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Autore: Jude02    05/07/2012    4 recensioni
Questa è la storia di una ragazza che da bambina incontrò Damon Salvatore e questo incontro le sconvolse la vita.
"La creatura si girò di scatto: Damon Salvatore. [...]
...E giurai che un giorno mi sarei vendicata di colui che aveva ucciso i miei genitori."

"Era sempre pronto a rovinare la mia esistenza, l'esistenza di chiunque gli avesse mai voluto bene."
"Facevo fatica a credere che quegli occhi, ora carichi di odio, fossero gli stessi che una volta mi guardavano innamorati, quasi adoranti; ma, dopotutto, l'odio e l'amore sono due facce della stessa medaglia.
Chi è capace di amare intensamente, è capace di odiare con la stessa intensità..Questo è il caso di Damon, anche se lui..è molto più propenso al secondo sentimento."

"Ormai ne ero certa, Damon Salvatore non provava alcun sentimento umano.
Con uno sguardo ti rubava il cuore e con un pugnale te lo trafiggeva.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Stefan Salvatore | Coppie: Elena/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Decisione Meditata

Ormai da ore, tenevo lo sguardo fisso fuori dalla finestra a doppio vetro della mia camera...Cominciava a fare buio; fuori le vite scorrevano regolarmente, scandite dal trascorrere incessante ed inesorabile del tempo. Mentre la mia..beh, la mia vita era rimasta ferma a un lontano giorno di 50 anni fa.
Fu in quel momento, ripensando ai 50 anni vuoti, senza uno scopo, che erano appena trascorsi, che presi finalmente la decisione a lungo meditata.
Avrei fatto ritorno a Mystic Falls.
La valigia era pronta, sul letto. Non l'avevo mai disfatta, dopotutto. Vivevo pronta a fuggire, nel costante terrore che un vecchio pericolo tornasse a minacciarmi.
Da tempo non avevo più una famiglia, nè vivevo in un posto fisso, ma ciò non mi impediva di stabilire legami, anche se brevi, con le persone del luogo: non avrei potuto andarmene senza dare delle spiegazioni.
Quando l'orologio della chiesa battè 9 rintocchi, mi avviai verso il locale in cui lavoravo. Era ancora presto, ma l'Italian do it better era già affollato. La mia entrata fu accolta da brevi applausi, complimenti, goffi tentativi di avance. Sempre sorridendo declinai i bicchierini offerti e tirai dritto fino ai camerini.
Una volta entrata, fissai la mia immagine riflessa allo specchio: giovane, bella, forte, per sempre.
Con un sospiro mi sedetti sulla poltrona girevole e mi preparai per la serata.
Il palco era luminoso e troppo vasto come sempre; con le luci puntate sul viso non potevo distinguere il mio pubblico, ma sapevo che erano tutti lì, per me, per sentirmi cantare. Attaccò la base e cominciai a cantare, all'inizio sempre un po' titubante, poi con maggior trasporto, sentendo che ogni parola detta mi toccava l'anima, e parlava di un lontano passato mai dimenticato.
Come dopo ogni spettacolo, uscita dal camerino, trovai Joe ad aspettarmi.
-Ehy
-Ehy, ogni giorno diventi sempre più sexy - mi stampò un bacio sulle labbra sorridendo.
Vedendo che non ricambiavo e cercavo di sfuggire il suo sguardo, mi guardò perplesso: -Qualcosa non va?
-Non so come dirtelo...
-Tu...Ah, lo sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento -scrollò la testa.
-Devo partire Joe...
-Allora facevi sul serio.. Mi dispiace, ma non riesco a credere alla storia che tu voglia riscoprire le tue origini! -alzò il tono di voce- Cos'è successo, Ally? Da tempo non mi cerchi più, stiamo insieme, ma è come se tu avessi sempre la testa da un'altra parte...Sapevo che non mi avresti mai amato, ancora prima di iniziare questa storia, almeno non quanto io amo te, ma ho voluto tentare e...Guardami, se c'è qualcosa che posso fare, per farti restare, io posso cambiare, posso essere ogni cosa di cui tu abbia bisogno.
I miei occhi si riempirono di lacrime..E' vero, non avevo mai amato Joe e mai l'avrei amato in futuro; stavamo insieme, ma iniziai la nostra storia più per passatempo che per reale coinvolgimento..Non per cattiveria, non sono mai stata quel tipo di ragazza, ma ormai da anni mi sembrava di non riuscire più a provare sentimenti forti, coinvolgenti, passionali. Non fraintendetemi, non è che non tenessi a Joe, ma provavo per lui niente più di quell'affetto e quella fiducia consolidata che si crea tra due vecchi amici, o tra fratelli. La nostra relazione probabilmente era stato uno sbaglio, ma, dopo l'inizio della mia nuova vita ho sempre sentito il bisogno di avere un'altra persona al mio fianco per cercare di colmare quel costante senso di vuoto nel petto.
-Tu non hai niente a che fare con la mia partenza, Joe! Ne abbiamo già parlato, come puoi pensare una cosa simile?? Devo tornare a Mystic Falls, dove tutto è iniziato.
Mi afferò il braccio, e con un gesto dolce, ma deciso mi mise una mano sotto il mento, alzandomi il viso, facendo in modo che i nostri occhi si incontrassero.
-Perchè? Non hai forse qua tutto ciò che desideri? Ti sei ricostruita una vita in questa città: hai una casa, un lavoro che ti piace, una carriera davanti e..un uomo che ti ama e farebbe di tutto per passare il resto della sua vita con te!
Sempre fissandolo negli occhi ripetei lentamente, con voce decisa, cercando di non farmi sopraffarre dall'emozione: - Io devo tornare a Mystic Falls, Joe. La mia vita in questa città è finita. Non dimenticarti di me, ricorda che a modo mio ti ho amato, non ho mai finto. Non mi cercherai, non tenterai di rintracciarmi; mi ricorderai come un capitolo chiuso della tua vita.
Lui annuì, ripetendo le mie parole in uno stato di trans.
Lasciai passare qualche secondo, poi lo baciai dolcemente sulla fronte e sulle labbra e uscii dal locale.
Con gli anni avevo perfezionato la tecnica della soggiogazione, potevo essere sicura che avrebbe fatto esattamente come gli avevo detto. Pur essendo nella mia natura, non mi era mai piaciuto soggiogare gli esseri umani, giocare con le loro menti, e forzarli a fare, dire o pensare determinate cose, ma ogni tanto poteva essere utile e necessario, soprattutto per evitare che le persone soffrissero a causa mia.
Una volta a casa mi lasciai cadere sul letto, senza svestirmi, senza nemmeno disfare le coperte.
Passarono 20 minuti, poi 30, mi girai e mi rigirai nel letto, 9,10,11 volte, senza riuscire a prendere sonno. La mia mente non riusciva a trovare pace, il mio pensiero andava a Mystic Falls, e i miei respiri, anzichè farsi regolari, continuavano ad accelerare. Cominciò a prendermi quell'ansia che si prova prima di una partenza, di un cambiamento radicale, uno sconvolgimento della routine quotidiana, accentuato dal fatto che non avevo idea di cosa mi avrebbe riservato il ritorno in città...Ma non volevo pensarci ora, quello l'avrei scoperto l'indomani, era il momento di prendere sonno, altrimenti il giorno dopo sarei stata uno straccio.
Per non pensare a nulla cercai di regolarizzare i respiri, contandoli uno a uno..Finchè la mia mente cominciò ad offuscarsi e lentamente mi addormentai.
Mi svegliai la mattina dopo, alle prime luci del giorno. Ancora intontita dalle poche e agitate ore di sonno, per poco non caddi dal letto. Non ero abituata ad alzarmi presto la mattina, anzi, non ero proprio abituata a uscire di casa alla mattina! Dopo essermi preparata, mi guardai intorno: tutto, nel piccolo appartamento, era inordine; una volta uscita da quella casa, non ci sarebbe più stata traccia del mio passaggio.
Era ora di partire.
Con un sospiro mi avvicinai al comodino a sinistra del letto; aprii il primo cassetto e ne tirai fuori un vecchio cofanetto in legno intagliato a mano, soffiai via la polvere dal coperchio e lo aprii, per la prima volta dopo tanti anni. Sul fondo di velluto scuro era posato un anello antico, formato da una pietra di lapislazzuli con rifiniture in argento.
Lo sfiorai con la mano, e dopo un attimo di esitazione, lo infilai all'anulare della mano destra.
Finalmente ero pronta.
Lasciai la mia casa senza guardarmi indietro, come avevo imparato a fare negli anni: gli sguardi al passato servivano soltanto a creare malinconia, rimpianti o rimorsi...Non ne vale la pena, di arrovellarsi il cervello con i: Come sarebbe stato SE...Il passato non si può cambiare, si può soltanto pensare al futuro e "Dopotutto, domani è un altro giorno" come mi insegnò Rossella O'hara quand'ero bambina.
Salii in macchina, accesi il motore, alzai lo stereo al massimo, facendo in modo che la musica sovrastasse i miei pensieri e i miei dubbi e diedi gas.
   
 
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