06/07/2012
7 recensioniMi hanno sbattuta in prima linea, contro la mia volontà. Il mio posto è sul fondo, tra quelli che si trovano li per caso, tra quelli per cui tutto è ancora normale. Sono al centro dell’attenzione, costretta ad ascoltare parole in cui non credo, suoni scontati, frasi fatte, di un’ipocrisia quasi vergognosa.
“La morte è sempre un mistero, ma consolatevi sapendo che Dio ha le sue ragioni che noi non comprendiamo.” Logico. Bravo.
E visto che sei così bravo, vallo a spiegare ad un bambino di otto anni, cui hanno strappato via il padre dalle mani. Dillo ad una ragazza di sedici, che lo ha visto morire tra le sue braccia, quel padre, dopo aver tentato invano di rianimarlo. Lei, non sua madre. Perché la moglie era nel panico, o forse sapeva già.
Chiamatemi mostro, se non piango per il destino dei morti, ma per il dolore dei vivi. Chiamatemi mostro se guardo schifata il prete, mentre da l’estrema unzione con l’aria di uno che non se ne può fregar de meno. Chiamatemi mostro, se lo fisso dritto negli occhi con aria scettica mentre farnetica su qualcosa a proposito del diavolo tentatore che ha portato la morte del mondo.
Singhiozzi. Sono l’unica a non piangere. Per quello c’è tempo dopo, con una vecchia signora che ha perso il proprio figlio. Con un bambino dai capelli color del grano tra le braccia.
“Signori, perché lo mettete sotto terra? Se lo fate il mio papà non può andare al lavoro.*”
Tu lo chiami Dio, ma io non lo conosco.