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Autore: vinythaira    04/07/2012    4 recensioni
Watson sospirò “Ma cosa c’è che ti da fastidio in Molly?”
“Molly non mi da fastidio” ribatté Sherlock
“Ah, e allora cos’è che ti rende così?”
“Te” affermò il detective.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Molly Hooper, Sherlock Holmes , Sig.ra Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando un soldato si mette a combinare matrimoni


"Sherlock? Sherlock, mi stai ascoltando?"
Il consulente investigativo staccò gli occhi dal microscopio e gettò uno sguardo vacuo a Watson.
"Dimmi" mormorò, aggrottando le sopracciglia scure.
"Vedi, Sherlock, si tratta di Molly" Watson osservò attentamente le reazioni dell'amico.
Sherlock, per tutta risposta, tornò a fissare i pezzi di cadavere di fronte a lui.
"Sherlock?" Watson si spazientì.
"Si?"
"Non hai risposto alla mia domanda"
"Perché tu non mi hai posto alcuna domanda, John, hai semplicemente fatto un'affermazione alla quale pensi io debba aggiungere qualcosa" sospiro "Se è necessario... Va avanti.”
Watson annuì "Beh, vedi, Sherlock, tu sai che Molly, beh..." Fissò la testa ricciuta china sul microscopio "Tu sai che Molly.." lo guardò di nuovo "Sherlock, mi stai ascoltando?"
"A dire il vero no" mormorò lui, continuando a stuzzicare la pelle del cadavere.
“Oh Sherlock, per dio!” odiava quando faceva così “Mi vorresti ascoltare un momento?”
“Quando la smetterai di farneticare sarò lieto di farlo.” Sherlock spostò lo sguardo su di lui. Aggrotta le sopracciglia: ha qualcosa da dire che sa non gli piacerà. Scarpe infangate: è passato per il parco. Non l’aveva sentito uscire. Questo voleva dire che aveva parlato tutto il pomeriggio da solo. Odore acuto di acetilene: era stato all’obitorio. Ecco perché non gli aveva detto che usciva! O forse gliel’aveva detto: non poteva esserne sicuro.
“Molly verrà qui a cena” affermò, tornando a fissare annoiato il microscopio.
“Come hai fatto a capirlo?” domandò Watson “Anzi no, non dirmelo” affermò poi “Non voglio saperlo.” Sbuffo “Comunque si, l’ho invitata qui a cena.”
“Che cos’hai fatto?”
“Oh andiamo, Sherlock, non può essere così male, in fondo!”
“Può esserlo. Comunque no.” Sbuffò l’investigatore.
“No a cosa?”
“No, non verrà a cena qui.” Lo fissò di sbieco con i suoi meravigliosi occhi color ghiaccio.
“Oh Holmes, dai!”
Sherlock non rispose, limitandosi ad osservare le reazioni che l’acido muriatico provocava sulle orecchie di un essere umano.
“Perché no?”
Silenzio.
“Sherlock, la vuoi smettere?”
“Ho detto: no” disse senza voltarsi.
“Beh, ormai è troppo tardi: l’ho invitata.” Ribatté il dottore.
“Non è vero, le hai detto che ne avresti parlato con me.”
Watson alzò gli occhi al cielo “Si, le ho detto che ne avrei parlato con te, ma per dio, Sherlock! Che cosa le dovrei dire? Che sei troppo impegnato a fissare nel microscopio per cenare?” Sbottò John.
“Fatti tuoi.”
“Cosa c’è che non va, in te?” sbuffo “Come faccio a non buttarti dalla finestra in questo istante?”
Sherlock non diede segno di aver sentito.
“E Dio Santo, la smetti di fissare quel microscopio? Sono stanco di parlare a una schiena!” gli posò una mano sulla spalla per costringerlo a girarsi. “E poi, cosa diavolo stai guardando di così interessante?” Alzò il mento per guardare oltre Sherlock “Ma quelle sono…”
“Sì, John” ammiccò Sherlock.
“Ma che schifo!” indietreggiò, buttandosi sulla poltrona. “Sei tremendo.” Accese la tv “In ogni caso” mormorò, mentre le televendite coprivano la voce “Ora la chiamo e le do la conferma.”
“No.” Affermò l’altro, semplicemente.
“Perché? Dammi almeno una buona ragione per la quale non dovrei invitarla!”
“Perché non abbiamo niente in frigo” ribatté Sherlock, prosaico.
“Oh” mormorò Watson, deluso, avvicinandosi all’anta del frigorifero.
“C’è una testa, lì dentro” lo avvertì il detective, bloccandolo “Oh, questo è perfetto!”
“Beh” ribatté Watson “Il fatto di non avere nulla non significa niente. Ordinerò qualcosa!”
“Dove?” sorrise tronfio Sherlock “Al cinese all’angolo o alla pizzeria finta-vera Italiana di fronte?” Alzò le sopracciglia.
Watson sbuffò “Chiederò alla signora Hudson di preparare qualcosa. E anche” aggiunse “Di impedirti di scappare di casa o di vestirti in maniera indecente mentre vado a prenderla.”
“La signora Hudson non ti aiuterà mai!” borbottò fieramente Sherlock.
“La signora Hudson mi aiuterà sicuramente” ribatté il medico, poggiando le gambe sul tavolinetto di fronte a sé e cercando il cellulare nella tasca dei Jeans.
“Sì è vero, lo farà” ammise, poi guardò Watson interrogativo “Ma perché ci tieni tanto a quella cena?”
Lo fissò negli occhi “Oh mio dio, soldato Watson, non mi dica che si è messo a organizzare matrimoni!”
Watson abbassò lo sguardo e compose il numero.
 
“Ciao Molly” sorrise Watson. “Senti volevo dirti che per stasera va bene!”
Sherlock premette il grilletto e un pezzo di intonaco saltò.
“Cosa? Sherlock? No, era felicissimo!” attimo di pausa “No, certo che non sei di troppo disturbo!” sguardo ammonitore verso il consulente investigativo “No, figurati, non c’è problema!”
Il malcapitato muro ricevette un’altra pallottola in pieno calcinaccio.
“Questo rumore? Ah, è Sherlock che spara contro il muro per divertimento” tentò di sfilare di mano la pistola a Sherlock “Eh? Ah, no, non è nervoso, è fatto così!”
Sherlock si lasciò andare sul divano con un lamento.
“Ok ci vediamo alle otto, ciao!” Watson sorrise, mentre attaccava. “Ok, è fatta.” Mormorò.
Sherlock rimase impassibile.
 
Watson sospirò “Ma cosa c’è che ti da fastidio in Molly?”
“Molly non mi da fastidio” ribatté Sherlock
“Ah, e allora cos’è che ti rende così?”
“Te” affermò il detective.
“Ah, io… Ok” aggrottò la fronte “grazie…”
“Figurati.”
“E… Perché?”
“Perché hai già prenotato le bomboniere”
“No! Non l’ho fatto” esclamò Watson, per poi capire, dall’espressione di Sherlock, che stava scherzando “Oh beh, sì, e allora?”
“Allora mi dai ai nervi” concluse Sherlock alzando le sopracciglia.
 
“Io gli do ai nervi! IO!” borbottò Watson chiudendosi la porta alle spalle “Lui è il grande Sherlock Holmes, e tutti gli altri sono degli idioti, lui è il grande Sherlock Holmes che si diverte a sparare ai muri e a giocare al piccolo chimico con i cadaveri e poi sono IO, a dargli ai nervi?” si guardò intorno, notando solo allora di star parlando da solo.
 
“Caro, non penso che ci sia bisogno di agitarsi così” mormorò la signora Hudson mentre Sherlock produceva assordanti suoni con il violino.
“Infatti sono calmissimo.”
“E allora mi dia il violino, caro” tese la mano “La smetta di far tremare i vetri con questa nenia.”
“Pensavo le piacesse quando suonavo.”
“Si, adoro quando mi suona il violino, caro” sorrise “Ma questi suoni mi sembrano un po’… Discordanti.”
“Mi aiutano a concentrarmi.”
“Oh faccia come vuole, allora!” affermò, portando i tegami di cose da mangiare nella piccola cucina dell’appartamento.

Molly sorrise gioiosa
“Buonasera!” mormorò, entrando. Poi si voltò a guardare la poltrona dalla quale sbucavano le lunghe gambe di Sherlock allungate davanti a lui e le braccia appoggiate ai braccioli e aggiunse: “Ciao, Sherlock!”
Lui rispose con un movimento del capo, senza staccare gli occhi dal libro di chimica che stava leggendo.
Molly strinse le labbra e si diresse verso la poltrona, sedendosi sul piccolo divanetto di fronte.
“Ehm…” lo guardò, incerta. Lui non la degnò di uno sguardo “Beh.. Come va?”
Sherlock alzò lo sguardo dal libro per regalarle un’occhiata ironica.
“Bene, va bene!” si intromise Watson “Sherlock ha appena risolto un caso di livello 8, vero, Sherlock?”
“Si”
Watson aspettò un paio di secondi nel caso Sherlock volesse aggiungere qualcosa. Lui non lo fece per cui riprese, mentre lo sguardo di Molly si faceva più liquido. “E, beh, si, io anche sto bene, si… hmm… tu come stai?”
Molly annuì “Bene, grazie” mormorò. Poi tirò su col naso e si alzò di scatto “Scusate, mi vado a lavare le mani.” E scappò in bagno.
Appena ebbe svoltato l’angolo Sherlock alzò la testa dal libro, sorridendo divertito.
“Oh, Sherlock, è questa la tua idea?” lo riprese Watson “Stare seduto qui tutta la sera e rispondere a monosillabi?”
“Brillante deduzione” rispose questo con un brillio divertito negli occhi di ghiaccio.
“Sherlock, ma fai soffrire la gente, così!”
Sherlock alzò le spalle “Sentimenti, eh?”
“Già”
“Appunto.” Sorrise. “Problemi tuoi.”
“Oh Sherlock, per dio! Come fai ad essere così ottuso?”
“Io, ottuso?” lo guardò divertito, poi si posò il libro sulle ginocchia. Schiccò le labbra, prima di partire con un: “Oggi ha dovuto fare un orario prolungato, in quanto alla pausa pranzo si è fermata con un uomo. No, quell’uomo non le piace, è evidente. Ci è uscita solo per dimostrare a se stessa di piacere a qualcuno. E’ stata felice di venire qui, ma ha timore io la ferisca. Per questo ci ha portato dei regalini, probabilmente fatti da lei, probabilmente identici e poco costosi.” Prese un respiro “Come vedi, non sono ottuso.”
Watson lo guardò scuotendo il capo, incredulo.
“Come faccio a saperlo?” lo bloccò il consulente prima che l’altro aprisse bocca “Facile: ha i capelli leggermente scompigliati e un leggero rossore sulle guance, questo significa che ha fatto una corsa perché pensava di non fare in tempo e non ha avuto un momento per pettinarsi. Evidentemente gli abiti con cui è venuta sono quelli che  portava a lavoro. Sono estremamente eleganti, questo vuol dire che aveva un incontro, probabilmente galante, probabilmente all’ora di pranzo. Eppure non si è truccata quindi non le doveva interessare molto, inoltre non si era neanche messa i tacchi, si nota perché questi le fanno male, se li avesse avuti tutta la giornata li avrebbe cambiati. Ha semplicemente cambiato paio di tacchi? No! Il vestito è di un colore così vivace e assurdo che è evidente li abbia comprati insieme. Quindi prima portava un paio di scarpe basse, probabilmente ballerine, probabilmente che non si intonavano perfettamente al vestito. Quando è entrata ha sorriso: è felice di essere qui. Guarda spesso nella mia direzione, quindi è preoccupata da me…” riprese fiato.
“Basta. Stop” lo interruppe John “Non mi interessa la vita di Molly, né come tu abbia capito tutte queste cose. E si, resti ottuso, Sherlock, non puoi comportarti in questo modo. Fai star male la gente!”
Sherlock tornò a fissare la copertina del libro di fronte a se.
Watson sbuffò: “Voglio solo che tu ti comporti bene, chiedo troppo?”
Sherlock non rispose.
“No, Sherlock, ascoltami. Devi smetterla di comportarti così. Cerca di non farla piangere entro la fine della cena, d’accordo?” insistette il medico.
“Sarò solo me stesso.”
“No, ecco. Non ci siamo capiti.” Ribatté Watson.
 
“Era tutto ottimo” affermò Molly scostando la sedia dal tavolo.
“Io non..” cominciò Sherlock, prima che Watson gli rifilasse un calcio da sotto al tavolo. E lo interrompesse dicendo: “Grazie, Molly, lo riferirò alla signora Hudson.”
“Siete stati gentili ad invitarmi, sarei stata tutta sola a casa, altrimenti!”
Sherlock alzò gli occhi al cielo.
“Ci ha fatto molto piacere, Molly, ripassa quando vuoi!” affermò Watson.
Sherlock gli lanciò un’occhiata assassina.
“Grazie” Molly sorrise, poi si morse le labbra.
“Vuole darci i regali che ha appresso ma non ne ha il coraggio” intervenne Sherlock prima che il medico facesse in tempo a fermarlo.
John fu sul punto di picchiarlo, alla vista dello sguardo disperato di Molly, ma invece si profuse nel suo migliore tono falsamente entusiasta, mentre lanciava occhiate assassine a Sherlock: “Oh, che carina! Non dovevi!”
Molly guardò Sherlock spaventata e poi tirò fuori dalla borsa due piccoli pacchettini avvolti in carta blu notte.
Il medico prese il suo e cominciò a disfare il fiocco.
Sherlock lo guardò come se fosse una bomba sul punto di esplodere.
Lo prese tra la punta delle dita e mormorò “Un fermacarte fatto a mano.” Arricciò il naso “Non uso fermacarte.”
John gli scoccò un’occhiata furibonda, scioccato, mentre a Molly tremavano le labbra.
“Voleva dire grazie, gli ha fatto molto piacere.”
“Veramente no.” Ribatté il detective.
“Sherlock, volevi dire: grazie, mi ha fatto molto piacere.”
“Grazie.” Borbottò Sherlock.
“E ora scarta.”
Esitò, poi quando incontrò lo sguardo furioso di Watson cominciò a disfare il nastro.
Ciò che apparve alla sua vista gli fece arricciare il naso, mentre John, alla sua sinistra, si alzava per abbracciare e ringraziare Molly. Holmes dovette osservare ciò era stato regalato a John, per essere certo che il suo amico si fosse definitivamente fuso il cervello. I due fermacarte erano identici. Che fossero fermacarte poi era un qualcosa di indefinito, una specie di aggeggio bitorzoluto con scritto sopra
“A Sherlock, con tanto affetto”
Quella era l’unica parte comprensibile del regalo, e che faceva anche capire il verso nel quale bisognava tenerlo. Per il resto era un ammasso incongruo di rame e acciaio messi insieme alla bell’e meglio.
Sherlock decise che Molly doveva avercela con lui, per avergli regalato un tale obbrobrio. Era un nuovo metodo di vendetta? Una tortura degli occhi? Anche perché era sicuro Watson, per compiacerla, l’avrebbe messo in un luogo ben visibile, in modo che Sherlock si spaventasse ogni volta ci passava accanto.
Intanto la ragazza fissava allarmata Sherlock.
“Ti piace?” domandò, vedendo l’investigatore immerso nella contemplazione del suo regalo.
Sherlock alzò il capo, cominciando con un “Veramente…”
Prima di essere velocemente interrotto da Watson con un “Gli è piaciuto immensamente, vero, Sherlock?”
“Come stavo dicendo” mormorò il moro “Veramente carino, grazie.” E rivolse al medico un sguardo di sfida.
Molly si aprì in un sorriso di ringraziamento estatico.
Watson aggrottò le sopracciglia: che fine aveva fatto il suo amico? Era stato forse rapito dagli alieni? Era stato clonato? Dopo la visita a Baskerville non si sarebbe stupito più di niente.
Il consulente si chinò su Molly per baciarla sulla guancia.
 
Sherlock stese le gambe di fronte a se e fissò uno sconcertato John che, dopo aver accompagnato Molly alla porta, si sedeva di fronte a lui.
Si stropicciò un paio di volte la fronte, prima di dire “E’ stato molto carino quello che hai fatto”
Sherlock gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“Su, lo sai, il fatto di mentire a Molly: è stato carino, come gesto.”
Sherlock annuì, impassibile: non avrebbe mai rivelato che se non fosse stato fermato dal medico avrebbe detto “Veramente lo trovo orrendo”.
John annuì, ancora incredulo “No, sul serio. Non mi sarei mai aspettato avresti fatto una cosa del genere per lei.”
“Oh, John, ma io non l’ho fatto per lei.” Affermò
“No?” lo fissò aggrottando la fronte “E per chi?”
“Per te.” Sorrise “Per dimostrarti che so anche non comportarmi da me, quando voglio.”
John annuì. Ora era chiaro! Gli aveva voluto dimostrare qualcosa! Come al solito aveva vinto lui.
Sherlock sorrise, leggendo i pensieri dell’amico nei suoi occhi.
“Beh, in ogni caso la serata è andata bene” mormorò Watson
“Già” annuì “Ma tu annulla comunque l’ordine.”
“Che ordine?” rise John
“Di bomboniere.” Sorrise Sherlock.
John ridacchiò. E scosse il capo, alzandosi. “Sei inguaribile, Sherlock.”
“Come ti ho detto, le ragazze non sono il mio genere.”
John, girato di schiena rise sotto i baffi.
“Vuoi una tazza di tè?”
“Si” assentì l’investigatore.
John si avvicinò alla cucina, accendendo il fornello, poi un pensiero lo fulminò.
“Tu non hai detto quella cosa per far contento me, Sherlock, ma perché non volevi lei ci restasse male, non è vero?”
“Forse.” Alzò le spalle.
John sorrise, mentre pensava all’incredibile sensibilità che il suo compagno di stanza aveva murato dietro una finta barriera di cinismo e ironia.
“Lo prendo per un si”
“Ho detto: forse”
“Io lo prendo lo stesso per un si” sorrise Watson.
“Come ti pare” Sherlock sorrise.
“Beh, la prossima volta, magari…” mormorò l’altro.
“Il tè, John!” Un sorrisetto ironico apparve sulle labbra dell’investigatore mentre l’amico correva a spegnere sotto la teiera.
 
Saaaalveeee!!
Beh, eccoci qua… XD
Ok, direi che se avete letto questa storia avete capito che io sono completamente, follemente, persa per Sherlock. I am Sherlocked all’ennesima potenza.
Ah, e non sono una fan della coppia Molly-Sherlock, sia ben chiaro. Non lo sarò mai. Perché Sherlock è solo e soltanto mio U.u.
Beh, che dire? Spero questa piccola one-shot vi piaccia… O forse no, ma la mia passione non poteva non sfogare in… QUESTO XD
Beh, fatemi sapere che ne pensate, ok?
 
Un ringraziamento a mia sorella, che parla sempre con me di Sherlock e che mi sopporta e che, come me, si è messa come sfondo sul desktop LUI (avete idea di cosa vuol dire avere i suoi occhi che ti fissano quando accendi i pc?  Mi sento in colpa anche solo ad aprire una pagina).
E poi ovviamente a quelle nobili anime che si sono fatte condizionare e ora si stanno vedendo TUTTI gli episodi di Sherlock (sotto mio ricatto XD).
L’ultimo grazie, e quello più importante, va a mia cugina, quella ragazza-genio che mi ha imposto di vedermi questo tf. Penso che questo la riscatterà a vita.
 
Un grazie infinito a quelli che vorranno darmi la loro opinione in proposito!
Baci
Claudia
  
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