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Autore: allegretto    02/07/2012    6 recensioni
Progetto nato nel giro di una notte grazie ad un sogno, e che coinvolge persone reali come in una specie di gioco di ruolo. In uno scenario apocalittico i ragazzi devono imparare a cavarsela da soli e a mettere in pratica le loro qualità e capacità, mentre fatti inspiegabili accadono intorno a loro.
Trama: In una notte spariscono tutti gli adulti o quasi. Rimangono solo bambini, ragazzi, giovani e qualche adulto, come la sottoscritta. L'ambientazione è Genova, principalmente Sampierdarena, ma non è detto. Il nemico non è ben identificato, all'inizio. E' successo qualcosa di irreparabile e si dovrà capire come e cosa è accaduto.
Storia scritta da me, ma con l' ausilio di DarkAngel90, MaikoxMilo e Michywinchester e con il betaggio delle stesse.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

Uao, questo era proprio forte!”, esclamò Michela, quando il tuono esplose fragoroso sopra le nostre teste. Tutti sobbalzammo atterriti.

Dai, Dani, chiudi il computer. Se no, si fuma tutto!”, esclamai, preoccupata.

Erano due ore che infuriava un temporale davanti a casa. Dapprima era al largo sul mare e poi, piano piano si era avvicinato. Le saette disegnavano nel cielo rette spezzate di incredibile bagliore.

Mentre Daniele stava effettuando la procedura di spegnimento del computer, un altro lampo illuminò la stanza come se fuori fosse stato giorno. Istintivamente tutti noi ci abbassammo nell'attesa del susseguente tuono che, però, non avvenne. Trattenemmo tutti il respiro ma nulla accadde. Il silenzio si impadronì della città.

Poi saltò la corrente e tutto attorno a noi divenne buio.

Ah, bene...”, esclamò Francesca, guardando fuori dalla finestra. “E' tutto completamente scuro...”, aggiunse poi.

Anche le luci del porto?”, le chiesi, avvicinandomi.

Si. Non c'è un'illuminazione a pagarla oro...”

Strano, di solito, se succede una cosa di questo genere si accendono le luci di emergenza”, borbottai, mentre armeggiavo nel cassetto della scrivania per cercare una torcia. L' azionai non appena la trovai ma il chiarore che emanava era debole. Cercai di ricordare dove avevo messo le candele.

Chiama un po' tuo papà, Fra!”, esclamò Daniele, agitato.

Si, ok”, ribattè la ragazza, tirando fuori il suo cellulare. “Strano, mi si è spento”, esclamò subito dopo, osservando sconsolata il suo telefono.

Non ti sarai accorta che era scarico”, disse Marta, comparendo nella stanza, dopo essere stata in cucina a prendere dell'acqua.

No, sono sicura che la batteria era al massimo!”, esclamò Francesca, innervosita.

Fra, usa il mio telefono”, le dissi, indicando il portatile posato sulla scrivania.

Ah, ok”, esclamò lei, afferrandolo.

Strano che mia mamma non abbia ancora chiamato!”, esclamò Marta, aprendo la sua borsa per cercare qualcosa.

Anche questo non funziona!”, esclamò Francesca.

Ma come è possibile! Non credo sia scarico anche quello...Fammi vedere...”, disse Daniele, togliendo dalle mani della ragazza il telefono.

Urgh, non va proprio!”

Aspetta, forse non essendoci corrente, non riesce a trovare la linea”, dissi poi, illuminata da un'idea. “Tieni il mio cellulare. E' carico. Era attaccato alla presa, quando è andata via la luce”, dissi, guardando lo schermo del telefono.

Mi resi subito conto che anche quello era spento. Provai ad accenderlo ma non ci riuscii.

Ragazzi, i cellulari non vanno proprio!”, esclamai, cercando di stare calma per non spaventarli ma con poco successo.

Vidi Daniele armeggiare con il suo Iphone, come se solo lui potesse risolvere la situazione perchè dotato di un telefono ultimo modello, in grado anche di pensare e parlare. Scosse il capo, incapace di capire il motivo di quel mutismo elettronico. Anche Marta non riuscì ad avviare il suo e poco dopo, mentre io avevo acceso una candela per illuminare un po' la stanza, ci guardammo tutti in viso. Nei loro occhi vidi solo smarrimento e paura.

Che cavolo sta succedendo?”, chiese Michela, con una flebile vocina e quello fu la misura della sua paura che ci preoccupò ancora di più, visto che di solito la sua voce baritonale era percepita a metri di distanza.

Non lo so”, dissi io, sconfitta.

Andiamo a piedi a casa. Per fortuna non piove!”, esclamò Daniele, afferrando la giacca.

No, aspetta. Non potete uscire. Non ho pile da darvi e fuori non c'è luce. Dovremo aspettare o che torni la corrente o domani mattina...”, esclamai, cercando di essere rassicurante e positiva.

Se mi fossi fatta prendere dal panico, non sarei riuscita a trattenerli in casa. Non sapevo il motivo ma sentivo che se fossero usciti, sarebbe accaduto qualcosa di irreparabile.

Può darsi che tuo papà venga giù a prenderti a piedi. Stessa cosa vale per Marta e Daniele”, dissi io rivolta ai tre ragazzi che osservavano il panorama, desolatamente buio, fuori dalla finestra.

Michela, vuoi andare a vedere se i tuoi hanno qualche torcia?”, chiesi alla ragazza che abitava nel mio stesso palazzo ma in un'altra scala.

Si, va bene”, rispose lei, prontamente. “Francesca, vieni con me?”, domandò, mentre cercava le chiavi di casa.

No, vai piuttosto con Daniele”, dissi io, passando al ragazzo la luce tascabile. “Mi raccomando. Non uscite dal palazzo. Non chiedetemi perchè ma fate come vi ho detto!”, esclamai, mentre i due ragazzi uscivano di casa.

Dieci minuti dopo, Michela e Daniele tornarono con due torce e alcune pile per sostituire le batterie esaurite. Anche i genitori di Michela non si spiegavano il mancato funzionamento di cellulari e telefoni di linea fissa ma diedero il permesso alla figlia di rimanere con noi fino al mattino successivo.

Provai a fare un po' di tè caldo per tutti. Il gas funzionava e ne approfittammo per scaldarci e rilassarci un po'. Fuori le nubi erano sempre minacciose e si era alzato anche un vento imperioso e freddo. Tirai fuori un paio di coperte e aprimmo il divano nello studio, improvvisando un accampamento in stile campeggio.

Dopo aver letto loro un paio di capitoli del 'Signore degli Anelli' crollarono addormentati. Io, incapace di dormire e troppo preoccupata per quello che era successo, mi sistemai nella mia postazione, chiamata familiarmente 'pensatoio' accanto alla finestra della mia camera da letto, e, guardando fuori da essa, cercai di dare un senso a quello che era accaduto.

Intorno alle due di notte mi venne un'idea. Senza elettricità, l'unico contatto con il mondo esterno era la radio a onde corte. Cercai di ricordarmi dove avessi messo quell'apparecchio, vecchio ormai di ventanni. Quando lo trovai, lo accesi e con un paio di cuffiette, iniziai la ricerca di un canale che trasmettesse notizie.

Quello che sentii, mi raggelò il sangue....

  
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