Libri > Sherlock Holmes
Ricorda la storia  |      
Autore: Bethesda    05/07/2012    1 recensioni
Il sole della Cornovaglia splendeva radioso quella mattina di Agosto. Non che fosse un giorno particolarmente degno di nota: io ed Holmes ci trovavamo in una vacanza forzata della durata di due settimane per rimettere in sesto il suo sistema nervoso, fortemente compromesso dopo l’ultimo estenuante caso.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sole della Cornovaglia splendeva radioso quella mattina di Agosto. Non che fosse un giorno particolarmente degno di nota: io ed Holmes ci trovavamo in una vacanza forzata della durata di due settimane per rimettere in sesto il suo sistema nervoso, fortemente compromesso dopo l’ultimo estenuante caso.
 
Doveva essere il quarto, forse quinto giorno, e avevo deciso di andare a nuotare nelle fredde acque della Manica per trovare riparo dall’afa che in quei giorni opprimeva l’aria, nonostante la nostra casa si trovasse in una situazione favorevole per quanto riguardava il clima e i venticelli che di tanto in tanto portavano un poco di refrigerio.
 
Tentai di convincere Holmes a seguirmi ma la sua fu una risposta seccata, scagliatami contro da dietro un trattato sulle malattie tropicali che stava consultando.
 
«Non ho alcuna intenzione di giacere inerme su una qualche insulsa spiaggia, Watson. Ho acconsentito a venire qui – anzi, diciamo pure che mi ci hai trascinato con l’inganno – ma non mi dedicherò a certe attività da villeggiatura. Se proprio non posso dedicarmi al mio lavoro dovrò pur trovare un metodo per tener occupata la mente e la lettura di questo trattato mi è più che congeniale».
 
Sapevo che le sue parole, per quanto pungenti, erano solo dettata da una sorta di ripicca puerile per averlo allontanato dai suoi casi. Ma era stato necessario: nelle settimane precedenti era passato da un’indagine all’altra senza tregua e quella “insulsaggine” – così da lui definita – lo avrebbe rimesso in sesto.
 
Mi diressi dunque da solo al mare, a circa dieci minuti dalla casa, spendendo il resto della mattinata fra bagni nell’acqua cristallina e una buona lettura. Poi ebbi la pessima idea di chiudere gli occhi, risvegliandomi solo due ore dopo sotto il sole cocente dell’una del pomeriggio.
 
La mia pelle, nonostante fosse coriacea ed abituata alle intemperie grazie ai miei anni nell’esercito, sembrò mal sopportare quella prolungata esposizione e mi resi conto che avrei potuto essere utilizzato facilmente da Holmes in uno dei suoi esperimenti, se solo avesse voluto scaldare bacher e provette posizionandoli sulla mia povera schiena.
 
Decisi di ritirarmi e quando arrivai a casa, dolorante e sfinito nonostante avessi dormito, trovai Holmes ad accogliermi.
 
______________________________________________________
 
«La mia idea di rimanere a Londra non era poi così malvagia, mio caro amico. Perlomeno tu e il tuo corpo vi sareste risparmiati questa inutile sofferenza».
 
Mi trattenni. Dopotutto un gentiluomo dovrebbe evitare di essere scurrile – benché affermazioni come quella che era appena uscita dalla bocca del mio amico mi rendessero il compito difficile – e inoltre il fatto che la mia faccia fosse nascosta in un cuscino mi permetteva di non dare a vedere la mia irritazione per quelle sue parole.
 
«Avremmo potuto trascorrere in modo piacevole il nostro tempo anche a Baker street».
 
Mi sollevai un poco facendo leva sui gomiti, quanto bastava per far sì che la mia bocca fosse libera di parlare. Non potevo vedere Holmes negli occhi, in quanto si trovava alle mie spalle, seduto sul bordo del letto, e al sottoscritto  era impossibile ruotare la testa senza provare un forte bruciore.
 
«Ovviamente, ma se il tuo ultimo lavoro non ti avesse portato al collasso più volte non saremmo qui. Hai bisogno di riposare, Holmes, e non torneremo a casa prima di quanto stabili--»,
 
Sobbalzai per la sorpresa ed il bruciore improvviso, senza riuscire a reprimere un gemito.
 
«Non fare il bambino».
 
Lasciai che Holmes mi spalmasse la schiena con un balsamo di fortuna, avvertendo le mani rinfrescarmi e darmi un poco di refrigerio.
 
Sospirai, appoggiando sul cuscino una guancia e osservando il lavoro del mio compagno con la coda dell’occhio.
 
«Sei un irresponsabile: un medico che si procura un’ustione del genere… Sto seriamente pensando che non mi sottoporrò più alle tue cure».
 
«Non lo fai in alcun caso».
 
«Perché il sottoscritto ha la buona creanza di non comportarsi in modo autolesionista».
 
A dispetto del dolore che ciò mi avrebbe provocato, voltai la testa in modo da poterlo guardare negli occhi.
 
«Holmes, sei l’ultima persona su questo globo che permettersi di parlare di autolesionismo».
 
«La cocaina non ha mai avuto l’effetto di una fustigazione con un gatto a nove code sulla mia schiena, Watson. Invero, sei tu quello che sembra appena passato fra le mani dell’Inquisizione».
 
Mi abbandonai nuovamente sul guanciale, zittito da Holmes che aveva ripreso a muovere le mani sulla mia pelle arrossata.
 
Sospirai più volte: la leggiadria e abilità delle sue mani in questo caso risultava più che gradevole e lui stesso se ne accorse, deciso a dilettarsi con il mio corpo inerme.
 
Avendo unicamente un asciugamano a coprirmi i fianchi e le gambe – anche loro avevano subito la triste sorte della mia schiena – lo sentii insinuarsi con lentezza sotto di esso, per dedicarsi fugacemente a parti nascoste del mio corpo che non gli nascosi, anzi: quel suo tocco mi riempiva di aspettativa, e non appena mi fosse passato quel male passeggero mi dissi che avrei approfondito quel contatto.
 
Frattanto mi sarei goduto le sue sottili dita, mugolando soddisfatto e senza nascondere il mio compiacimento.
 
«L’Inquisizione no», farfugliai. «Ma se continuerai a toccarmi in questo modo sarà il giudice di un tribunale a passare entrambi sotto la frusta».
 
«Non dire sciocchezze: non ci torturerebbero».
 
«Basterebbero i lavori forzati a Reading e--».
 
Sentii le sue labbra sulle mie e mi resi conto che era stato un modo per zittirmi dolcemente, nonostante la sua posizione fosse piuttosto scomoda da mantenere.
 
Abbandonò la mia bocca poco dopo, tornando a dedicarsi in silenzio alla mia schiena.
 
Io stesso non dissi nulla e continuai a fissarlo mentre completava zelante la sua opera. Ma non resistetti a lungo.
 
«Holmes».
 
Grugnii in risposta mentre passava per diletto un dito ricoperto di balsamo lungo tutta la mia colonna vertebrale, provocandomi un brivido.
 
«Non pensi mai che potrebbero scoprirci?»
 
Il dito si bloccò in mezzo alle scapole.
 
«Pensavo fossimo in vacanza».
 
«Siamo pur sempre nella nostra Patria, con tutte le sue leggi giuste o inique».
 
«Credo che in questo momento tu stia pensando unicamente alle seconde».
 
Sbuffai con aria rassegnata.
 
«È tanto difficile rispondere?»
 
«È tanto difficile non porsi questa domanda? Pensavo che almeno qui dovessimo riposare le nostre stanche menti».
 
«Ciò dimostra che almeno ogni tanto te la poni questa domanda».
 
Fu il suo turno di sbuffare irritato e tolse definitivamente il dito dalla mia schiena, pulendolo malamente sul lenzuolo.
 
«Watson, viviamo in un Paese che pullula di prostitute, criminali, bambini sfruttati e uomini miseri. Io cerco di portare stabilità in certe ingiustizie che avvengono nella nostra società ma il più volte hai visto – anche con tuo disappunto – che non sempre il mio giudizio sia eguale a quello che un tribunale ufficiale formulerebbe. Come potrei? Io stesso ho commesso crimini, effrazioni, inganni e ogni tanto violenza per riuscire a trovare anche solo uno spiraglio di luce. Non è regolare, certo, ma non mi ha mai deluso. E preferisco vedere una donna che ha ucciso il marito violento e sfruttatore libera, piuttosto che in una lurida prigione per il resto della sua vita. Il suo comportamento potrebbe essere stato sbagliato agli occhi di un qualche ometto imparruccato e imbellettato, ma solo perché questo non saprebbe le vere ragioni della sua azione, o, almeno, le tratterebbe con superficialità. Ora, dato che so come si muove la legge, e quali siano i contorti fili che la controllano, come posso io non pormi certe domande? Ai loro occhi, se sapessero cosa faccio fra le mura del nostro appartamento, risulterei un criminale, un perverso, un invertito. Eppure quante volte ho aiutato Scotland Yard nel tirarli fuori dalle tenebre?
«Non è una società giusta la nostra. Danno la caccia a chi non può difendersi e chi risulta un poco più furbo si nasconde, Watson, come noi. Credimi quando ti dico che darei qualunque cosa per potermi muovere senza il terrore che la signora Hudson ci senta spostarci da una camera all’altra nel cuore della notte, o che Lestrade la smetta di fare supposizioni sui nostri rapporti intimi quando pensa di non essere visto dal sottoscritto. Ma non ho questo potere. E me ne rammarico».
 
Lo osservai con interesse e presi coraggio per compiere quel doloroso movimento: mi misi a sedere, prendendogli il volto tra le mani, e lo baciai con forza.
 
Quando mi separai poco dopo notai un gradevole rossore sulle guance e sulla bocca sottile che nell’impeto avevo morso.
 
«Per te sopporterei una vita di carcere».
 
Mi fissò senza dir nulla, le labbra strette e lo sguardo glaciale.
 
Mi sentii immensamente stupido e arrossii, scostando le mani dal suo volto per andare a posarle sul materasso, ma Holmes mi bloccò i polsi spingendomi con la schiena verso il basso, assaltando la mia bocca con voracità.
Quando ci separammo fu solo perché eravamo affamati d’aria.
 
«Gradirei cercare di evitartelo, benché mi lusinghi. Preferirei incontrarti nel nostro salotto, piuttosto che nei corridoi del carcere. Magari potremmo chiedere due celle affiancate».
 
«Se davvero Lestrade sospetta qualcosa le avrà già preparate, con i nostri nomi incisi sopra. Dopotutto lo hai aiutato parecchio in questi anni e sarebbe davvero incivile negarti un favore del genere».
 
«Credo che abbia una cella pronta per il sottoscritto da quando ci siamo conosciuti».
 
Sorridemmo divertiti, tornando a cercare le nostre labbra per pochi istanti finché non fui costretto a separarmi.
 
«Holmes, ti devo chiedere un’ultima cosa».
 
Il mio amico alzò un sopracciglio senza allontanarsi eccessivamente dalle mie labbra che cercò di riprendere più volte con scatti repentini del capo.
 
«Qualunque cosa, basta che sia rapida», rispose in un soffio.
 
Feci una smorfia, incapace di trattenermi più a lungo.
 
«Potresti levarti da sopra di me? La schiena mi sta uccidendo e credo che il tuo peso non sia la cura più congeniale in questo caso, anche se una volta passato il dolore potrebbe rivelarsi ottimo per la riabilitazione», dissi, cercando di raddolcire la brutalità della mia richiesta mentre scivolava via da me con uno sbuffo.
 
«Sapevo che si sarebbe rivelata dannosa questa vacanza», sentenziò immergendo le dita nel balsamo, tornano a lenire la pelle ustionata.



Note: Vi domanderete - giustamente -: "Ma la smette di scrivere?".
Ovvio che no, mi diverto! E come vedete vado anche per stagione! Il povero Watson si è ustionato, tesoro...(ovviamente ciò non ha nulla a che vedere con il fatto che mi sia scottata al mare. No, nulla di nulla...)..eeeeh. Basta. Sinceramente volevo scrivere qualcosa di più breve, una flash magari, e invece è uscita questa. Così, di suo pugno. È una cosina soft tanto perché il fandom in estate è mezzo morto e mi dispiace vederlo rantolare...(ok, effettivamente i miei sembrano più colpi di grazia che aiuti XD). Basta. Ho finito di sparare cazzate.
Baci,
Beth
.

P.S.: Perché "Zenit"? Perché a quell'ora Watson si è addormentato e poi bruciato. Pessima ora per stare in spiaggia. Quindi no, non vi è alcun significato profondo XD
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Sherlock Holmes / Vai alla pagina dell'autore: Bethesda