Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: _Giuls__    06/07/2012    8 recensioni
[...]
«Sai Louis? Voglio ricominciare da zero. Che ne dici se facessimo una rimpatriata?» perché no, mi sembrava una buona idea.
«Certo, e credi sia facile?» dubitò alzando gli occhi al cielo.
«Non essere ridicolo. Devo farmi perdonare, fidati di me, organizzo tutto io»
«Ah, il mio vecchio Harry» mi scompigliò i capelli «Ti voglio bene» disse sorridendomi.
«Te ne voglio anch’io, e scusa. Di tutto»
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Old friends.

 

Ah, la mia vecchia città, erano anni che non ci mettevo più piede. Però dovevo ammetterlo: mi era mancata da morire. Quant’erano passati? Una trentina d’anni? Beh, nonostante ciò Holmes Chapel non era affatto cambiata: era rimasta la solita noiosa e monotona cittadina conosciuta da pochi.
Scesi dall’auto e finalmente vidi la mia vecchia casa -ormai ristrutturata, ovviamente- dietro gli arbusti ora cresciuti di parecchi metri.
Il cartello che recitava “famiglia Styles” fuori il portoncino di legno -ora di ferro- era abbastanza malconcio e fradicio, ricordavo ancora l’odore fresco e dolciastro delle magnolie appena sbocciate che mi accompagnarono quel giorno lontano in cui decisi di appenderlo fuori la nostra abitazione.
Inizialmente rimasi stupito, non pensavo che i caratteri incisi sul legno del piccolo cartello, però, fossero ancora così visibili come un tempo.
Sembrava strano pensare che ormai ci abitava uno dei miei tre figli insieme alla moglie ed i figlioletti.
Tutta la famiglia Styles doveva incontrarsi lì e pernottare per cinque giorni, come previsto.
Con cautela aprii il portoncino e lo varcai avviandomi subito dopo verso il piccolo e grazioso sentiero di pietre che conduceva alla porta di casa; pigiai il campanello -l’unico cambiato, del resto- lasciando con piacere che il vento lievemente mi scompigliasse i ricci ormai con qualche ciocca grigia.
«Oh papà, sei qui!» mi accolse William abbracciandomi. Era il mio primogenito che, appunto, viveva lì.
«Siamo già tutti presenti, a quanto vedo» dissi mettendo le mani sui fianchi sfoderando uno dei miei più bei sorrisi purtroppo gradualmente rovinati dal tempo -e, diciamocelo, anche dal fumo-.
In una manciata di secondi riconobbi tutti i membri della mia famiglia costituita da Lisa, mia moglie, i miei figli William e Liam con le rispettive mogli.
Ero tornato ad Holmes Chapel da Oxford perché dovevo conoscere la futura moglie del mio secondo ed ultimo figlio, Liam. I suoi 24 anni non si notavano affatto, ne dimostrava molti di meno; era letteralmente uguale a me ricordandomi all’età di 18 anni: la chioma di folti ricci color marrone scuro che gli coprivano leggermente la fronte e gli occhi verde smeraldo capaci di ipnotizzare qualunque donzella li guardi; ormai io ne avevo 54 compiuti da poco, ma era come se mi guardassi allo specchio ogni volta che me lo ritrovavo di fronte.
Mia moglie era partita qualche giorno prima perché voleva dare una mano ai ragazzi -che dico ragazzi, ormai sono uomini- in qualche faccenda domestica. E poi avevo preso cinque giorni di ferie il giorno stesso, quindi non avrei mai potuto raggiungerli prima in sua compagnia.
Da ragazzo non volevo di certo fare il farmacista da grande, ma quando la mia carriera di cantante terminò drasticamente e tutti i miei “beni” strappati via, non potevo fare altrimenti.
«Papà, ti presento la mia futura moglie» cantilenò entusiasta mio figlio facendomi tornare in un lampo alla realtà. Fece esaltare il suo largo sorriso, che però era identico a quello di Lisa. La ragazza fece un passo avanti porgendomi gentile la mano.
«Ma quanto sei carina» le dissi spontaneo «Harold Edward Styles, piacere, ma puoi chiamarmi Harry»
«Il piacere è tutto mio» mi sorrise a sua volta «Mi chiamo Chelsey, Chelsey Marianne Tomlinson» disse finemente il suo nome completo.
Tomlinson? Non ascoltavo quel cognome da… da secoli.
«E’ di Doncaster» aggiunse Liam facendomi quasi prendere un colpo «da poco si è trasferita con la sua famiglia qui ad Holmes Chapel, io e lei viviamo in una casa a 500 metri da qui»
«Lo so, lo so» dissi sedendomi sulla poltrona di pelle bordeaux di fronte al camino sperando che non mi si notasse sulle braccia scoperte la pelle d’oca «Me l’hai detto qualche mese fa a telefono che vivete insieme» gli ricordai sorridendo con le labbra chiuse «Toglimi una curiosità, Chelsey» attirai la sua attenzione facendola voltare, e solo quando mi accorsi che i suoi occhi erano di un grigio troppo familiare ero sicurissimo di non potermi sbagliare.
«Prego, mi dica» rispose aggraziata la ragazza.
«Dammi del tu, ormai fai parte della famiglia» le dissi raggiante, era come se stessi parlando con un mio vecchio amico, soltanto in versione femminile. Più la guardavo e più mi rendevo conto che la somiglianza era davvero incredibile. «Hai qualche parente che si chiama…» quel nome mi moriva in gola, erano anni che non lo pronunciavo «Louis William Tomlinson?» prima che le spiegassi che era un amico di vecchia data la ragazza annuì freneticamente «Ha gli occhi del tuo stesso colore… ecco perché mi ricordi vagamente lui» le seppi dire.
«Certo, è mio padre» si affrettò lei sorridendo «vi conoscete?»
«Santissimi numi, non ci posso credere» dissi sottovoce passandomi una mano tra i capelli «E’ fantastico!» ero incredulo, decisamente.
«Papà calmati, o ti si alza la pressione»
«Tu sai chi era tuo padre, Chelsey?» le chiesi asciugandomi una lacrima ignorando totalmente mio figlio, la mora si allarmò leggermente quando le chiesi un fazzoletto ma continuò a sorridermi.
«Un meccanico» disse alzando un sopracciglio «sin dall’età di sedici anni fa il meccanico con il nonno» mi scappò una risata che fece voltare tutti i presenti i quali non stavano ascoltando la nostra conversazione.
 «Un meccanico?» continuai a ridere fin quando non sentii lo stomaco farmi male «Dio scusami, mi dispiace, non volevo» stavolta stavo piangendo a furia di ridere, davvero quel deficiente aveva tenuto tutto nascosto? Allora non mentiva quando diceva di voler dimenticarsi di tutti e tutto ciò che avevamo vissuto insieme.
Ma infondo, pensandoci, anch’io avevo tenuta nascosta quasi tutta la nostra storia.
«Non è che hai dimenticato di prendere le pillole?»
«Liam fammi il piacere, per chi mi hai preso? Smettila di trattarmi come un nonnetto, è ovvio che ho preso le pillole!» gli risposi con aria di sufficienza, mi rivolsi nuovamente alla ragazza.
«Chelsey» deglutii soffocando un’altra risata «non conosci tutta la storia. Se mi accompagni da tuo padre ve la racconteremo…» mi rivolsi anche a Liam che alzò gli occhi al cielo, forse credeva che era come una di quelle noiose storie che raccontano i padri ai loro figli nei film: beh, si sbagliava di grosso. «…tutti e due insieme naturalmente, sempre se mi perdonerà» aggiunsi infine col broncio, mi alzai mentre ricevevo l’approvazione di Chelsey.
Quando raggiungemmo la mia auto in garage non mi rendevo ancora conto di ciò che stava per accadere. Non ci credevo, cavolo, stavo per rincontrare Louis dopo trentatré anni.
 
«Quindi mi stai dicendo che facevate parte di una band?!» chiese Liam tra il confuso ed il curioso.
 «Okay Harry, ora svolti a destra dopo il semaforo» mi indicò Chelsey un vicolo stretto con l’indice alla nostra destra. «Eccoci qui» annunciò poi facendomi rabbrividire.
Quando la ragazza bussò alla porta cominciò a girarmi la testa, sperai di non svenire: chissà se il suo timbro di voce era cambiato, i suoi capelli, il suo bene nei miei confronti… e chissà con chi era sposato.
Non appena la porta di legno bianca si aprì mi venne un tuffo al cuore.
Una donna dai lunghi capelli castano scuro e dal corpo snello e slanciato apparve reggendo un cellulare.
«Megan ti chiamo più tardi, va bene? Non preoccuparti, verrò a trovarti presto!» disse per poi riattaccare e posare l’arnese in tasca. Incrociai i suoi occhi e non pensai due volte prima di chiamarla per nome.
«Eleanor?» chiesi sbigottito facendole inarcare le sopracciglia. Chelsey si voltò verso di me per chiedermi sicuramente se conoscessi anche sua madre, ma quest’ultima spalancò la bocca e mi passò una mano tra i ricci.
«No, non è possibile» balbettò incredula battendo più volte le palpebre «Louis, corri, guarda chi c’è!» urlò voltandosi, sembrava al settimo cielo «ma tu sei Harry, Harry Styles» mi abbracciò accompagnata da una leggera risata nervosa. Sapevo che un giorno si sarebbero sposati.
«Eleanor ma cos’hai da urlare?!» oh mio Dio, eccolo, quella era la sua voce. Avanzò a grandi passi fino a raggiungere sua moglie, mise gli occhiali da vista e mi squadrò per bene.
Ad un certo punto la sua risata squillante invase i miei timpani facendomi sobbalzare «Mio Dio, cosa hai fatto ai capelli?» aveva davvero detto ciò che le mie orecchie avevano sentito?«Sapevo che un giorno ci saremmo rincontrati»  disse tornando serio dandomi una pacca sulla spalla, di certo non mi sarei mai aspettato una reazione del genere.
«Mio figlio e tua figlia si sposano» dissi guardandoli «il destino a volte ci serve davvero belle sorprese» sospirò.
«Solo Dio sa quanto mi sei mancato» disse d’un tratto abbassando lo sguardo «dimmi un po’, immagino che ora ci saranno paparazzi nascosti qua e là e…»
«Abito ad Oxford ora, con mia moglie. Non sono diventato ciò che credi, sono un farmacista da due soldi. Ho lasciato questa città anni fa, solo i miei due figli sono di qui ed ho approfittato delle ferie per venirli a trovare» lo lasciai a bocca aperta.
«Perché stiamo parlando qui fuori?» disse un tratto Eleanor invitandoci ad entrare, la loro casa era mozzafiato.
 
«Tutto qui?» alzai un sopracciglio accomodandomi sul divano accanto a loro «Pensavo volessi spaccarmi la testa per ciò che ti ho fatto» aggiunsi perplesso facendolo sorridere leggermente.
«Prima avrei fatto di peggio» disse con fare malefico «ma ora l’unica cosa che voglio è abbracciarti»
«Louis, ti supplico, non piangere o farai piangere anche… anche me…» era troppo tardi. Entrambi ci stringemmo forte bagnando ognuno la spalla dell’altro.
«Io sono troppo curiosa, devo sapere la vostra storia» disse Chelsey interrompendo il nostro momento romantico.
«Fa parlare Harry, è colpa sua se ci siamo… ci siamo divisi»
«Hai ragione» tirai su con il naso e sbuffai, ero stato davvero un emerito idiota. Faceva quasi male ricordare quei momenti, belli o brutti che siano ma dovevo farlo: prima o poi avrei dovuto parlarne. «Nel settembre del 2010, esattamente trentotto anni fa, avevo solo sedici anni e decisi di partecipare ad xFactor»
«Ovvero? Ne ho sentito parlare, ma è un programma vecchio?» chiese Liam, ormai i tempi di quello show erano finiti da un bel pezzo nonostante avesse avuto molto successo.
«Si, un programma in cui si cercava il fattore x» spiegai «ognuno di noi ha un fattore x,  il pezzo forte. Il mio, ad esempio, era il canto. Anzi, il nostro» mi riferii anche ad un Louis con il solito sorriso da ebete «feci le audizioni ed ebbi 2 si, ovvero che tra tre giudici solo due  mi avevano, come dire, accettato. Purtroppo nella categoria “ragazzi” fui scartato insieme a tanti altri ragazzi col mio stesso talento, Louis compreso» deglutii «Mi sentii male, il mio nome in quella lista non c’era. Qualche giorno dopo una dei nostri giudici, Nicole Sherzinger, chiamò me ed altri quattro ragazzi sul palco. C’eravamo solo noi, i giudici, ed altre ragazze alla nostra destra anche loro in un gruppo, solo da quattro. Non dimenticherò mai gli occhi scuri e lucidi della donna pieni di buone notizie: ci disse esattamente che aveva avuto una grande idea, quella di formare due gruppi. Noi cinque eravamo da quel momento in poi una band ed avremmo dovuto cantare insieme fino alla fine, stessa cosa anche per l’altro gruppo di ragazze»
«Già, fu davvero un momento emozionante» disse Louis continuando per me «Non ero mai stato così elettrizzato in vita mia. E da lì cominciò la nostra storia: la storia di Zayn Jawaad Malik, Niall James Horan, Liam James Payne, Louis William Tomlinson ed Harry Edward Styles. I One Direction.»
 
Dopo un’ora di immersione nei ricordi, entrambi i ragazzi avevano gli occhi lucidi, beh, ovviamente io e Louis non avevamo smesso un attimo di piangere e ridere allo stesso tempo «E… e ricordi quando Perrie voleva farlo con Zayn solo che lui, infastidito da quell’arpia, la mandò letteralmente a quel paese? Dio, stavo per pisciarmi sotto dalle risate!» Louis mi batté il cinque ridendo.
«Papà ma se voi vi volevate così tanto bene, perché dopo 5 anni di carriera avete deciso di allontanarvi?» mi chiese Liam.
«Beh…» deglutii nervoso «il fatto è che io in tutta la mia vita ne ho fatte di stronzate, ed anche belle grosse»
«Liam, tuo padre si è fatto le migliori scop...»
«Ma sta zitto!» Lo interruppi in tempo ridendo «A parte questo, ho fatto tantissime altre stupidaggini, ma quella che feci quel giorno fu la più grande di tutte…»
 
«Prendere o lasciare, signor Styles» mi disse nuovamente l’omone baffuto in giacca e cravatta.
«No, le ripeto che sto bene come sto, con i miei amici»
«Baggianate» disse con aria da superiore «Avrai molto più successo lavorando con noi, Harry. Pensaci. Pensa a quanti soldi farai, pensa a quante donne avrai, sarai un modello per tutti. Questa è la prima ed ultima possibilità che ti do» mi fece riflettere.
«Sarò un modello per… per tutti?»
«Ma certo!» sorrise evidenziando un canino d’oro «I One Direction ormai sono fuori moda, gli ascolti sono calati del 60% negli ultimi 2 anni!» aveva ragione.
 
«…e continuò, continuò, continuò a dire stronzate fino a convincermi. Rubò tutti i miei soldi, la mia popolarità… rubò di tutto»
«Non dirmi che…» Chelsey mise le mani sulla bocca, sorpresa.
«Già» sospirai «lasciai la band che solo qualche settimana dopo si sfasciò»
«Perché? Perché ti sei lasciato convincere da quell’idiota?!» quasi urlò mio figlio, risi nervoso e gli risposi.
«Semplicemente perché ero più idiota di lui» mi passai una mano tra i capelli, poi fissai la grossa cicatrice che avevo sull’avambraccio ormai da anni e la mostrai al mio amico «Questa qui me la fece Zayn qualche giorno dopo» spiegai, egli fece una smorfia.
«Wow, deve averti fatto proprio male» mi guardò «So che vive in Italia» aggiunse cominciando a parlare di Zayn, evidentemente fino a poco tempo prima erano ancora in contatto. Ed in quel momento cominciai a farmi domande su di lui e gli altri.
«Si è sposato lì?» chiesi incuriosito.
«Si, con una certa Giulia. Niall, invece, è in Irlanda e Liam se non mi sbaglio è a Manchester per lavoro, quindi non distante da qui»
«Sai Louis? Voglio ricominciare da zero. Che ne dici se facessimo una rimpatriata?» perché no, mi sembrava una buona idea.
«Certo, e credi sia facile?» dubitò alzando gli occhi al cielo.
«Non essere ridicolo. Devo farmi perdonare, fidati di me, organizzo tutto io»
«Ah, il mio vecchio Harry» mi scompigliò i capelli «Ti voglio bene» disse sorridendomi.
«Te ne voglio anch’io, e scusa. Di tutto»
 

Finalmente, dopo 33 anni, i cinque si riappacificarono
e la loro amicizia da allora non si spense più.
Finalmente erano felici, proprio come
lo erano da ragazzi.
Una felicità che li portò lontano,
una felicità che li tenne uniti… fino alla fine.

 

_Giuls__:
Questa one-shot è lunghissima, dovete scusarmi. ç_ç
Ohw, che bello questo viola! (?)
Alloooora, eccomi qua! Non mi facevo viva da parecchio, eh? :O lol. Avevo voglia di scrivere qualcosa di più originale (spero lo sia lol) e...che ne dite? Harry e Louis un pò invecchiati non sono poi così male AHAHAHHA. (?)
Bando alla ciance, lasciatemi qualche recensione se vi va, spero tanto vi sia piaciuta. :)
(vi starete chiedendo la moglie di Zayn perchè si chiama proprio Giulia... hmm, boh, io non ne ho idea! :D)
Vi lascio un bacione ed un abbraccio, alla prossima! 

su twitter sono @_OhZayn :3

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _Giuls__