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Autore: Astry_1971    17/01/2007    4 recensioni
"Mando giù un sorso di minestra, è densa e vellutata, tuttavia, mentre sento il liquido caldo invadermi piacevolmente, risvegliando il mio corpo, so di non meritarlo.
Questa stupida minestra brucia come veleno, il veleno della menzogna."
Questo racconto è nato nel forum Magiesinister e si inserisce in una raccolta di brevi one-shot scritte per gioco dalle partecipanti al forum. Titolo della raccolta è “A tavola con Severus” e vede il nostro eroe alle prese con il cibo. Ogni capitolo è dedicato ad un particolare pasto della giornata, dalla colazione, al pranzo fino allo spuntino di Mezzanotte che ha ispirato questo breve racconto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Mangiamorte, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questo racconto è nato nel forum http://magiesinister.forumcommunity.net/ e si inserisce in una raccolta di brevi one-shot scritte per gioco dalle partecipanti al forum. Titolo della raccolta è “A tavola con Severus” e vede il nostro eroe alle prese con il cibo. Ogni capitolo è dedicato ad un particolare pasto della giornata, dalla colazione, al pranzo fino allo spuntino di Mezzanotte che ha ispirato questo breve racconto.

Tipologia: One-shot.

Rating: PG13.

Genere: Drammatico, introspettivo

Personaggi: Severus Piton, Lucius Malfoy, Mangiamorte.

Un grazie particolare: a Ranze che ha fatto nascere il topic da cui è partito il gioco e a Ida che ha reso più succulenta la sfida culinaria, proponendo lo spuntino di Mezzanotte con contorno di Mangiamorte


NON VOGLIO IL TUO AIUTO

I Mangiamorte sono riuniti in cerchio, Lucius Malfoy è lì, nel suo posto d’onore alla destra del Signore Oscuro, non ha pronunciato una sola parola per tutto il tempo.
Se ne sta immobile, come pietrificato, mi sembra di sentire il respiro affannoso che si condensa sul freddo metallo della maschera, in questa notte gelida, mentre la neve continua a cadere attaccandosi al suo volto d’argento e spegnendone anche il più piccolo bagliore, dietro il suo velo opaco.
In questo paesaggio ovattato e irreale il cerchio di tuniche nere mi appare più macabro che mai. .
Un cerchio dal quale oggi manca un uomo, il suo posto è occupato da un semplice bastone conficcato nel terreno.
Non è una cosa insolita, è questo che Voldemort pretende dai suoi Mangiamorte: assistere alla punizione di un loro compagno. Il mio Signore impartisce sempre i suoi castighi di fronte a tutti i suoi adepti, perché tutti siano consapevoli di cosa aspettarsi nel caso non dovessero servirlo con la dovuta solerzia.
Questa notte è toccato a me. Mio è il posto lasciato vuoto nel cerchio.
Dopo quasi un’ora di Cruciatus, il mio corpo è affondato nella neve fresca formando, coi suoi violenti spasmi, una pozza scura di fango gelido.
Non sento quasi più il dolore, ho solo freddo.
Non chiudo gli occhi, non perché non voglia farlo, ma perché i muscoli del mio volto sono come irrigiditi,
vedo il mio amico con le mani lungo i fianchi, le dita gonfie e arrossate per il gelo si stringono improvvisamente e con forza lacerando la pelle delle nocche.
So cosa stai pensando, Lucius: ti stai chiedendo se ho meritato questa punizione.
Un’importante missione è fallita, apparentemente per un mio errore.
Riesco quasi a sorridere.
Un errore, certo, uno dei tanti. Riesci ancora a credere che io sia capace di sbagliare così grossolanamente, Lucius?
Ti stai chiedendo se sia giusto? Magari stai cercando di convincere te stesso che lo sia. Eppure, se il tuo Padrone non avesse improvvisamente interrotto questo tormento, probabilmente ti saresti gettato su di me trascinandomi fuori da questa melma, senza pensare alle conseguenze. Te l’ho letto negli occhi.
Quando Voldemort solleva la bacchetta, sento solo il bisogno di proteggermi da questo gelo che ormai è penetrato fin nelle mie ossa, mi raggomitolo, portandomi le ginocchia al petto, ho ancora gli occhi spalancati ma non riesco più a vedere niente e non sento alcun suono uscire dalla mia bocca, anche se mi rendo conto di averla aperta in modo innaturale. Ho l’impressione di essermi slogato la mandibola.
Poi, improvvisamente, mi sento afferrare per le braccia e trascinare fuori dall’acqua. Lucius, sei tu?
Sono gelato, tremo per le conseguenze della Cruciatus, ma anche per il freddo.
Voldemort, lascia che il mio amico si occupi di me, non interviene, bensì, dopo aver atteso per un po’ senza parlare, si smaterializza semplicemente.
Ed è proprio nello stesso momento che un vociare si solleva dal cerchio, una risata spezza il silenzio, come una lama.
- Perché non l’hai lasciato dov’era? Quel traditore non merita la tua pietà – gracchia la maga alta dai lunghi capelli neri.
- Perché non la fai finita, Bella? Non ho voglia di ascoltare il tuo continuo starnazzare – Lucius mi stringe con maggior vigore, tentando di arrestare questo insopportabile tremore. Mi aiuta a sedermi su una radice sporgente. Non ho la forza di reagire e mi abbandono completamente lasciandomi scivolare lungo il tronco di un grosso albero.
Deve togliermi immediatamente questi vestiti bagnati, prima che mi si congelino addosso. Prende ad armeggiare con i bottoni della mia casacca, ma il freddo ha irrigidito le sue dita e il fango misto a ghiaccio sui miei vestiti, rende ancora più complicato il tutto. Continuo a non vederlo, ma lo sento affannarsi, mentre cerca di salvarmi la vita.
- Maledizione, Bella, vuoi darmi una mano? – Grida spazientito.
Immagino la faccia di quella donna, ecco che si avvicina riluttante, si china su di me.
- Se fosse dipeso da me, ora saresti già morto – soffia a pochi centimetri dal mio viso.
Lei non è come te, Lucius, lei non è accecata dall’amicizia. Sa che sareste potuti morire tutti questa notte, e sa che sono io la causa. Non è stato un errore, no.
Muovo appena le labbra, ma le parole rimangono imprigionate tra i denti stretti all’inverosimile.
Ora che è così vicina, il suo viso compare davanti ai miei occhi, seppur sfocato.
Mi guarda con disgusto, tuttavia fa ciò che Lucius le ha appena chiesto.
Le sue esili dita hanno presto ragione di questa prigione di bottoncini, mi libera dai miei vestiti bagnati e Lucius mi avvolge nel suo mantello caldo e asciutto.
L’abbraccio di questa soffice stoffa di lana è una sensazione davvero piacevole.
Sbatto le palpebre, comincio a riappropriarmi dell’uso dei miei muscoli e la prima cosa che faccio è piegare le labbra in una smorfia: Voldemort ha ordinato a tutti di restare qui e aspettare, lui ha i suoi piani, ma certo non si preoccupa molto del benessere dei suoi seguaci.
La temperatura è scesa parecchio stanotte, accendere un fuoco non è consigliabile: qualcuno potrebbe vederlo.
A differenza di Bellatrix, Lucius non approva affatto, è nervoso e preoccupato. Forse si sta chiedendo cosa potrebbe avere in mente il Signore Oscuro, augurandosi di non dover aspettare tutta la notte per scoprirlo.
Il mio amico si siede al mio fianco e mi fissa pensieroso. E’ per me che ti preoccupi, Lucius?
Devo essere ridotto in uno stato pietoso. Forse ti stai chiedendo quanto potrò resistere a questa temperatura.
Improvvisamente scatta in piedi e prende a frugarsi nelle tasche.
Sollevo stancamente gli occhi, la mia vista sta migliorando, fisso stupito il piccolo contenitore metallico che Lucius ora tiene nel palmo della mano. Lo posa per terra e, puntando sul minuscolo oggetto la sua bacchetta, sussurra:
- Engorgio -
Spalanco gli occhi: una zuppiera, una zuppiera d’oro.
Anche Bellatrix si avvicina fissando il contenitore con aria curiosa.
- Ti sei portato la cena, Lucius? Già che c’eri, potevi portarti un elfo domestico con la tua riserva di vino d’annata –
Sono quasi scoppiato a ridere.
- Perché rinunciare alle comodità, Bella? – Posa la punta della bacchetta sul coperchio della zuppiera che diviene rovente, una nuvola di vapore si sprigiona dal suo interno appena il mago toglie l’incantesimo che sigillava il coperchio.
Un fortissimo profumo di mandorle riempie l’aria.
Il mio viso si contrae in una smorfia di disgusto: decisamente il mio stomaco non vuole saperne di accogliere un qualsiasi cibo.
Al contrario, Bellatrix sembra gradire: ne assapora a pieni polmoni la piacevole fragranza,
- Minestra di mandorle, Lucius? Ma è una ricetta babbana -
- Già! Provala Bella, non troverai una minestra migliore di questa in tutta Londra –
Bellatrix fa un gesto di stizza, ma poi si volta e prende a raccogliere pezzi di legno, pietre, tutto quello che riesce a trovare. Ammucchia il tutto e pronuncia l’incantesimo di trasfigurazione: una pila di ciotole di porcellana appare ai suoi piedi.
Ne afferra una e si posiziona di fronte a Lucius aspettando pazientemente la sua porzione.
Lucius sorride beffardo, poi anche lui raccoglie una delle ciotole e, dopo averla riempita di brodo caldo, si china verso di me che continuo a tremare stringendomi nel suo mantello.
– questa ti scalderà – dice, poi prende le mie mani e le tiene premute sulla scodella calda.
Volto la testa di lato, l’idea di inghiottire quel liquido biancastro mi nausea, tento di sottrarmi, tuttavia il calore sprigionato da quel coccio che Lucius mi ha infilato a forza tra le mani è davvero piacevole.
Lascio che il caldo riporti la sensibilità alle mie dita gelate.
Gli altri Mangiamorte si sono avvicinati, ognuno con la sua scodella in mano. Sono di nuovo in cerchio.
Abbasso lo sguardo su ciò che stringo tra le mani. L’odore delle mandorle non mi piace, ma il vapore sul viso mi fa sentire meglio, mi avvicino sempre di più alla mia porzione di minestra, finché le mie labbra non vengono in contatto con il liquido.
Scotta, mi viene in mente che la minestra di mandorle andrebbe servita fredda e, automaticamente, il mio sopracciglio s’inarca: è incredibile come io riesca ad essere pignolo persino in un simile frangente.
Lucius continua a fissarmi, ora però, non è preoccupazione quella che gli leggo negli occhi, ora vuole sapere, ora mi chiederà se ho volutamente rischiato di far uccidere il mio migliore amico.
Scuote la testa.
- Non posso credere che tu possa aver commesso un errore così grossolano, Severus, e non voglio credere che tu possa averlo fatto deliberatamente -
Sollevo la testa e lo guardo negli occhi
- Me lo stai chiedendo, Lucius? Devo dedurre che ti accontenteresti della mia parola?- Mi sorprendo per l’asprezza della mia voce.
Non risponde, forse, dopotutto non vuole sapere la verità. Non vuole sapere che sta salvando la vita al proprio nemico.
E’ questo che siamo diventati ormai. Bellatrix ha ragione, dovevi lasciarmi dov’ero. Dovevi lasciarmi morire. Noi non siamo più amici, Voldemort ci ha tolto anche questo.
Mando giù un sorso di minestra, è densa e vellutata, tuttavia, mentre sento il liquido caldo invadermi piacevolmente, risvegliando il mio corpo, so di non meritarlo.
Questa stupida minestra brucia come veleno, il veleno della menzogna.
Se ci dovessimo trovare l’uno contro l’altro, un giorno, io non esiterò ad ucciderti. Farò il mio dovere, sono quello ormai, solo un dovere da compiere, io non ho amici.
Tu ne hai, Lucius?
Smetto di sorseggiare il mio brodo, fisso i suoi occhi di ghiaccio, non ha ancora assaggiato la sua porzione di minestra.
Fino a quando continuerai a considerarmi tale?
Forse un giorno sarai tu ad uccidere me. Lo faresti, Lucius, se Voldemort te lo ordinasse?
Forse no, forse sei migliore di me. Forse tu puoi ancora scegliere di avere amici.
Guardo Bellatrix, si sta godendo la sua parte di brodo, chiacchierando amabilmente con un uomo che non riesco ad identificare, mi volta le spalle e indossa il cappuccio.
Le mie labbra si piegano in una smorfia amara. Abbasso immediatamente lo sguardo affondando di nuovo il viso nella mia ciotola, mi vergogno di me stesso, mi vergogno di quello che sono diventato. Ho perso il diritto di guardarvi negli occhi, quando ho deciso di tradirvi tutti, quando ho giurato che avrei contribuito alla vostra distruzione.
Il vapore caldo misto all’aroma di alloro sale a bruciarmi gli occhi. Vorrei piangere.
Perchè non mi è concesso combattere a viso aperto? Vorrei gridare in faccia a quella bestia, ciò che penso di lui. Vorrei non dover mentire a chi mi sta salvando la vita.
Invece me ne sto qui, protetto dal tuo mantello e dalla mia bugia.
Salvato, preservato dall’unica cosa che desidero davvero: la morte.
Non ce la faccio più, improvvisamente mi alzo, muovo qualche passo incerto, non devo cadere, mi sforzo di comandare ai miei muscoli di fare il loro dovere.
Lucius mi sta guardando, è di nuovo preoccupato.
So che, se mi vedesse vacillare, scatterebbe in piedi per afferrarmi, ma io non voglio.
Non voglio essere aiutato, non voglio la tua amicizia, Lucius, non la merito.
Gli consegno la ciotola, poi lascio cadere il mantello e mi allontano nella neve.
Non voglio il tuo aiuto.
Ma se potessi scegliere di morire, vorrei che fosse per mano tua.



FINE


"Risale, alla cucina medioevale la almond soup (minestra di mandorle), bianchissima e vellutata. In un brodo di vitello, aromatizzato con alloro e mace (macis, il guscio della noce moscata), si aggiungono mandorle e pane, precedentemente passati al mixer. Si addensa poi con un tuorlo e un po' di panna acida (o uguali quantità di panna e latte), si lascia riposare per un'ora e si serve, correggendo con succo di limone e pepe di cayenna."

Un abbraccio

Astry

  
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