Dopo avergli appoggiato il piatto davanti, la mamma infilò una mano fra i riccioli biondi del figlio.
Quella mano indugiò lì per diversi secondi, quasi come se Myuca avesse potuto sparire da un momento all’altro, poi scivolò sulla guancia vellutata in una carezza gentile.
Finalmente lo lasciò mangiare e si sedette accanto a lui, fissandolo con adorazione.
Myuca era tanto felice. La mamma aveva preparato il suo piatto preferito.
Gli raccomandava sempre di mangiare tutto perché molte persone non erano fortunate come loro.
Myuca lo sapeva, eppure faceva i capricci.
E i suoi genitori lo accontentavano. In qualsiasi cosa. Quando voleva qualcosa, che fossero giocattoli o caramelle o altri sfizi, gli davano anche il doppio. Lo viziavano, ma era un piacere. Non sopportavano vedere quel bel visino arrossarsi e contrarsi dal pianto e dalle urla.
I ragazzini dispettosi, che lo prendevano in giro per le sue arie da signorino, venivano allontanati dai fratelli maggiori. A Myuca piacevano quei monellacci perché li trovava coraggiosi, ma la sua famiglia lo pregava  di non frequentarli. Non erano degni di lui, gli spiegavano. Il piccolo ancora non distingueva bene le classi sociali, ma ubbidiva.
 I suoi famigliari volevano solo il meglio per lui, quindi dovevano avere ragione.
Il loro obiettivo era non fargli mancare niente.
Ogni sera, mentre era comodamente avvolto da un fagotto di lenzuola e coperte, la mamma si sedeva sul suo letto e gli raccontava una fiaba.
Adorava quel rituale: non importava quanti mostri ci fossero, c’era sempre un lieto fine.
Myuca era tanto, tanto felice. Era circondato da amore e protezione, non poteva desiderare altro.
 
Aprì gli occhi con il sorriso sulle labbra.
 Si spense subito.
Aveva sognato la sua famiglia… Di nuovo.
Era notte, nella camera da letto di una casa non sua, contro il petto di un uomo dormiente che aveva strappato un frutto ancora troppo acerbo.
Fece un piccolo tentativo di muoversi. Inutile, non poteva.
 Le braccia di Guildias parevano le sbarre di una indistruttibile gabbia.
Finiva così la storia, il bel principino prigioniero dello stregone malvagio. Nessuna fata o cavaliere sarebbe arrivato a salvarlo.
Lacrime silenziose gli rigarono le guance mentre la consapevolezza lo assaliva.
Aveva perso la sua vita per sempre.
 
 
Note
Da 1 a 10 fa schifo diecimila, vero?
Comunque. Questa è la prima fanfic su Enzai in un sito di fanfiction? Mi sento vagamente realizzata xD
Essendo Enzai un fandom sconosciuto non so quanti leggeranno questa ciofeca storia.
In ogni caso mi è piaciuto scrivere, questo è l’importante.