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Autore: Pandaroo    06/07/2012    1 recensioni
E' un testo che ho scritto per un concorso letterario e ho pensato di pubblicarlo per l'attualità della tematica che tratta. Capirete da soli quanto questa storia che vede protagonista un ragazzino delle medie può essere reale nel nostro presente. Parlo della mia città e della mia scuola media, ma sono luoghi come altri, nella mia città non c'è un indice di criminalità più alto che in altre, anzi tutt'altra cosa. Spero vi coinvolga tanto quanto spero :)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Il Giornalismo, la gente, la città”
La storia che sto per raccontare è di pura fantasia, volta a sensibilizzare il lettore sulla nostra realtà criminale attraverso gli occhi di un ragazzino.
Siamo nel Dicembre del 2025.
Giorgio Raimondi aveva 12 anni, abitava a Vigevano e frequentava le scuole medie. Giorgio aveva ovviamente un sogno, come tutti i suoi coetanei, ma non era un sogno futile o impossibile: semplicemente voleva diventare un giornalista. Si era già iscritto alla redazione del giornalino della scuola, ma ancora non gli avevano dato la possibilità di pubblicare qualcosa di suo. Si chiedeva spesso il perché di questa discriminazione nei confronti dei suoi pezzi, e si rispondeva sempre che non erano adatti alle richieste di quel tipo di stampa: il giornalino scolastico “La Baraonda” pubblicava ormai da anni solo articoli di gossip, oroscopi, sport, e vari generi di cronaca rosa. A lui quelle cose non interessavano! Lui voleva fare scalpore con un articolo di cronaca vera, quella dei telegiornali, quella per cui sarebbe sicuramente stato ricordato. I suoi genitori ovviamente non lo appoggiavano: “Con i tempi che corrono Giorgio” – diceva suo padre – “ è meglio stare a casa piuttosto che ficcanasare in giro! Sono almeno 20 anni che succedono cose spiacevoli in questa città!”. Anche vedere in giro gli amici gli era praticamente vietato, e ad ogni sua richiesta la madre rispondeva: “Sei troppo giovane! Potrebbe accaderti qualunque cosa! Piuttosto connettiti con Facebook per chiacchierare coi tuoi amici!”. Giorgio pensava che gli adulti che lo circondavano fossero pazzi: cosa c’era di pericoloso in quella città così meravigliosa e piena di bellezza artistica? Cosa mai poteva succedergli se andava a fare un giretto in Piazza Ducale con i suoi amici? Perché vedere Luca e Mattia solo attraverso lo schermo del PC? Tutto ciò non gli sembrava affatto giusto.
Durante l’intervallo in quei giorni faceva spesso conversazione con Matteo, e ovviamente tra una patatina e l’altra andava spesso a fissare lei: Isabella Serino, una sua compagna di francese. Lei era l’unica cosa che lo distraeva dal suo sogno, e non si pentiva mai di guardarla passeggiare per i corridoi, di ascoltarla parlare e persino di vederla agitata nelle interrogazioni di lingua. Quel giorno aveva deciso che con coraggio sarebbe andato da lei per un appuntamento su Facebook, visti i limiti impostigli dai familiari.
I piedi si mossero sotto di lui e in un attimo era fatta. Parlò con lei, le strinse la mano, si scambiarono i contatti e si diedero appuntamento per quella sera alle 19:00.
Giorgio era veramente felice. Voleva informare subito Luca e Matteo della conquista, ma al suo ritorno vide davanti alla “loro” colonna un gruppetto di ragazzi che non conosceva.
Fece per tornare in classe quando senti qualcosa che lo attirò inesorabilmente in quella conversazione. “Sì, sì, stasera alle sei si devono vedere al Gas per discutere di quella faccenda… si Luca, Luca Oriano e Simone Farnesio…” – “Ho sentito che vendono roba buona a pochissimo prezzo, non che mi interessi di queste cose, però capperi…”. Giorgio non badò minimamente al fatto che fossero solo pettegolezzi, e pensò ai due soggetti nominati, due grossi ragazzi pieni di piercing, che avranno avuto almeno 16 anni dalle tante volte che erano stati bocciati a scuola, oltre a  cosa potevano dover fare quella sera a quell’incontro. alla fine un’idea gli balzò in mente e si allontanò presto da quella conversazione con un piano ben preciso nella testa. Finalmente era arrivata la sua grande occasione. Era inutile aspettare oltre, avrebbe avuto in suo articolo da prima pagina dell’Informatore. Era letteralmente euforico e non riuscì a stare fermo nemmeno durante l’ora di matematica con la professoressa Di Trani, che lo guardava storto come al solito.
Tornò a casa e disse ai suoi genitori che verso sera doveva tornare a scuola per completare un progetto con il giornalino scolastico, e loro si offrirono di accompagnarlo in macchina.
Le sei arrivarono presto. Dalla scuola media, per fortuna vicina al luogo dell’incontro, si avviò a piedi predisponendo l’occorrente che si era portato da casa: macchina fotografica, blocco appunti, penna e il suo braccialetto di cuoio portafortuna. Se tutto fosse andato per il meglio la prima a sapere della sua vittoria in campo giornalistico sarebbe stata la sua Isabella.
Arrivato sul luogo si arrampicò su un albero, nonostante il freddo dicembrino e il buio, in attesa che succedesse qualcosa.
Alle sei e mezzo cominciò a sentire delle voci sommesse e un gruppetto di ragazzi si avvicinò sotto al suo albero. Fortunatamente Giorgio si era nascosto bene in alto tra le fronde e da lì poteva benissimo vedere e sentire tutto.
I ragazzi cominciarono a scambiarsi pacchetti di cocaina e marijuana e si facevano dare dai compratori delle belle mazzette. Giorgio appuntava tutto, ogni dettaglio, voleva che il suo articolo fosse tanto perfetto quanto sconvolgente, anche se ormai lo spaccio era cosa da tutti i giorni. Ma era sicuro che vista la sua giovane età ed essendo l’Informatore un giornale piuttosto importante a Vigevano, avrebbe fatto scalpore.
Ma ovviamente non poteva andare tutto bene. Nel momento in cui stava prendendo la macchina fotografica il ramo su cui era appoggiato si spezzò e Giorgio finì dritto in mezzo al gruppetto, spargendo in giro nella caduta la droga che avevano in mano.
Il lato positivo era che ora aveva l’occasione di vederli in faccia e rendere ancora più clamoroso il suo articolo. Il lato negativo era che ora si trovava sicuramente in guai grossi.
Ma quello che più sconvolse Giorgio fu chi si trovò di fronte.
“L-Luca?”
“Che cosa ci fai qui Giorgio!? Come hai fatto a uscire di casa!?”
“Storia lunga” - fece Giorgio avvertendo gli sguardi arrabbiati degli altri ragazzi puntati dritti su di lui.
“Ti rendi conto di quello che hai fatto moccioso? Hai buttato via tutta la nostra roba!” disse un ragazzone che però non corrispondeva alle descrizioni sentite a scuola quella mattina.
Giorgio ebbe paura, molta paura, ma l’adrenalina gli permise di alzarsi in fretta e tirargli un pugno in faccia prima di darsela a gambe verso l’uscita del parchetto.
Il ragazzone incassò il colpo e i suoi amici lo difesero. Così come fece Luca. Giorgio non sembrò preoccuparsi di lui quanto di sé e continuò a correre. Fu proprio il suo migliore amico, con gli occhi arrossati dalla droga e dal pianto di non poter usufruire di quella comprata quella sera, a tirare fuori una pistola dalla tasca.
“Fermati vigliacco!”. E Giorgio si fermò preso dal panico che, quando si girò aumentò ancora di più nel vedere l’arma.
“Non fare lo scemo Luca! Sono io! Il tuo amico!”
“Ultimamente i miei amici hanno altri nomi. Tu non puoi capirmi. Non hai i genitori divorziati. Non ti è morto un fratello piccolo. Ed ora pagherai per aver distrutto i miei amici!”. Si riferiva ovviamente alla droga che erroneamente aveva sparso nel prato, era di sicuro fuori di testa e non capiva più nulla. Giorgio in cuor suo sperava che si riprendesse prima che premesse il grilletto, prima che gli altri ragazzi smettessero di ridere per quella situazione tutt’altro che divertente, prima che commettesse l’ennesimo delitto per macchiare di sangue la sua città natale.
Ma così non fu. Luca schiacciò l’indice contro il metallo e Giorgio strinse gli occhi volgendo il suo ultimo pensiero a ciò che aveva di più caro nella vita: la sua famiglia, i compagni di scuola, isabella e il suo sogno ormai perduto.
In un lampo però senti un grido, un grido non suo, roco e lancinante.
Giorgio aprì gli occhi e si trovò di fronte Luca Oriano con un proiettile nel petto, quello stesso proiettile a lui destinato per aver tentato di fare la spia. Giorgio si avvicinò di corsa, ma non poteva fare nulla per quel ragazzo che l’aveva salvato, che in fondo, dietro a tutti quei piercing, era l’animo più nobile che avesse mai avuto occasione di conoscere.
Ora erano rimasti solo loro due e le lacrime nel buio e freddo parco di Vigevano, nessun altro.
Giorgio chiamò la polizia e l’ambulanza dopodiché riflettè su quanto successo: non era lui quella notte a dover diventare famoso sul giornale locale, ma la storia di quel ragazzo morto per salvare un più debole senza riceverne nulla in cambio.
Quella notte Giorgio Raimondi scrisse il suo primo articolo da inviare all’Informatore, vincendo il sonno grazie ai forti sentimenti suscitati poche ore prima:
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