Fanfic su artisti musicali > SHINee
Ricorda la storia  |      
Autore: Kim_HyunA    05/07/2012    6 recensioni
-Pensi davvero a me quando ti tocchi?- gli sussurrò quasi orgoglioso, le labbra attaccate al suo orecchio.
Senza il suo permesso, un gemito sfuggì dalla bocca di Kibum nel momento in cui Jonghyun si era fatto ancora più avanti, facendo sfregare insieme i loro corpi.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Forse non era stata tanto una buona idea andare a vivere insieme, ma quel piccolo appartamento dall’affitto irrisorio e a pochi metri dall’università sembrava l’affare del secolo per Kibum. Cosa poteva esserci di meglio al mondo che andare ad abitare insieme al proprio migliore amico, evitando di doversi svegliare all’alba ogni mattina, sperando che i treni non fossero in sciopero? Nulla, non poteva esserci nulla di meglio.
 
E anche se il trasferimento era stato caotico, anche se gestire i compiti di casa era faticoso, alla fine si era ambientato bene e non poteva chiedere di meglio. Le stanze erano piccole, è vero, e regnava ovunque il disordine, ma alla fine erano solo due ragazzi, cosa ci si poteva aspettare?
 
E andava davvero tutto bene, ma la vicinanza, si sa, può giocare brutti scherzi e dover convivere con qualcuno rinunciando quasi del tutto alla propria privacy, non era certo facile. E sicuramente il suo coinquilino non faceva nulla per farlo sentire meglio, o, più probabilmente, non si rendeva nemmeno conto che potesse esserci qualche problema nel girare in casa con solo l’asciugamano in vita e il torso ancora bagnato dalla doccia.
 
Kibum era arrivato ad un punto che odiava Kim Jonghyun, che avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia perché da quando era diventato un ossessionato della palestra, ogni scusa era buona per levarsi la maglietta. A nulla servivano le proteste di Kibum, che spacciava le sue lamentele sottoforma di ragioni igieniche, anche se la verità era che quegli addominali scolpiti erano un efficace metodo per farlo distrarre dai suoi libri. E in tempo di esami non era certo la cosa migliore. Kibum l’avrebbe ucciso se non avesse passato gli esami, perché era colpa di Jonghyun se i suoi occhi si distoglievano automaticamente dalle pagine, misteriosamente attratti dal suo corpo, e la sua mente prendeva direzioni che non avrebbe dovuto. Ed era anche capitato più volte che Jonghyun lo cogliesse sul fatto, che vedesse come i suoi occhi indugiavano su di lui; ma non gli diceva mai nulla, si limitava a continuare con quello che stava facendo, ma gli spuntava sempre un sorriso appagato. Quando poi Jonghyun scompariva dalla sua vista, Kibum scuoteva la testa come se tornasse in sé e, con la mente confusa, tornava a studiare.
 
La situazione divenne totalmente insana, sfuggendogli di controllo.
 
Approfittando di un pomeriggio in cui Jonghyun era a lezione, Kibum si era sdraiato sul suo letto (dopotutto avevano anche dormito insieme a volte, che male c’era quindi?) e aveva inspirato a pieni polmoni, quasi come se potesse sentire il suo profumo impregnare ancora le lenzuola.
 
Chiuse gli occhi e forse non avrebbe dovuto farlo. La sua mente partì per la tangente e una volta partita, è difficile recuperarla, se non addirittura impossibile.
 
Immaginava il corpo di Jonghyun sul proprio, il suo respiro sulla pelle… no, è completamente sbagliato, non dovrei… ma le immagini si susseguivano, quelle labbra immaginarie erano sul suo collo ora, lo baciavano e lo facevano tremare come mai gli era successo nella vita reale.
 
Le mani di Jonghyun erano sul suo petto, sulla pancia, sulle braccia, erano ovunque e Kibum avrebbe voluto davvero sentire le sue dita forti e calde su di sé. La mano di Jonghyun scendeva e lo stesso faceva quella di Kibum.
 
Le sue dita lo solleticavano e lo facevano rabbrividire; continuava a tenere vivo nella mente il volto di Jonghyun, come se questo potesse acuire le sue sensazioni.
 
Kibum aveva fatto scivolare una mano oltre il bordo dei propri boxer, sussultando a quel contatto ed espirando con vigore. Continuava a fingere che quella fosse la mano di Jonghyun, che fossero sue le dita che in quel momento sentiva muoversi intorno a sé.
 
Fece scivolare più in basso i boxer per potersi muovere più comodamente e faceva male il mondo in cui voleva che l’altro fosse lì con lui.
 
I respiri si erano fatti più affannati e la sua mano si muoveva con maggior vigore; l’orgasmo colpì forte Kibum mentre l’immagine nitida di Jonghyun era stampata nella sua mente.
 
Quando qualche minuto più tardi recuperò il fiato e si rivestì, Kibum si sentì strano. Davvero aveva appena fatto questo pensando al suo migliore amico? Non ci riusciva a credere e si era subito promesso che non l’avrebbe più fatto, ma la tentazione era tanta e gli ormoni mai a riposo.
 
Ogni volta che Jonghyun era fuori casa, questo era diventato il suo modo di passare il tempo e sentire meno la sua assenza. La sua mente viaggiava sempre più, al punto che quando stava con Jonghyun nella vita reale e non nelle sue fantasie, quasi gli sembrava strano, come se mancasse qualcosa. L’intimità.
 
E più i giorni passavano, più Kibum non riusciva ad essere se stesso, come se ogni volta che parlasse o uscisse con l’altro, fosse sempre pronto a scattare sulla difensiva, come se l’altro potesse sapere cosa gli passava per la mente semplicemente guardandolo negli occhi. Kibum evitava il contatto visivo, sussultava ad ogni minimo contatto accidentale tra i loro corpi o ogni volta che Jonghyun gli rivolgeva la parola, il che succedeva abbastanza spesso considerando che vivevano insieme ed erano migliori amici da una vita.
 
Non poteva continuare così, Kibum ne era consapevole, ma non sapeva come levarselo dalla testa.
 
--
Finalmente finiti gli esami, Kibum poteva godersi il tanto desiderato riposo, passando quella domenica pomeriggio a guardarsi un DVD seduto sul divano. Era tranquillo, con un pacchetto di biscotti da una parte e il telecomando dall’altra, sapendo che Jonghyun stava beatamente dormendo.
 
Cambiò posizione più e più volte, sentendosi i muscoli indolenziti dopo aver dormito in una qualche strana posizione la notte prima.
 
Quando sentì un rumore di passi avvicinarsi a sé, si irrigidì lievemente sul posto, sentendo il proprio cuore accelerare.
 
Jonghyun si sedette accanto a lui, troppo vicino per i suoi gusti; avrebbe voluto un po’ più di rispetto per il suo spazio personale e, nel momento, in cui si voltò per lanciargli un’occhiata, si pentì subito di averlo fatto. Perché doveva sempre dormire con solo una canottiera e i boxer? Non aveva nient’altro da indossare? E quei capelli arruffati che aveva ogni volta che si svegliava, dio, erano la fine del mondo.
 
Cercò di concentrarsi sul film, ma avere Jonghyun nel proprio campo visivo non era certo di grande aiuto.
 
Inclinò la testa ai due lati, facendo scroccare il collo, muovendo poi le spalle intorpidite.
 
-Mal di schiena?- gli chiese subito Jonghyun.
 
-Hm hm- confermò a bocca chiusa, voltandosi appena per evitare che i loro sguardi si incrociassero.
 
-Dai girati che ti faccio un massaggio- propose, già portando una mano verso di lui per farlo voltare.
 
-Cosa?! No, non ce n’è bisogno, grazie- si oppose immediatamente Kibum. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento erano le mani di Jonghyun sul proprio corpo. O forse no.
 
-Oh su, non fare storie- insistette e alla fine Kibum si arrese, perché dopotutto, la parte in lui che non vedeva l’ora di essere toccata, ebbe la meglio sulla parte razionale.
 
Le mani di Jonghyun si chiusero sulle sue spalle, sciogliendo i muscoli con fermezza ma delicatamente. Kibum mugugnava soddisfatto; sentendo già i benefici di quel massaggio, rilassò i muscoli della schiena e inclinò la testa all’indietro. Gli occhi chiusi, Kibum si abbandonò totalmente nel calore di quel contatto, provando piacere nel sentire le mani di Jonghyun vicino al suo collo e intorno alle sue spalle.
 
-Meglio?- chiese, senza smettere di muovere le dita sulla schiena di Kibum.
 
-Hmm~- fu la risposta del ragazzo e, soltanto dopo averla mormorata, si accorse di quanto suonasse equivoca.
 
-…ehm, sì, grazie- cercò di correggersi subito e il suo viso era già andato in fiamme.
 
Chiudendo nuovamente gli occhi, Kibum cercava di memorizzare il modo in cui le dita di Jonghyun lo toccavano, il calore sprigionato dai suoi polpastrelli; non voleva dimenticare, voleva ricordarlo per quando si sarebbe toccato la prossima volta con lui che gli riempiva la mente.
 
-Vado a mangiarmi qualcosa- lo avvertì Jonghyun, passandogli una mano tra i capelli sulla nuca ed alzandosi dal divano.
 
Kibum si accorse che gli si era formata la pelle d’oca sulle braccia quando aveva sentito le dita tra i suoi capelli. Sospirò frustrato, lasciandosi cadere sdraiato sul divano e passandosi le mani sugli occhi, stropicciandoseli.
 
--
Kibum quasi provava disgusto per se stesso, perché non avrebbe dovuto avere certi pensieri sul suo migliore amico, non avrebbe dovuto eppure era quello che stava facendo ancora una volta.
 
Era diventata come una cattiva abitudine che aveva ogni volta che sapeva di essere al sicuro. Con Jonghyun a lezione all’università, Kibum si chiudeva nella loro stanza in comune, si sdraiava sul letto dell’altro ragazzo e si toccava.
 
Sembrava non riuscire a smettere, si spingeva sempre più oltre i limiti, incapace di controllarsi.
 
Una mano intorno alla propria eccitazione e l’altra a stuzzicare un capezzolo, Kibum teneva le labbra aperte e aveva l’affanno. Gemeva il nome di Jonghyun con un filo di voce, appena udibile, gli mancava il fiato per poter fare diversamente.
 
Ma non gli bastava più, non ce la faceva più ad accontentarsi di fantasie, voleva che accadesse realmente, ma sapeva che non poteva succedere e non aveva il coraggio di osare per paura di rovinare l’amicizia che li legava.
 
Con il corpo di Jonghyun ben impresso davanti ai suoi occhi, i movimenti della mano si erano fatti più frenetici e il nome dell’altro continuava a d uscirgli dalle labbra, spezzato, affannato.
 
Provò una sensazione talmente forte che la vista gli si annebbiò per qualche secondo e chiuse gli occhi con forza.
 
Rimase sdraiato sul letto ancora per qualche minuto, con una mano appoggiata sulla pancia e l’altro braccio abbandonato lungo il corpo. Il petto si alzava ed abbassava rapidamente nel tentativo di recuperare fiato.
 
Ormai ci aveva quasi fatto l’abitudine a questo suo “passatempo” che persino la sensazione di disgusto che provava verso se stesso, cominciava ad affievolirsi.
 
Alzatosi dal letto e rivestitosi, aprì la porta della camera e si pietrificò, gli occhi sbarrati.
 
Jonghyun era seduto per terra, a gambe incrociate davanti alla porta, e la sua espressione era sorpresa quasi quanto quella dell’altro quando i loro sguardi si erano incrociati.
 
-D-da quanto tempo sei qui?- chiese intimorito, ma non volendo sentire la risposta che avrebbe ricevuto di lì a poco.
 
-Da abbastanza- rispose semplicemente, il tono talmente normale che Kibum pensò non avesse sentito nulla di quello che era successo al di là della parete fino a qualche istante prima.
 
Kibum lo vide alzarsi e farsi più vicino.
 
-Sbaglio, o ho davvero sentito il mio nome?- domandò, senza sembrare scandalizzato o arrabbiato, quasi come se stesse chiedendo cosa volesse per cena.
 
Kibum fu preso alla sprovvista, non aspettandosi minimamente un confronto così diretto. Si sentì arrossire all’istante e il volto andò in fiamme. Aprì e chiuse la bocca più volte, senza riuscire ad emettere alcun suono.
 
Con gli occhi di Jonghyun puntati verso i suoi, l’unica cosa che riuscì ad articolare fu un semplice sussurro.
 
-N-no ti sbagli- gli stavano tremando persino le mani; a chi voleva darla a bere con quella bugia? Si sentiva così in imbarazzo per essere stato colto sul fatto.
 
-Quindi se faccio così, non ti do fastidio?- chiese facendosi più vicino e provocando l’arretramento di Kibum -Giusto?- concluse, con un soffio contro un suo orecchio.
 
Kibum deglutì a fatica, quella vicinanza lo stava facendo sentire a disagio e vulnerabile, come se ora fosse in completa balia dell’altro.
 
-Non mi dici niente?- Kibum chiuse gli occhi perdendosi in quel respiro caldo sulla sua pelle. Tremava visibilmente e si odiava per questo. Si odiava perché non aveva saputo tenere a bada gli ormoni, si odiava perché avrebbe dovuto avere più rispetto per il suo amico, ma si odiava ancora di più perché non poteva fare a meno di quei pensieri.
 
Non sapeva se era solo una fantasia, semplice curiosità, oppure se ci fosse qualcos’altro. Era così confuso in quel momento. E non sopportava che Jonghyun si prendesse gioco di lui in quel modo, perché se c’era una cosa di cui era certo, era che Jonghyun non si stava comportando così perché sentiva qualcosa, ma solo perché gli piaceva provocarlo e metterlo in difficoltà; adorava la sensazione di potere che sentiva in quel momento. E bisognava anche ammettere che Jonghyun era una persona curiosa e quando c’era da sperimentare nuove esperienze, non era certo il tipo da tirarsi indietro.
 
Quando le braccia di Jonghyun si tesero ai lati del suo volto, i palmi ben piantati contro il muro, Kibum si sentì in trappola.
 
Lo sguardo di Jonghyun si alzò sicuro e determinato verso quello di Kibum (e Kibum sapeva bene quanto Jonghyun detestasse essere più basso di lui) e non sapeva come decifrarlo; si sentì percorrere da un brivido freddo.
 
Le labbra di Jonghyun si chiusero su una delle sue orecchie e Kibum sarebbe potuto svenire, perché era troppo. La sua bocca era calda contro la sua pelle e lo stava già mandando in estasi. Chinò il volto da un lato, invitando silenziosamente Jonghyun a dirigersi verso il suo collo.
 
Kibum poté finalmente constatare di persona il modo in cui le sue labbra si muovevano contro il suo collo, come la sua bocca si schiudeva in un determinato punto arrossandogli la pelle.
 
-Pensi davvero a me quando ti tocchi?- gli sussurrò quasi orgoglioso, le labbra attaccate al suo orecchio.
 
Senza il suo permesso, un gemito sfuggì dalla bocca di Kibum nel momento in cui Jonghyun si era fatto ancora più avanti, facendo sfregare insieme i loro corpi.
 
Kibum sussultò sentendosi attraversare da una scarica elettrica, tutto il sangue del suo corpo che si precipitava verso il basso. Ed era come si stesse sciogliendo e quello che restasse di sé si stesse riversando sul pavimento, perché, dio, quella era la lingua di Jonghyun che gli stava percorrendo il contorno del viso fino al mento.
 
Una parte di lui avrebbe voluto scappare, perché era tutto così sbagliato e Jonghyun lo stava facendo solo per divertirsi, ma c’era un’altra parte in lui che gli imponeva di restare e di affrontare la situazione, che tutto avrebbe potuto limitarsi a quegli istanti senza compromettere la loro amicizia. Come se a gioco terminato, si facesse finta di nulla, continuando con le loro vite come le avevano lasciate poco prima.
 
Jonghyun si staccò un attimo da lui, alzando il volto per poterlo guardare negli occhi. Kibum non ce la faceva a reggere lo sguardo, era come se potesse vedergli l’anima e non voleva; in quel momento si sentiva già così imbarazzato.
 
-E cosa faccio in queste tue fantasie?- gli chiese, facendogli scorrere una mano dalla clavicola fino al petto, i capezzoli appena visibili sotto il tessuto bianco dell’indumento. Le sue dita scivolarono sotto il tessuto, sfiorandogli la pancia e il torace. Non gli era passato inosservato il modo in cui Kibum aveva sussultato.
 
-Ti tocco in questo modo, hmm?- insistette Jonghyun, che ci stava prendendo fin troppo gusto a provocarlo.
 
Senza allontanare la mano, gli si fece nuovamente più vicino, continuando a far scontrare le metà inferiori dei loro corpi. I fianchi di Jonghyun si muovevano contro i suoi ed era come stessero facendo sesso vestiti. Il solo pensiero fu talmente intenso da far mugugnare Kibum, che aveva chinato il volto poggiandolo ad una spalla di Jonghyun.
 
-Frustrato Bumie?- persino dal tono si sentiva il suo ghigno.
 
-Dio, non ti sopporto- parlò Kibum per la prima volta.
 
-A giudicare da questo, non direi proprio che non mi sopporti, anzi- constatò portando una mano sul cavallo dei suoi pantaloni. Ed era così sfacciato e senza inibizioni che Kibum stava impazzendo.
 
-Non stai morendo dalla voglia di toccarmi? Allora fallo, cosa stai aspettando? Fammi vedere di cosa sei capace-
 
Kibum alzò il viso dalla sua spalla e lo guardò quasi impaurito, perché un conto erano le fantasie che esistevano solo nella sua mente e un conto era la realtà, nel mondo vero non era poi così spudorato. Praticamente gli stava permettendo di fare tutto quello che voleva, come poteva rifiutare?
 
-Non vuoi approfittarne? Sono qui a tua completa disposizione, fai pur…-
 
-Oh, sta zitto- lo mise a tacere Kibum, perché lo odiava quando iniziava a parlare e faceva il bastardo arrogante (e considerando che lo faceva abbastanza spesso, Kibum trovava motivo di odiarlo ogni singolo giorno della sua vita).
 
La frase di Jonghyun fu troncata a metà nel momento in cui Kibum fece scontrare loro labbra, prima in un movimento lento e coordinato, poi più rapido e disperato. Un gesto in cui Kibum riversò tutta la frustrazione e il desiderio che aveva accumulato nell’ultimo periodo. E anche se era stato Kibum a farsi avanti per primo in quel bacio, fu Jonghyun ad averne il controllo totale, facendo scivolare la propria lingua nella bocca dell’altro non appena ne ebbe l’occasione.
 
Kibum gemeva in quel bacio, appagato di poter vivere ciò che fino a quel momento era esistito solo nella sua mente. Jonghyun, che inghiottiva felicemente ogni suo gemito, teneva le mani strette ai suoi fianchi, lasciando che i loro bacini continuassero a rimanere l’uno contro l’altro.
 
Kibum non sapeva cosa stesse facendo mentre le sue mani andarono automaticamente alla camicia di Jonghyun; e Kibum lo odiò ancora di più in quel momento perché se c’era una cosa che lo faceva andare fuori di testa, era quando Jonghyun indossava una camicia, specialmente se nera come quel giorno (il bastardo andava sempre vestito elegante all’università).
 
Senza nemmeno pensarci, iniziò a sbottonargliela e poteva sentire il suo sorriso soddisfatto contro le sue labbra.
 
Avrebbe voluto prenderlo a pugni in faccia.
 
Non importa quante volte lo aveva già visto a torso nudo, anche questa volta non fu eccezione e Kibum rimase senza fiato non appena finì di slacciare tutti i bottoni.
 
Con i lembi della camicia che gli incorniciavano il corpo, gli occhi di Kibum non potevano staccarsi dal fisico di Jonghyun, e così anche le sue mani, che gli andarono subito ad accarezzare il petto.
 
Ed era ancora meglio di come se l’era immaginato.
 
Kibum lo afferrò per il colletto della camicia, attirandolo a sé, e, mentre le loro bocche erano ancora a stretto contatto, iniziò ad arretrare verso la camera.
 
Era un mistero per entrambi come si sarebbe conclusa quella strana esperienza, ed era anche un mistero come le loro azioni fossero così perfettamente coordinate: Kibum aveva iniziato a retrocedere verso il letto di Jonghyun nel momento in cui l’altro aveva iniziato a spingerlo per farlo indietreggiare.
 
-TI sei divertito sul mio letto, eh?- commentò Jonghyun con una punta di divertimento quando si accorse che le lenzuola non erano più perfettamente tese come le aveva lasciate quella mattina.
 
In una frazione di secondo si ritrovarono sdraiati sul letto, il corpo di Jonghyun che torreggiava su quello di Kibum, ed era un intrecciarsi di mani e di bocche, di capelli che ricadevano fastidiosi sugli occhi e di jeans ormai troppo stretti che facevano sentire ancora più caldo.
 
Kibum chiuse gli occhi pensando alle mani di Jonghyun che gli stavano accarezzando il petto e dio, non era più solo una fantasia, stava succedendo davvero, ed era tutto così reale che il suo cuore stava battendo all’impazzata.
 
Le sue mani erano poggiate sulla schiena di Jonghyun mentre questi succhiava tra le labbra tra la clavicola ed il collo di Kibum. Sentiva i fianchi di Jonghyun muoversi contro i suoi ed era così piacevole quella frizione, così appagante, che se avesse continuato ancora, non avrebbe più resistito.
 
Fece un respiro profondo, cercando di capire cosa stesse succedendo davvero. Forse non avrebbero dovuto andare oltre. Gli bastava così. Tutto questo ripagava per tutte le volte che si era toccato pensando a lui; sì, per il momento la sua curiosità era appagata.
 
Ma come poteva rimanere di questa opinione sentendo la mano di Jonghyun chiudersi sul fronte dei suoi pantaloni?
 
A quel punto i suoi buoni propositi si erano frantumati.
 
-Non smettere per nessun motivo- era troppo facile cambiare idea in una situazione come questa.
 
-Ti piace?- gli chiese ridendo Jonghyun, morsicandogli poi un labbro.
 
-Cazzo sì- Kibum chiuse gli occhi, sollevando lievemente i fianchi per aumentare quel contatto così piacevole con la mano.
 
Accecato dal piacere, solo in quel momento decise di sfilare la camicia che aveva sbottonato poco prima a Jonghyun, e nel farlo, non trascurò di percorrergli le braccia con le dita. Erano così lisce, così calde; si chiese come questo ragazzo potesse essere vero e soprattutto come potesse trovarsi nello stesso letto insieme a lui. Doveva aver salvato un popolo intero in una qualche sua vita precedente, non c’era altra spiegazione ad un tale privilegio.
 
Prese il suo tempo per ammirare il suo fisico perfetto, la carnagione abbronzata, il corpo ben costruito.
 
Con le mani intrecciate dietro al suo collo, Kibum trasse Jonghyun a sé per un altro bacio, più lento questa volta, assaporandolo fino in fondo.
 
Ed era talmente coinvolto, talmente preso da tutto, che quando suonò il campanello di casa, lo sentì solo come immensamente lontano, come se fosse in un altro mondo. Poi si accorse che, no, non c’era nessun altro mondo, qualcuno stava davvero suonando alla porta e Jonghyun si era fermato, alzando lo sguardo da Kibum.
 
-Cazzo, mi ero dimenticato che oggi dovevamo trovarci qui per studiare- disse Jonghyun, portandosi una mano al viso e recuperando la propria camicia.
 
-Non avrei intenzione di lasciarmi qui così ora?- replicò indignato Kibum, ormai del tutto sfrontato e avvertendo già la mancanza di quel calore su di sé.
 
Finendo di allacciarsi gli ultimi bottoni, Jonghyun si fermò sulla soglia della porta e si girò verso Kibum.
 
-Puoi continuare anche da solo, no? Tanto mi sembra di aver sentito che tu sappia come si fa- lo provocò scherzosamente Jonghyun.
 
-YAH!- arrossendo, gli lanciò un cuscino ma, troppo tardi, l’altro aveva già richiuso la porta dietro di sé.
 
Kibum si fece ricadere sul letto, atterrando di schiena con un sorriso frustrato, rilassato dal fatto che il rapporto di amicizia tra loro non si fosse incrinato ma allo stesso tempo deluso che si fossero interrotti a metà. E visto che non poteva fare altro che aspettare, dovette ammettere che quello che Jonghyun aveva detto poco prima corrispondeva alla verità. In sua assenza, era la mano la sua migliore amica. Le vecchie abitudini erano dure a morire.

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: Kim_HyunA