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Autore: mrsdianablack    04/07/2012    3 recensioni
Mi son resa conto che le mie one-shot su Buffy e Spike sono un po' criptiche e non di facile comprensione. E quindi forse meritano una spiegazione più dettagliata. Questa qui come altre è una Post Chosen/NFA (Not fade away) che non segue l'ottava stagione a fumetti. Qundi direi che in un certo senso è un AU. Anche questa originariamente faceva parte di una long che non è mai venuta alla luce, e di cui onestamente ora non ricordo nemmeno la trama (tutte le mie ff su Buffy risalgono al 2008, se non prima..non chiedetemi perchè le ho riprese in mano ora..chiamiamolo ritorno di fiamma ) comunque credo sia leggibile anche da sola. Grazie per la lettura e spero gradiate :)
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Buffy Anne Summers, Nuovo personaggio, William Spike
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era la sera di Halloween. Ma lei si stava annoiando a morte. Era una bellissima festa, con musiche e danze e maschere multicolore. La villa, illuminata a giorno era piena di gente entusiasta  che ballava e si divertiva. Ma per lei erano solo un ammasso di corpi sudati che le davano sui nervi. 
E l’abito che era stata costretta ad indossare la stava soffocando. Era vestita come una dama del XIX secolo mentre il suo fidanzato era scintillante nella sua armatura da cavaliere. 
Lo cercò inutilmente in mezzo alla folla. Sbuffò. Chissà dov’era finito. Sicuramente qualche invitato aveva richiesto la sua presenza.
Il suo fidanzato era un uomo molto ricercato. E un avvocato di successo. Aveva una bella casa, un auto sportiva e l’amava da morire. Si conoscevano da poco più di un anno e lei aveva già accettato la sua proposta di matrimonio.
Si sarebbero sposati entro sei mesi. Sospirò, sorseggiando distrattamente il suo cocktail. Erano cambiate così tante cose. 
Erano trascorsi esattamente due anni e sei mesi da quel giorno. Avevano salvato il mondo dall’ennesima apocalisse e avevano modificato irrimediabilmente le regole. Tutta la sua vita era stata stravolta. La sua, quella dei suoi amici e quella di milioni di ragazzine. 
E poi lui era morto. Morto davvero. Non avrebbe visto più il suo viso, non avrebbe più sentito la sua voce. 
Per questo quando Michael le aveva chiesto di uscire la prima volta aveva accettato. L’aveva conosciuto per caso, scontrandosi con lui nel marciapiede della metropolitana di New York, dove lei si era trasferita dopo aver lasciato Roma.
Un incontro normale con un ragazzo normale. Allora non sapeva che lui lavorava per la Wolfram & Hart. L’avrebbe scoperto solo qualche mese dopo, quando c’era stata l’ennesima apocalisse. E lei non era stata invitata.
Michael era stato via per giorni. Quand’era tornato le aveva chiesto di sposarla. E lei,incredula e sorpresa, aveva accettato. Anche se sapeva di non amarlo.
E in quell’occasione lui le aveva raccontato tutto. Ma le aveva anche giurato che lui faceva parte dei buoni, che fino a quel giorno non era stato a conoscenza di quello che c’era sotto l’apparenza di normale studio legale.  E lei gli aveva creduto.
Ormai era tutto finito. I Senior Partners erano stati sconfitti e la Wolfram & Hart non esisteva più. Aveva comunque voluto raggiungere Los Angeles, per assicurarsi che Angel stesse bene. E casualmente era venuta a sapere di lui. 
Gioia, dolore e rabbia si erano alternate nel suo cuore, a quella notizia. Lui era vissuto a Los Angeles per tutto quel tempo e non gli e l’aveva detto. Non era venuto a cercarla. Non gli importava più di lei. Non aveva voluto incontrarlo. Era inutile. 
Aveva salutato Angel ed era ripartita per New York. Aveva iniziato i preparativi per il matrimonio e aveva assecondato la richiesta di Michael di rinunciare al suo potere di cacciatrice.
Voleva iniziare, in tutto e per tutto, una vita normale con il suo ragazzo normale.
Sospirò di nuovo. Vagò con lo sguardo per tutta la sala, cercando di individuare il suo fidanzato ma niente. Pareva essere svanito nel nulla. 
Posò il bicchiere vuoto sul tavolo del buffet e ne prese uno pieno. Stare lontano da lui ultimamente la rendeva nervosa. 
Più precisamente era sempre nervosa da quando aveva rinunciato al suo potere. Essere una ragazza normale, fragile e indifesa non faceva per lei.
Ma ormai era tardi per tornare indietro. 
Appoggiò anche il secondo bicchiere vuoto sul tavolo e si voltò a guardare la pista da ballo. Sembrava di essere tornati indietro di qualche secolo. L’orchestra aveva iniziato a suonare un valzer e i ballerini volteggiavano leggiadri in una scenografia multicolore. 
Era davvero una bella festa.

“Mi concede l’onore di questo ballo, Milady?”

Buffy ebbe un sussulto, nel riconoscere quella voce inconfondibile. Rimase immobile per un lungo istante. No. Non poteva essere. Non poteva essere lui. Si voltò lentamente, con il timore che quella voce fosse solo il frutto della sua immaginazione. E invece..
Aveva sognato spesso quel momento. E ogni volta in modo diverso. E con sentimenti diversi. A volte era arrabbiata e lo prendeva a calci. Altre volte era talmente emozionata che non riusciva a parlare. Ma la realtà superava ogni immaginazione.
Spike era lì, di fronte a lei, vero e bellissimo. Indossava un elegante abito nero e una maschera che gli ricopriva quasi interamente il volto. Ma lei l’avrebbe riconosciuto tra mille. I suoi occhi blu brillavano in modo inconfondibile. 
Una mano era allungata verso di lei in attesa che rispondesse al suo invito. E quasi senza rendersene conto si ritrovò a danzare insieme a lui in mezzo alla pista.
Era un momento magico, come ne capitano pochi in una vita. Era lì, tra le sue braccia e il resto del mondo pareva essere scomparso. Solo loro esistevano. E la sua mano delicata che scivolava sensuale sulla sua schiena.
Il cuore prese a batterle all’impazzata e lui la strinse un po’ di più. I loro volti erano così vicini che le labbra si sfioravano e i respiri si confondevano. Il suo profumo la avvolgeva. 
Non riusciva a pensare razionalmente. Avrebbe voluto fargli così tante domande. Ma l’unica cosa di cui era capace in quel momento era di stringersi a lui e lasciarsi trasportare.
Nemmeno Spike parlava. Non ce n’era bisogno. Tutto ciò che desiderava era lì tra le sue braccia. Sapeva che quel momento non sarebbe durato in eterno e non voleva sprecarne neanche un istante.
Poi la musica finì. E con lei la magia. Si fermarono, esausti e imbarazzati al centro della pista mentre la folla attorno a loro scemava lentamente. Si guardarono per un lungo istante, sempre senza parlare. Le braccia di lui l’avevano lasciata e Buffy si sentì improvvisamente vuota e fragile. 
D’impulso fuggì fuori, lasciandolo solo. Uscì nella veranda e appoggiò entrambe le mani sulla ringhiera, respirando a fondo l’aria fredda di quella notte autunnale. Si tolse la maschera, sentendosi soffocare. 
Anche dopo tanto tempo lui aveva ancora il potere di sconvolgerla semplicemente ballando con lei. E questo non doveva succedere. Non poteva permettere che succedesse di nuovo. Non in quel momento. Lei era fidanzata. Lei si stava per sposare con Michael. Michael. L’aveva completamente dimenticato. Chissà dov’era finito. E chissà se l’aveva vista mentre ballava con..

“Buffy.”

Deglutì mentre il respiro si faceva corto. Di nuovo la sua voce. E stavolta erano soli. Non c’era una folla di ballerini tra loro. Strinse la ringhiera fino a farsi male poi la rilasciò e si voltò lentamente.
Spike era a pochi passi da lei. La luce proveniente dalla sala lo illuminava da dietro. Si era tolto la maschera e i suoi occhi brillavano come zaffiri nel buio di quella notte senza stelle. Sorrideva. 
Buffy si raddrizzò e assunse un espressione gelida. Il suo sorriso svanì. 
“Cosa ci fai qui?” chiese, dura.
Il vampiro non si mosse. Incrociò le braccia al petto, senza smettere di fissarla, apparentemente impassibile al gelo di lei.
“Sono qui per lavoro.” Disse, freddo. E alla fine era vero. Era a New York da due settimane e contava di rimanerci poco. Giusto il tempo di trovare il suo obbiettivo ed eliminarlo. Poi se ne sarebbe andato. Sapeva che lei era lì. E sapeva che si sarebbe sposata entro pochi mesi. Non era lì per impedirlo. No davvero. Aveva ricevuto una soffiata. Qualcuno gli aveva detto che quella festa avrebbe riservato qualche sorpresa. E lui non poteva mancare. E se il suo obbiettivo ci fosse stato veramente, tanto meglio.
Si era mescolato facilmente tra la folla mascherata e aveva atteso, senza mai abbassare la guardia. Aveva bevuto un drink e rifiutato tutti gli inviti a ballare. E poi l’aveva vista.
Era là in un angolo, da sola. Nessuna traccia del fidanzato. E non aveva resistito. Era così bella con quel vestito d’altri tempi. Si era avvicinato a lei e d’impulso le aveva chiesto di ballare.
Voleva stringerla, averla tra le braccia. Una volta. Una soltanto. L’amava ancora. Disperatamente. 
E quando era fuggita fuori si era reso conto che non poteva lasciarla andare. Non di nuovo. Al diavolo la copertura. Al diavolo il suo obbiettivo. Al diavolo tutto.
Doveva impedirle di sposarsi. E non importava se lei gli avesse detto di no. Doveva almeno provarci.
Il suo tono distaccato non l’aveva sorpreso. Si aspettava una reazione così. Quello che lo stupiva era il non sentirla. Mentre danzavano non ci aveva fatto caso. Ma ora, all’aria aperta percepiva qualcosa di diverso, in lei. 
“Davvero?” chiese la ragazza, ironica.
Spike annuì. 
“Ho ricevuto una soffiata.” Socchiuse gli occhi. “Bella festa, comunque.”
“Non eri nella lista degli invitati.”
“Vuoi fare la spia?”
“Perché sei qui, Spike?”
Il vampiro si innervosì.
“Non sono qui per te, se è quello che pensi, cacciatrice. Sono a New York per..cacciare. E mi hanno detto che avrei potuto trovare la mia vittima stasera. Qui. Fine della storia.”
Il cuore di Buffy perse un battito quando lo sentì chiamarla in quel modo. Se solo avesse saputo…
“Non chiamarmi così.” 
“Perché no?”
Lei non rispose. Improvvisamente ebbe desiderio di fuggire da lui. Si staccò dalla ringhiera e corse verso la porta finestra.
Ma Spike non gli e lo permise. La afferrò per un braccio e, facendola girare versò di sé le catturò le labbra. Fu un bacio lungo e disperato. 
Buffy, inizialmente tesa e rigida si sciolse tra le sue braccia e si strinse a lui. Gli prese il viso tra le mani e gli accarezzò i capelli. La sua lingua scivolò sulle sue labbra e lei rabbrividì. Nessuno la baciava così da tanto, troppo tempo. 
I baci di Michael era dolci e tiepidi. Quelli di Spike erano fuoco puro. E lei lo desiderava disperatamente. E lo amava. Sì lo amava. Non aveva mai smesso, da quell’unico istante in cui gli e l’aveva confessato. Ma non poteva. Era troppo tardi. Era..
Si staccò da lui senza fiato. Lo guardò disperata.
“Non sposarlo.” La implorò lui, le braccia ancora tese verso di lei.
“No..” ansimò Buffy. Fece un passo indietro, scuotendo la testa. “Non posso..” lo guardò un ultimo istante poi corse dentro, senza che lui facesse nulla per fermarla, questa volta.

Rientrò nella sala affannata. Si appoggiò ad una parete per riprendere fiato ma nessuno sembrava fare caso a lei. Anzi, nessuno si era accorto della sua sparizione, occupati com’erano a divertirsi. La festa procedeva anche senza di lei. 
Si riassettò il vestito e si avvicinò al tavolo del buffet. Le pareva che fossero trascorse ore da quando aveva lasciato quella stessa posizione. Invece non erano passati che pochi minuti. Prese un bicchiere di champagne e lo bevve in un sorso. Portò una mano al petto. Se solo il suo cuore smettesse di battere così forte.
Doveva trovare Michael. Voleva essere tra le sue braccia rassicuranti. Voleva ritrovare quella pacata sicurezza che provava quando era accanto a lui. Rivoleva il suo mondo tiepido e noioso ma fatto di certezze.
Spike non era per lei. Non poteva e non doveva più fare parte della sua vita. La sua vita era Michael. 
Finalmente lo vide. Era dall’altra parte della sala che conversava allegramente con alcuni ospiti. Appoggiò il bicchiere sul tavolo e tentò di farsi strada per raggiungerlo. 
Si muoveva lentamente e a fatica. I corpi sudati e accaldati attorno a lei si muovevano al ritmo della musica e non badavano a lei. Rischiò più di una volta di essere travolta. Sbuffò esasperata mentre la folla la rispediva indietro, rendendo vani i suoi sforzi. Si ritrovò premuta contro la parete. Se solo fosse stata ancora forte come prima, e non una fragile fanciulla indifesa.

“Maledizione” gridò, spingendo l’uomo, o la donna, non riusciva a distinguerli dietro il costume,  davanti a lei. 
Poi d’un tratto tutto si fece nero. Qualcuno aveva tolto la corrente. La gente iniziò a urlare spaventata attorno a lei. Ogni traccia di divertimento pareva essere sparita. Quando gli occhi si abituarono all’oscurità provò a spostarsi verso quella che doveva essere l’uscita ma l’impresa era più difficile di prima. Gli invitati si muovevano disordinati e nervosi e gridavano per la paura. 
Soffocò a stento un grido lei stessa quando qualcuno la afferrò per un braccio. Poi una voce le parlò all’orecchio.
“Vieni via.”
Era lui. Si voltò di scatto ritrovandosi tra le sue braccia.
“Spike.” Mormorò, rassicurata dalla sua presenza. “Che sta succedendo?”
Riusciva a distinguere i suoi occhi brillare nella semioscurità. Erano dorati ora.
“Non li senti?” rispose lui, facendosi strada tra la folla e proteggendola con il suo corpo. Quella sensazione di mancanza che aveva avvertito in terrazza non era passata. Ma non riusciva a spiegarne le ragioni. Non aveva nemmeno dimenticato la reazione di lei al suo bacio. E la sua richiesta disperata. Ma non era quello il momento di pensarci. Ci sarebbe stato tempo, dopo.
Ora era importante portarla fuori da quella che si stava rivelando essere una gabbia di umani. E una lauta cena.
“Chi?” chiese Buffy, senza capire. Lui non rispose subito. Spinse una porta e si ritrovarono in un corridoio buio, ma finalmente liberi. 
“Siamo circondati.” Disse lui, tenendola tra le braccia anche se non ce n’era più bisogno. Si fece pensieroso. “Non avrei mai pensato ad un agguato.”
“Ma di che stai parlando?” chiese la ragazza, innervosita.
“Vampiri.”
Buffy ebbe un sussulto, a quella parola. E rabbrividì. Avrebbe dovuto capirlo. L’avrebbe capito se fosse ancora stata una cacciatrice.
Ora che prestava attenzione in mezzo alle grida degli invitati riusciva a distinguere i loro ringhi. Provenivano da ovunque. Spike aveva ragione. Erano circondati. E lei non poteva fare niente. Ma lui non lo sapeva. 
“Spike..”
Lui fece un passo in avanti, emettendo un basso ringhio. Assunse una posizione di difesa. Dovevano essere vicini. Istintivamente la nascose con il suo corpo. 
“Perché non riesco a sentirti, Buffy?” le chiese improvvisamente. Si voltò a guardarla. “Cosa ti hanno fatto?” la sua voce si alzò di un tono.
La ragazza scosse il capo e abbassò gli occhi, incapace di guardarlo.
“Nessuno mi ha fatto niente. È stata una mia decisione.” Sospirò. “Ho rinunciato al mio potere.”
Sentì le mani di Spike stringersi attorno alle sue braccia. E lo sentì ringhiare. 
“Perché?” 
Alzò gli occhi su di lui. 
“Perché era quello che dovevo fare.”
“Rinunciare a una parte di te? È stato lui, vero?”
“No!”
“Buffy lui non è quello che credi. Lui è..”
“Sta lontano da lei, vampiro.”
Spike sussultò. Non si era accorto di essersi avvicinato così tanto a lei.  Le rilasciò le braccia e si voltò a fronteggiare il suo nemico. Non l’aveva nemmeno sentito arrivare. Ma non gli e l’avrebbe data vinta. Non ora. Usò il suo corpo per proteggerla.
Ma lei l’aveva riconosciuto.
“Michael!” gridò. Fece un passo in avanti per raggiungerlo ma Spike la trattenne. “Lasciami andare. È Michael!” Non riusciva a distinguerlo ma aveva riconosciuto la sua voce. “Lasciami.” 
“No.” Disse il vampiro. Poi rivolse la sua attenzione all’avversario, che ancora non aveva il coraggio di palesarsi. La luce che proveniva dall’esterno illuminava fiocamente il corridoio. Ma lui si teneva nascosto nell’ombra. Come se avesse paura.
Le grida nella sala da ballo continuavano. E anche i ringhi. Ma nessuno pareva curarsene. 
“Lasciala andare.” Affermò Michael e avanzò di un passo, pur rimanendo nell’ombra. La sua voce suonava stranamente bassa e roca.
A Buffy parve diversa dal solito.
Spike affilò lo sguardo e scosse il capo, trattenendo la ragazza dietro di lui.
“Perché non le fai vedere chi sei realmente, Michael?”
“Prima o poi doveva succedere, vero?” disse lui e si avvicinò di un altro passo. Presto sarebbe stato illuminato dalla luce esterna.
“Che significa? Cosa devo sapere?” gridò Buffy tentando di divincolarsi dalla sua stretta d’acciaio. 
“Non volevo che lo venissi a sapere così, amore.” Mormorò Michael, mesto e lasciò che la luce gli illuminasse il volto.
Buffy spalancò gli occhi, incredula. Scosse il capo e tentò, con maggiore forza di sciogliersi dalla presa di Spike.
“No!” gridò. No no no. Non poteva essere. Non anche lui. Non poteva essere..un vampiro.
“Mi hai ingannato. Perché? Perché?”
Spike si limitava a stringerla ma soffriva con lei. Capiva come poteva sentirsi. Capiva il suo dolore. Ma non poteva fare niente per impedirlo.
Avrebbe solo voluto spaccare la faccia a quell’idiota. E ucciderlo. Sapeva bene cos’era successo quella notte. Se lo ricordava bene. E non poteva ancora credere che fosse proprio lui..il fidanzato di Buffy.
“Buffy ti prego di perdonarmi. Non avrei mai voluto farti questo. Credevo..” Michael abbassò il capo, sconfitto. 
“Come ho fatto a non rendermene conto.” Sussurrò lei, in lacrime. Aveva smesso di divincolarsi ormai e giaceva accasciata al corpo di Spike. 
Si sentiva tradita e umiliata.
Nel frattempo i ringhi si facevano più vicini e minacciosi. 
“Spike, portala via.”
Il vampiro spalancò gli occhi. Poi capì.
“Sono qui per te, vero?” chiese.
Michael annuì.
“Sì.” Rispose. “Sono venuti a portare a termine la loro maledizione.” 
“Posso..fare qualcosa?” chiese il biondo. 
“Rendila felice. Tu puoi.” Rispose Michael, poi si allontanò verso la direzione da cui provenivano i ringhi.
Spike parve rifletterci per un attimo e in quell’attimo Buffy si risvegliò dal suo incubo privato. 
“Spike lasciami. Non possiamo lasciarlo lì.” E ricominciò a scalciare per liberarsi.
Il vampiro biondo la tenne stretta e, incurante delle sue grida la portò lontano da quel luogo di morte. 
La lasciò andare solo quando furono lontani, al sicuro nella sua camera d’albergo.
Buffy si gettò sul letto e pianse. Lui la prese tra le braccia e la strinse finchè non si fu sfogata del tutto.
“Mi dispiace, amore.” Sussurrò, quando si fu calmata.
“Tu sai cosa gli è successo, vero?” mormorò lei, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
Lui annuì. 
“Sapeva troppe cose e così l’hanno..maledetto. Un po’ come Angel con l’anima. Non è più umano. Ma non è nemmeno del tutto un vampiro. È un non morto, costretto a vagare tra gli umani per l’eternità. E a nutrirsi di sangue, per non morire. Alla fine, io sono più fortunato.”
Sospirò e la cullò tra le braccia, accarezzandogli piano i capelli.
“Lo amavi?” chiese, dopo qualche minuto.
Buffy si scostò da lui quel poco che bastava per incrociare i suoi occhi. Scosse il capo. 
“Lui rappresentava la sicurezza. Lui era la normalità nella mia vita incasinata. Per lui avevo rinunciato alla parte oscura di me. Al mio potere. Ma non l’ho mai amato e lo sai perché?”
“Perché?”
“Perché amo te, Spike.” E lo baciò dolcemente sulle labbra. “E non azzardarti a dire che non ci credi.” 
Lui sorrise teneramente.
“Ti credo, amore.” 
E la baciò di nuovo. Non sapeva cosa gli riservava il domani. Ma non gli importava. Lei era accanto a lui e quello bastava, per l’eternità.

   
 
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