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Autore: dark_dream    04/07/2012    3 recensioni
C'era un tempo quando nessuno viveva nell'ombra e nessuno cercava di prevalere sugli altri. I popoli vivevano in simbiosi, senza chiedere agli altri niente di più di quello che fosse necessario.
Due erano i popoli, in particolare, che vivevano lontano dalla civiltà umana, che non avevano bisogno del contatto con le persone comuni, avevano bisogno l'uno dell'altro. Ma poi, tutto cambiò.
La guerrà mutò ogni cosa. Ora, è il momento che tutto ritorni come sarebbe sempre dovuto essere. [Adommy]
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà!! :) Non so perchè, prima, scrivendo un capitolo per una fanfic in corso ("Love & Blood", se voltete dateci un occhiata *viva la pubblicità XD*), mi si è accesa una lampadina per buttare giù questa nuova storia.
Quindi ecco qui il primo capitolo. Vi avverto, non ho idea di dove voglio andare a parare con questa storia (il caldo mi dà alla testa), ma spero che alla fine non risulti troppo banale.
Non abbiate paura di farmi sapere che ne pensate e recensite, please! :)
Detto ciò vi auguro una buona lettura!!
PS: scusate per gli errori, per quanto rilegga, sembra me ne sfugga sempre qualcuno...


Un tempo vi era la pace, la tranquillità. Sui monti bianchi, sulle valli verdeggianti, in riva ai fiumi cristallini tutti viveno in pace. Certo, vi era qualche disputa qua e là, ma non vi erano guerre, l'odio era qualcosa di sconosciuto.

 

Nessuno viveva nell'ombra e nessuno cercava di prevalere sugli altri. I popoli vivevano in simbiosi, senza chiedere agli altri niente di più di quello che fosse necessario.

Due erano i popoli, in particolare, che vivevano lontano dalla civiltà umana, che non avevano bisogno del contatto con le persone comuni, avevano bisogno l'uno dell'altro. Ma poi, tutto cambiò.

 

Alla stazione dei pullman la pioggia picchettava intensa sulla già malconcia tettoia davanti al grande piazzale deserto. Era quasi mezzanotte e solo qualche debole lampadina illuminava le panchine protette dalla pioggia.

Un ragazzo era seduto nell'attesa che arrivasse il suo pullman. Era fradicio, era arrivato lì di corsa e aveva ancora il fiatone.

Indossava un giubbotto nero, senza maniche e il cappuccio tirato su a coprirgli il capo. I capelli corvini, scomposti e umidi, coprivano gli occhi, conferendogli un alone di mistero.

Portava dei pantaloni della tuta, anch'essi neri, e delle scarpe da ginnastica.

Nelle sue mani continuava a rigirare una fotografia. La osservavò per diversi minuti, poi la voltò leggendo ciò che c'era scritto in un angolo, con grafia elegante.

 

Ricorda Adam, l'amore supererà l'odio e tutto sarà perfetto, di nuovo. Non smettere di crederci.

 

Adam, quello deveva essere il suo nome. E' ciò che avevano pensato quando lo avevano trovato neonato, abbandonato alle porte di un paesino, al limite di un mondo naturale incontaminato dall'uomo. Un mondo che non era stato affatto influenzato dalla tecnologia, la quale nemmeno nel mondo degli uomini aveva trovato particolare successo.

Adam aveva trovato quella fotografia solo pochi giorni prima, quando aveva ordinato le soffitta impolverata. Aveva fatto qualche ricerca in proposito e ciò che scoprì non lo lasciò tanto stupito, quanto deluso. Quelli che per vent'anni si erano definiti i suoi genitori, non lo erano davvero.

Si era sempre sentito strano, come se quello non fosse il suo posto, se quello non fosse il suo futuro. E quella sera ne ebbe la conferma. A cena chiese spiegazioni alle persone che lo avevano cresciuto, ma non ottenne molto. L'unica cosa che potesse avere una certa utilità era il luogo in cui fu ritrovato.

A quel punto, deluso dalle bugie, dalle verità nascoste, senza farsi prendere ulteriori dubbi, fece i bagagli con lo stretto necessario e se ne andò.

Ora se ne stava ad aspettare lo sgangherato pullman che lo avrebbe portato in quel paesino. Da lì avrebbe iniziato la sua ricerca alla scoperta delle sue origini.

Dopo quasi mezz'ora un pullman si fermò davanti alla tettoia, aprendo la porta. Adam mise finalmente la foto nel borsone che si era portato appresso e ne estrasse il biglietto che mostrò al conducente.

Non c'era nessuno. Beh, chi mai prenderebbe un pullman nel bel mezzo della notte per andarsene in un luogo dimenticato da Dio?

Percorse il corridoio e si andò a sedere in fondo, lontano dal conducente e vicino a finestrino, dove poteva immergersi nei suoi pensieri.

Era ormai da un ora che era partito, e le luci segno della civiltà iniziavano a diradarsi. Pensando a ciò che lo attendeva e desiderando una nuova vita, una vera vita, si addormentò.

 

* * * * * * *

 

-Dai, Tommy, dovresti uscire qualche volta, andare in città. Non vorrai mica vivere qui da solo per sempre?-

-Non sono solo, ci sei tu.-

-Sai cosa voglio dire.-

Tommy prese la chitarra e usci dalla casa, mentre Jailynne lo seguiva.

Erano gli unici a vivere lì ormai. Gli unici rimasti della loro specie, per quanto ne sapevano. La città in cui vivevano non si poteva definire più tale dopo la guerra. Distutta dall'odio e dalla sua stessa popolazione. Quello che ne rimaneva erano mere rovine, buone solo a diventare una potenziale meta turistica.

Tommy era tornato a vivere lì solo sette anni prima, quando era quindicenne. A quel tempo il luogo era completamente deserto, ma non gli importava di avere compagnia, non voleva compagnia. Aveva smesso di fidarsi della gente.

Tre anni dopo comparve Jaily, che a quanto pare, era tornata lì, alla ricerca di altri come lei, come loro. Altri vampiri.

Così li avrebbero descritti gli umani. Accaniti assassini, bevitori di sangue, bestie senza pietà o rimorso.

Ma un tempo non era così.

-Seriamente Tommy, se ti ostini a restare qui, ti trasformerai in una vecchio acido, che non è nemmeno in grado di sostenere un conversazione civile.- lo inseguiva la ragazza.

-Non credi che forse non mi interessi nemmeno?- Tommy, entrò nella boscaglia salendo la collina. Senza fretta percorreva lo stesso tragitto che ripeteva ogni sera da quando era tornato lì.

-Ma perchè ti ostini a chiuderti in te stesso? Hai tanto di quel tempo davanti. Hai intenzione di continuare a venire quassù ogni sera con la tua chitarra a creare nuove canzoni per l'eternità?-

Tommy non rispose, ma continuò a camminare fino ad arrivare in cima alla collina. Lì si sedette a una vecchia panchina di legno e osservò il paesaggio che gli si apriva davanti: il sole quasi tramontato illuminava di un'atmosfera magica le montagne e i boschi, che si distendevano per le infinite valli.

Iniziò ad accordare la chitarra e non appena fu pronta iniziò qualche arpeggio.

-Ascolta e osserva il paesaggio. Chi ha bisogno delle persone quando hai qualcosa come questo? La bellezza della natura e della musica vale molto di più.-

-Lo sai, sembri un ibrido tra ragazzina alle prese col primo amore e un eremita hippy.-

-Divertente, molto divertente.- ribattè il ragazzo -Ma pensaci per un istante: questo, la musica, non ti tradirà mai e potrà sempre farti sentire meglio. Mentre cosa possono fare le persone? Sono buone solo a tradire e voltare le spalle a quelli che si fidano di loro. No, questo è molto meglio.-

-Forse hai ragione, sì. Ma non credi che bisogni almeno provarci?-

-Non ne vale la pena.- rispose secco il biondo mentre chiudeva gli occhi e si concentrava sull'armonia.

La ragazza capì che continuare la conversazione non l'avrebbe portata da nessuna parte, quindi ascoltò per qualche istante la musica, cercando di percepire le emozioni dell'altro, poi osservò il paesaggio.

Effettivamente quella sequenza di note la facevano sentire in pace con se stessa, ma ciò non implicava che dovesse isolarsi dal mondo.

Scrutò la foresta che si apriva sotto di lei, finchè non riuscì a intravedere del fumo salire da una piccola radura. Probabilmente degli intrepidi campreggiatori che si volevano godere le meraviglie di un ambiente puro.

-Tommy, credo sia ora di cena.- lo riscosse la ragazza da ciò che stava facendo -Non so te, ma io ho bisogno di un drink.-

-Va bene, andiamo.- il biondo si alzò e seguì la ragazza indietro per lo stesso sentiero da cui erano arrivati.

   
 
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