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Autore: Gondolin    03/07/2012    5 recensioni
Budapest era stato un errore. Nel loro campo non c'erano mezze misure, c'erano solo decisioni prese nell'arco di un secondo e conseguenze con le quali dovevi vivere per il resto della tua vita. Ci sono mille sfumature di grigio, per chi ha tempo di farsi domande sulla morale, ma per chi deve premere un grilletto ci sono solo il rosso e il bianco. Il tuo sangue o quello degli altri, e al primo errore sei già condannato.
Scritta per il prompt: "C'è questo momento alla fine del film, quando Thor sta per portare via bondage!Loki, in cui Nat sussurra qualcosa all'orecchio di Clint e lui ridacchia. Voglio sapere cosa gli ha detto. *chinhands*"
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[The Avengers] A Study In Black  
Personaggi/Pairing: Clint/Natasha
Warning: het, gente che fa sesso (non descrittivo)
Parole: 1049
La colpa è di: faechan, e del suo prompt , che in realtà è nato per colpa mia, quindi... whatever.
A/N: Il titolo è di una banalità quasi tragica, ma volevo il parallelo con A Study In Scarlett, la mia Jeremy/Scarlett. Perché io debba sempre assumere il POV maschile anche se nella coppia c'è una donna, poi, non l'ho ancora capito.



Budapest era stato un errore. Nel loro campo non c'erano mezze misure, c'erano solo decisioni prese nell'arco di un secondo e conseguenze con le quali dovevi vivere per il resto della tua vita. Ci sono mille sfumature di grigio, per chi ha tempo di farsi domande sulla morale, ma per chi deve premere un grilletto ci sono solo il rosso e il bianco. Il tuo sangue o quello degli altri, e al primo errore sei già condannato.
Budapest era stata una gigantesca, assurda sequela di scelte sbagliate, e Clint era felice che fosse andata così. Non l'aveva mai detto ad alta voce, e a sapeva che mente fredda non l'avrebbe rifatto: la sua missione era uccidere Black Widow e lui non l'aveva portata a termine. Non era così che funzionavano le cose. Ma l'intelligence aveva fornito informazioni incomplete, non facendo i conti con un terzo giocatore, che a quanto pareva aveva ordini di eliminarli entrambi. E visto che questo terzo giocatore era un'intera compagnia - soldati irregolari ma dannatamente ben addestrati - mettersi schiena contro schiena e combattere insieme era sembrata l'unica opzione.
“Li hai invitati tu?” aveva chiesto lui abbassandosi per schivare un proiettile.
“Pensavo fossero nemici tuoi” aveva risposto lei senza perdere un solo istante.
“I ceceni? Ma se metà delle loro armi gliele vende il mio governo!”
Black Widow aveva lanciato via una pistola ormai scarica, infilato il pugnale nella gola di uno che aveva avuto la malaugurata idea di avvicinarsi troppo e gli aveva preso il mitra.
“Se fanno tutte così schifo, non fatico a credere che ce l'abbiano con voi” aveva commentato dopo aver sparato la prima raffica.
“Lo dici a me?” aveva risposto Hawkeye, incoccando una freccia. Tre uomini saltarono in aria a qualche metro da loro.
E poi da un “mi piace il tuo stile” e “ucciderti sarà un verso piacere” nell'adrenalina del dopo battaglia, e “ma sono troppo stanco per farlo ora” e “fammi vedere quel taglio, sembra profondo” e, insomma, erano finiti a scopare in piedi dietro un muro mezzo crollato, e poi di nuovo nella camera di lui, e poi nella doccia, e per mezzanotte erano entrambi così stremati che avevano rimandato al giorno successivo di uccidersi a vicenda. E poi non avevano chiuso occhio per timore che l'altro non rispettasse la tregua.
La prima a rompere il silenzio era stata Natasha - che non era ancora Natasha, compagna d'armi e quasi amica, ma solo un nome in codice con un bel corpo e un senso dell'umorismo abbastanza macabro da piacergli. “Voglio uscirne. Puoi aiutarmi?”
Clint non aveva mai saputo se gliel'aveva chiesto perché le era sembrata l'unica scelta conveniente in quel momento o perché stava davvero cercando un occasione per cambiare. Quello che sapeva era che da allora in avanti Black Widow era stata uno dei loro migliori agenti.
Coulson - che sosteneva di non avere superpoteri, ma che Clint era sicuro sapesse leggere nel pensiero - non aveva detto una parola per quasi tutta la riunione, ma più tardi aveva chiamato Clint per fargli una solenne lavata di capo, nonostante non una parola di quello che era successo dopo la battaglia fosse mai uscita da Budapest. Ma Clint era troppo intelligente per lasciarsi coinvolgere da chicchessia, nemici o colleghi, quindi aveva solo annuito senza confermare né negare, sapendo benissimo che era stato solo l'errore di una volta.
E poi era successo di nuovo.
Era come se una crepa sottilissima, aperta anni prima a Budapest e coperta solo con un velo di pittura, fosse tornata ad urlargli quello che non aveva mai voluto sentire. Che era umano, e in quanto tale fallibile, mortale, che sotto Hawkeye c'era pur sempre Clint. Che era umano. E ci era cascato in pieno, appena scivolato via dalle spire di Loki, appena ripreso possesso di se stesso. Stavolta non aveva scusanti: sapeva che sarebbe successo nell'istante in cui aveva riaperto gli occhi e trovato Tasha a vegliare su di lui, ma non aveva fatto nulla per evitarlo. Aveva combattuto di nuovo spalla a spalla con lei, aveva riso in mezzo alla polvere e alle esplosioni e pensato che non gli sarebbe dispiaciuto morire così.
E poi Loki aveva detto: “Ora lo accetterei, quel drink.”
Loro l'avevano anche accontentato, prima di tappargli la bocca e rinchiuderlo di nuovo, e poi Tony aveva continuato a riempire bicchieri in mezzo ai calcinacci e ai vetri rotti. Erano finiti a guardare tutti insieme il tramonto attraverso quella che una volta era stata la vetrata, Tony seduto sopra la macchina del ghiaccio con un Martini in mano, Thor abbracciato ad una bottiglia di gin, Steve sdraiato con la testa appoggiata sullo scudo e Bruce poco più indietro, comodamente sistemato nel buco a forma di Loki rimasto nel pavimento.
Clint aveva trovato la vodka e i bicchieri da shot, e aveva iniziato a riempirne due file. Natasha si era appoggiata al bancone accanto a lui, troppo vicina, e aveva sollevato un sopracciglio. Un uomo con una tempra meno solida avrebbe vacillato sotto quello sguardo, ma Clint aveva appena puntato una freccia in mezzo alla fronte del dio degli inganni e si sentiva pronto a tutto.
“Vediamo se riesci a buttare giù questi come gli alieni di oggi” aveva sogghignato, sospingendo verso di lei il primo bicchiere della fila.
“Nasdrovie” aveva risposto lei, sollevandolo, per poi vuotarlo d'un sorso.
Erano rimasti quasi alla pari fino alla fine della prima bottiglia. La seconda, e ultima, era stata aperta da qualche parte lungo una rampa di scale (l'ascensore ovviamente era fuori uso) dopo che Bruce aveva urlato loro di trovarsi una stanza, Steve si era girato giusto il tempo di diventare più rosso delle strisce sulla sua divisa, e Tony aveva lanciato loro l'oliva del suo ennesimo Martini, che Natasha aveva afferrato al volo con dei riflessi che non avrebbero dovuto essere umanamente possibili dopo quella quantità di alcool.

“Ti è passata la voglia di sfidarmi, eh?” gli sussurrò Natasha nell'orecchio, con un sorriso da gatto del Cheshire.
La testa di Clint sembrava piena di cotone, e neppure gli occhiali scuri riuscivano ad eliminare del tutto la sensazione che il sole gli stesse trafiggendo gli occhi con deliberata crudeltà. Ma no, la voglia non gli era passata affatto.

 

 

  
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