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Autore: Melabanana_    06/07/2012    2 recensioni
{ America*Inghilterra | Angst/Romantico | Song-fic/What if? | 962 parole }
###by Roby###
Non pubblico spesso nel fandom hetaliano, però mi piace scrivere anche su questi personaggi.
Questa è la seconda UsUk che scrivo –se è poco originale, perdonatemi ^^
Personalmente, quando ho iniziato a vedere Hetalia ero una FrUk supporter, ma col passare del tempo anche l’UsUk ha cominciato a piacermi. Sarà perché mi piace l’Angst, e forse non esiste coppia più Angst dell’UsUk (?)
La canzone da cui ho tratto alcune righe è "Anywhere" degli Evanescence.
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Titolo del capitolo: Dear my love, haven't you wanted to be with me?
Pairing: America*Inghilterra, o Alfred*Arthur, o UsUk.
Genere: Angst, Song-fic.
Parole: secondo Word, 962.

Thousand years.
 

Dear my love, haven't you wanted to be with me?

 
Il sole arrivava appena nella stanza, rivelandosi in trasparenza attraverso i vetri opachi di una finestra.
Ma le tende erano spesse, e il sole troppo poco inteso, perché la stanza si riscaldasse.
Era fredda, proprio come la mano che Alfred stringeva nella sua.
“…e così, stai per morire?” La voce gli uscì bassa e arida.
L’altro gli lanciò un’occhiata brevissima, poi socchiuse gli occhi verdi.
Le sue dita gelide strinsero lievemente quelle di Alfred mentre rispondeva con la massima tranquillità e pacatezza, come se stessero parlando del meteo e non della sua morte.
“Beh, succede a tutti prima o poi, immagino. E poi non dovresti meravigliarti tanto… dopo la grande guerra le mie condizioni non sono state granché.”
Alfred scattò dal suo posto a sedere, sul letto accanto a lui.
“Cosa?! Non ti ho forse aiutato al mio meglio per tutti questi anni?!”
L’uomo steso nel letto aprì gli occhi e lo guardò a lungo, con una tale intensità che Alfred, imbarazzato e a disagio, avrebbe voluto dirgli di smetterla subito.
Non glielo disse. Non disse nulla.
Il silenzio era denso e pesante.
“Sì, hai ragione. Scusami, Alfred. Sono io che… sono troppo debole.” disse, e sorrise debolmente. La sua stretta si allentò mentre sospirava.
“Grazie per il tuo aiuto… Senza di te sarei crollato da molto tempo.” Continuò.
Alfred avrebbe voluto intervenire, ma l’altro non glielo permise.
“Io… non ho molto da darti, però… vorrei farti una promessa, Alfred.”
“No!” Alfred scattò di nuovo, afferrandogli anche l’altra mano. “Le promesse sono per chi se ne va, e tu non te ne stai andando! Non puoi andartene!!” Non poteva permetterlo.
L’inglese scosse il capo e fece scivolare la mano fuori dalla sua stretta, poi gli accarezzò i capelli, scompigliandoli come faceva sempre quando lui era bambino.
“Non fare così. E’ solo naturale. Il mondo cambia continuamente, il tempo trasforma tutto… colpisce gli esseri umani, ma sfiora anche noi Nazioni.” sussurrò.
Di nuovo, fece cadere il contatto della sua mano con lui. Si portò un dito alle labbra.
“Ma se questo è vero… se il tempo trasforma anche noi, allora, forse tra mille anni… No, sicuramente.” Si fermò un attimo e sorrise dolcemente. “Fra mille anni, ci incontreremo di nuovo. Aspettami, perché fra mille anni, sicuramente…” La sua voce si spense, come un soffio di vento.
Chiuse gli occhi e non si mosse più.
Alfred rimase a fissarlo con innocente incredulità; passò qualche secondo, prima che si risvegliasse dallo stato di shock in cui era sprofondato. Poi strinse forte la mano gelida fra le sue, la sollevò alle sue labbra, la baciò fervidamente, mentre sussurrava il suo nome.
Le lacrime premevano agli angoli degli occhi per uscire, ma il dolore che gli era piombato addosso era troppo profondo, terribile, accecante per permettergli di versare quelle lacrime e liberarsi dalla sensazione di oppressione sul petto.
Soffriva; soffriva come solo lui riusciva a farlo soffrire.
Grazie per il tuo aiuto… Ma quale aiuto?! Alla fine non sono riuscito a fare nulla per te!” gridò, soffocato.
La verità è che avrebbe voluto restituirgli tutto quello che lui gli aveva dato, regalato, in passato –l’amore, il valore di una casa e di una famiglia, i sorrisi, il calore, le preghiere, persino il dolore della notte di pioggia in cui era nata la sua indipendenza.
Avrebbe dato la propria vita, pur di riavere indietro tutto questo.
Avrebbe voluto dargli la propria vita.
E quella verità così palese gli fece capire che mille anni non sarebbero mai bastati a riempire il vuoto che lui aveva lasciato.
 
-

And at sweet night, you are my own
Take my hand

 
Le sue dita gli sfiorarono le ciglia, accarezzavano il suo viso bagnato.
Aprì gli occhi azzurri e afferrò di scatto quella mano.
Non era fredda.
Un raggio di sole lo colpì in pieno viso, per cui ci mise un po’ a focalizzare la stanza.
C’era una scrivania… delle sedie. E un divano, sul divano c’era lui, steso. Al suo fianco, qualcuno.
“Dove sono?” grugnì. Non aveva la forza di tirarsi su, si sentiva debolissimo.
“Siamo nella sala del consiglio delle Nazioni e, nel caso in cui non te ne fossi accorto, ti sei addormentato proprio mentre io stavo parlando –idiota.” Aveva parlato lentamente, con il diplomatico accento inglese, ma sarcasmo e irritazione trasudavano da ogni parola.
Alfred alzò gli occhi verso di lui e altre lacrime scivolarono dal suo viso.
L’altro si accigliò, poi sospirò e cercò di liberare la mano dalla sua presa –non ci riuscì.
“Avanti, sentiamo. Che ti è successo?” Voleva suonare scocciato, ma il modo in cui pronunciò la domanda, forse un po’ troppo affrettata, tradiva una certa agitazione.
Come sempre, l’inglese avrebbe voluto sembrare imperturbabile, ma quando si trattava di lui non riusciva per nulla a nascondere la sua preoccupazione.
Solitamente questo particolare l’avrebbe fatto sorridere, ma in quel momento aleggiava ancora su di lui la densa ombra di dolore che si era trascinato dietro dal sogno.
“Ho sognato… c’eri tu.” rispose Alfred, lo sguardo era tormentato. “Solo che…”
Arthur arrossì leggermente e corrugò le sopracciglia. “Cosa?”
Alfred esitò. “…stavi morendo.” sussurrò alla fine. “Eri morto.”
Tacquero entrambi. Alfred teneva la sua mano premuta contro il suo viso, felice del calore che trasmetteva.
Calore. Lui era vivo.
“Mi dispiace di averti fatto preoccupare, ma era solo un sogno.” disse Arthur piano.
Alfred allungò il braccio e lo passò dietro le sue spalle, così da poterlo attirare verso di sé. Con la coda dell’occhio lo vide arrossire mentre le loro labbra si toccavano.
“Mille anni sono tanti.” sussurrò Alfred. “Quindi farai meglio a restare sempre al mio fianco.”
                                                                                                                                        

So by the morning light
We'll be half way to anywhere
Where love is more than just your name…

 
 
 
 
---
~Angolo dell’Autrice.~
Ciao a tutti!  
Non pubblico spesso nel fandom hetaliano, però mi piace scrivere anche su questi personaggi.
Questa è la seconda UsUk che scrivo –se è poco originale, perdonatemi ^^
Personalmente, quando ho iniziato a vedere Hetalia ero una FrUk supporter, ma col passare del tempo anche l’UsUk ha cominciato a piacermi.
Sarà perché mi piace l’Angst, e forse non esiste coppia più Angst dell’UsUk (?)
La canzone da cui ho tratto alcune righe è Anywhere degli Evanescence.
Spero che vi sia piaciuta.
Kisses,
~roby
   
 
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