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Autore: LittleMissMaddy    18/01/2007    1 recensioni
La mente della giovane prese a calcolare rapidamente, in cerca di qualche soluzione.. George era sicuramente ubriaco. Sarebbe bastato parlare con lui, per farlo ragionare. Quando entrò nella carrozza lei si rannicchiò in un angoletto, non più tanto convinta del proprio coraggio.

Bella, ricca e sposata, Sybil Hamilton non deve invidiare le altre donne per nulla al mondo. Questo, almeno, è il parere di coloro che la conoscono solo in superficie.
Ma se invece Sybil - l'enigmatica, arcigna Sybil, - detestasse suo marito e desiderasse un uomo che l'ami davvero?
Altalenandosi in lungo e largo per l'Inghilterra dell'inizio Ottocento, rapimenti, briganti e duelli muteranno il placido destino della nostra Eroina, e ne segneranno inevitabilmente la vita.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genere Romantico, Triste, Drammatico.
Rating Giallo.
Personaggi Sybil Hamilton.
Timeline Inizi Ottocento.
Disclaimer Frutto della mia insana fantasia.




Il rapimento




Quella del Duca di Hamilton era una delle case più alla moda della Londra del primo Ottocento. Ovviamente era solo la casa di città, una delle tante che il Duca possedeva. Era arredata con impeccabile gusto all'interno; Ogni stanza aveva il suo particolare colore, il suo mobilio accostato con grazia e modestia all'ambiente, benchè non mancassero lunghi e pregiati tappeti in ognuna di queste stanze, come non mancavano quadri ad adornarne le pareti. Nei salotti sparsi per tutta la casa i camini restavano accesi tutto il giorno, quando la temperatura era così poco clemente all'esterno come in quegli ultimi tempi. La pioggia non cessava di battere contro i vetri delle finestre sbarrate della biblioteca dove ora Sybil Hamilton sedeva, accomodata tra i due braccioli della sua poltroncina favorita. Si era lasciata sprofondare là, accoccolandosi con un libro tra le mani. La cascata di capelli biondi spioveva liberamente sullo schienale della poltrona, mentre lei rovesciava in dietro il capo, lasciandolo ricadere sulla stoffa morbida che rilegava il mobile. Richiuse finalmente il libro e lo lasciò cadere sul tappeto con noncuranza. L'altra mano della giovane oscillava sul morbido pelo del cane che appoggiava il muso sul suo abito da casa composto da vari strati di leggera Mussola. Non le importava di sporcarsi, anche se sarebbe stato praticamente impossibile data la maniacale cura con la quale le serve torturavano il muso e le zampe del suo fedele compagno per eliminare ogni traccia di sporco. A tratti gli vietavano perfino di uscire per il Giardino sul retro della casa. Quando ne veniva informata dalla sua cameriera personale, Sybil andava su tutte le furie e con gli occhi celesti incendiati dall'ira si rivolgeva al marito per far punire l'impudenza delle serve che giravano in casa sua. Henry Hamilton, per conto suo, quando si ritrovava di fronte la bella e giovane indignata moglie, si limitava ad acconsentire ad ogni suo minimo capriccio con un sorriso sereno. Era sempre stato un uomo impegnato, e da quando lei aveva accettato la sua proposta di matrimonio, due anni prima, non era cambiato molto. Lei era stata un'ingenua Diciassettenne pronta a vedersela con la vita e a farsi valere. Lui era stato un uomo risoluto che aveva deciso per Sybil non certo per la sua dote che era stata pressochè nulla. Sapeva che la famiglia di lei, sebbene di nobili origini, fosse sull'orlo di un crollo finanziario: Ne aveva approfittato per cogliere quella Ninfetta dei boschi e per sanare la loro disdicevole situazione. Quello che il Duca di Hamilton non sapeva, era la gravità delle pressioni che la madre di Sybil aveva esercitato sulla figlia, costringendola ad accettare un matrimonio che la giovane non si era aspettata. Non così, non per Dysart, suo fratello. Era stato lui a guidarli alla rovina, giocando d'azzardo, era lui che doveva rimediare. Ma non era questa l'opinione che i suoi genitori avevano nel guardare la situazione di disgrazia nella quale erano piombati. Così sposò uno dei uomini più ricchi di Londra, innamorato perdutamente del suo aspetto che era quello di un angelo: Aveva una bocca piccola, rossa, e degli occhi tanto blu da far stringere il cuore, incastonati in quello che era un viso dai lineamenti lattei e perfetti, infantili quanto dovuto, incorniciato da lunghi capelli biondi, lucidi ed eternamente profumati. In poco tempo, dopo la cerimonia, divennero la coppia più amata e desiderata dall'Alta società inglese, volubile ad ogni cambiamento. Li travolsero di inviti e visite, di lusinghe e parole zuccherate che tuttavia non giunsero a nessuno dei due: Henry era troppo infatuato della moglie per prestare attenzione alla Gente da bene, e sfoggiava il suo più ricco gioiello mentre Sybil aveva imparato a comportarsi con noncuranza verso tutti, ignorandoli con l'alterigia di una Regina mancata. Li detestava per la loro ipocrisia, per il loro mondo frivolo nel quale si lasciò sprofondare ben presto, venendo citata così dai giovani non solo come la Bella sposa di Hamilton, ma anche come un'arcigna rubacuori. Ma la verità era così distante dai fatti che, poco a poco, iniziò a non farvi più caso, alle malelingue che popolavano i salotti più illustri della società inglese. Si altalenava tra ricevimenti e passeggiate innocue con la stessa facilità con la quale riusciva ad eludere il marito e a presenziare ovunque desiderasse: Dalle feste più sconvenienti alle case più deserte dove prese a darsi appuntamento con i suoi amanti. Era arrivata a quel punto per colpa sua.. Odiava Henry Hamilton per ogni minuto rubato, per ogni attenzione mancata. Anche ora, mentre sedeva scompostamente nella biblioteca dove spesso si riuniva con il consorte a scambiare qualche sciocca chiacchiera, evitava di pensare a lui. Cercava soltanto di scacciare i brutti pensieri e sostituirli con un pronto sorriso. Ma non poteva riuscirci, non dopo gli avvenimenti dell'ultima settimana. Era stata travolta da una sciagura, uno scandalo spaventoso si era abbattuto su di lei che si era sempre protetta da certi inconvenienti. Alla fine era giunto e aveva distrutto tutto ciò che aveva di più caro. Ogni cosa era finita, e tutto per un semplice, detestabile errore. Si era lasciata amare davvero. Si era lasciata andare, stufa di tutti quei segreti, di quella angoscia che si era portata dietro per più di due anni. Sybil Hamilton aveva rovinato la sua stessa vita, che per molti era considerata perfetta, minando pericolosamente anche il suo matrimonio. Ed ora si limitava a starsene là, mollemente distesa, fragile quanto coraggiosa a tener testa al Bel mondo. Ma era stanca. Così stanca che volle solo chiudere gli occhi, con l'animale da compagnia rifugiato contro le sue gambe, pensando sul da farsi..


Tutto ebbe origine alcuni mesi prima. Era stata invitata dai signori Morville ad una grande festa da ballo che si sarebbe tenuta nella loro proprietà che era situata a qualche miglia dalla città di Bath. Henry era stato così indaffarato nei suoi affari che quando la moglie partì per raggiungere Bath la salutò con un freddo e casto bacio e la congedò di tutta fretta. Non poteva immaginare che non l'avrebbe rivista di lì a molto. Così, con tanto di bagaglio, la Duchessa di Hamilton si era issata all'interno della sua carrozza personale ed era sparita oltre l'angolo della strada.. Al cocchiere era stato affidato l'indirizzo della sua casa a Bath, piccola ed invitante, che tuttavia era stata usata raramente sia dal Duca che dalla Duchessa. Erano abituati a muoversi insieme, per le loro proprietà sparse per il paese, ovviamente quando non era Stagione. Invece, ora lei partiva da sola, per trascorrere alcune settimane in quella tranquilla cittadina dove si sarebbero svolte alcune serate di divertimento per allietare gli spiriti dei giovani prima dell'inizio ufficiale della Stagione Londinese, dove tutta l'alta società si sarebbe ritrovata a Londra, per festeggiare come ogni anno, tanto simili agli Dèi dell'Olimpo che si riunivano sullo stesso monte per bearsi della loro meritata "vacanza". Passò varie serate a casa di amici, accontentandosi di quei piccoli svaghi che la portarono ad uno stato di piena serenità. Tuttavia quell'equilibrio non durò per molto ancora. Quando la data prefissata per il ricevimento dei Morville si fece vicina, quasi tutta la città si mosse agitata. Era il primo vero ballo che avrebbe preceduto l'inizio della Stagione, e tutti desideravano che riuscisse nel migliore dei modi. Sarebbe stato sicuramente così, ma non per tutti gli invitati.

Quella sera Sybil non ballò con nessuno. Sorrise, scherzò con molte donne, salutò con cenni della piccola mano molti conoscenti, ma non si soffermò mai troppo a lungo per sentirsi sommergere dalle solite domande invadenti sul perchè fosse sola, lì, quando tutti sapevano che il Duca era sempre troppo impegnato per trastullarsi in certe perdite di tempo. Temeva di diventare troppo irascibile, se solo certi ricordi fossero stati sopiti da qualche parola fuori luogo, e così cercò di evitare il troppo contatto con la gente, muovendosi da un angolo all'altro della sala o semplicemente sedendo ad osservare le coppie che volteggiavano sulla pista, invidiando un po' le giovani e i loro cavalieri, mandando giù quel nodo fastidioso con il solito coraggio, scacciando il malumore ed alzando testarda il mento grazioso. Non poteva pentirsi di nulla. Era stata sempre accontentata nei suoi capricci da suo marito, e le aveva sempre dato ragione su ogni cosa. Cos'altro poteva desiderare una donna? Forse un vero compagno di vita. Ma era la moda del momento, che non vi fosse amore tra marito e moglie. La mamma glielo aveva ripetuto fino allo sfinimento: "Syb, non essere sciocca. Il romanticismo è fuori moda, cara.. Tuo marito è bello ed è perfino ricco. Cosa potresti volere di più?" le aveva rimbrottato acidamente. Ma lei aveva sempre sognato una vita diversa: Sposata ad un uomo come Henry, forse Henry stesso, ma che fosse sinceramente preso da lei e che non l'avvicinasse solo quando il lavoro glielo consentiva. Dopo i primi mesi di matrimonio lui si era allontanato inesorabilmente ed il sogno era terminato lì. Immersa com'era nei propri pensieri, Sybil non s'avvide dell'avvicinarsi di un Bellimbusto ben abbigliato, dai capelli rossicci, che, giunto di fronte a lei, si esibì in un perfetto inchino, prendendole la mano, sfiorandone le punte delle dita pallide con le labbra schiuse. "Oh.. George caro, non vi avevo notato!" si scusò, senza troppa enfasi, ritirando la mano e riportandola in grembo. L'uomo sfoggiò un sorrisetto attraente e tornò ad impadronirsi della sua manina sottile: "Venite con me, Duchessa. Passeggiamo un poco, volete?" e fece pressione sulle sue dita, insistente, costringendola ad alzarsi. Lei accettò con buona grazia per evitare di dare nell'occhio. Uscirono inosservati sulle verande, poi scesero alcuni scalini e si ritrovarono nel bel mezzo dei giardini bui dove molte coppie si erano riunite. O anche gruppi di amici che non adorava particolarmente tutto quel baccano all'interno della casa. Si isolarono imboccando un piccolo sentiero romanticamente circondato da alti cespugli ben curati. Sybil non riusciva a percepire tutto quel romanticismo. Si limitava ad avanzare affiancata da George, con la mano rifugiata sul suo braccio teso. Quando furono del tutto soli, si appoggiò stancamente al tronco di un solitario e grande albero, volgendo lo sguardo al piccolo ruscello arteficiale che distanziava solo ad alcuni passi da loro. "Allora? Non vuoi parlarmi.. Sei adirata con me?" indagò ansiosamente il Bellimbusto, avvicinandosi a lei, coprendole quasi del tutto la visuale. Aveva perso il rispetto dimostrato di fronte alle persone presenti in casa: Quand'erano soli era un amante appassionato e pieno di adorabile sfacciataggine.. La donna rovesciò in dietro il capo, appoggiandolo al tronco, senza curarsi di danneggiare la complicata capigliatura che la sua cameriera personale si era dannata per comporrere. Alzò gli occhi al cielo e sospirò, quando sentì le mani del giovane imprigionarle la vita sottile stretta nel bustino dell'abito blu. "George, cosa vuoi ancora? Non verrò con te, scordatelo" lo rimproverò seccamente, alludendo all'invito poco conveniente che l'uomo le aveva rivolto non appena si erano rivisti a Bath, pochi giorni prima. George la strinse e la tirò a sè, abbracciandola con foga eccessiva. La donna sbuffò annoiata, abituata a certi slanci di passione ma intollerante verso gli stessi: "Sybil, devi venire con me.. Quando tuo marito scoprirà che sei fuggita non ti cercherà più. Sybil, io ti amo.. Non sopporto che tu sia d'altri. Sybil, dannazione, guardami quando ti parlo: Ti amo!" le sbottò contro, esasperato, quando lei arricciò il nasino e inarcò candidamente le sopracciglia bionde in un'espressione infantilmente scettica. "George, ne amerai altre mille dopo di me. E io non ti amo, non posso, sono sposata. Lo sai." replicò calma, cercando di liberarsi con dolcezza dalla sua presa. Il giovane scoppiò in una risatina sprezzante, mentre tornava a stringerla: "Lo sappiamo entrambi che Hamilton non ti ama. Ha un'amante, lo sapevi, Sybil? Non ti desidera quanto credi, mia cara. Oh - tesoro, non imbronciarti. Parti con me" la supplicò nuovamente, pentendosi di essersi burlato così crudelmente di lei che prese ad agitarsi irritata tra le sue braccia. Ma la strinse, sordo alle sue lamentele, e quasi di scatto la sospinse dietro all'albero. Poco più in là, oltre i cancelli, c'era la sua carrozza, diceva, pronta per trasportarli lontano da lì. Avrebbero acquistato il necessario per il suo amore non appena fuori città, liberi da ogni costrizione. L'avrebbe sposata, continuava a ribadirle nonostante le sue deboli proteste. La trascinò lungo i giardini vasti, attraversando i cancelli dedicati all'uso della sola servitù, tirandola verso una carrozza ferma ad attendere. Era stato tutto macchinato meticolosamente. Aveva sperato che avesse accettato, ma anche così non se ne curava, semplicemente la issò in carrozza e ordinò al cocchiere di partire velocemente.

La mente della giovane prese a calcolare rapidamente, in cerca di qualche soluzione.. George era sicuramente ubriaco. Sarebbe bastato parlare con lui, per farlo ragionare. Quando entrò nella carrozza lei si rannicchiò in un angoletto, non più tanto convinta del proprio coraggio.



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Nota scrittrice: Oh, wow, è il mio primo racconto - tutto intero, mio - che pubblico su Efp *__*
Bello, sono fiera di me. u_u Se piace, poi, è un'altra soddisfazione.
Saluti :P
  
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