Crack, fanon o
canon? Slash, het o threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I
♥ Shipping è un'idea del «
Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, «
since 01.06.08 »
Prompt: Gaara/Sakura - Sabbia
La
sabbia e la bambina
di
slice
“E
qual è stato il verdetto?”
Sakura lo chiede con un
tono un po' più alto, per permettere al suo interlocutore di
sentire la sua voce dalla cucina e con l'acqua del rubinetto che
scorre. C'è comunque silenzio a Konoha, in quei pomeriggi di
ritrovato calore primaverile.
Gaara è in giardino e lei
voleva sapere com'era andata la sua ultima visita a Suna, conclusasi
il giorno prima, perché tra il pranzo appena trascorso con i
propri genitori e i precedenti preparativi non c'era ancora stata
occasione.
“Innocente.”
Urla un po' anche lui, per
la distanza. Anche se gli tocca alzare la voce, lo accetta volentieri
nella corrente situazione, visto che sua moglie sta lavando le
stoviglie e lui non vuole rinunciare a parlare con lei per questo. In
più la peste che ha tra le braccia è ancora troppo
piccola per essere lasciata sola nella sabbia. Gaara si è
trovato ad avere paura del suo elemento, in quel frangente, che le
vada negli occhi o nella bocca o in qualsiasi altro posto in cui non
è previsto che entri, ha paura che la ingoi o che la sabbia si
ingoi lei... Ha sempre un sacco di paure quando è intorno a
quell'esserino. È incredibilmente attento a tutti i suoi
movimenti e spesso si è trovato osservato dalla consorte,
intenerita.
“Kankuro ha saputo destreggiarsi con diplomazia
e decisione, anche con i consiglieri, è stato pure istruttivo,
direi,” aggiunge, poi toglie delle formine troppo appuntite
dalla portata della pargoletta mano.
“Lo sapevo, ho sempre
pensato che Kankuro avrebbe preso il tuo posto in modo esemplare!”
ridacchia Sakura, dalla cucina.
Sì, anch'io, pensa
Gaara, non c'è mai stato un attimo in cui sia stato insicuro
di suo fratello. Kankuro era l'unico ad essere insicuro su Kankuro.
Persino Temari lo ha guardato con quegli occhi freddi e caldi al
tempo stesso in cui si leggeva il rispetto per il ninja più
forte del villaggio e l'amore per il fratellino ormai cresciuto;
anzi, c'era pure una punta di nostalgia, per quel bambino che lei
doveva accudire e che ora non ha più bisogno del suo aiuto.
Gaara sa che Kankuro avrà più bisogno ora di Temari di
quanto non ne abbia avuto prima, ma vuole lasciare che questa
realizzazione arrivi al momento giusto, per la sorella. Lei si merita
di essere felice perché era solo una bambina quando doveva
stare attenta e temere l'instabile e violento fratello più
piccolo. Il dolore di non essergli stata vicino è arrivato
prepotente tutto insieme una delle prime volte che, con la voce rotta
e gli occhi asciutti, gli ha detto di volergli bene. Gaara lo ha
sentito, il suo dolore. Vedere quanto lui avesse bisogno di lei e
potergli finalmente essere vicino, l'ha aiutata, quell'alone è
sparito dal suo sguardo, pian piano. Lui è sicuro che sarà
così anche con Kankuro.
“Che cosa hanno detto,
verranno per l'Honen Matsuri, quest'anno?”
Lui si acciglia,
indeciso se sua figlia possa o meno tenere in mano il piccolo
rastrello che vede fin troppo pericoloso, in quelle manine
fragili.
“Temari ha detto che dovrebbe essere l'Hokage ad
invitare il Kazekage,” risponde, prima di lanciare distante il
rastrello. La bambina protesta, osservando il suo giocattolo a
qualche metro da lei, con un broncio triste.
“Dobbiamo dirlo
a Naruto perché se lo dimenticherà, scemo
com'è...”
“Sakura,” dice lui, rimettendo
la bambina a sedere dov'era, giacché aveva provato a gattonare
lontano dalla sua portata, “Naruto è un uomo adulto,
adesso, non dovresti trattarlo così.”
In quel momento
Mataha inizia a piangere.
Non strilla e non si agita, ma non vuole
essere toccata e piange con grossi lacrimoni che stringono il cuore
del padre. Si sente frustrata e schiaffeggia la grande mano che le
tiene il pancino, piange singhiozzando, mentre perde l'equilibrio e
trova la gamba dell'uomo a sostenerla. Ci appoggia una paffuta manina
sopra e smette di piangere mentre la osserva, poi segue il corpo del
padre fino al viso. Lui sorride quando incontra quegli occhi, ogni
volta si accorge che sono i suoi; il colore è quello della
madre, come quello dei capelli, ma il taglio è il suo.
La
bimba lo guarda attentamente, poi volta il viso verso il rastrello e
lo indica, le dita della mano si piegano e rimane un ditino solo,
puntato verso l'oggetto. Fa uno dei suoi versetti e lui scuote il
capo in segno di diniego.
Lei si rizza su piedini instabili,
facendo forza sulla gamba del padre, osserva quel giocattolo così
lontano, allunga di nuovo la mano e, poco dopo, il giocattolo si
sposta.
Gaara spalanca gli occhi, la sabbia si muove, intorno a
loro, e lui rimane a bocca aperta a vedere quel vortice leggero di
sabbia e magia che circonda sua figlia, il rastrello è sempre
più vicino fino a quando arriva alla sua manina. La sabbia
cade nel momento esatto in cui lei, intenta ad osservare ora più
da vicino il suo bottino, crolla a sedere, soddisfatta.
Si volta,
guarda suo padre ancora sbalordito e gli porge il rastrello. Gaara lo
afferra, meccanicamente alza la mano e lo riceve, con passiva
attenzione.
“Gaara,” lo chiama Sakura, in quel
momento.
“...aala,” dice Mataha.
E Sakura lo trova
così, in una pozza di sabbia, nel verde del giardino, con un
rastrello in mano e l'espressione sconvolta. Lui si volta a bocca
aperta e lei scoppia a ridere. La bambina agita le braccia, emettendo
soffi euforici perché anche a lei fa piacere quando la mamma
ride.
Owari
La
rosa del
deserto si chiama sabaku no bara e, vista la sfortunata
coincidenza con il nostro usuale ultimo giaciglio, mi sembrava un
nome poco carino, per una bambina. Invece in giapponese, quel
particolare aggregato
di cristalli di gesso, ha (nel primo rigo) la traduzione anche
per sand rose e mi è sembrata decisamente più carina:
Mataha, appunto.
*cri-cri... cri-cri...* Dovevo dirlo, scusate.
u_ù
So che Sakura significa ciliegio - o ciliegia, insomma
- ma il nome non è preso alla lettera, rosa del deserto è
inteso come qualcosa di speciale, il gioiello di mamma e papà.
Mi viene da associare, a logica, l'appartenenza di lui al deserto e
il colore dei capelli, ereditato dalla figlia, di lei, ma non è
stato originariamente pensato per quello.
I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.