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Autore: NevanMcRevolver    07/07/2012    1 recensioni
Dal testo:
"Gemiti sospirati.
Gemiti incatenati.
Gemiti incarnati.
Gemiti sofferti.
Le dita di entrambi presero a correre sui loro corpi, sfiorando, ghermendo ogni singolo centimetro di cute nuda.
Vestiti della sola pelle.
Vestiti di sole fiamme.
Vestiti di passione.
Vestiti di desiderio."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ich liebe dich

 

 

Wilhelm aspettava Adam da quasi mezz’ora. Le strade rumorose di Berlino, un lettore mp3 mezzo scarico, e l’acqua della Sprea erano gli unici oggetti a fargli compagnia.

Il cielo era plumbeo, freddo e pesante come un pezzo di ghisa, nonostante fosse Luglio inoltrato. Il vento gli scompigliava la scura chioma, gli faceva strizzare gli occhi color ghiaccio.

-Blessed by a bitch from a bastard seed, pleasure to meet you, better bleed…- canticchiava, seguendo il ritmo ipnotico della canzone.

Aveva cominciato a tirare sassolini in acqua quando qualcuno gli chiuse gli occhi da dietro.

-Adam?-

Arcuò indietro al testa, posandola sulla sua spalla, alla ricerca delle sue labbra.

-Scusa se hai aspettato molto-

Adam era biondo ed eterocromo: un occhio era di un azzurro talmente limpido da sembrare quasi irreale, l’altro, invece, marrone scuro, pieno di vita.

I due ripresero a baciarsi, spingendosi lungo il marciapiede e premendo l’uno sul petto dell’altro: una trottola impazzita.

 

***

 

Sul letto. In ginocchio, entrambi.

Le bocche si toccavano, le salive si mescolavano, le lingue si violentavano con l’irruenza di un rogo che brucia l’anima senza consumarla davvero.

Le mani di Adam cercavano senza pudore la pelle dell’altro, quelle di Wilhelm erano perse nei capelli dell’altro.

Gemiti sospirati.

Gemiti incatenati.

Gemiti incarnati.

Gemiti sofferti.

Le dita di entrambi presero a correre sui loro corpi, sfiorando, ghermendo ogni singolo centimetro di cute nuda.

Vestiti della sola pelle.

Vestiti di sole fiamme.

Vestiti di passione.

Vestiti di desiderio.

Le mani disegnavano e ridisegnavano i profili delle clavicole, dei petti, della pance, dei glutei, dei sessi.

Il sesso è così: non ci sono regole, strategie, tecniche da seguire. Solo uno strappo freddo e crudo all’inizio. Solo sensazioni, solo corpi e menti in sinergia: gli incastri di una combinazione perfetta, eterna, ma non immune alla corruzione del tempo.

Wilhelm prese a leccare il corpo di Adam: le spalle, i capezzoli, l’ombelico, le cosce, le caviglie, e ancora le cosce e l’ombelico. E il suo sesso.

Il respiro di Adam si fece più frenetico, più intenso, sincopato. La pelle del ventre si tendeva e si rilassava spasmodicamente, in un vortice di dita serrate e bocche aperte.

Wilhelm riprese a salire, lentamente, carezzando col naso la pancia di Adam, sempre più, cercando le sue labbra.

L’altro prese a mordicchiargliele, accompagnandolo sul materasso.

I sussurri mozzati di entrambi si rincorrevano fra i tessuti del silenzio. L’aria era satura di energia pronta ad esplodere, a sconvolgere i vecchi equilibri per crearne di nuovi, forse più stabili.

Wilhelm spinse Adam di lato, e con un nastro di pizzo nero gli coprì gli occhi.

Gli si inginocchiò di fronte aprendogli le gambe. L’altro era andato quasi in apnea.

Wilhelm lo afferrò per i fianchi, ed entrò. Una chiave ed una serratura. Si chinò sul corpo di Adam, baciandolo.

Il ritmo era lento, freddo, quasi inesistente: le pelli erano tese come quelle dei tamburi, i respiri appesi alle labbra.

-Wilhelm…-

Una parola, una sola insignificante scintilla per una grande polveriera.

I movimenti più fluidi, più decisi, i muscoli che si scioglievano, si premevano e si avvicinavano l’uno nell’altro. Le spinte di Wilhelm e le controspinte di Adam, in una danza antica quanto il tempo stesso, sempre diversa eppure in ogni istante uguale a se stessa.

Un mare di parole non dette riversate in un silenzio logorroico, ovattato dai morbidi suoni che contenevano le note più struggenti e le voci più sincere.

Fuori il cielo berlinese aveva iniziato a sputare gocce d’acqua. I tuoni accompagnavano le loro urla, i fulmini i loro istinti.

Le loro mani prima si sfioravano, come se temessero di scalfire il corpo dell’altro. Poi divennero sempre più brute, violente, precise e decise.

Lo sguardo di Wilhelm incontrava quello cieco di Adam, si perdevano e si ritrovavano. Le loro teste si chinavano, le schiene si arcuavano, le dita graffiavano, ghermivano, afferravano. Come se avessero paura di perdersi.

Due anime che si incontrano realmente non possono perdersi. Due anime che si sono toccate, anche se non si vedranno mai più, in un certo senso si appartengono: l’una porta il nome dell’altra, in mente, in gola, nel petto, sotto le palpebre.

Era diventato un bisogno incontenibile, qualcosa di necessario. Senza il quale due esistenze si sarebbero annichilite, perse nei vortici della monotonia e della ripetizione.

Wilhelm posò la mano sul ventre di Adam, scendendo verso l’inguine. Salendo sul suo sesso. Sembrava che avesse vita propria, sussultante ad ogni minimo tocco.

L’urto di un momento, lo scuotimento di un attimo in cui non si capisce chi si è, dove si è, cosa si é.

Perché si é.

Senza smettere di muoversi, Wilhelm tirò Adam verso di sé, abbracciandolo, proteggendolo con le sue mani. Due braccia non proprio enormi, ma abbastanza da chiuderlo in una morsa senza via di fuga, in una gabbia costruita su misura per l’altro, che piegò la testa, premendola sull’incavo fra collo e clavicola, spingendo il suo corpo contro quello di Wilhelm, diventando una massa indistinguibile, un trionfo di pressioni, odori, testosterone e sudore.

Il ritmo iniziò a perdere tono, i gesti da bruschi divennero quasi violenti, e Wilhelm fece stendere di nuovo Adam.

Ancora alcuni battiti della pelle, altri schiocchi, gemiti secchi, rantolii sommessi e mani avvinghiate al cotone delle lenzuola.

Pochi altri istanti e Wilhelm si ritrasse in un esplosione che gli si irradiò per pochi centimetri oltre il suo sesso, ma che coinvolse ogni singolo tessuto, ogni singola cellula del suo essere.

Anche Adam venne, fra spasmi, gemiti e schiena arcuta.

Wilhelm si adagiò sul corpo dell’altro, delicatamente.

-Ich liebe dich- gli soffiò Adam nell’orecchio.

Wilhelm gli baciò piano prima le palpebre, poi le labbra.

I loro respiri si calmarono, divennero più regolari.

Dormire.

 

 

 

 

 

Note dell'autore

Buongiorno :D Eccomi qui, con l'ennesimo racconto  - invece di impegnarmi nel mandare avanti le storie multicapitolo ancora in corso!
Solo due cose: la frase "Blessed by a bitch..." è presa da Night of the Hunter dei 30 Seconds to Mars.
Mentre "Ich liebe dich" in tedesco (ma va ? :D ) significa "Ti amo" (ma non mi dire? ._.).
Spero che questo pezzo vi sia piaciuto, in ogni caso u.u

A presto :)
  
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