Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: HermioneCH    04/07/2012    1 recensioni
Dopo aver riletto la mia fan fiction The Girl of Magical Creatures, ho deciso di creare questa one shot extra, spero che vi piaccia!
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The Girl of Magical Creatures – EXTRA

 

 

Il cielo piangeva, nuvole tristi e nere si estendevano sopra Londra, l’aria era densa di sogni svaniti e di un amore spezzato, pochi giorni prima una stella si era spenta.

Un uomo camminava lentamente nel cimitero di Saint Margaret, la pioggia non sembrava dargli fastidio, il suo mondo si era rovesciato una settimana prima, le sue speranze erano cadute oltre un velo di morte e disperazione.

L’uomo si fermò accanto ad una bella ragazza, dai capelli color oro e cioccolato, che era inginocchiata di fronte ad una lapide di marmo bianco. Le mise una mano sulla spalla, lei si voltò, il suo volto era bagnato di lacrime e pioggia, quella ragazza piangeva con il cielo per il suo amore perduto.
“Re-remus” sussurrò Phoebe, si alzò e abbracciò il Lupo Mannaro, iniziando a singhiozzare sempre più forte. Remus accarezzò la testa di Phoebe, lui ormai non aveva più lacrime da versare, dalla morte di Sirius si era chiuso in sé stesso per tre interminabili giorni, piangendo e ricordando, finché Malocchio Moody non l’aveva scosso con vigore, costringendolo ad uscire dal buco dove si era rintanato e tornare in un mondo devastato dalla morte di Sirius.

Senza preavviso la pioggia cessò e la ragazza si allontanò da Remus. “Come hai fatto a trovarmi?”
“Silente” rispose il Mannaro, abbassò gli occhi, non riusciva a sostenere il suo sguardo pieno di dolore e sogni infranti.

“Mi ha raccontato quello che è successo” disse Phoebe “Silente intendo, mi stava aspettando al mio arrivo. Con tutto quello che ha da fare, stava aspettando me. Mi ha raccontato del coraggio dimostrato da Sirius, del tranello di Voldemort” accarezzò il nome di Sirius segnato sulla lapide, estrasse la bacchetta e fece apparire una rosa bianca “Pochi giorni Remus, pochi giorni e l’avrei rivisto e invece Bellatrix me l’ha portato via prima che potessi di nuovo mirare il suo viso, accarezzare il suoi capelli, baciare le sue labbra” depose la rosa sulla lapide e baciò il nome di Sirius “Forse sarebbe stato meglio se quel giorno di Natale non ti avessi incontrato al San Mungo, sarebbe stato meglio se fosse finito tutto quella sera che ci siamo conosciuti al bar, così non avrei incontrato Sirius, non mi sarei innamorata di lui e ora non avrei questa voragine nel petto. Sarebbe stato meglio che Voldemort mi prendesse e mi rendesse schiava”
“Lo credi davvero?” domandò Remus, sottovoce.
“Penso di sì, non lo so, forse sarebbe stato meglio patire le pene dell’inferno, che piangere su una lapide vuota perché l’amore della mia vita non è più in questo mondo” rispose Phoebe.
“È colpa mia” singhiozzò Remus. Phoebe si voltò di scatto e lo guardò duramente. “Avrei dovuto impedire a Sirius di venire quella notte, avrei dovuto legarlo, fare qualcosa per impedire tutto questo”

“Nemmeno lo catene l’avrebbero fermato dall’aiutare Harry, quindi non dire assurdità te ne prego” disse Phoebe.
“Ho ucciso il mio migliore amico” singhiozzò Remus. Phoebe lo schiaffeggiò con tutte le sue forze, ma poi lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia. “Smettila di dire cazzate, Remus o dovrò picchiarti di nuovo. Sono sicura che Sirius si aspetterebbe che lo facessi”
“Ho ragione, scusami, sono uno sciocco” rispose Remus, allontanandosi da lei. Le voltò le spalle, Phoebe mise dolcemente una mano sulla sua spalla e lo fece voltare “Non nascondere il tuo dolore a me, Remus. Lo vedo, sai. Lo capisco. Sirius ha reso la vita di tutti noi migliore, ma sono sicura che ora è felice, si è riunito a Lily e James e ci sta aspettando. Ci aspetterà per lunghi anni, amico mio e durante questi lunghi anni che abbiamo davanti prima di riabbracciarlo, dobbiamo vivere ed andare avanti, so quanto è dura per te, lo so perché è durissima anche per me, ma Sirius non vorrebbe che restassimo ancorati al passato, il nostro cuore continuerà a piangerlo per un po’, ma il dolore non deve sovrastarci, abbiamo un compito troppo importante da compiere, dobbiamo distruggere il male che ci ha portato via Sirius e impedire che porti via i cari di altre persone”.
“Hai ragione” disse Remus, annuendo “Sirius vorrebbe che andassimo avanti”
Le porse il braccio e Phoebe lo strinse, dopo di ché s’incamminarono verso l’uscita del cimitero.
“Però, come membro dell’Ordine, sei molto ottimista riguardo i lunghi anni di vita” disse Remus:
Phoebe sorrise leggermente e un raggio di sole, passò tra le nuvole illuminando il cimitero.
“Quanto ti fermi?”
“Solo tre giorni, poi devo ripartire per l’Irlanda, con l’uscita allo scoperto di Voldemort c’è molto fermento nel paese. Lunedì ho un appuntamento fissato con un alto funzionario del Ministero Irlandese, devo andare al meeting facendo le veci di Silente, fortunatamente sembra che gli irlandesi capiscano molto di più quanto grave sia la situazione, del nostro governo”.

“Non credi che Scrimgeour possa fare la differenza?” chiese pacato Remus.
“Credo che per il momento si limiti a imbonire la folla, invece che agire” rispose Phoebe.
“Viene, ti accompagno a casa”
“No, grazie” rispose Phoebe “Devo andare ad Hogwarts, devo incontrare una persona, poi passerò  da Tonks, come sai l’hanno dimessa oggi dal San Mungo e non l’ho ancora vista”
Remus deglutì, Phoebe lo studiò, sembrava preoccupato dalla sua ultima affermazione “D’accordo, spero di rivederti ancora”
“Silente mi ha detto della tua missione con il clan di Greyback, ma non ti preoccupare, ci vedremo sicuramente prima che io parta, devo essere sicura di farti tutte le raccomandazioni”
Remus sorrise leggermente e le diede un bacio sulla fronte, Phoebe gli accarezzò il viso e si smaterializzò.

Le nuvole sopra il villaggio di Hogsmeade erano minacciose quanto quelle che si estendevano sopra Londra, Phoebe affrettò il passo oltrepassando Mielandia, si arrampicò su per il sentiero e finalmente raggiunse i cancelli di Hogwarts, trovò Hagrid sulla porta di casa e decise di salutarlo.

“Phoebe!” esclamò Hagrid, abbracciandola con le forti braccia.
“Ciao Hagrid, come sta il mio Custode della Chiavi preferito?” chiese Phoebe.
“Come se ce ne conoscessi altri” rispose Hagrid “Si tira avanti, sono felice di essere ritornato a Hogwarts, ma ormai è un periodaccio, dopo quello che ci è successo a Sirius”
Un velo di tristezza avvolse di nuovo Phoebe “Mi dispiace” si scusò Hagrid “Non volevo fartici star male, so che voi due vi ci piacevate molto”
“Sì Hagrid, ci piacevamo molto, ma purtroppo al destino nessuno si può sottrarre. È stato bello rivederti, ma temo di dover andare, devo incontrare qualcuno al castello” rispose Phoebe, salutò Hagrid e s’incamminò verso il castello, mentre la notte iniziava a calare tutt’intorno. 
Entrò silenziosamente nel castello e si diresse nei sotterranei, arrivata all’ufficio del professore di pozioni bussò ed entrò.
“La scuola è finita, fatti i bagagli, professore?”
Piton era seduto alla sua scrivania e la guardò stupito “Phoebe!” esclamò sorpreso “Non sapevo che fossi tornata” si alzò e diresse verso di lei.
“Scusa Sev, volevo scriverti che sarei tornata per qualche giorno, ma sono stata.. bè sai..”
“Non preoccuparti” rispose Piton. Senza preavviso, Phoebe lo abbracciò. Fino a qualche mese prima non l’avrebbe mai creduto possibile, ma aveva sentito la mancanza di Piton in quei mesi lontana dall’Inghilterra. Nel periodo in cui aveva lavorato con Piton, aveva scoperto di diverso aspetto dalla sua personalità, aveva trovato il vero Severus e il rancore che provava verso di lui si era trasformato in affetto e amicizia.

“Per quel che vale mi dispiace, ho provato a fermarlo, ma quell’idi… ehm.. Black non ha voluto ascoltarmi” disse Piton, sciogliendosi dall’abbraccio della ragazza.

Phoebe lo allontanò, si diresse verso una sedia di fronte alla sua scrivania e vi si lasciò cadere “Ti dispiace anche se credi che il mondo sia migliore senza di lui?” disse Phoebe “Non c’è bisogno dell’Occlumanzia, te lo si legge in faccia, Sev” aggiunse notando l’espressione di Piton. Lui si sedette di fronte a lei e le prese la mano “Io e Black abbiamo avuto i nostri dissapori e non posso negare che non ci siamo mai smessi di odiarci veramente, anche se eravamo dalla stessa parte, ma so quanto lui era importante per te e tu sei importante per me, quindi mi dispiace”
“Wow, questa si che è grossa, io importante per te, ti sei lasciato sfuggire una bomba” rispose Phoebe, Piton la guardò irritato “Sei la solita irritante ragazzina” rispose, lasciandole la mano.
“Ora ti riconosco!”
“Ah! Non si può parlare con te” disse acido Piton, si alzò, fece il giro della scrivania e si sedette alla sua poltrona. “Dai non fare il permaloso” disse Phoebe, alzandosi. Si avvicinò a Piton e lo abbracciò, lui cercò di districarsi ma lei tenne salda la presa. “Ti sono molto grata delle tue parole”

Gli diede un bacio sulla guancia e lo lasciò andare, sedendosi sulla scrivania.
“So che stavi solo cercando di essere forte, lo ammirò e tenterò di non fare più il permaloso, ma per l’amor di Salasar ti devi proprio sedere sulla mia scrivania con tutte le sedie che ci sono?” aggiunse, togliendole un fascicolo da sotto il sedere.
“Scusa, hai ragione, sono la solita” rispose Phoebe.
“Allora perché non vai a sederti su una di quelle maledette sedie?” chiese Piton.
“Perché mi piace stare qui” rispose Phoebe, facendogli la linguaccia.
“Credevo di averti promesso di tagliartela se avessi solo osato tirare fuori di nuovo quella lingua, quindi immagino che dovrò…” Piton lasciò la frase in sospeso e con un ghignò estrasse la bacchetta. Phoebe si alzò di scatto e con un balzo mise due metri tra lei e il professore. “Andiamo Sev, si comprensibile sto passando un momentaccio”.
“Niente scuse, te la sei cercata” disse sorridendo malevole, puntandole addosso la bacchetta. Phoebe alzò le mani in segno di arresa, quando un Patronus a forma di Fenice entrò nell’ufficio di Piton.
Severus, mi servi nel mio ufficio, presto.
“Era Silente!” esclamò Phoebe “Sembrava star male!”

“Devo correre da lui” disse Piton.
“Vengo con te!”
“No! Il preside ha chiesto di me!” disse Piton, con voce grave.
“D’accordo, quando posso rivederti? Starò qui solo tre giorni” chiese Phoebe, mentre uscivano dall’ufficio.
“Domani”
“Ti aspetto a casa mia per le venti” rispose Phoebe, abbracciandolo velocemente “Ora va da Silente!”
Piton annuì e in un attimo sparì dalla sua vita, voltando l’angolo. Phoebe sospirò e s’incamminò verso l’uscita.
Trenta minuti dopo si trovava di fronte alla casa di Ted e Andromeda Tonks, percorse il vialetto e suonò il campanello.
“Phoebe! Come stai?” disse gioviale il signor Tonks, aprendo la porta.
“Bene grazie, sono venuta a trovare Dora” rispose Phoebe.
“Temo che mia figlia non ci sia, ha insistito per tornare nel suo appartamento a Londra, credo che fosse spaventata dalle cure di Dromeda” rispose Ted. “Vuoi entrare a prendere un caffè o vai subito da lei?”
“Preferirei vedere Tonks, ma grazie per l’invito, come sta Dora?”
“Fisicamente bene, per il resto non so, mi sembra… Ma sono sicuro che appena ti vedrà sarà di nuovo raggiante!” rispose Ted.
“D’accordo, grazie mille, salutami Dromeda!” disse in fretta Phoebe e si smaterializzò. Si ritrovò a guardare la porta dell’appartamento di Tonks e suonò subito il campanello, ansiosa di sincerarsi delle condizioni dell’amica.
Quando Tonks, aprì la porta, Phoebe trattene il fiato, Tonks era pallida, con gli occhi arrossati e i capelli color topo le ricadevano flosci sul viso.
“Oh Phoebe!” esclamò Tonks, abbracciandola.
“Dora, tesoro, stai bene?” chiese Phoebe, stringendola: Tonks annuì, in modo molto poco convincente ed invitò l’amica ad entrare. Si sedettero al tavolo della cucina, dove Dora versò ad entrambe una generosa dose di Idromele.

“Credevo ti fossi rimessa completamente dalla fattura di quella stregaccia, non avrai mica fatto di testa tua e sei venuta via prima dal San Mungo?” chiese Phoebe, preoccupata.
“Sta bene, non preoccuparti”
“Se non mi preoccupo io per te, chi sennò? So che è dura, ma devi cercare di non avvilirti, Sirius non lo vorrebbe” disse Phoebe, ma il suo cuore si strinse, essere forte per gli altri era un vero strazio, ma Sirius l’avrebbe voluto e doveva resistere, continuare.

Gli occhi di Tonks si riempirono di lacrime “È colpa mia, se fossi stata in grado di sconfiggere Bellatrix…”
“Tonks, basta” disse Phoebe, afferrandole la mano.
“Se solo…”
“Tonks, basta. Non è colpa tua, ma solo di Bellatrix Lenstrange e di Voldemort! Capito?!” disse fermamente la ragazza, Tonks annuì, asciugandosi le lacrime.

“E sinceramente Dora, il grigio non è il tuo colore, perché non torni al tuo splendido rosa cicca?”
“Non posso” disse Tonks, singhiozzando “Non ci riesco, sono bloccata”
“Oh! Mi dispiace, ma nessuno incolpa te per la morte di Sirius e lui non ti vorrebbe vedere così, che ha detto Remus a proposito?” disse Phoebe, tentando di darle conforto, ma nel pronunciare il nome del malandrino mannaro Tonks scoppiò in un pianto straziato.
“Remus non v-vuole più vedermi! M-mi ha lasciato! D-dice che n-non può perme-mettere che mi accada qualcosa, è saltato f-fuori con la solfa che i-io non lo merito e che starei meglio c-con qualcun altro e c-che lui è troppo vecchio, tr-troppo povero e troppo pericolo per me” spiegò Tonks, scossa dai singhiozzo.
“Ma è ridicolo! Quando mi capita tra le mani quell’idiota!” disse Phoebe, con rabbia “Non mi ha detto niente, quel deficiente, ma come può pensare una cosa del genere! Vado a cercarlo e lo faccio tornare in se a suon di calci nel culo!” fece per alzarsi, Tonks la trattenne.
“Lascia stare, ci ho provato io, ci hanno provato Molly e Arthur, ma non tornerà più da me” disse Tonks.
“Non ti preoccupare, io ho metodi molto più incisivi e dolorosi” rispose Phoebe.
“Rimani” supplicò Tonks “Resta qui con me stanotte”
“Certo, tesoro. Concediamo a Remus un po’ di vantaggio, ho tutto il tempo per stanarlo domani” rispose Phobe, rimettendosi a sedere.
“Lascia perdere, hai altri problemi a cui pensare” sussurrò Tonks, asciugandosi le lacrime.
“Tu non preoccuparti” disse Phoebe “Ci penso io”
Rimasero sedute a chiacchierare al tavolo della cucina, fino a tarda sera, quando Tonks per poco non si addormentò sul tavolo, così Phoebe decise di portarla a letto.
Passò la notte nella stanza degli ospiti, si svegliò la mattina presto e preparò la colazione per l’amica. Dopo di ché l’accompagnò al lavoro e poi si dedicò a stanare il lupo mannaro.
Passò a casa sua, ma la trovò vuota, fece un giro nei dintorni, ma senza successo. Quindi decise di andare alla Tana, il nuovo Quartier Generale, forse li avrebbe trovato indicazioni su dove trovare Remus.
Arrivata alla Tana, Molly si fece subito accomodare in cucina offrendole tè, biscotti, tartine e due tipi di torta. Phoebe non aveva fame, ma si costrinse a mangiare per non offendere la signora Weasley.
“Molly, sapresti per caso dirmi dove posso trovare Remus?” chiese Phoebe, prendendo un'altra tartina che Molly le offriva.
“Dovrebbe passare tra poco a portare un rapporto per Arthur ora che mi ci fai pensare, perché cara?”
“Diciamo che devo rimettergli a posto quel cervello bacato che si ritrova” rispose Phoebe.
“Ah! Capisco” disse Molly “Hai saputo. Credi di poterlo far ragionare?”
“So essere molto persuasiva quando voglio” disse Phoebe, poi vennero interrotte dall’arrivo in cucina di Ginny e Ron, affamati di colazione. Dopo una breve discussione con Ron sui risultati dei GUFO e la promessa di una rivincita a scacchi, Phoebe sentì il cancello aprirsi, il suo sguardo saettò verso l’entrata del cortile e vide Remus avanzare lentamente.
Si scusô con i presenti, si alzò ed uscì, pronta ad affrontare l’irragionevole Mannaro.

Phoebe si fermò sulla soglia, incrociando le braccia, guardando duramente l’amico.
“Per cause di forza maggiore non posso usare l’Anatema che Uccide, ma credimi al momento ne avrei voglia, quindi credi che la Maledizione Cruciatus ti farebbe tornare la ragione?” sbraitò Phoebe. Remus si fermò di botto e si guardò intorno.
“Sì sto parlando con te!” disse Phoebe, raggiungendolo.
“Non credo, in quanto le mie scelte sono sempre ragionevoli” rispose Remus, sorpassandola.
Pheobe lo afferrò per un braccio, impedendogli di svignarsela. “Perché ieri non me l’hai detto quando ho parlato di Tonks, ho notato qualcosa di strano nei tuoi occhi, ma non pensavo che fossi così folle!”
“Non ho niente da dire o spiegare, tantomeno con te!” rispose Remus e si liberò dalla presa di Phoebe.
“Remus John Lupin! Non ho ancora finito con te!” esclamò Phoebe, arrabbiata.
“Ma io sì” disse Remus, entrando in casa. Ne uscì pochi istanti dopo, superò Phoebe e uscì dal cancello. Phoebe non era intenzionata a mollare. Gli corse dietro e prima che si smaterializzasse gli mise una mano sulla spalla facendosi portare con lui.
Erano apparsi davanti al vecchio appartamento di Remus “Che fai mi pedini?”
“Se è necessario” disse Phoebe, lo spinse in casa e chiuse la porta. Lui la guardò torvo e la lasciò sola nell’ingresso.
“Sî può sapere che diavolo ti è preso? Tu e Tonks vi amate, tutto il resto non è importante” disse Phoebe, seguendolo.
“Non cambierò la mia decisione, ho aperto gli occhi, ho visto che ero solo un egoista a tenerla legata a me, lei si merita un uomo migliore, più giovane, un uomo che può renderla felice, non che rischia di ucciderla ogni luna piena” rispose Remus, buttandosi sul divano logoro.
“Ma lei vuole te! Tonks è un Auror addestrato, se la sa cavare, non vedi il male che le stai facendo? Non essere ridicolo Remus! Ti prego!” disse Phoebe. Remus chiuse gli occhi, come se lei non ci fosse, il che irritò molto la ragazza.

“Remus, dannazione!” lo prese per i vestiti e lo scosse “Torna in te! Cosa credi che direbbe Sirius di questa assurdità?”
Remus si alzò e per la prima volta Phoebe vide il suo volto arrabbiato. “Sirius è morto! Non può dire un bel niente!” La spinse via e andò in cucina, ma Phoebe non si dava per vinta tanto facilmente. “Remus io ho rinunciato a te, perché ho visto quanto tu e Dora vi amavate e vi completavate, non ho mai rinunciato ad uomo, ma era così palese quanto vi legava, il vostro destino era di stare assieme!”
“Hai rinunciato a me, eh? Quindi Sirius era solo un ripiego?” disse malignamente Remus.
A quelle parole il cuore di Phoebe si straziò ancora di più e un’ira incontrollata prese possesso di lei, diede uno schiaffo a Remus che lo fece barcollare.
“Non osare, io amo e amavo Sirius, era la persona più importante della mia vita” disse Phoebe, tremante di rabbia, con gli occhi velati dalle lacrime.
“Io.. Phoebe.. Mi dis…”
“Fa come vuoi Remus” lo interruppe la ragazza ”Rimani da solo nel tuo guscio di egoismo e autolesionismo, forse hai ragione, forse Tonks non ti merita” spinse via il Mannaro e uscì di corsa dall’appartamento, non curante della voce di Remus che la chiamava.

Vagò per tutto il giorno nella Londra Babbana, cercando di schiarirsi le idee, ferita dalle parole di Remus. Sapeva che il Malandrino non pensava veramente quello che aveva detto e che lo aveva fatto solo per collera, ma non poteva fare a meno di soffrirne. Rimase parecchie ore seduta all’ombra dei leoni di Trafalgar Square e quando il Big Ben rintoccò le otto, sussultò ricordandosi che Piton la stava aspettando a casa sua. Cercò un posto sicuro dove smaterializzarsi e apparve nella stradina di casa sua, dove Piton la stava già aspettando, davanti alla porta.
“Credevo ti fosse successo qualcosa!” disse Piton raggiungendola.
“Scusa, ho perso la nozione del tempo girovagando per Londra” rispose Phoebe.
“Lo sai che non è prudente girare da sola per te, l’Oscuro Signori non ha mai abbandonato sul serio l’idea di averti tra le sue schiere” disse Piton, mentre lei apriva la porta. Phoebe lo ignorò ed entrò in casa. Lo fece accomodare in salotto e prese una bottiglia del miglior Idromele di Madama Rosmerta. “Come sta Silente?” chiese, porgendogli un bicchiere colmo di liquido ambrato.
“Tutto bene” rispose Piton.
“Bene, sarebbe una tragedia perdere anche lui” disse Phoebe, Piton si mosse impercettibilmente, ma a Phoebe non sfuggì.
“Che c’è che non mi dici?”
“Niente” rispose fermamente Piton. Phoebe alzò le spalle e si sedette accanto a lui.
Conversarono tranquillamente per più di mezz’ora, quando furono interrotti dal brontolio dello stomaco di Phoebe.
“Fame?”
“Da impazzire” rispose Phoebe “Non mangio niente da questa mattina”
“Lascia fare a me” disse Piton, alzandosi.
“Non c’è niente in cucina, lascia stare” disse Phoebe.
“Tu lascia fare a me” rispose Piton, dirigendosi verso la cucina.

Phoebe alzò le spalle e dopo venti minuti, dove era stata sbattuta fuori un paio di volte dalla cucina, Piton entrò in salotto con un delizioso piatto di pasta al pomodoro per lei.
“Non credevo ci fosse pasta nella dispensa” disse Phoebe, guardando il piatto con avidità. “Niente per te?”

“Ho già cenato” disse Piton “E poi sei tu quella che devi mangiare, ti sei scolata una bottiglia di idromele a stomaco vuoto”
“Primo: Io reggo benissimo l’alcol” disse Phoebe “Secondo: Metà te la sei bevuta anche tu, Terzo: C’è un'altra bottiglia in quel armadietto se ti va di prenderla”
“C’è anche un quarto?” chiese Piton, mentre si alzava dal divano.
“Quarto: Grazie Sev, sei davvero dolce!”
“Non dirlo troppo forte, ragazzina. Ho una certa reputazione da mantenere” rispose Piton, prendendo la bottiglia di Idromele: Phoebe gli indicò anche quella di Whisky Incendiario, dicendogli che sentiva il bisogno disperato di alcol.
“Chiamami indovino, ma credo che ci siano altri motivi oltre a Black, per il quale tu abbia bisogno di bere, sbaglio?” chiese Piton, tornando accanto a lei.
“Oggi ho litigato con Remus”
“Complimenti” asserì Piton “Nessuno litiga mai con quello”
In pochi minuti Phoebe mangiò la pasta e nelle due ore successive i due trangugiare le due bottiglie restanti.
“Grazie Severus, mi hai fatto sentire davvero meglio questa sera” disse Phoebe. La stanza girava vorticosamente e si appoggiò alla spalla di Piton.
“Chi l’avrebbe mai detto” disse Piton, mettendole la mano sotto il mento, per poterla guardare negli occhi.
“L’ho detto che avevo scoperto un nuovo Severus, non il solito pezzo di ghiaccio bastardo, ma un uomo diverso” disse Phoebe.
“Solo tu vedi questo nuovo Severus, temo” rispose Piton, accarezzandole la guancia.
“Allora me lo terrò stretto stretto” disse Phoebe. Piton sorrise leggermente e si avvicinò a lei.
“Sev..” tentò di dire Phoebe, ma prima che potesse aggiungere altro, le labbra di Piton erano già sulle sue. Phoebe tentò di ritrarsi, ma non riusciva più ad essere forte, era troppo sola, triste e ubriaca per allontanarsi da quella piacevole sensazione, così rispose al bacio.
Piton si fece più intraprendente, infilando la lingua tra le sue dolci labbra, la spinse indietro facendola sdraiare sul divano e mentre continuava a baciarla senza sosta, iniziò ad accarezzarle il collo, scendendo fino ai seni, la pancia, fino a sotto la gonna nera della ragazza.
“Severus…” sussurrò Phoebe, allontanandolo. “Mi dispiace.. I-io non posso.. Non ce la faccio”.
I suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime, Severus le accarezzò la guancia dolcemente ed annuì. “Va bene, è stato un mio errore, ti chiedo scusa”
“Lo farei solo per non sentirmi sola, Severus. E non sarebbe giusto nei tuoi confronti e nei confronti della nostra amicizia. Mi dispiace, non avrei dovuto illud…”
Piton la zittì mettendole in dito sulla bocca “Io capisco, so cosa provi e per la prima volta non sono in collera, capisco, davvero” disse Piton, fece per alzarsi ma Phoebe lo trattene.
“Rimani con me, non andartene, non lasciarmi sola, ti prego” supplicò la ragazza.

“D’accordo” disse Piton, si stese di nuovo e lei poggiò la testa sul suo petto.
“Sei un vero amico, Sev”
Piton non rispose, si limitò ad accarezzarle i capelli, aspettando che si addormentasse.

“Svegliati ragazzina!”
“Mmm.. Quando la smetterai di chiamarmi così?” disse Pheobe, assonnata. Aprì gli occhi, sentendo un ottimo odore di caffè.
“Mai, ragazzina”
Phoebe si stiracchiò e la sbornia della sera prima le fece rivoltare lo stomaco. Sul tavolo vide un caffè e dei cornetti caldi.
“Non avevi niente in cucina per la colazione, così sono andato a prendere qualcosa qui all’angolo” spiegò Piton.
“Sei il migliore” disse Phoebe, mettendosi a sedere lentamente.
“Lo so”
Qualcuno bussô alla porta, Phoebe tentò di alzarsi, ma Piton le disse di star comoda che avrebbe aperto lui. All’entrata si ritrovò a fronteggiare Remus Lupin, che lo guardava con occhi strani.
“Lupin! Eccoti qui con la coda tra le gambe eh?”
“Phoebe è in casa?” chiese gentilmente Remus.
“Non sono sicuro che voglia vederti”
“Lascialo entrare” disse la voce di Phoebe, dal salotto. Piton si fece da parte e fece passare Lupin, si diressero in salotto dove Phoebe stava addentando un cornetto caldo.
“Ci si vede, ragazzina” disse Piton, afferrando il mantello.
“’uando?”
“Tua madre non ti ha insegnato che non si parla con la bocca piena?” disse Piton, Phoebe alzò le spalle “Passo domani prima che tu parta, alle tredici”
Phoebe alzò il pollice e seguì con lo sguardo Piton che se ne andava.
“Posso sedermi?” chiese Remus, Phoebe alzò le spalle una seconda volta.
Lupin si sedette e il suo sguardo finì sulle bottiglie vuote.
“Così Piton ha dormito qui stanotte” disse Remus, voltandosi verso di lei.
“Non farti strane idee, siamo amici, lui a differenza di altri non mi tratta come una merda quando certo di aiutarlo” rispose Phoebe, lanciandogli uno sguardo di fuoco.
“Sono qui per questo. Volevo scusarmi. Sono stato davvero un idiota, ho sbagliato, ho parlato senza pensare e ti giuro che non pensavo quello che ti ho detto. So che tu amavi Sirius!” disse Remus.
“Lo so, sei perdonato. Ma per quanto riguarda Tonks…”
“Non iniziare…” la interruppe Remus.
“Come vuoi, ma credo davvero che tu sbagli riguardo a lei e a voi” rispose Phoebe.
“Debitamente annotato, ma questo non cambia le cose” disse Remus. “Ora parliamo d’altro”

Phoebe si rassegnò e decise che per il momento era meglio lasciar perdere, face colazione con Remus e poi passò una lunga giornata con i suoi genitori, dove subì mille rimproveri dalla madre. La sera cenò alla Tana, dove il clima era molto migliore e riuscì anche a divertirsi sentendo Ginny Weasley apostrofare contro la nuova fidanzata di Bill.
Il giorno dopo fece colazione con Tonks, dove purtroppo dovette dire alla lugubre amica di aver fallito nel tentativo di convincere Remus a tornare sui suoi passi.
“Te l’avevo detto. Non valeva la pena di litigare con lui, non cambierà idea”
“Dai Dora, tu non mollare, vedrai che prima o poi rinsavirà” disse fiduciosa Phoebe. Dopo aver salutato con lunghi abbracci Tonks e la promessa di scriverle ogni settimana, tornò a casa, dove Piton la stava già aspettando.

“Sempre in ritardo” disse Piton, con un sorriso beffardo.
“L’importante è arrivare” rispose Phoebe, facendogli l’occhiolino. “Stamattina ho ricevuto un gufo da Silente, ha anticipato la mia partenza di un ora, quindi devo essere nel suo ufficio per le due”

“Lo so” asserì Piton “Ti accompagno io”
“Wow mi fai da facchino?” chiese Phoebe, entrando in casa.

“Scordatelo!”
Presero il bagagli di Phoebe e dopo essersi assicurati che tutto fosse a posto, partirono per Hogwarts, si materializzarono in High Street e silenziosamente raggiunsero i cancelli della scuola.
“Severus, per l’altra sera…”
“Non ti preoccupare” la interruppe Piton “Siamo a posto”
“Davvero?”
“Davvero”
Continuarono a salire per il sentiero e una volta entrati nella scuola, si diressero verso l’ufficio del preside. Arrivati al gargoyle di pietra Piton la salutò.
“Non sali con me?”
“No, ho altre faccende da sbrigare prima di tornare a casa” disse Piton.
“Allora arrivederci”
“Arrivederci, ragazzina”
Phoebe sorrise e lo abbracciò. “Grazie di tutto Sev, mi hai aiutato davvero tanto in questi giorni, sei il migliore” sussurrò Phoebe all’orecchio di Piton.
“Sì lo so, me l’hai già detto e non posso darti torto”
Phoebe rise “Mi mancherai” disse e gli scoccò un bacio sulla guancia, mentre il gorgoyle di pietra si apriva, Phoebe si voltò e si ritrovò a guardare Remus che scendeva le scale.
Piton fece un cenno a Phoebe e se ne andò, Remus lo seguì con lo sguardo.
“Pronta a partire?”
“Pronta”

Pheobe lo abbracciò e diede un bacio sulla guancia anche a lui.
“Cerca di rigar dritto in mia assenza e fai attenzione con Greyback!” disse Phoebe, sciogliendosi dall’abbraccio.

“Fai attenzione anche tu”
“A presto”

“Ciao, ragazza delle creature magiche”
Phoebe sorrise “Sirius mi chiamava così”
“Me lo ricordo”
Phoebe sorpassò il gargoyle di pietra e il volto di Remus sparì, era ora di lasciare l’Inghilterra e tornare a svolgere di nuovo i suoi compiti per l’Ordine in Irlanda. 

 

FINE

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: HermioneCH