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Autore: PussyCatDestiel    02/07/2012    3 recensioni
Dean è un ragazzo con un sacco di problemi, Castiel è un hacker nerd. In una notte quasi perfetta si incontrano e stringono una solida amicizia.
Citazione dal cap. I: “Dopotutto queste feste sono fatte per conoscere gente nuova che il giorno dopo ti dimentichi.” Alza le spalle e improvvisamente i suoi occhi assumono un velo di tristezza.
“Ho detto qualcosa di male?” Chiedo, confuso.
“No, tranquillo è che … Per una volta vorrei trovare un amico vero con cui ridere e parlare sempre, non solo uno sera o una nottata.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Quasi perfetta: È una lanterna dell’amore e dell’amicizia, delle notti felici e dell’armonia … è una lanterna per trovare un vero amico.

Uno spettacolo di luci e colori. Tutto intorno è un bellissimo spettacolo di luci e colori, non sono mai stato ad una festa per il patrono della città e me ne pento, perché tutto intorno a me è bellissimo. Non sono credente, ma la musica della banda, le luci e le luminarie mi hanno fatto uscire da casa per vedere questo magnifico spettacolo. Sarebbe perfetto se non ci fosse in sottofondo il sacerdote che dice: “San Francesco d’Assisi, prega per noi, San Silvestro, prega per noi, Santa Rita da Cascia, prega per noi”, ma purtroppo è la festa del santo patrono e qualcosa di religioso ci deve pur essere, o sbaglio? Quattro persone avanzano portando la prima statua del patrono, quella in legno, altre quattro portano la statua in bronzo e le ultime quattro portano quella in argento. Sorrido, per la prima volta mi trovo bene in questa città.
Esco dalla folla di gente che sta salutando la statua di legno e mi dirigo verso le bancarelle di dolci e di cocco, che escono fuori solo per la festa del patrono e nel periodo precedente al Natale. Compro un po’ di zucchero filato, amo la sensazione che provoca quel dolciume nella tua bocca, ti si scioglie lentamente facendotelo gustare che è una meraviglia.
“Un po’ di biscotti?” Rifiuto cortesemente, apro le braccia e corro, proprio mentre i fuochi artificiali cominciano a esplodere nel cielo. Mi sento bene, almeno per una notte all’anno me lo merito. Una comitiva di persone comincia a spingermi, mormorando qualcosa su una fiaccolata che devono fare sul fiume. Prendo posto vicino al muretto, riesco a vedere benissimo le canoe sciare lungo l’acqua con una lanterna sopra. Mi allontano e mi siedo su una panchina, dove una signora sta aprendo a suo figlio un lecca-lecca tutto colorato e zuccherato. Comincio a tremare, ho lasciato la giacca al motel insieme a mio fratello Sam, e ora ne sto pagando le conseguenze.
“La vuoi?” Un uomo poco più vecchio di me mi offre una lanterna, annuisco e lui me la passa, sorridendo contento. Lo scruto bene, anche se è buio riesco a vedere le sue bellissime iridi blu e il suo trench marroncino. Ricordo che mia madre diceva sempre che il trench è il giubbotto del maniaco, e che io le ho sempre risposto che a me il trench piaceva.
“Piacere, Dean.” Dico, senza porgergli la mano, dato che sto tenendo la lanterna.
“Castiel.” La signora con il bimbo si alza e lui si siede vicino a me, continuando a sorridere.
“Che bello.” Commento, mettendo la lanterna in mezzo a me e a lui.
“Hai ragione … Stai cercando di attaccare bottone?” Si gira verso di me.
“Si nota così tanto?” Ridacchio, devo rinnovare i miei metodi per attaccar bottone.
“Dopotutto queste feste sono fatte per conoscere gente nuova che il giorno dopo ti dimentichi.” Alza le spalle e improvvisamente i suoi occhi assumono un velo di tristezza.
“Ho detto qualcosa di male?” Chiedo, confuso.
“No, tranquillo è che … Per una volta vorrei trovare un amico vero con cui ridere e parlare sempre, non solo uno sera o una nottata.” Parole sante, io di amico vero ho solo Sam e la mia amica Jo, che comunque non sento poi così tanto spesso. La panchina della piazza si scalda, ma non di un calore normale, ma di un’energia che viene dai nostri cuori.
“Su di me puoi contare.” Non so perché lo dico, ma so che è vero. Mi guarda, allarga la bocca e sorride, poi senza nessuna logica e senza nessun motivo ci abbracciamo, come se ci conoscessimo da sempre o come se fossimo vecchi amici che non si vedono da anni.
“Io ora devo andare …” Dice, alzandosi. Annuisco, guardando la fiaccolata.
“Ci si vede in giro.” Rispondo, poi prendo la lanterna e mi avvicino al muretto. Hanno posizionato delle luci su tutto il ponte, che ora è illuminato e brillante, una vera meraviglia. Partono altri fuochi d’artificio colorati, uno verde, uno rosso, uno arancione, uno giallo … Ben presto formano i colori dell’arcobaleno. Sorrido, davvero, non è poi così male questa città. Mi giro verso la panchina dov’ero seduto poco fa e vedo che la signora con il bambino è tornata a sedersi lì, ma che ha aspettato pazientemente che io e Castiel ci alzassimo. Mi avvicino a lei.
“Salve, vuole una lanterna? È una lanterna dell’amore e dell’amicizia, delle notti felici e dell’armonia … è una lanterna per trovare un vero amico.”
 
Rientro al motel verso le tre di notte e trovo Sam addormentato profondamente sul mio letto. Prendo un paio di forbici e mi avvicino ai suoi capelli lunghi furtivamente, ma lui mi blocca con un braccio, segno che riesce a captare i miei movimenti anche da addormentato.
“Non stai dormendo?” Gli chiedo, sdraiandomi sul suo letto.
“Ti ho sentito entrare.” Risponde, senza aprire gli occhi, segno che vuole ancora dormire.
“Ho conosciuto un ragazzo.” Non so perché glielo dico, questa dev’essere la sera delle stranezze.
“Un ragazzo?” Si mette seduto e mi guarda sconcertato.
“Non in quel senso!” Gli tiro una cuscinata in faccia e lui si mette a ridere. Sam è venuto a stare da me da due settimane, quando la sua fidanzata Jessica è stata investita da una macchina ed è morta. È venuto da me pensando che avessi una casa e all’inizio si è scandalizzato quando gli ho detto che giro il mondo e che alloggio in dei motel, ma poi è riuscito ad ambientarsi e stiamo cominciando ad essere molto legati. Era da due anni che non lo vedevo, da quando è andato ad abitare da Jessica, ma sono contento che sia venuto a stare da me, ho bisogno di un po’ di compagnia.
“E?” Mi fa tornare alla realtà.
“Niente, mi sembrava simpatico, ma come ha detto lui, probabilmente domani l’avrò dimenticato.” Mi guarda con la sua tipica espressione da cucciolo smarrito.
“Magari non sarà così, potreste stringere amicizia.”
“Può darsi.” Chiudo la conversazione infilandomi sotto il lenzuolo e chiudendo gli occhi. Non riesco a dormire, mentre Sam dopo un po’ comincia a respirare a ritmo regolare, segno che si è addormentato. Mi alzo e mi affaccio alla finestra, il mio sguardo cade subito sul fiume, dove i canoisti si stanno asciugando dopo la fiaccolata. È bello stare in un motel vicino ad un fiume, senti il delicato ondeggiare dell’acqua ad ogni ora e ti da un’idea di benessere e di pace.
È stato Sam a scegliere il motel dove alloggiamo, prima stavo in una catapecchia squallida e oscena, in cui lui si rifiutava di vivere, quindi siamo venuti qua e devo dire che è stata un’ottima scelta. Sam ha acconsentito a fare una vita girando il mondo, ma ora vorrei solo stare in questo paesino sperduto dal mondo, ma bello da far paura.
“Sai, credo dovremmo rimanere qua.” Sussurro all’orecchio di Sam. Lo vedo annuire nell’oscurità, probabilmente non sa neanche a cosa sta dicendo di sì, ma lo adoro anche per questo.
Prendo il suo giaccone ed esco, mi dirigo verso la riva del fiume. Mi bagno le mani con l’acqua e mi tiro su i capelli, lo faccio da quando non voglio spendere soldi per il gel o per la cera.
Ma che ci faccio qui? Dovrei essere nella stanza del motel a cercare di dormire, non in riva ad un fiume alle tre e mezza di notte. Qualcuno mi chiama al cellulare, aspetto qualche squillo prima di rispondere, non voglio sembrare uno che è sempre a guardare il proprio telefono.
“Sì?” Chiedo, dato che non ho salvato il numero in rubrica.
“Dean, sono Ellen, come mai sei sveglio?” Ha una voce strana, come una che ha appena pianto.
“è successo qualcosa?” Chiedo, incerto, senza rispondere alle domande.
“Jo si è svegliata.” Tiro un’enorme sospiro di sollievo. Jo si è trovata in mezzo ad un falò finito male ed è stata ricoverata con varie ustioni all’ospedale.
“Come sta?” Domando, anche se non sono sicuro di volerlo sapere.
“Non parla, i medici dicono che è un effetto temporaneo, comunque.” Ellen cerca sempre di rassicurati, anche se lei stessa non crede a quello che dice.
“Si rimetterà.” Mento anche a me stesso, non sono sicuro se ce la possa fare, ma spero di sì.
“Vieni quando puoi.” Chiude la chiamata e io mi siedo sul ghiaino, cercando di capire perché una serata perfetta di debba per forza trasformare in un casino. 
 
                                                                                                                                    *°*°*°*°*°*
 
Castiel, dopo aver salutato Dean, corre verso il centro senza capire il suo comportamento. Lui è un tipo piuttosto timido, non stringe mai amicizia con la gente nelle feste del patrono o di Natale. Entra nella sua casa, accende la tv e si butta sul divano, ma appena lo fa suonano alla porta.
“Chi è?” Urla, senza alzarsi, sgranocchiando una patatina.
“Il tuo peggiore incubo.” Castiel si alza e apre la porta a Balthazar, che entra dentro con due valigie e uno zaino rosso fuoco, lasciando lui perplesso.
“Perché?”
“Perché il convivente mi ha sfrattato dopo che ho cominciato a suonare il trombone.” Risponde, ridacchiando. Castiel si porta una mano al viso, in segno di esasperazione.
“Neanche io voglio tromboni in casa.”
“Suonare tromboni ti fa sexy.” Balthazar molla tutto sul pavimento, poi va in cucina a bere una birra, mentre Cas si ributta sul divano, esausto.
“Non dirmi che sei stato alla festa del patrono.” L’amico sembra sconvolto.
“Invece sì, è carina.”
“è da gay.”
“Per te tutto è da gay e sono tutti gay.” Balthazar si alza e va in camera di Castiel, per poi buttarsi sul letto e urlare “Comodo!”.
“Io esco, Balthe.” Nessuno risponde, vuol dire che ha sentito ma che non ha voglia di rispondere. Castiel si rimette il suo trench che si era tolto ed esce di casa, per dirigersi verso il fiume. Nell’acqua trova un cellulare che galleggia, con fatica si sporge e lo prende, constatando che funziona ancora, anche se è piuttosto malmesso. Se lo mette in tasca pensando che lo rimetterà in sesto lui stesso, dato che è un piccolo hacker informatico.
Si alza e cammina per un po’, finché non torna alla panchina in cui aveva incontrato Dean, e trova qualcuno seduto lì. Fa dietro-front per non disturbare, ma non vuole ancora tornare a casa da quel disastro di Balthazar, quindi va al Luna Park. Il Luna Park c’è ogni notte, ma a Natale e alla festa del santo patrono aggiungono un sacco di giostre belle, ad esempio la nave, ma Castiel non è andato lì per salire su delle giostre, ma solo per entrare nella casa degli specchi.
Gli piaceva entrare in quella casa, aveva specchi davanti, dietro, a destra e a sinistra e anche se si sentiva osservato era divertente vedersi grasso, magro, alto e basso. Dopo essersi fatto un giro lì dentro, esce dal retro dove va a scontrarsi con un clown che si sta togliendo la parrucca. Chiede scusa e scappa, deve tornare a casa.
“Stai dormendo?” Urla, appena mette piede in casa.
“Sì.” Gli risponde Balthazar. Si trattiene dal dirgli che è uno scemo e si mette a lavorare per rimettere in sesto il cellulare. Mentre lavora schiaccia inavvertitamente un tasto e si avvia la chiamata per un certo “Sam”, che risponde subito.
“Dean, dove sei? Mi sono svegliato e non c’eri.” Castiel si fa prendere dal panico, prende il cellulare, sale le scale e lo lancia a Balthazar, come se fosse bollente.
“Cosa?” Chiede Balthe, rivolto al telefono.
“Ma non sei Dean.” Sam sembra confuso.
“No, infatti, chi è?” Balthazar chiude la chiamata e rilancia il cellulare a Castiel, lamentandosi di non dare a lui i suoi problemi, che non vuole essere disturbato e robe varie.
Cas sospira, butta il cellulare nel cestino e si sdraia sul divano, addormentandosi.  

Note dell'autrice:
Ieri stavo spulciando i miei vecchi documenti di word e ho trovato questo capitolo, senza alcun seguito e mi è venuta la voglia di continuarlo, dopotutto come inizio non mi pare così male, quindi faccio un tentativo. Non scrivo in modo molto diverso da quando ho scritto questo capitolo, l'unica differenza è la lunghezza, mi sono accorta che adesso scrivo capitoli molto più corti, ma mi impegnerò per scrivere di più. Mentre leggevo questo capitolo avevo come sottofondo musicale la cover di Destinazione Paradiso di Laura Pausini ... Che coincidenza!
Adesso passiamo alle note importanti, se no vi annoio.
Dedico questa fan fiction a _blackcat, l'angioletta che è sempre sulla mia spalla, a Marty_Love_Winchester anche se è in vacanza, perchè mi appoggia sempre ed è sempre adorabile, e infine ad Aniel_ che è capace di farmi sognare con tutte le sue fan fiction solo per il fatto che sono sue.
Un grazie a chi recensisce ma anche a chi legge silenziosamente!!
Rebecca.



 
  
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