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Autore: AtenaNoctua    04/07/2012    10 recensioni
I compagni della vostra infanzia (dalle case di produzione della Disney, o della 20 Century Fox) abbandonano il mondo incantato delle favole per affrontare il liceo. Riuscite ad immaginare la dolce Aurora come un'antipatica cheerleader, la forte Megara come una ribelle in minigonna, il bellissimo Eric come un giovane professore amato da tutte le sue studentesse? Nella Wilson High School di New York City.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL'AUTRICE. 
Salve a tutti coloro che leggeranno questa fanfiction fin troppo bizzarra e sopra le righe. Premetto dicendo che l'idea dei personaggi Disney in una High School è stata usata e riusata, ma io ho cercato di rendere il tutto in modo diverso, introducendo tematiche come prostituzione, fumo e storie d'amore fra adolescenti e adulti. Insomma, cerando di essere il più realista possibile. E' importante ora che leggiate la lista dei personaggi, ALTRIMENTI NON CAPITE UN C***O. 
Margaret = Megara.
Toako = Pocaontas Al = Aladdin. (meglio specificare)
Esme = Esmeralda.
Chace = Quasimodo.
Prof Jordan = Frollo.
Gli altri personaggi conservano i nomi originali.

Buona lettura e grazie per l'attenzione :D

{AtenaNoctua}


-Ehi, mega-fusto.
Margaret era sempre la stessa. Non avrebbe provato vergogna neanche a passeggiare per i corridoi della scuola con solo un perizoma addosso. Nei limiti della decenza, è chiaro.
Era seduta sui gradini del campo di football, a guardare Ercole e i suoi bei pettorali in mostra. Quel giorno, il bel tipo portava una maglietta bianca che metteva in risalto la sua muscolatura pazzesca, che a Margaret faceva letteralmente saltare gli occhi. Come d’abitudine, portava i lunghi capelli castani, freschi di Shampoo colorante violetto, in un’alta coda di cavallo, indossava un’appena accennabile minigonna fucsia, un top nero e degli stivaletti. Non si poteva considerare una dai ‘facili costumi’, però, era semplicemente il suo stile. Non era una tipica bellezza come Aurora, la cheerleader, una vera e propria Barbie, ma tutti la consideravano una gran figa. Ah, si faceva chiamare ‘Meg’, a sua volta diminutivo di ‘Maggie’. Il suo nome completo le faceva salire il pranzo dallo stomaco al water sporco del bagno femminile. Aspirò un ultimo tiro della sua sigaretta, la gettò sugli spalti di metallo e la schiacciò col tacco degli stivali. Ercole si era accorto di lei, del suo urlare ‘mega-fusto’ e ormai ci era abituato. Meg era la sua ragazza, non poteva desiderarne una migliore, stando ai suoi gusti. Dopo che il suo coach ebbe fischiato la fine dell’allenamento, il biondino si diresse verso Meg e le diede un distratto bacio sulle labbra.
-Vado a farmi una doccia, ci vediamo dopo.
Le fece l’occhiolino ed entrò negli spogliatoi. Meg, non avendo più nulla da fare lì, se non pensare a qualche piano per intrufolarsi nella doccia con Mister Muscolo, si diresse in biblioteca. Dall’aspetto esteriore non si direbbe, eppure la ragazza era una studentessa modello, a differenza delle sue degne compari, Mulan e Toako, che arrancavano a stento sulla sufficienza.
-Avete già iniziato la relazione?
-Ma che dici? Non so neanche su cosa dovremo scriverla!
A rispondere fu Mulan, una fannullona pazzesca che, per sua fortuna, era molto intelligente, e riusciva a prendere una C senza neanche aprire libro. Stessa cosa Toako.
Mulan portava dei jeans stretti e una semplice felpa, che però non nascondevano il suo fisico e la sua sensualità orientale. Matoaka, invece, indossava una camicetta beige e dei pantaloni marroncini, di certo era una che non usciva di casa senza assicurarsi di essersi vestita ‘decentemente’.
Voleva esternare coi suoi abiti la sua femminilità, cosa che Mulan riusciva a fare con degli abiti sportivi.
Tornando alla relazione, Meg sbuffò alla risposta della sua amica.
-Ho capito, ho capito, la farò io da sola – e aggiunse sottovoce – come sempre.
Poi, però, la studentessa-modello si ricordò del suo appuntamento con Ercole la sera stessa.
Non poteva scrivere la relazione, ma non voleva neanche lasciare il suo voto nelle mani di Mulan e Matoaka, doveva pur guadagnarsi la borsa di studio.
La sua salvezza era una sola: Belle.
Sua coetanea e compagna di banco in tutti i corsi da Meg frequentati, era una graziosa ragazza di diciassette anni, dai capelli castani che sfioravano le spalle, una tipa semplice e senza pretese.
Ovviamente la trovò in biblioteca, a pochi tavoli di distanza.
Non che Belle fosse una secchiona, ma amava i libri fantasy e la libreria della scuola era molto fornita.
Meg si alzò dalla scrivania e andò dritta dalla castana. Seduto accanto a lei, c’era Milo, un ragazzino mingherlino che portava grandi occhiali da Nerd, lui era un vero e proprio secchione. Ma, a differenza di molti della sua ‘specie’, era un tipo simpatico.
-Belle, mi serve un favore. Tu hai già scritto la relazione sui romanzi francesi del 1800?
-Sì, devi copiarla?
-Mi chiedevo se potessi dargli uno sguardo, stasera ho appuntamento con Ercole.
Belle accennò un sorrisetto complice, quasi impercettibile.
-Certo.
Prese lo zainetto azzurro e porse un fascicoletto a Meg.
-Caspita, hai scritto un papiro!
-L’argomento mi interessava! Comunque tienilo pure, basta che me lo riporti domani …
-Sei un mito, non so come ringraziarti!

Se c’era davvero una persona che Meg non sopportava, quella era Aurora, la principessina della scuola. Una cheerleader bionda che dava tutta l’idea di sentirsi una Barbie col mondo al suo cospetto.
‘Rosa’ era la parola che caratterizzava la sua vita. Indossava sempre abitini firmati rosa, con borsette rosa e fasce per capelli rosa.
Un giorno andò persino dalla coach delle cheerleader per chiedere di cambiare colore della divisa.
-Quel verde scuro è troppo grezzo per noi.
Meg non credeva nei pregiudizi e negli stereotipi, ma Aurora era la vera e propria reincarnazione delle Bratz, in peggio.
Cercava sempre di evitarla, ma quando le si appostava davanti, non poteva che sfoggiare uno dei suoi sorrisi più falsi, tanto da farle capire di non essere gradita alla sua vista.
Il braccio destro, la schiavetta, il cagnolino da compagnia, o come vogliamo chiamarlo, di Aurora, era una ragazza dalle origini arabe, davvero bella, tanto che una volta Toako mise in discussione il suo orientamento sessuale al suo arrivo al loro liceo. Si chiamava Jasmine e, fortunatamente, nonostante il colore preferito del suo capo fosse il rosa, lei lo evitava e prediligeva l’azzurro. Probabilmente il motivo del suo legame morboso con il capo – cheerleader / Barbie era l’insicurezza dell’ultima arrivata. Meg lo sperava, perché spesso aveva avuto occasione di parlare con Jasmine e la trovava ‘tutto sommato a posto’, come la aveva definita.
Il mostro pink però non aveva una ‘buona influenza’ su di lei.
-Dovremmo rimetterla in riga – disse Meg mentre passeggiava per i corridoi con Mulan e Matoaka.
-Insomma, come può dopo sei mesi dal suo arrivo ancora stare con Malefica?
-E tu come pretendi di ‘metterla in riga’? Facendola diventare una cannata come te? – rise Toako. In effetti Meg fumava un po’ troppe sigarette, in quel periodo, aveva iniziato dopo un breve periodo di crisi con mega-fusto, e da lì non ebbe più smesso.
-Intendo che così magari la gente può pensare che Jasmine sia antipatica, essendo amica di Aurora, anche se lei non lo è! Ci ho parlato più volte e l’ho trovata davvero forte!
Meg guardò l’orologio. – Devo andare, fra mezz’ora devo vedermi con Ercole…
Subito Mulan le scattò davanti. – E quando mi fai presentare Shang?
Shang giocava nella stessa squadra di football con Ercole e Mulan aveva un debole per lui.
-Oddio, ancora con quel frocio?
-Eddai, ancora con questa storia…
-Sono secoli che non esce con una ragazza, anzi, dacché ne ho memoria non l’ho mai visto in giro se non con ragazzi, soprattutto compagni di football! Chissà che combinano sotto quelle docce…
-Oh… Finiscila, Meg, lo sai che non è vero! Comunque ora vado un attimo in caffetteria, a pranzo non ho mangiato nulla…
-Ok, ci vediamo domani!
Mulan e Toako si diressero verso la mensa, che a quell’ora era ormai vuota.
Fra i pochi rimasti, c’era la cameriera, una studentessa della scuola, Anya, che però doveva pagarsi la retta lavorando il pomeriggio. Viveva in un orfanotrofio e non conosceva il suo passato. Non aveva neanche molti amici, lo studio e il lavoro la privavano di ogni attimo libero.
-Che vi porto, ragazze?
-Un sandwich al prosciutto per me, grazie.
-Una coca cola.
Alle loro spalle, era seduto un gruppetto di ‘pariolini’, tutti ragazzi provenienti da famiglie stra-ricche. Da lì provenne un insulto poco carino. Ovviamente dalla bocca di Gaston, il più scemo. Accanto a lui vi erano Philip, il ragazzo di Aurora, che però l’avrebbe certamente mollata entro pochi giorni (secondo le previsioni di Meg) e John Smith, per cui Toako aveva una cotta dal primo anno. Né John né Philip volevano Gaston nel loro gruppetto, lo ritenevano superficiale e perfido e avevano ottime ragioni per farlo. L’insulto che proveniva dalla bocca di Gaston, infatti, era rivolto ad Anya: - Sguattera, il mio caffé.
Anya lo ignorò, sapeva che il ragazzo la insultava per provocarla, e rendersi bello agli occhi degli altri, anche se appariva semplicemente un imbecille. E lo era davvero!
John e Philip lo riguardarono biecamente, poi si alzarono, lasciandolo solo al tavolo.
Dal tavolo alla parte opposta, arrivò invece Dimitri, senior, con suo amico Al, sempre di diciassette anni.
Specialmente il primo, erano quei tipi che giravano con lo skateboard, che non avevano mai un soldo in tasca, belli e affascinanti.
Dimitri, poi, era da sempre innamorato di Anya, a insaputa di quest’ultima, per cui non poteva che difendere la ragazza dall’antipatico Gaston.
-Qualche problema, gallina?
Sì, come le galline, Dimitri riteneva che Gaston, nonostante la tartaruga sotto il petto, avesse anche un criceto in prognosi riservata nel cervello.
-Io gallina? Ma guarda che scriccioletto…
-Ehi, piano! – Al non poté che difendere l’amico.
-Ma dove vai, straccione, che non hai neanche dieci dollari per comprarti un paio di pantaloni decente.
Dimitri afferrò Al per la manica della felpa.
-Lascia perdere, a quanto pare non ha una vita sociale e per questo deve rompere i coglioni agli altri.
Poi guardò Anya e tentò con tutte le sue forze di non perdersi negli occhi azzurri di lei (Al gli aveva rivelato che, mentre la guardava, ogni volta il suo viso prendeva un’espressione da pesce lesso).
-Poi dev’essere proprio un vigliacco, se se la prende con una ragazza.
Gaston, senza sapere come ribattere, se ne andò indignato.
Dimitri si avvicinò alla rossa.
-Devi perdonarlo, sai com’è, col suo cervello non riesce a formulare pensieri logici.
Anya sorrise, contenta per la premura del ragazzo.
-Grazie.
Rimasero per qualche istante a guardarsi, imbarazzati, senza sapere cosa dire.
Poi Dimitri sciolse il ghiaccio.
-Ti andrebbe di scrivere la relazione di letteratura insieme? Se non l’hai già fatta, ovviamente…
Anya, di certo, non aveva avuto tempo per i compiti pomeridiani, per cui accettò senza esitare.
-Da me? – chiese Dimitri.
-Alle sei?
-Andata.
 
The day after . . .
Ore dieci, lezione di letteratura. Professor Eric Price, alto, moro, occhi azzurri, ventisei anni.
‘Una bomba’, in poche parole [cit. Meg].
I ragazzi lo consideravano moderno e simpatico, le ragazze invece non riuscivano a seguire il tema delle sue spiegazioni, intente ad ammirare il suo didietro. Però, di pomeriggio, la loro priorità era quella di scrivere le relazioni migliori.
Volevano farsi notare dal bel prof, ma nessuna come Ariel.
Senza dubbio la studentessa più timida di tutto il liceo, aveva un anno in meno di tutti i suoi compagni di classe e, per le sue grandi capacità e il suo talento, invece di finire le medie, era passata subito alla High School.
Aveva dei lunghi capelli rossi e grandi occhi blu e un visino paffutello che rivelava che in fondo era ancora ‘una bambina’ di sedici anni.
Nonostante la sua timidezza, però, vinse la sua paura da palcoscenico e si iscrisse al coro della scuola, come soprano. Basti pensare che ai musical tutti chiedono un bis di ogni sua interpretazione.
Tornando a noi: lei era quella che più tra tutte voleva guadagnarsi l’attenzione del giovane insegnante.
Non ne era solo attratta; era sicura che fosse proprio innamorata.
Il fatto che Price lodasse sempre i suoi ottimi temi davanti tutta la classe aveva provocato l’invidia di molte compagne, ma Ariel non se ne curava molto. Da tempo la sua migliore amica era Anya. Entrambe isolate dal resto della scuola (un po’ per scelta, un po’ per la stoltezza degli altri), entrambe semplici e sognatrici.
Tuttavia, non erano le sole a sentirsi escluse. C’era anche Esme. Lei però non aveva nessuna amica, ma ciò non le dispiaceva.
Aveva un tragico passato alle spalle, di cui custodiva il segreto. Cresciuta dopo la morte dei genitori, viveva in delle baracche ai lati di New York, con un gruppo di zingari; ma la vera tragedia non era la sua situazione economica o sociale. Costretta a prostituirsi, a diciassette anni, senza altra scelta. I suoi clienti erano universitari o uomini di mezza età.
Esme era convinta che nessuno conoscesse il suo lavoro extrascolastico, eppure qualcuno c’era.
 
Le persone a conoscenza del segreto di Esme erano più di una, a dir la verità. Si chiamavano Chace e F. Jordan. Il primo era uno studente del primo anno, il secondo un temutissimo professore di ormai quasi sessant’anni. Lo studente era purtroppo deforme, aveva un occhio più grande dell’altro e una grossa gobba dietro le spalle, l’altro invece era la persona più crudele che avesse mai messo piede alla Wilson High School.
  
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