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Autore: Stateira    18/01/2007    14 recensioni
Ciò che per Harry è autenticamente sacro.
Un angelo che sia angelos.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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SACRED

PREMESSA

La shot gioca sull’etimologia della parola “angelo” (AGGELOS, “ànghelos”reso, semplicemente con Angelos), che in greco significa “messaggero”, senza portare in sé alcuna valenza religiosa.

Draco, in questo contesto, è un angelo in senso stretto, è colui che porta un messaggio, e non ha nulla a che vedere con aureole e tuniche.

Tuttavia, si toccano effettivamente questioni religiose, anche se non in modo analitico o critico. Semplicemente, esse vengono coinvolte in una sorta di vortice in cui mistico e profano non vogliono contraddirsi, né sfidarsi, perché ruotano attorno ai pensieri di un ragazzo che cerca solo un modo per esprimere ciò che prova, nulla di più.

Perciò spero che nessuno si senta urtato, dai contenuti di questa shot, che almeno a mio parere è stata concepita con l’unico intento di aprire ad una riflessione puramente romantica, niente di più.

 

 

 

SACRED (Hallelujah)

 

 

 

Angelos.

Scendi su di me, Draco, vieni a dirmi cose, con quel tuo idioma ariano, che non ha importanza capire.

 

Vieni cantando poesie feline, vieni, e il tuo corpo canta Hallelujah, sonorità oltraggiose, ed io mi sento come una roccia grezza e sbozzata, troppo ruvida per toccarti, troppo sincera per non fingere che la rugiada che si condensa su di me la mattina non siano lacrime ancestrali, lacrime di gioia, di paura, di ebbrezza, lacrime di Hallelujah.

 

Estasi o martirio, poco cambia, poco importa, sei così profano, Angelos, messaggero, signore delle parole, figlio della terra quanto del cielo, senza ali, senza coriandoli dorati sulla testa, nudo ed empio, vieni a benedirmi, Hallelujah.

 

Prendi la vita per le spalle e la scuoti con rabbia, le chiedi ciò che non può darti, e allora lo chiedi a me, e cos’ho io da darti, Draco, sesso, e grida, e gemiti, e poi amori, tanti amori diversi, come bocconi di uno stesso cibo, dello stesso, sacro, pane, dividilo con me, Draco, finché non si moltiplicherà ai nostri piedi.

 

Sei un canto di Hallelujah che mi sfonda il cuore e la testa, che mi solleva per le ginocchia, incrociandomi le mani in preghiera, che tocca il cielo e lo commuove, e piove, Draco, piove sempre, su di te.

 

Piove il sole, su di te, in gocce lattiginose e perlacee, piove seme su di te, piove il mio sperma, e la pioggia, e piove neve, piovono nubi e vento, piove, su di te, ogni cosa, per poterti toccare, per fecondare la tua pelle del proprio odore.

 

Angelos, mio Angelos, che cosa sei venuto a dirmi, della mia vita, della tua, fra i tasti di un pianoforte, contusi e consunti?

Che cosa sei venuto a consacrare, con le dita fra i miei capelli, che cosa cerchi, fra le gocce di sudore della mia schiena, che cosa speri di trovare, fra i pochi peli del mio petto?

Angelos, mio Angelos, Draco, chi stai cercando così violentemente, che cosa devi dire, chi ti manda da me, con una pergamena fra le mani, e lo sguardo severo, chi ti chiede di giudicare i miei passi con i tuoi silenzi, chi ti chiama a sé, nelle notti in cui io sono lontano e distante, e tu, lo so, cerchi riparo in un lumino acceso, nella tua candela votiva.

A chi hai giurato il tuo cuore, a quale dio illuminerai la strada, verso un paradiso diverso ed alieno, verso la morte nel Sole.

 

Angelos, mio Angelos, Draco, davvero sei mio? Davvero vivi fra il mio abbraccio e la mia bocca, davvero cerchi me, con gli occhi, quando ti senti sorridere il volto?

Angelos, quanta carne c’è, in te, che io posso saziare? Quanta umanità intrinseca, fra i tuoi denti e sulle tue unghie, quanto violenta mortalità, nei tuoi capelli? Quanto spazio alle remore, nel tuo discreto lasciarti amare, soffio di vetro, e vento di zefiro, e quanta cattiveria, quante fiamme, nella tua gola sputafuoco, quanta magia, quanta distanza, quanta passione, in ogni angolo di corpo che ti appartiene?

 

Angelos, messaggero, signore di ogni parola che esce dalla tua bocca, ma Draco, tu sei anche il signore di ciò che dico io, e che penso, e che sogno, e che, bevo, e che tocco.

Sei il signore di questo cielo stellato, e di questo soffitto, il signore isterico di ogni verginità.

Hallelujah, a te, Draco, Angelos, o re delle mie mani, o re delle mie ferite, o re delle mie confusioni.

Ti amo, Draco, Hallelujah.

Hallelujah.

 

Ti amo, messaggero di futuri scritti nelle linee delle tue rughe di diciottenne, messaggero di paci, di guerre, d’amori e leggende, ti amo, Draco, messaggero, essere umano, uomo, Draco.

Sbagliando con te, io ti ho vissuto, lentamente, in una danza nostra e solitaria, su questo palco vuoto, e polveroso, e magico di incantesimi. E tu, che in tutto questo tempo mi hai parlato, che cosa mi hai detto? Quali favole non ho compreso, troppo occupato a guardarti le labbra, per leggerle? Vivi, Draco, fra i nastri, fra scintille e nuvole di talco profumato, vivi, signore e spirito, vivi, perché viva anch’io, finalmente, giorno dopo giorno, ti ho trovato, sei tu, sei tu, Draco, Angelos, Hallelujah.

 

L’amore che ti porto, Draco, acceso di un fuoco che brucerà ogni tua pergamena, ma tu saprai riscriverla, in silenzio, chino sul tuo tavolino di legno, ti staccherai una penna dall’ala, e riscriverai tutto daccapo, perché il tuo mistero, Draco, tu me lo vuoi dire, tu vuoi che io lo legga, nelle pergamene che mi porgi, Angelos muto, istinto, ferocia, in te, Draco, in te, che cosa mi manca ancora da trovare?

 

I tuoi occhi in tempesta, li ho rivisti sulla punta della tua lingua, bifida e sensuale, e la tua schiena è un fiume, una cascata di acque sorgive che ho percorso mille volte, dal collo fino a farti gridare.

E quando gridi, Draco, Hallelujah.

 

Quando dormi, tu canti, e tutto tace, per starti a sentire, ed io ti ascolto, piangendo, sei mio, Draco, Angelos, sei mio, sii mio, anche quando non ti posso toccare, tu sii mio, tu sussurra agli alberi che sei mio, dillo ai passeri e ai gabbiani, che vengano a dirlo a me, che si facciano angeli annunciatori dell’Angelos. Io cresco, Draco, invecchio, ma tu sii il mio eco, sii il mio Draco.

 

Angelos amante, giungi le mani, e giungi a me, vieni, vieni a me, domina ogni mio fragile dito, perché entrino tutti in te, dalle pieghe della tua pelle, perché affondino fino a scomparire, perché ti amo, Draco, lasciami vivere dentro di te, nel tuo ventre sterile, lasciami nascere, lascia che sia tu la prima persona che vedrò, domani, e per sempre, Hallelujah, Draco, sei tu, sei sempre stato tu.

 

Hallelujah, Draco, il tuo nome maschile, lasciamelo leccare, lasciami guardare il sesso di cui sei fatto, lasciamelo amare, come ho amato tante cose sbagliate, in vita mia, vita mia, Draco, lasciami fare su di te tutto ciò che sacro e di blasfemo il mio fiato ingrossato mi chiede di farti.

Angelos, vieni una volta ancora a parlarmi di te, vieni, perché io possa stracciare il tuo messaggio, e prendere te, perché di chi ti manda, non mi importa, e di ciò che devi dirmi, m’importa poco.

 

Il tuo signore mi ha scritto una lettera, ed io mi sono innamorato del suo messaggero.

Hallelujah.

  
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