Fanfic su artisti musicali > B2ST/Beast
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Autore: _YeongWonhi_    05/07/2012    3 recensioni
"Prendete due gruppi famosi con due generi musicali completamente differenti e metteteli sul palco degli Mtv World Stage Malaysia. Da una parte i Thirty Seconds To Mars e dall’altra i Beast. Vi chiederete cosa mai potrà esserci che li accomuna… e se fosse una ragazza? Non una ragazza e basta,ma la sorella adottiva dei fratelli Leto, grande amante del ballo hip-hop che si troverà a dover fare una scelta che le cambierà completamente la vita. E,come se non bastasse, si troverà a fare i conti anche con qualcosa che non si può scegliere… l’amore."
Se non conoscete i "Thirty Seconds To Mars" non è un problema,loro sono solo dei personaggi marginali che sostituiscono una potenziale famiglia per la protagonista. La vicenda,invece,coinvolge in primis i Beast. Premetto che questa è la mia prima fan fiction su di Loro, spero che possa essere di vostro gradimento!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16: “To leave or not to leave”

_Evelyn

Il giorno della mia partenza era arrivato. Avevo preparato le valige la sera precedente, poco prima di andare a dormire, anche se il sonno non mi aveva visto neanche da lontano.

Avevo passato l’intera notte in preda alla tristezza più totale, rigirandomi tra le lenzuola e impregnandole di lacrime.

Ognuno di loro aveva provato a farmi cambiare idea, si erano tutti quanti intestarditi nel trovare una scusa per convincermi a rimanere. Tutti tranne lui. E questa era la cosa che mi faceva più male.

Quindi, quando mi “svegliai” quella mattina, con due occhiaie evidenti sotto gli occhi, sembravo una ragazza mezza viva e mezza morta. Perché in fondo quello non era vivere, a mio parere il termine giusto era sopravvivere.

Fu così che mi ritrovai a pensare a tutta quell’assurda e meravigliosa esperienza che sembrava ormai giunta al termine.

Il primo giorno in cui incontrai i B2ST,  in Malaysia durante il concerto a cui partecipavano anche i miei fratelli e Tomo,lo ricordavo come se fosse passata appena una notte. Il primo approccio che cercai di instaurare con loro fu alquanto imbarazzante, ma se pensavo a dove mi aveva portato, non potevo certo rimpiangere la mia figuraccia.

Da quel giorno niente era più stata la stessa cosa, nemmeno io. Ero cambiata in quei pochi mesi, ed avevo riscoperto una parte di me che credevo fosse andata persa da tempo.

E avevo portato a termine il mio scopo… ero riuscita a ballare. Potevo anche ritenermi abbastanza brava, visto il poco tempo a disposizione che avevo avuto, ed il merito andava a quei sei splendidi ragazzi che mi ero ritrovata come insegnanti. Il loro manager, però, non aveva ancora avuto modo di vedermi ballare, e non ne avrebbe più avuto l’occasione.

L’idea di dover partire davvero mi stava devastando, come avrei fatto senza di loro?

Mi sarebbe mancato il leader con le sue ramanzine quando qualcuno di noi faceva qualcosa di sbagliato. Quel leader che si prendeva cura di tutti, nessuno escluso, e mi aveva accolto come avrebbe fatto un perfetto Hyung… Perché Doo-Joon era proprio quello, un meraviglioso Hyung.

Mi sarebbe mancato perfino Hyun-Seung, nonostante fosse stato quello con cui avevo legato di meno. Il suo tono pacato, le sue spiegazione efficienti su qualunque cosa, le sue risate…sarebbero rimaste per sempre nei miei ricordi.

Mi sarebbe mancato Dong-Woon. Lui e il suo sguardo maledettamente intenso, il quale mi aveva dannato all’inizio dell’avventura. Mi aveva fatta soffrire, avevo pensato di essere un peso per lui, ma da quando avevo scoperto che non era così ed era venuta a galla la verità, avevamo instaurato un bel legame, escludendo le piccole incomprensioni di percorso.

Mi sarebbe mancato Jun-Hyung. Non avrei dimenticato niente di lui, soprattutto le sue labbra soffici e il suo tocco dolce e deciso allo stesso tempo. Avevo provato attrazione per il rapper, non potevo negarlo, e forse avrei potuto provare anche qualcosa di più. Ma era arrivato troppo tardi. Il mio cuore ormai apparteneva ad un altro.

Mi sarebbe mancato Yo-Seob. Il mio piccolo angelo custode. Le sue risate, le sue facce buffe, la sua dolcezza, i suoi abbracci confortanti, i suoi sorrisi celestiali, le discussioni che facevamo prima di dormire….cristo! Senza di lui mi sarei sentita mezza vuota. Come avrei fatto da sola?

Mi sarebbe mancato Gi-Kwang, non mi interessava se lui non la pensava come me, non me ne fregava niente se, forse, io non gli sarei mancata affatto. Io lo avrei ricordato sempre e comunque. Le sue braccia forti che mi stringevano, le sue mani che mi accarezzavano, i suoi baci bollenti, le sue sfuriate di gelosia. Non avrei mai dimenticato niente di lui, avrei conservato ogni singola cosa nel mio cassetto dei ricordi, chiudendolo a chiave per farne un tesoro intoccabile. Lui era stato il mio primo vero amore.

Qualcuno bussò, costringendomi ad interrompere il filo dei ricordi.

-“Avanti.” la mia voce fuoriuscì un po’ gracchiante, e mi accorsi che una lacrima mi stava scivolando lungo una guancia. Così, mentre la porta si stava aprendo, me l’asciugai velocemente con il dorso della mano.

Yo-Seob sbucò dal nulla. Fu la prima volta che vidi un sorriso falso sulle sua labbra.

-“Allora, sei pronta?” fingeva di essere contento per me, solo per non farsi travolgere dalla tristezza. Sapevo che non sarebbe mai potuto essere felice della mia partenza, ormai lo conoscevo troppo bene. “Torni a Los Angeles! Così non sentirai più la mancanza della tua casa!” altro finto entusiasmo.

Lo abbracciai di slancio, rifugiandomi nell’incavo del suo collo ed inspirando profondamente il suo profumo. Anche quello mi sarebbe mancato.

-“Ma sentirò la vostra mancanza.” sussurrai, marcando bene l’aggettivo.

-“Anche tu ci mancherai.” disse lui, appoggiando il mento sulla mia testa. “Fatti sentire spesso! Hai i nostri numeri di telefono, le nostre e-mail, insomma hai tutti i nostri contatti, e sai dove viviamo. Non sparire nel nulla eh!”

Quella raccomandazione fu un po’ come una conferma della mia partenza, dandomi un assaggio di come sarebbe stato il mio futuro da lì in poi. Ovvero messaggi, chiamate, e-mail, visite sporadiche… era tutto così deprimente.

-“Te lo prometto.” giurai. Meglio deprimermi un po’ che interrompere del tutto i contatti con loro.

Ci staccammo svogliatamente dall’abbraccio. Era arrivato il momento di andare. Così trascinai le valige fino all’ingresso, dove mi stavano aspettando tutti quanti.

Mi guardai intorno un’ultima volta, cercando di imprimere nella mente ogni singolo particolare di quell’appartamento.

-“Andiamo allora!” esclamò Doo-Joon, schioccando la lingua per sottolineare il suo disappunto. Non volevano che me ne andassi, ma ormai si erano rassegnati.

Il tragitto che ci separava dall’aeroporto fu breve, come al solito. Una volta arrivati a destinazione raggiungemmo i miei fratelli e Tomo, dopo aver fatto il check-in. Il nostro aereo sarebbe partito da lì dopo una decina di minuti.

Indossai un sorriso finto, come quello che mi aveva rivolto poco prima Seobie. Poi li salutai tutti, abbracciandoli uno alla volta e trattenendo a stento le lacrime che mi offuscavano la vista.

-“Mi raccomando, fai la brava.” disse il leader, facendomi sorridere appena.

-“Pensaci ogni tanto.” Hyun-Seung. Come se ci fosse stato bisogno di un invito verbale per farlo! Sorrisi di nuovo.

-“Ce la puoi fare.” Dong-Woon. Ero sicura che anche lui ce l’avrebbe fatta.

-“Scusami, se non fosse stato per me, forse ora non dovresti andartene.” Jun-Hyung. Ancora con ‘sta storia?! Era stata colpa mia, punto.

-“Non leggere troppo e allenati.” Yo-Seob, sempre il solito premuroso.

Poi fu la volta di lui, ma non ebbi la forza di abbracciarlo, sarebbe stato troppo. Così mi limitai a guardarlo negli occhi. Niente parole, niente gesti, dimostrazioni di affetto o altro. Niente.

Avrei voluto poterlo toccare un’ultima volta, assaporare le sue labbra carnose… ma non lo feci. Altrimenti non avrei avuto il coraggio di partire.

I Leto e Tomo salutarono tutti e sei i ragazzi amichevolmente, poi si incamminarono verso l’aereo. Io li seguii a qualche metro di distanza con la testa rivolta verso il basso e le spalle ricurve.

Mentre procedevo lentamente, mi costrinsi ad alzare lo sguardo. L’immagine sovrastante dell’aereo che mi avrebbe portato definitivamente via dalla Corea del Sud stava diventando sempre più nitida.

“Addio”, pensai.

 

_Gi-Kwang

La stavo osservando mentre camminava verso la sua meta, cercando ancora di elaborare la cosa.

Durante gli ultimi giorni avevo mantenuto attentamente  le distanze con un atteggiamento indifferente, come d’altronde avevo fatto durante l’intera ultima settimana.

Avrei voluto implorarla di restare, mi sarei addirittura inginocchiato al suo cospetto per farle cambiare idea. Ma non l’avevo fatto; c’era qualcosa che me lo aveva impedito.

Ora, però, mentre la guardavo allontanarsi sempre di più da me, mi resi conto di quanto ero stato stupido.

Come avevo fatto ad ignorare la cosa? Speravo forse che si risolvesse tutto da solo? Magari pensavo di sognare e credevo fermamente che mi sarei risvegliato da un momento all’altro, riscoprendola ancora al mio fianco.

Non riuscii più a trattenermi, e delle lacrime amare sgorgarono abbondantemente dai miei occhi, riversandosi sulle mie guance e bagnandomi completamente il volto.

Quella era la situazione in cui mi ero ridotto. Si, perché ero stato io ad infliggermi quella sofferenza a cui avrei potuto porvi fine facilmente, già da tempo.

Sentii una mano posarsi sulla mia spalla, quasi insistentemente. Di malavoglia distolsi lo sguardo da Evelyn, voltandomi verso colui che mi stava… spingendo?

-“Cosa diamine stai aspettando?” mi chiese Yo-Seob, sgomentato.

Già, cosa stavo aspettando? Ormai si stava facendo tutto più chiaro e dovevo porre rimedio all’errore madornale che avevo compiuto. Mi accorsi anche del poco tempo che mi rimaneva per farlo.

Così sorrisi a Seobie, sperando di dimostrargli tutta la gratitudine e l’affetto che provavo nei suoi confronti.

Poi le mie gambe cominciarono a muoversi in avanti, senza che me ne accorgessi, ed improvvisarono una corsa un po’ impacciata.

-“Evelyn!” urlai con tutto il fiato che avevo in gola, facendo voltare alcuni passeggeri curiosi. Mi sembrava di essere in un film strappalacrime.

Ciò che avvenne dopo fu talmente veloce che a stento riesco a descriverlo.

Eve si voltò verso di me con un movimento deciso della testa, e il suo sguardo incontrò il mio, riscoprendolo ancora umido, a causa del pianto precedente non ancora interrotto.

Poi piantò le valige per terra e cominciò a corrermi incontro, sotto lo sguardo stupito dei suoi accompagnatori.

Io continuai a correre verso di lei, impaziente di stringerla a me.

Fu questione di qualche secondo e le nostre braccia si incontrarono quasi dolorosamente, unendoci in un abbraccio mozzafiato.

Le nostre labbra, ancora bagnate, si cercarono affamate, dando vita ad un bacio straziante e dolce allo stesso tempo, fino a farmi dolere il labbro inferiore, ma non me ne curai.

La presi letteralmente in collo, mentre lei stringeva le gambe intorno alla mia vita, senza interrompere il bacio che ci stavamo scambiando.

-“Resta.” Il mio respiro era affannato, ma la implorai comunque come avrei dovuto fare da tempo.

-“Resto?” la sua era una domanda retorica.

Io annuii energicamente con il capo. Lei,in risposta, mi baciò di nuovo, togliendomi nuovamente il fiato.

-“È un si?”domandai speranzoso.

Stavolta fu lei ad annuire, ed in quel momento non c’era nient’altro al mondo che mi importava. Ciò che riuscivo realmente a guardare era solo il suo volto così vicino al mio.

Eravamo solo io e lei. Cos’altro contava? Per me nient’altro.

 

_Evelyn

Ricordai improvvisamente che i miei fratelli erano rimasti sulla scaletta dell’aereo e probabilmente mi stavano aspettando. Così mi allontanai lentamente dalle sue labbra, nonostante il mio desiderio fosse stato un altro.

-“Devo…avvertirli.” dissi con il fiatone. Sembrava che avessi corso una maratona, ma la fatica non la sentivo. Ero completamente invasa da una gioia devastante.

In quel momento era come se niente avesse potuto farmi del male.

Lui annuì ancora una volta con un cenno del capo, prima di mettermi giù. Quando i miei piedi toccarono di nuovo terra, scoprii che le mie gambe erano diventate improvvisamente molli.

-“Ti accompagno.” disse, notando la mia instabilità e scoppiando in una risata fragorosa. Con ciò si meritò una lieve pacca sul collo, ma ero troppo felice per potergli fare “davvero male”.

Finalmente mi sentivo di nuovo nel posto giusto, al momento giusto. Ma soprattutto…con il ragazzo giusto.

Così arrivammo da loro, mentre cercavo di mantenermi stabile nel migliore dei modi.

-“Jared, Shannon, Tomo…i-io…” non mi diedero tempo di continuare, interrompendomi tutti e tre contemporaneamente con un cenno della mano.

-“Abbiamo capito, tranquilla. Noi, però, dobbiamo andare ormai.” la voce di Jared era triste, ma sapeva che era ciò che volevo davvero, quindi comprendeva il mio gesto. Ma c’era una cosa che non mi avevano lasciato specificare.

Io non volevo posticipare la mia partenza, io volevo eliminarla del tutto.

Volevo rimanere lì per un tempo indeterminato, finché tutto andava bene non sarei più tornata a Los Angeles.  Ma non sapevo come dargli la notizia, e soprattutto temevo la reazione di mia madre. L’avrei lasciata sola. Avrebbe sofferto?

Ero un’egoista, ma ne sentivo il bisogno. Io necessitavo di restare.

-“Jared… io voglio rimanere qui definitivamente. Fino a che le cose procederanno bene voglio vivere qui. Mi troverò un lavoro, e se è necessario una casa. Voglio passare il mio futuro in Corea.” dissi tutto il più velocemente possibile, anche perché l’aereo doveva partire di lì a poco.

-“Evelyn, lo avevamo già capito da tanto e ne avevamo già parlato con nostra madre. Constance ha detto che qualunque cosa tu faccia, qualunque sia la tua scelta, sa che lo fai perché ci tieni davvero. Ha detto che è fiera di te, e, anche se sentirà la tua mancanza, se ne farà una ragione. Però…” tirò fuori un sorriso quasi birichino “Dovrai venire a Los Angeles a trovarci! Molto spesso! Insieme a loro se vuoi! Ogni volta che puoi, prendi l’aereo e vieni, e noi faremo uguale. Poi ne riparliamo anche per telefono! Ora dobbiamo andare.”

Le sue parole furono per me come la chiave per la felicità. Li abbracciai tutti e tre con forza.

-“Piccolina, non farci preoccupare eh! Continua a chiamarci spesso!” Shannon mi stava letteralmente stritolando.

-“Ricorda di imparare bene le facce pazze, così quando ci rivediamo potremmo fare un album fotografico. Ah ah ah!” Tomo non si smentiva mai.

-“Cosa più importante, continua ad essere nostra fan eh!” la DivaH doveva sempre dire la sua perla di saggezza. “E quando diventerò un ninja affermato, mi basterà il teletrasporto per venire da te, quindi, occhio a ciò che fai.”

Gli tirai uno schiaffo leggero sulla spalla, roteando gli occhi. Era da tanto che non lo facevo. Poi salirono definitivamente sull’aereo, così fummo costretti a tornare dagli altri, mentre loro decollavano.

Guardai il cielo fino a che non divennero un punto appena visibile nascosto tra le poche nuvole, e, quando mi girai verso i Beast, mi ritrovai cinque paia di occhi felici puntati addosso.

-“Sei rimasta!!!” esclamò Seobie, per poi abbracciarmi, costringendomi a sfilare la mano da quella di Gi-Kwang.

Dopo un primo momento di euforia generale, uno di loro mi fece notare cosa avrei dovuto fare.

-“Mi sa proprio che c’è un paio di valige da disfare!” il leader aveva preso il controllo della situazione ancora una volta. “Quindi, cosa aspettiamo?! Andiamo a casa nostra!

Detto e fatto. Giungemmo all’appartamento in meno che non si dica. Mi precipitai subito in camera e cominciai a togliere tutti i miei vestiti e il resto delle cose dalle valige, per rimettere tutto dov’era prima.

Una volta che ebbi sistemato tutto mi guardai intorno soddisfatta. Quello era il mio posto.

Durante il pranzo di quel giorno chiacchierai come non facevo più da una settimana a quella parte. L’atmosfera che si era ricreata rendeva tutto ancora più emozionante.

La mia scelta di rimanere era stata ben voluta da ognuno di loro, e la sorpresa era ancora ben evidente nei loro volti sorridenti.

-“Per quanto resterai?” mi domandò allora Dong-Woon, cercando di non sembrare precipitoso, visto che loro ancora non sapevano niente della mia decisione.

-“Veramente io…”

-“Lei non partirà più.” Kikwang finì la frase al posto mio, incapace di starsene in silenzio.

-“Nel senso che rimarrà a vivere definitivamente qui in Corea?” Jun-Hyung per poco non sputò l’acqua che stava per bere, colto alla sprovvista.

-“Esattamente!” esclamai. Non riuscivo più a trattenere la mia felicità.

-“Ma è una notizia fantastica!” Yo-Seob batté le mani eccitato. Sembrava un angioletto pronto ad innalzarsi in un volo gioioso. M’immaginai quella scenetta e scoppiai a ridere. “Che ho detto di male?” domandò, imbronciandosi.

-“Non è ciò che hai detto. Ma ciò che hai fatto!” dissi, cercando di smettere di ridergli in faccia. Lui mi guardò storto, mentre porgeva il labbro inferiore verso il basso.

Il resto del pranzo fu consumato così tutto il tempo, tra una battuta e un’altra, mentre la contentezza regnava suprema.

 

Nel pomeriggio, mentre i ragazzi erano riuniti nel salone a discutere di lavoro, mi venne in mente un’idea ristoratrice, per così dire.

Decisi di rilassarmi un po’ nella vasca a idromassaggio. Dopo tutto lo stress settimanale che avevo subito, era proprio ciò di cui avevo bisogno.

Così mi ritirai nella mia stanza per prepararmi. Optai per un costume a due pezzi viola, poi presi il primo asciugamano che trovai in uno scaffale dell’armadio e, dopo averlo avvolto intorno al corpo, mi diressi in bagno, cercando di fare il minor rumore possibile.

Entrai e mi richiusi la porta alle spalle, accompagnandola lentamente. Poi mi avvicinai alla vasca e abbandonai l’asciugamano per terra, lasciandolo cadere.

Una volta che fu riempita d’acqua, vi entrai cautamente, stando attenta a non scivolare. La sensazione che mi invase non appena fui completamente immersa fu a dir poco piacevole. Così mi lasciai andare alla tranquillità più totale, chiudendo gli occhi per estraniarmi dal mondo intero.

Parecchio tempo dopo, forse un’ora, un lieve cigolio mi riscosse da quella pace appena trovata. Avevo dimenticato di mettere il foglio fuori con su scritto che c’ero io lì dentro.

Aprii gli occhi di scatto, e la visione che mi si presentò davanti fu un colpo al cuore.

Gi-Kwang era rimasto sull’uscio della porta, come se fosse stato immobilizzato, con solo un costume a cingergli i fianchi. I suoi pettorali erano qualcosa di inumano, così come gli addominali ed il resto dei suoi muscoli.

Per non parlare del suo volto e di quel sorriso un po’ imbarazzato e un po’ malizioso che aveva appena sfoderato.

Mi alzai in piedi ed uscii velocemente dalla vasca, sgocciolando su tutto il pavimento. L’asciugamano non lo raccolsi, ero troppo impegnata a fissare il mio ragazzo.

 

_Gi-Kwang

Uscì dalla vasca, spargendo gocce d’acqua ovunque, ma il mio sguardo si soffermò su quelle che le imperlavano la fronte e le ricoprivano tutto il resto del corpo slanciato. Un brivido mi attraversò la schiena, facendomi fremere di desiderio.

Ero andato in bagno con l’intento di fare ciò che stava facendo lei prima che la disturbassi. Ma temevo che le mie prossime azioni avrebbero avuto tutt’altro scopo.

Lei si accucciò per afferrare l’asciugamano e cominciò ad asciugarsi velocemente le braccia, la pancia e le gambe, per non bagnare ulteriormente per terra. Poi lo usò per massaggiarsi la cute, cercando di asciugare almeno un po’ i capelli.

-“Io qui ho finito.” annunciò una volta fatto, mentre si copriva dietro il panno. Subito dopo mi passò accanto per raggiungere la porta ed uscire.

Io la afferrai per un braccio, bloccandola dov’era e impedendole di fuggire via da me.

-“Dove pensi di andare?” le chiesi, con una punta di malizia accentuata.

-“In camera.” replicò prontamente, guardandomi con un cenno di sfida.

-“E se ti accompagnassi?”

-“Non con gli altri in casa.” sembrò quasi implorarmi.

-“Gli altri sono usciti. Non te ne sei accorta?” insistetti. Doveva aver perso la cognizione del tempo mentre se ne stava nella vasca a idromassaggio.

Arrossì visibilmente, e balbettò delle parole di conferma alla mia prima domanda. Così raggiungemmo insieme la sua stanza.

Quando la porta fu chiusa, incapace di trattenermi ancora, la afferrai per i fianchi e la attirai a me, facendo combaciare la sua schiena contro il mio petto. Pensare che c’era solo il suo asciugamano e il costume a separarmi dalla sua pelle mi mandava in subbuglio.

Lei si girò verso di me, prima di baciarmi a fior di labbra. Poi sentii le sue mani intrecciarsi fra i miei capelli, mentre mi mordeva il labbro inferiore. Io rabbrividii di piacere e aumentai la stretta sulla sua vita, poi lasciai che le mie labbra si dischiudessero permettendo alle nostre salive di unirsi.

Mentre le nostre lingue danzavano, raggiungemmo inconsapevolmente il bordo del letto, dove ricademmo contemporaneamente.

Percepivo il calore del suo corpo sotto di me come un’ondata di vento caldo destinato a ribollirmi dentro. La mia pelle sembrava bruciare al contatto con la sua, come se i suoi tocchi fossero stati lasciati da mani di fuoco.

Evelyn spostò le labbra sulla mia mascella, proseguendo lungo il collo e lasciandomi piccole scie di baci lungo il percorso, aumentando l’eccitazione con la punta della lingua.

Il mio costume cominciava a sembrare sempre più stretto, mentre veniva riempito dal rigonfiamento dovuto dalla situazione. In preda alla frenesia, allentai il nodo del suo asciugamano fino a scioglierlo del tutto, privandola così di quell’ostacolo inutile.

La sua pelle, finora al di sotto di esso, era ancora fresca a causa dell’acqua impregnata nel panno, aumentando così la scarica elettrica che già mi stava invadendo.

Lei tolse il mio asciugamano, stringendo le gambe intorno ai miei fianchi e spingendolo via. Ora c’erano solo i costumi ad impedirci l’unione completa.

Sentivo il suo corpo tremare contro il mio per il piacere, poi una sua gamba scontrò per sbaglio la mia virilità, mandandomi in ulteriore confusione. Non riuscivo a capire più niente.

-“Evelyn… io…” volevo dirle cosa provavo una volta per tutte, ma lei me lo impedì, riprendendo a baciarmi dolcemente.

Senza quasi rendermene conto le mie mani finirono sul gancio del reggiseno del suo costume. Quando me ne accorsi la guardai negli occhi, chiedendole silenziosamente il permesso. In risposta lei annuì ed io feci quello che dovevo fare.

Quell’indumento finì da qualche parte sul pavimento della stanza, e presto fu raggiunto anche dal resto. Infatti, subito dopo, cominciò a giocherellare con l’elastico del mio costume, privandomene completamente. Mentre lo faceva una sfumatura rosea le imporporò le guance, rendendola ancora più bella. Poi anche io feci altrettanto.

I nostri corpi nudi cominciarono a conoscersi meglio, abituati a sfiorarsi solo con gli abiti a separarli. Il mio respiro si fece sempre più corto, e risuonava pesantemente nell’aria insieme al suo.

La guardai nuovamente negli occhi e rimasi incatenato al suo sguardo color nocciola così intenso. Con un ultimo cenno del capo acconsentì al momento decisivo, donandomi il permesso di farla mia.

Il movimento appena accennato del suo volto che si abbassava, le sue ciglia scure che le circondavano gli occhi accesi, la sua presa decisa sulla mia pelle… quella visione e quel tocco mi mandarono letteralmente in estasi. Ed ora mi stava dicendo silenziosamente che potevo accedere al suo cuore e al suo corpo.

Il mio battito cardiaco accelerò, contando i secondi che passavano. Non interruppi il contatto visivo neanche per un attimo quando lo feci. Entrai in lei con dolcezza, facendo attenzione a non farle male, sapevo che non era la sua prima volta, e nemmeno la mia, ma volevo agire come se lo fosse stato.

Perché non mi ero mai sentito così con nessuna ragazza prima d’ora. Non mi ero mai reso davvero conto di cosa significasse amare, ma in quel momento ero sicuro e consapevole di cosa fosse l’amore. Con lei avevo imparato a capirlo.

Le sue braccia mi circondarono e le sue mani si aggrapparono alle mie spalle, conficcando le unghie nella mia carne. Non provai dolore, nemmeno me ne accorsi.

L’amore che provavo per  lei non mi rendeva solo cieco a tutto, ma anche immune a qualsiasi forma di dolore.

-“Ti amo.” sussurrò quelle due parole al mio orecchio, facendomi fremere ancora una volta.

La sua voce che pronunciava quella frase mi parve la musica più bella che avessi mai sentito in tutta la mia vita.

-“Anche io ti amo.” le dissi, incapace di aggiungere altro.

Avrei voluto dirle mille cose. Avrei voluto dirgli che avrei dato la vita per lei, che volevo passare il resto dei miei giorni al suo fianco, che ero stato uno stupido perché avevo rischiato di perderla, ma non ne fui in grado.

Le mie spinte si fecero sempre più veloci, fino a raggiungere insieme l’apice. Al buio, le nostre ombre erano proiettate sulle pareti come una, perché non eravamo più in due tra quelle lenzuola… eravamo una cosa sola.

Rotolai di fianco a lei, ancora ansimante e sfinito, e la abbracciai tenendola stretta a me. Percepivo i suoi respiri affannati riversarsi sulla pelle del mio braccio, donandomi una sensazione quasi appagante.

-“Grazie.” disse con voce flebile. “Grazie per ricambiarmi.”

-“Non devi ringraziarmi. Sono io che dovrei ringraziare te per essere così bella, sia fuori che dentro.”

-“Non lasciarmi, ti prego.” come richiesta non era affatto difficile da compiere.

-“Non lo farò, piccola mia.”

Continuai a tenerla contro il mio petto, accarezzandole dolcemente i capelli e la fronte imperlata di sudore. Mentre ci stavamo addormentando compresi una cosa…

Ormai una delle frasi famose riguardanti l’amore valeva anche per me. L’avevo provato sulla mia pelle, e potevo confermarla, però con una mia aggiunta personale.

“L’amore non è una scelta… è uno Shock!”

E come “shock” a me andava più che bene.


*Si asciuga una gocciolina di sudore, poi saluta le lettrici con la manina* Waaa, che fatica! Non riesco a credere di essere riuscita a scrivere così tanto, è il capitolo più lungo che io abbia mai prodotto! Solo per voi eh! Per non parlare della scena finale... temevo venisse male. Come avrete notato non ho voluto esagerare, anche perchè non mi riesce scrivere certe scene ç__ç.  Ok, dopo questo sproloquio senza senso, ho un annuncio da farvi *alza già le bracci in segno di difesa* : questo è l'ultimo capitolo! Ora non mi resta che scrivere l'epilogo! ç__ç  *stavolta si asciuga una lacrimuccia* Oggi l'angolo domande non ci sarà, vi dò libero sfogo, scrivete tutto quello che vi passa per la testa riguardo a questa storia, mi rendereste davvero felice, poi ora che è giunta al termine...anzi no, la recensione finale è meglio riservarla all'epilogo, è più figo *-* ahahaha...  Beh, non so cos'altro dire, davvero... Alla prossima!! Kisses, Alice...
PS: Non è finita eh, anche se da ciò che è scritto sembra così, ma manca l'EPILOGO!!! Il quale sarà proprio come un capitolo, quindi... vi aspetto!

RINGRAZIAMENTI:  Ora più che mai devo dirvi grazie per avermi supportato fino alla fine, vi voglio bene anche se non vi conosco u.U Un grazie speciale va a: lil_monkey, macky_love, Yoona Hye, e, con un affetto particolare a Ace_B2uty95 per aver creduto in questa storia sin dal primo capitolo, senza nulla togliere alle altre eh! Vi lovvo tutte <3

   
 
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