mi sono state suggerite da persone randomiche -e geniali- su twitter e facebook.

~ Le parole/cose verranno inserite a mio piacimento, anticipate e poi sottolineate nel testo in modo che le scoviate. 
~ Le parole/cose in questione dovranno essere la chiave vincente della trama, ovvero il nucleo, le fondamenta.
~ I protagonisti saranno sempre Zayn e Harry, siccome avevo deciso e preannunciato così su twitter e facebook. 
~ Do la possibilità anche a voi di suggerirmi tre parole, sbizzarritevi (-ma non troppo, poi mi devo scervellare per inserire cose assurde nella storia).
I punti mi pare siano finiti quindi niente, vi lascio alla prima della pazza serie di One shot della raccolta. 

Parole: gelato all'anguria, sedia lounge, lubrificante all'anguria.
Suggerite da:  
_itsonlytime 

 {Bannerino creato e ideato da brandy amber                        

                                                                                               


Zayn un po' lo sapeva che la loro vita sarebbe cambiata, ma di certo non si aspettava di dover rimanere a casa a pulire come una vecchia casalinga stressata dai figli, mentre Harry invece se ne stava nel suo ufficio a dare ordini e sentirsi fiero del proprio fruttuoso e importante nuovo lavoro. Proprio non se lo aspettava e per questo quella sera, dopo esser tornato a casa dal lavoro, aver cenato ancora una volta da solo ed essersi sentito un emerito cretino fallito e nient'altro, aveva deciso di prendere le chiavi della macchina, le sigarette e l'accendino e andare a protestare dal suo ragazzo. Non gliene importava niente se era in riunione -cosa alquanto assurda dato che erano già le nove di sera- o aveva qualcosa di urgente da fare, Harry quella sera lo avrebbe sentito.
«Ma vaffanculo» sbraitò al tipo davanti, quello con la testa pelata e il culo posato su un Audi che nemmeno con trent'anni di lavoro come cameriere al ristorante di famiglia Zayn si sarebbe potuto permettere.
Quello si affacciò dal finestrino e gli fece il gestaccio, prima di ripartire a tutta velocità e mollarlo indietro.
Per stare insieme come si deve, per poter permetterci le vacanze d'estate e magari una macchina che riesce a fare cinquecento metri senza spegnersi da sola devo accettare questo lavoro Za', aveva detto Harry una sera, dopo aver ricevuto una proposta di lavoro che solo un folle avrebbe potuto rifiutare -sue testuali parole- in un'agenzia di marketing piuttosto famosa lì a Londra.
Se solo Zayn avesse saputo prima a quanti sacrifici e ore di sesso in meno avrebbe portato quell'offerta allora avrebbe protestato senza indugi con tutto sé stesso e rinunciato anche alle vacanze alle Hawaii, invece di annuire come un babbeo e immaginarsi già seduto su una Mercedes costosissima. Perché lui, di tutta quella situazione, odiava soprattutto il non poter fare sesso col proprio compagno, il dover essere costretto a chiudersi in bagno e farsi una sega prima di andare a dormire, in quel letto fin troppo grande per il suo sol corpo. Veramente non ce la faceva più, aveva bisogno di una sana scopata.
Prese l'ultima boccata di fumo e buttò la sigaretta fuori in un gesto secco. «Lo vedo su che cazzo di auto sono seduto» sputò tra i denti parlando da solo, proprio come quelle madri imbestialite coi propri figli per il disordine che c'è in casa.
Entrò nel parcheggio privato della sede fregandosene di tutti i divieti e parcheggiò nel primo posto libero che trovò. Non aveva tempo per mettersi a cercare i parcheggi a pagamento e poi non aveva senso, si sarebbe fermato giusto il tempo per dare un pugno sul naso a Harry.
Il piano dell'ufficio di Harry era il quarto, quindi optò per l'ascensore. Per colpa sua e di quel cavolo di lavoro Zayn non aveva nemmeno più resistenza, assurdo.
Arrivato al piano per poter trovare il suo ragazzo chiese in giro alle poche persone rimaste e tutte gli indicarono una porta in vetro coperta dalla veneziana bianca.
Zayn dopo aver ringraziato gentilmente con un sorriso piuttosto forzato stampato sul volto livido di rabbia seguì le indicazioni e percorse il lungo corridoio fino alla porta sul quale spiccava la traghetta “Harry Styles”. Alzò un braccio -quello con su tatuati un microfono e una mano con l'indice e il medio incrociati- e chiuse la mano a pugno.
«Ah» si fermò di colpo, le nocche a qualche millimetro di distanza dal vetro e la bocca spalancata.
Quello era un gemito di piacere, poteva scommetterci anche un milione pur essendo conscio di non averli. Zayn conosceva bene i suoni provocati da Harry nel bel mezzo di un orgasmo, lui era quello che glieli procurava.
«Mmh.»
Gli venne un colpo, era piuttosto sicuro sulla fedeltà del suo compagno, eppure in quel momento un miliardo di opzioni e scene indescrivibili gli percorsero la mente gelandogli il sangue nelle vene.
Senza nemmeno pensarci davvero spalancò la porta e vi entrò, richiudendosela alle spalle rapidamente. Se avesse trovato Harry sdraiato sotto qualcuno il minimo era che lo vedesse solo lui e non anche la donna delle pulizie o il contabile occhialuto seduto ignaro di tutto alla sua disordinata scrivania.
«Zayn?»
Si voltò verso destra con il cuore in gola. «Harry che diavolo stai facendo?» non poteva crederci, ma il suo ragazzo, quello con i ricci da angelo, gli occhi da bambino e la bocca da porco se ne stava seduto su una sedia lounge con i pantaloni alle caviglie, una mano chiusa intorno alla propria erezione e una stretta ad un cucchiaino dal quale colava qualcosa di rosa.
«Secondo te?» sorrise sornione quello, senza smettere di muovere la mano su e giù, con gli occhi grandi e verdi lucidi di sesso.
«Ma sei fuori? La porta è aperta!» e nel dirlo Zayn fece un passo indietro e la chiuse a chiave, grato che nessuno prima di lui avesse provato ad aprirla.
«Devo averla dimenticata.»
E fra tutti i pensieri, le fantasie e i timori di Zayn quello era sicuramente il più assurdo.
«Si può sapere perché?» chiese, ancora allibito.
«Vedi tesoro a volte capita che un uomo ha bisogno di sfogare i propri-» Zayn lo interruppe con un gesto della mano.
«Idiota intendevo perché sei qui a farti una sega e non sei tornato a casa. E' da settimane che non lo facciamo» disse, spiegandosi meglio.
Harry si portò alla bocca il cucchiaino e sorrise. «Questa è una pausa, in realtà dovrei finire un lavoro.»
«Quindi finita questa cosa ti rimetti a lavorare?»
«Sì.»
Zayn non rise della situazione solo perché era ancora mezzo shockato. «Cos'è quella roba che stai mangiando?» chiese avvicinandosi alla sedia in pelle nera, che aveva più le sembianze di un divano corto che altro.
«Gelato all'anguria, vuoi?» Harry allungò il cucchiaino di nuovo pieno -la vaschetta era accanto a lui sulla sedia- verso il suo volto e allora Zayn spalancò la bocca e si deliziò del sapore dolce del frutto.
«La smetti?» non poteva credere che Harry non aveva ancora smesso di masturbarsi.
«Fammi venire, aspetta.»
Zayn rise e poi fece scivolare una mano su quella del fidanzato, prendendone il posto. Chiuse le dita intorno all'asta eretta e bollente e si mise a massaggiarla sempre più rapidamente. Ci vollero ancora pochi attimi prima che il seme di Harry gli sporcasse la mano, ma non abbastanza da non farlo eccitare e fargli salire a sua volta un'erezione.
«Zayn hai voglia?» la voce del riccio era sempre stata roca, ma dopo il sesso era ancora più bassa e graffiata. Poteva far venire Zayn anche solo con un “ciao”.
«Sì» rispose soltanto, sbottonandosi i jeans.
«Anche io» ghignò Harry, alzandosi per levarsi del tutto i pantaloni.
Zayn sorrise dandosi mentalmente del cretino. Era andato lì con l'intenzione di litigarci e fargli lasciare quel lavoro del cavolo e invece si stava spogliando eccitato come mai prima, pronto a prenderlo su quella stessa sedia che giorni prima aveva criticato cercando di dissuadere Harry dal comprarla.
Una volta nudi, già sudati per l'afa di quell'estate fin troppo lunga, si incastrarono in tal modo da risultare uno seduto sull'altro, petto contro petto.
Harry si chinò su di lui a baciarlo, circondandogli il collo con le braccia. Quella sera il sapore di Harry era esageratamente dolce, un po' a causa del gelato, un po' a causa del dentifricio alla fragola che si ostinava ad usare seppur ormai fosse sulla soglia dei venticinque.
«Sei dolce» sussurrò Zayn nella pausa tra un bacio e l'altro, leccandogli le labbra e i denti.
«Tu sai di fumo» ad Harry il fumo non era mai piaciuto, non glielo aveva mai nascosto.
«Mi dispiace» si scusò, accarezzandogli la schiena ampia con la punta delle dita lunghe, da pittore.
«Nulla.»
E poi ripresero a baciarsi, tanto passionalmente da farsi sanguinare le labbra. I loro gesti erano ansiosi, così come le loro menti che già viaggiavano su cosa di lì a poco sarebbe accaduto. Era da troppo tempo che non si toccavano in quel modo per potersi prendere con calma, non era ammissibile. Zayn già sentiva il pene scoppiare infuocato ogni qual volta Harry ci passava sopra la punta un polpastrello.
«Il preservativo?» domandò in un fiato, tornando subito dopo a lambire un capezzolo turgido di Harry.
«Eccolo» infilato tra indice e medio Harry teneva un piccolo quadratino color verde evidenziatore la cui sigla faceva intendere misure grosse, molto grosse.
Zayn annuì e lo prese. Strappò un lato e ne fece uscire il contenuto. «E il lubrificante?»
«Non c'è, di solito le persone normali non se lo portano in un ufficio, sai?»
Fece a meno di rispondergli che di solito le persone normali non si masturbano in ufficio mangiando gelato solo perché aveva voglia e non poteva -riusciva- ad aspettare oltre. «Ti farò male, lo sai.»
Harry fece spallucce e gli sfilò dalle mani il profilattico, infilandoglielo lui stesso. Una miriade di brividi percorsero la schiena di Zayn non appena la membrana trasparente andò a coprirgli l'erezione.
«Sono pronto» gli disse Harry, con il solito tono di voce volutamente sensuale.
Seppur la voglia di averlo fosse tanta -forse troppa- Zayn non se la sentiva di penetrarlo senza l'aiuto del lubrificante, sarebbe stata una vera tortura con quel caldo. All'improvviso un'idea gli balenò in testa come un fulmine a ciel sereno: «La vaschetta di gelato?»
«L'ho messa lì», con un dito Harry indicò per terra «perché?»
«Lubrificante all'anguria, no?», sorrise estasiato dalla sua stessa idea geniale.
Il suo compagno sembrò altrettanto convinto e senza nemmeno rispondere, chinandosi, prese la vaschetta bianca portandola accanto a loro sulla sedia.
Zayn ci infilò due dita dentro e poi, senza riuscire a smettere di sorridere come un ebete, andò a preparare Harry, muovendosi in circolo e poi penetrandolo fino alle nocche.
Il freddo fece inarcare la schiena di Harry, ma sembrò anche eccitarlo parecchio perché l'erezione risorse, andando a sfiorare quella ormai arrivata al limite di Zayn.
Dopo averlo preparato a sufficienza con altre due dita Zayn si sistemò meglio sotto il suo compagno e lo penetrò con una sola spinta, affondando nella carne calda come un coltello dalla lama affilata.
Ogni volta che entrava in lui Zayn si sentiva sparare chissà dove, fuori dal mondo, talmente tanto lontano che faticava a ricordare da dove fosse partito. Era una sensazione fantastica, come il primo bacio. Sì, fare sesso con Harry era sempre un primo bacio, di quelli dati all'ombra di un albero nel parco accanto a casa o sotto la pioggia fuori da scuola.
«Muoviti» ansò Harry, infilzando le unghie nelle sue spalle.
E Zayn lo fece, con sempre maggiore velocità e armonia, ruotando il bacino e stringendo la pelle nera della sedia che adesso probabilmente adorava, prese ad affondare nel buco stretto e rovente di Harry, stupendosi come accadeva ogni volta di quanto fosse infinito.
Immergersi nel culo di Harry, nella matassa di muscoli che formavano quella piccola perfezione, era per Zayn una di quelle piccole cose che unita alle altre fanno la felicità. Uscire e poi rientrare tanto rapidamente da non avere più aria nei polmoni era un po' come ricevere il tanto atteso diploma a scuola, la prima assunzione sul lavoro, l'ultimo abbraccio tra amici d'infanzia. Un'emozione fortissima, indescrivibile.
L'orgasmo arrivò furioso come un fiume in piena che abbatte gli argini e piega le case e li lasciò entrambi senza fiato, sudati e soddisfatti.
«Se il mio capo mi vedesse ora» sussurrò Harry posando la fronte su quella bagnaticcia di Zayn.
«Ma anche no» rispose soltanto, andando a mordergli le labbra rosse di baci.
Harry ridacchiò stringendo gli occhi stanchi e straordinariamente verdi su di lui. «Se vedesse te sicuramente cambierebbe sponda.»
«Dici?»
«Sì.»
Entrambi scoppiarono in una risata fragorosa, liberatoria.
In fondo forse Zayn avrebbe potuto abituarsi a quella vita, agli orari improponibili del suo compagno e alle cene consumate in solitudine, se poi almeno -almeno- tre volte a settimana avrebbe potuto riscattarsi con una scopata del genere. Sì, forse avrebbe anche potuto lasciar correre se tutte quelle fatiche e rinunce avrebbero portato a simili scopate.
Sorrise e con le braccia cinse il bacino asciutto di Harry, portandoselo ancora più addosso di quanto già non fosse. «Se invece il Papa ora vedesse te la smetterebbe di avercela tanto con i gay.»


 

  
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