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Autore: Night Sins    04/07/2012    2 recensioni
[Underage!Neal]
OK, quello era stato un colpo basso, Peter non aveva saputo la sua vera età fino a tre giorni prima – e lui era stato bravo a fargli credere di essere più grande di quanto non fosse –, ma si era comportato comunque come ogni altra persona entrata nella sua vita, pensando di poter decidere per lui, ignorando i suoi voleri e, beh, per quanto il sesso fosse stato stupendo, non poteva permetterglielo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Titolo: I'm a fool to want you
Fandom: White Collar
Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Pairing: Peter/Neal
Rating: PG 15
Genere: angst (lieve), introspettivo, sentimentale/romantico
Avvertimenti: AU, oneshot, slash, underage
Conteggio Parole: 1958
Betareader: nessie_sun ♥ ♥
Prompt: - scompartimento
Immagine 12
- Six feet under the star by All time low
- In love with a feeling by Babyshambles
 
per il Marcatino @ maridichallenge
Note: Il titolo è di Frank Sinatra ♥
Non so se sia il caso di fare questa precisazione (per me non lo sarebbe, mi pare una cosa ovvia, ma ho trovato fic in cui non era così), ma come Neal è stato ringiovanito, anche l'età di Peter è diminuita in relazione (quindi ha trent'anni in questa fic).





Neal prese posto accanto al finestrino e si mise a fissare la banchina all’esterno in attesa che il treno partisse, deciso ad ignorare l’uomo seduto accanto a sé.

“Sei ancora un bambino, smettila di pretendere di essere adulto”, erano state le sue esatte parole, la sera prima.
“Peccato che non ti sia dispiaciuto scoparti questo bambino!”

OK, quello era stato un colpo basso, Peter non aveva saputo la sua vera età fino a tre giorni prima – e lui era stato bravo a fargli credere di essere più grande di quanto non fosse –, ma si era comportato comunque come ogni altra persona entrata nella sua vita, pensando di poter decidere per lui, ignorando i suoi voleri e, beh, per quanto il sesso fosse stato stupendo, non poteva permetterglielo.

Peter si era passato una mano sul viso ed aveva sospirato. “Bene, hai intenzione di dire questo al giudice? Fai pure; in ogni caso domani torneremo a New York e lunedì avvertirò i servizi sociali.”
“Tu hai intenzione di ammanettarmi?”
“Non tentarmi. Vai a letto, il treno parte alle otto e mezza.”

E non ricordava come fossero finiti a litigare, la giornata era stata piacevole e... OK, verità, erano stati due giorni magnifici. Quando Peter aveva scoperto che aveva diciassette anni – “Sedici, Neal, sono ancora sedici, per l’amor di Dio!” – si era arrabbiato più dell’aver scoperto che era sempre lui il truffatore che lo aveva preso in giro negli ultimi mesi, ma alla fine lo aveva perdonato per averlo ingannato. Di più, aveva pagato quella vacanza solo per fargli piacere.

“Ora dove pensavi di andare?”
“Volevo andare al mare, non ci sono più stato da quando ero bambino.” Verità.
“È gennaio.”
“Allora?”
“OK. Sono sicuro che se li chiamerò lunedì invece di ora non cambierà nulla.”

E quindi la mattina dopo, venerdì, avevano preso il treno ed erano andati a Long Beach; avevano posato le valigie e Neal non gli aveva dato il tempo di far nient’altro perché era scivolato fuori dalla camera – doppia, letti separati – ed aveva raggiunto la spiaggia poco distante. L’odore salmastro era stato piacevole nonostante l’aria pungente, almeno non c’era stato vento; aveva camminato per una mezz’ora buona senza pensare a niente e quando si era voltato per tornare indietro, si era ritrovato Peter a pochi metri da lui.

“Paura che prendessi il largo, agente Burke?”
“Pensiero infondato?”
“No.”

Avevano percorso il tragitto fino all'hotel, non uno dei migliori della zona, aveva notato, senza dire altro ed avevano pranzato al ristorante interno; Neal aveva avuto anche la sensazione che Peter lo stesse studiando, ma non era stato sicuro di capirlo a propria volta. E poi era andato tutto bene, come se stessero facendo una tranquilla vacanza – condita da punzecchiamenti vari –, fino al pomeriggio successivo quando aveva deciso fosse una buona idea prendere qualcosa dal frigobar. Giusto per rinfrescarsi la gola prima di scendere in spiaggia e, perché no, fare un tuffo in mare anche se, eventualmente, poteva aver detto a Peter di non nuotare da diverso tempo.
Solo ubriacarsi non era stato nei suoi piani, quella bibita non gli era sembrata così forte e quando aveva lasciato la stanza era nel pieno delle sue facoltà; una corsa era un motivo normale per sentirsi, poi, un po’ accaldati, no? Peter non poteva proprio biasimarlo per aver cercato un po’ di refrigerio nelle acque dell’oceano Atlantico, sul serio, e non aveva deciso lui di sentirsi male mentre era a largo. Forse avrebbe dovuto accorgersi che l’acqua era troppo fresca, ma niente più; tutta la scenata successiva alla sua dimissione dall’ospedale era stata totalmente esagerata e Peter si era meritato la sua cattiveria, anche se era stato lui a riportarlo a riva e chiamare i soccorsi.

E non voleva ancora lasciargliela vinta tanto facilmente, pensava mentre il treno superava la fermata di Rosedale, ben cosciente del calore del braccio del federale a contatto col proprio mentre leggeva il giornale. No. Si era voltato verso di lui solo per controllare che non stesse tramando qualcosa.
“Fame?”
Guardò il panino nella mano di Peter, come offerta di pace non era il massimo; tornò a osservare fuori.
“Vuoi far aggiungere anche la malnutrizione ai capi di accusa contro di me?”, domandò ancora, il tono aveva avuto l’effetto di una pugnalata, ma non l’avrebbe definito crudele; non riusciva a capirlo.
Si girò di scatto, fissandolo con sconcerto e prendendo il cibo. “Non hai capito un cazzo.”
“Illuminami, perché hai ragione, non ho capito un cazzo di quello che è successo in questi giorni. Forse non ho mai capito niente e mi hai raggirato per bene per tutto il tempo.”
Scosse la testa dopo aver dato il primo morso ed ingoiò. “Oramai non mi crederesti.”
“Mettimi alla prova.”
Si sarebbe messo a ridere se Peter non avesse posato una mano sulla sua spalla, facendolo tornare a guardarlo in volto. “Voglio aiutarti, Neal, ma devi darmene l’opportunità.”
“Sono solo un caso, ora? Il fatto che abbia sedici anni cambia tutto?”
L’uomo sospirò, lasciando scivolare la mano lungo il suo braccio. “No, non sei solo un caso, ma sì, hai solo sedici anni e...”
La presa si fece dolorosa.
“Mi dispiace. OK, ieri sono stato uno stupido, non avrei dovuto fare tutto quello che ho fatto, ma... ero felice, per la prima volta dopo tanto ero sul serio felice, perché eri con me, perché eravamo lontani da Manhattan, lontani dall’F.B.I. e tutto il resto. E...”
“Oh, Neal... Non dirlo, Neal, non farlo.”
Era un preghiera disperata, aveva gli occhi chiusi e il ragazzo riusciva a sentire il crescente battito del suo cuore attraverso la sua mano – o era il proprio?
Ma era troppo egoista per fare come richiesto. “Ti amo, Peter.”
L’uomo non lo lasciò andare, il calore sul suo braccio era ancora lì, anche attraverso gli strati del cappotto e del maglione, ma non aveva detto niente per lunghi istanti.
La fermata successiva, la loro, venne annunciata da una voce apatica e Peter si alzò.
“Andiamo, dobbiamo scendere”, prese il proprio bagaglio e poi passò a Neal il suo.
Lui lo seguì in silenzio fino all’uscita, senza staccare gli occhi dalla sua schiena sempre più distante. Sarebbe stato facile, in mezzo a tutta quella confusione, sparire; non lo avrebbe trovato, non facilmente.

***

“Andiamo, Neal, il treno per Brooklyn è al binario... Neal?!”
Peter si era voltato indietro, non trovandolo. Sentiva il proprio cuore iniziare a battere sempre più velocemente mentre i pensieri più disparati affollavano la sua mente.
Era sparito volontariamente? Magari era rimasto sul treno, per non farsi portare in una casa famiglia. Oppure era sceso, ma se ne era andato, mischiandosi tra la folla. Era bravo in quello, in fondo.
Oppure gli era successo qualcosa? Qualche male intenzionato? Era pieno giorno, ma non puoi mai sapere la gente che gira.
Guardò i binari, temendo di vederne il corpo maciullato, e sospirò; non c’era niente che non avrebbe dovuto esserci. Ma il sollievo fu solo momentaneo.
“Neal!”
Percorse la banchina più volte urlandone il nome ed ignorando gli sguardi dei presenti.
Una donna anziana gli si avvicinò e posò una mano sul suo braccio. “Sta cercando suo figlio, signore? Quanti anni ha?”
“Se-Sedici, ha sedici anni”, ripeté senza posare gli occhi in quelli della signora. Se lo avesse fatto, forse si sarebbe accorto dello sguardo di lei, che sembrava pensare di aver davanti un uomo che si porta molto bene la propria età, per aver un figlio così grande.
Tutto quello che riusciva a fare, però, era chiedersi dove fosse finito e come stesse, ma l’eco di quelle parole – “suo figlio” – rimbombavano sul fondo del suo cervello assieme a quelle altre, di Neal, – “Ti amo, Peter” –. Se era vero, perché era sparito? Se era sparito di sua volontà, si ricordava, ma doveva pensare che fosse così, era più facile da gestire.
Si passò una mano tra i capelli ed iniziò a ragionare, aveva ignorato abbastanza la donna perché questa perdesse interesse nella sua angoscia – o forse aveva solo deciso che non era il caso di perdere il treno per lui. Guardò le uscite e decise di prendere quella più vicina a dove erano scesi, per nessuna ragione specifica se non che sperava che, se era sceso con lui, aveva preso quella per allontanarsi.
Scendeva le scale del sottopassaggio guardandosi intorno frenetico, cercando con gli occhi il viso famigliare di Neal mentre con la mente pensava che fosse colpa sua. Se non l’avesse assecondato, se non lo avesse portato a Long Beach, forse a quest’ora sarebbe stato al sicuro al suo fianco. Si era premurato di tenerlo sempre sott’occhio, lo aveva accompagnato nelle sue sempre più interminabili passeggiate sulla spiaggia, a volte chiacchierando del più e del meno.

“Da quanto tempo non venivi al mare?”, Neal l’aveva chiesto così casualmente e all’improvviso che per un istante non aveva capito.
“Hm?”
“Sabbia, sole, relax... Da quanto non ti prendi una vacanza?”
Rise, perché non poteva far altro; quello strano, geniale ragazzo era riuscito ad azzeccarne un’altra.
“Qualche anno.”
“Ci avrei scommesso!”
E si era messo a ridere come il ragazzino che ancora era; eppure in quegli occhi azzurri c’era molto più della spensieratezza dei sedici anni, nelle truffe che aveva portato a termine c’erano esperienza e capacità, voglia di fare espressa attraverso mezzi sbagliati. Non era cattivo e poteva diventare una grande persona se qualcuno gli avesse dato la giusta occasione, ne era sicuro.

E lui l’aveva perso, aveva lasciato che gli sparisse da sotto gli occhi come un novellino. Era che, in tutto quello, quasi si era dimenticato i loro ruoli; voleva solo riportarlo a casa, con sé, sano e salvo, non pensava che sarebbe potuto fuggire, credeva che lo avrebbe seguito comunque, di sua volontà.
Uscì dalla stazione e quasi venne accecato dai raggi del sole. Si guardò intorno senza sapere cosa fare, era già passato diverso tempo da quando erano scesi dal treno. Stava per prendere il cellulare e avvertire Hughes di essersi perso Caffrey quando un gruppo di liceali si spostò, rivelandogli alla vista un ragazzo seduto su una panchina, lo sguardo fisso a terra. Il borsone che aveva accanto era uguale a quello di Neal, ma da quella distanza non poteva essere sicuro che fosse lui. Si avviò nella sua direzione con lunghe falcate, il cuore che riprendeva a battere all’impazzata. Si fermò davanti a lui e il giovane alzò la testa, guardandolo confuso e spaventato.
Era così contento che stesse bene da non aver nemmeno la forza di arrabbiarsi.
“Neal... Stai bene...”
Il ragazzo annuì appena, senza staccare gli occhi da lui. Peter si lasciò andare sulla panchina, al suo fianco; si sentiva esausto, ora che lo aveva ritrovato l’adrenalina era sparita.
“Eri preoccupato?”
“Che domande sono, certo che ero preoccupato!”, sbottò, guardando severo, prima che una riflessione lo bloccò. “Perché non sei andato via?”
Neal si strinse nelle spalle. “Quello che ho detto sul treno è vero. Se ora fossi scappato, non so se sarei potuto tornare indietro. Non voglio perderti.”
Dannato ragazzino, di sicuro sapeva come usare le parole; Peter passò una mano attorno alle sue spalle e lo attirò a sé, la sua testa contro la propria spalla. “Non mi perderai, mai.”
“Peter?”
“Hm?”
“Mi ami un po’?”
“Neal!”
Il giovane si spostò per osservarlo negli occhi e sorrise. “E dai, che ti costa ammetterlo? Tanto lo so di già.”
Sulle ultime parole, Neal aveva allungato una mano dietro il suo collo e lo aveva baciato. E sarebbe stato ancora accettabile se lui non avesse chiuso gli occhi e ricambiato l’effusione, stringendolo più fermamente. Chissà se nel Queens c’era qualcuno che lo conosceva...
“Peter?”
“Hm?”
“È domenica, non puoi parlare con i servizi sociali per altre ventitre ore, come possiamo passare il tempo?”
   
 
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