Let
me kiss you
Ho
sempre detestato fare i
compiti. Sempre.
La
cosa non le è mai stata
estranea, ma Emily è fatta così: prima il dovere
e poi il piacere.
Intanto
la mano con cui impugnavo
la matita era buttata dall’altra parte dello schienale della
sedia, le mie
gambe lunghe distese sotto al tavolo e l’altra mano tra i
capelli sciolti.
Lei,
invece, sempre il ritratto
della compostezza e della laboriosità: i capelli chiari
legati in una coda
alta, il volto chino sui compiti, le gambe incrociate sotto la sua
sedia… e gli
splendidi occhi azzurri fissi sull’esercizio di matematica,
quando è in
difficoltà, Emily, si morde il labbro inferiore mettendo in
mostra una chiostra
di denti bianchissimi.
-
dai Liz, finiamo ‘st’esercizio
così abbiamo finito e poi cazzeggiamo!- le sorrisi e
sbadigliai – certo Mon
Amour, quello che vuoi…- poi feci finta di addormentarmi sul
libro di
matematica – eddai Liz!- Emily mi chiama “Mi
Amor” solo quando deve fare
l’affettuosa, ed i compiti di solito fanno si che lei
abbandoni il soprannome
per ore… sbadigliai nuovamente – Mon Amour, ma a
te viene ‘sto cazzo de
esercizio?- sbottai cancellando l’ennesimo procedimento
errato – uh… ancora lì
stai?!- io divenni rossa quasi quanto i miei capelli –
ehmm…- lei si mise una
mano sulla fronte – perfetto…-
borbottò, io mi lasciai cadere sul tavolo –
andiamo, facciamo una pausa, il mio cervello non ricorda neanche
più che giorno
sia!- lei fece una smorfietta adorabile – ok, ok…
allora, hai sete?- scossi la
testa, nonostante la gola mi sembrasse carta vetrata.
A
dire il vero quel giorno non
ero andata da lei per fare i compiti, tutt’altro.
Mentre
lei tornava dalla cucina
dopo aver bevuto un po’ d’acqua ghiacciata io volsi
il mio sguardo ai compiti.
Quegli
stupidi, inutili libri. Io
e Mon Amour ci lamentavamo secondo una procedura precisa:
“andiamo, ma a cosa
cazzo serve la matematica?” “non ne ho idea, ma in
questo momento ho voglia di
tornare indietro nel tempo e strozzare il coglione a cui è
venuto in mente di
farla studiare nelle scuole!” e via dicendo con insulti alla
prof annessi.
Eppure
studiare con lei è sempre
un piacere… guardarla mentre s’impegna…
non credo arriverei mai a fare una tale
follia!
-
Liz, tutto ok? Stai fissando il
tavolo con aria assorta…- allo stesso modo cominciai a
spostare i libri. Finché
non m’incazzai di brutto e li buttai giù
– ELIZABETH! Ma che diavolo fai?!-
feci quattro rapidi passi verso di lei.
-
Mon Amour, non ce la faccio
più. Mi permetteresti di fare una cosa?- lei mi
guardò con i suoi occhi azzurri
e dorati – certo, ma cos…- prima che potesse
finire la frase raccolsi tutto il
coraggio che avevo.
E
la baciai.
Nulla
di schifosamente sessuale,
niente di orribilmente spinto.
Solo
le mie labbra sulle sue.
Quella
bocca rossa, morbida che
si modellava sulla mia.
Non
mi arrischiai ad abbracciarla,
perché già quel bacio doveva essere uno shock per
lei… ma poi pensai… che lei
capisse.
Quel
bacio non era da un ragazzo
timido ad una ragazza insicura.
Era
da me a lei.
Da
“Mi Amor” a “Mon Amour”.
E
non era niente che c’entrasse
con relazioni diverse dall’amicizia.
Era…
qualcosa di puro, mi resi
conto, strabuzzando gli occhi.
Per
la prima volta, in vita mia,
compresi sul serio la parola “purezza” e
circondando la mia migliore amica con
delicatezza mi dissi che quel bacio era puro, rasentando
l’insostenibile.
Facendomi
scoppiare il cuore.