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Autore: suzako    22/01/2007    11 recensioni
[ The need to hold still ]
<< Avanti, Sakura-chan, Vieni fuori. Ehi, ci sei? Andiamo, stronza, lo sai che devo farti a pezzi >>
[ Sasuke x Ino ] [ Naruto x Sakura ]
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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The Cruellest Month

[Everything you ever wished for]


Il nuovo sole sorgeva con noncurante splendore quel giorno, brillando sulla terra del fuoco, riflettendo i propri raggi su Konohagure.
Non pioveva, quel giorno.

[Il cielo non piangeva per i morti.]

Il cielo che era chiaro e cristallino, l’aria mossa da una brezza leggera. Un Aprile appena arrivato, un Aprile già inesorabilmente finito.

[Non c’è estate, per i morti.]

Le strade erano rumorose, si sentivano le grida dei bambini. Molta gente si affaccendava per le vie, durante quel giorno c’era mercato. Ogni cosa sembrava gioiosa e pura, completamente estranea a quel senso di stordimento e tristezza.

C’era qualcosa che desideravo…

Quello stesso sapore amaro che ti lascia in bocca una battaglia persa…

Il Villaggio della Foglia, era davvero un luogo dove tutti sembravano felici. Le persone sorridevano cordialmente, per le sue strade. Le case colorate davano un impressione così distesa, assolutamente…

Qualcosa che, chiuso nella mia stanza buia, delineai chiaramente.

…E scioccamente felice. Come se non vi fossero preoccupazioni.
E per un lungo periodo, Sasuke si era convinto che fosse quello ciò di cui avesse bisogno. Un luogo come Konoha, dove tutti sorridessero inconsapevoli e felici.

<< Konoha… E’ tutto ciò che si possa desiderare, non è vero, Sasuke-kun? >>

Così aveva detto Sakura una volta, sorridendo a occhi bassi, guardando fuori dalla finestra della piccola stanza d’ospedale.

Ma quello era stato molto, molto tempo prima.

Adesso, Sasuke si trovava di nuovo in una stanza di un biancore accecante, senza dubbio in ospedale. Sakura non era lì, e anche solo aprire gli occhi gli costava fatica immensa. Tentò di muoversi in qualche modo, ma un dolore lancinante agli arti lo fece desistere. Facendo alcuni respiri profondi, tentò di ricostruire gli eventi che lo avevano preceduto.

 

<< Dobbiamo andarcene. >>

<< Che cosa vuol dire che dobbiamo andarcene?! Non possiamo abbandonare il campo di battaglia così! >>

<< Naruto, razza di idiota, non lo capisci che non abbiamo possibilità?! Svegliati! >>, Kakashi aveva gridato ancora più forte, decisamente irritato.

Naruto non aveva risposto, e tutti avevano continuato a correre. Le parole del suo Sensei gli avevano fatto comprendere ciò che avrebbe dovuto capire.
Hinata era sull’orlo del collasso, e la metà del loro gruppo era stato decimato.

<< Shikamaru, tu cosa dici? >>, aveva mormorato Chouji, all’improvviso.

Il Capo-Jounin era rimasto in silenzio per qualche secondo.

<< Anche tentando una strategia azzardata, non conosciamo il loro livello di combattimento, e soprattutto il numero ci mette in gran svantaggio. Una ritirata sarebbe – probabilmente – la mossa non migliore, ma più sicura. >>

<< Ma Shikamaru!-

<< Lui è il capo della squadra. Un ninja deve imparare anche a sottostare alle regole. >>, lo calmò con fermezza Kakashi.

<< Quindi, adesso non ci resta che tornare a Konoha e far sapere a Tsunade… >>

<< Attenti! >>

 

Sì… Ora ricordava. Ora ricordava.

<< Ti sei svegliato, finalmente. >>

Sasuke alzò la testa di scatto, fino a che i suoi occhi non inquadrarono una figura, in piedi davanti a lui. Impiegò qualche secondo a focalizzarla, ma i lunghi capelli biondi e gli occhi di quell’assurdo turchese non lasciavano alcun dubbio. Notò anche le pesanti occhiaie che le oscuravano lo sguardo.
Era quella ragazza. Ino Yamanaka.

<< Cosa vuoi? >>, riuscì a rantolare con voce roca, cercando di trattenere la rabbia.

Hai fallito. Anche questa volta hai fallito. Perché il tuo odio…

La kunoichi scrollò appena le spalle.

<< Passavo di qua. >>

…Non è abbastanza.

Passava. Sasuke ghignò al pensiero: le si addiceva alla perfezione, perché lei passava, leggera e inconsapevole come una piuma, in balia del vento. Passava senza sapere, sfiorando con superficialità le cose. Passava, con lo stesso sorriso sciocco che illuminava i volti vuoti della gente di Konohagure.

<< Lasciami in pace. >>

Perché lei non sa cosa voglia dire. Lei non conosce la perdita, il dolore, non sa nulla.

<< Immaginavo avresti detto così. >>, sussurrò, l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.

Eppure…

<< Nh. >>, riuscì a borbottare il ragazzo, tentando nuovamente di muoversi.

…I suoi occhi…

<< No, non devi muoverti. Stai così… Fermo… >>, in un attimo, Ino gli fu di fianco, il suo tocco gelido ma in qualche modo lenitivo che gli lambiva la pelle.
Le sue mani lo sfioravano appena, eppure la sensazione fu forte, quasi brutale.

…Sono così tristi.

Sasuke si fermò, abbandonando la testa contro la ruvida compattezza del cuscino. Così, con gli occhi vuoti e semiaperti, le braccia abbandonate e il collo innaturalmente piegato, sarebbe potuto sembrare morto.

Tu sei vivo. Chi credi di essere, per imitare i morti?

Ino strinse i pugni, la gola improvvisamente secca. Fino a quel momento, aveva fatto di tutto pur di cercare di non piangere.
Una kunoichi non deve mostrare le proprie emozioni. Mai.
Quante volte si era concessa quella debolezza? Quante?
Troppe.

Senza un’altra parola, lasciò la stanza, accompagnando la porta, per non fare rumore.
Sasuke non aveva chiesto né di Sakura, né di Naruto, tantomeno di altri.

Nessuna emozione era stata leggibile sul suo viso.

* * *

Se c’era una cosa che Sakura amava più di ogni altra cosa, erano i giorni di sole.
Le piacevano i giorni chiari e brillanti, quelli dove il cielo era talmente azzurro da fare male, e il caldo le faceva imperlare leggermente la fronte, e una brezza le sollevava i capelli…

E anche la gonna, avrebbe detto Naruto, guadagnandosi così un pugno.

In quei giorni, anche gli allenamenti erano diversi. I combattimenti con la maestra Tsunade erano duri, ma ogni colpo sferrato, ogni tecnica praticata, pur lasciandola sfinita e dolorante, la facevano ghignare di soddisfazione a quel cielo così distante.
Poi, solitamente, un giorno di sole significava uscire. E quando usciva, casualmente, le capitava spesso di vedersi venir incontro Naruto, magari seguito da uno svogliato-ma-comunque-presente-Sasuke, trascinato lì dall’euforica insistenza del ninja.
E allora potevano allenarsi, come ai giorni del Team 7. Poteva mangiare ramen, accusando Naruto di essere quello che li obbligava a ingurgitare quella roba, sebbene entrambi lo trovassero divertente. Oppure, potevano semplicemente stare sdraiati sul campo d’allenamento dei loro tempo da Genin, e fissare quel cielo, in quei momenti più vicino che mai.

Ma nonostante quella che Sakura stesse osservando fosse una radiosa mattinata, sapeva perfettamente che non ci sarebbe stato allenamento o ramen, quel giorno.
Naruto era ancora fermo in quel letto, le bende intrise di sangue. Non sapeva se si sarebbe svegliato quel giorno, o quello dopo ancora.
Sasuke l’aveva guardata. Lei era entrata nella sua stanza, con gli occhi ancora velati dalle lacrime, le mani sporche e il volto distrutto. Lui l’aveva guardata.

Stava bene. Lei stava bene. E se non aveva detto nulla, anche Naruto doveva…

Ma era stato solo un attimo, perché poi aveva girato la faccia dall’altra parte, cancellando la sua esistenza.

Sarebbero tornati? Tutto sarebbe tornato come prima? Aveva fatto del suo meglio, no? Quindi le cose dovevano andare bene, semplicemente. Eppure…

La pressione delle sue mani sulla pelle di Naruto era bruciante e dolorosa, ma non per questo aveva intenzione di lasciar andare. Aveva perso troppo sangue, e il suo occhio… Pur avendo guarito le ferite principali, non poteva rischiare. Non poteva.
Il suo chakra era agli sgoccioli.

<< Merda… >>, mormorò col poco fiato che aveva in corpo, sforzandosi di racimolare e impastare quella poca energia che le rimaneva.

Svegliati. Apri gli occhi.

<< Sakura, va bene così. >>, la voce di Tsunade questa volta era calma, ma comunque autoritaria. Non replicò, ma neanche riuscì a fermarsi.

<< E’ tutto a posto. Hai fatto bene, si sveglierà. Sta bene adesso… - aveva mormorato in tono cantilenante, poggiandole una mano sulla spalla – Va tutto bene. Ora puoi smettere. >>

E lei si era fermata. Di colpo. Tanto che la quinta Hokage aveva sussultato, stringendo la presa sulla sua spalla.
Lentamente, Sakura si era portata le mani ancora sporche di sangue al viso, nascondendolo completamente, affondandolo fra le sue spalle. Le altre aiutanti presenti nella stanza si erano guardate, confuse.
E lei aveva incominciato a tremare. Prima in maniera accennata, poi sempre più violentemente, scossa dai singhiozzi. E solo lì, si era accorta che stava piangendo.
E non riusciva a smettere.

I ricordi seguenti erano una massa imbrogliata e confusa di immagini opache. Ricordava qualcuno che la guidava in una stanza, ricordava il bianco del letto, l’odore della morte ancora impregnati nei vestiti. Poi, il buio.
Quando si era alzata, poche ore dopo, si era pulita le mani in un catino posto nella stanza, le aveva lavate fino a graffiarle, fino a sanguinare dalle nocche.
Quell’odore, quelle macchie, non se ne sarebbero andate.

<< Sakura-san. >>

Una voce timida l’aveva ridestata dai propri pensieri. Si era girata verso la porta, vedendo il volto conosciuto di una delle apprendiste dell’ospedale.
Non rispose, limitandosi a guardarla.

<< Tsunade-sama mi ha chiesto di mandarti a chiamare… - qui la vide chiaramente prendere un profondo respiro - …Perché Naruto Uzumaki ha ripreso conoscenza. >>

<< Lui, si è… Svegliato? >>, riuscì a sussurrare Sakura, con voce roca.

<< S-sì. Camera 107. >>

Apri gli occhi, per me.

* * *


Ino aveva bisogno di uscire. Aveva l’assoluto, disperato bisogno di andare il più lontano possibile.
Dopo aver visto Sasuke in quello stato, qualcosa si era definitivamente rotto. Aveva capito che nulla, nulla sarebbe stato più come prima.

Chouji era morto

<< Ehi. >>

Si voltò, riconoscendo subito la voce che l’aveva chiamata. Conosceva ogni modulazione, ogni suono che potevano produrre quelle labbra.

<< Shikamaru. >>

<< Non sei passata a casa? >>, domandò lui, con aria noncurante.

<< No. Ma neanche tu. >>

<< Già. >>

Passarono i secondi, e uno spiacevole silenzio si sparse fra loro come una nebbia, ad oscurare quel cielo così brillante, così sbagliato.

Chouji era morto

<< Cosa… Cosa faremo noi, adesso? >>

Shikamaru alzò la testa, guardandola di sbieco. Ma non rispose.


C’è ancora, un ‘noi’?

<< Adesso, del nostro team non rimane nulla, non è vero? Prima Asuma-sensei… E adesso… >>, la voce le si incrinò, e Ino dovette fare del suo meglio per non piangere.

Sapeva che la menzione al loro Maestro gli avrebbe dato fastidio. Lo conosceva, ma ne ebbe la certezza vedendolo accendersi una sigaretta. Inalò profondamente due o tre volte, e lo stesso numero di volte, sembrò aprire la bocca per parlare.

Chouji è morto.

E’ colpa mia.

Mi dispiace.


Ma nulla uscì dalle sue labbra, e altri minuti passarono in quel fastidioso silenzio.

All’improvviso, come era successo tante altre volte, Ino si avvicinò, e gli strappò la sigaretta accesa di mano, sostituendo il sapore amaro della nicotina con quello dolce e un po’ intossicante delle sue labbra. Eppure, era diverso dal solito. Entrambi lo sapevano.
Shikamaru poté sentire chiaramente la tristezza, la rabbia e la disperazione in quel bacio.
La strinse possessivamente, più delle altre volte, rispondendo con violenza, quasi facendole male.
Quel bacio, che era anche un addio.

Quando lui lasciò andare la presa, entrambi senza fiato e con le labbra gonfie, si fissarono negli occhi per alcuni secondi.
Ino abbassò lo sguardo per prima, allontanandosi da lui.

<< Allora, Shika, non mi hai ancora detto cosa vuoi fare. Sei libero, adesso, e Tsunade-sama ti lascerà carta bianca. >>, disse all’improvviso, con un tono falsamente gioioso e tranquillo, dandogli le spalle.

Lui fissò la sua schiena ancora più intensamente, sperando che questo potesse bastare a farla voltare nuovamente. Lasciò passare qualche secondo, prima di sospirare e rispondere.

<< Ho accettato un incarico. >>

Le parole non dette risuonarono ancora più forti di quelle pronunciate.

<< E’ a Sunakagure. Probabilmente, dovrò restare là un po’ di tempo. >>

Scusami.

<< Capisco… >>, mormorò Ino.

<< Io resterò qui, invece. Dopotutto, ho ancora il negozio di fiori a cui badare. >>

<< E’ vero. Devi far sbocciare le gardenie. >>

Shikamaru sorrise, di un ghigno falso, mentre continuavano a parlare del più e del meno, fingendo inconsapevolezza, entrambi troppo codardi per dire ciò che avrebbero voluto.

Noi, dov’è che abbiamo sbagliato?

<< E soprattutto, andandomene, sarebbe come arrendermi a fronte-spaziosa. >>

Tu non aspettavi altri che un occasione per fuggire, no?

<< Comunque, ogni tanto tornerò a trovarvi. Giusto per controllare che non combiniate casini. >>, borbottò il ragazzo, con aria sardonica.

Vederti di nuovo farebbe troppo male.
Ma ancora più doloroso, sarebbe non vederti mai più.

<< Guarda che la caveremo benissimo senza di te! >>, esclamò Ino, facendogli la linguaccia con aria infantile.

<< Mh, non fatico a crederlo, una come te… >>, borbottò lui, fingendosi offeso.

<< Una come me… Cosa?! Non ti permettere! >>, strillò, schiaffeggiandogli il braccio tra le risate.

Va via. Ti prego, va via.

Inaspettatamente, Shikamaru le afferrò la mano, prima che lei potesse ritirarla. La confusione si fece spazio nei suoi occhi, mentre lui stringeva ancor più convulsamente.

<< Parto domani. All’alba. >>

<< Allora è così, eh... Shika… >>, il sorriso si spense completamente, lasciando uno sguardo vuoto e apatico nei suoi occhi.

Addio.

<< Sì. >>

Addio.

<< Ci vediamo, Ino. >>

E lei, per non mostrare il tremore della sua voce, sorrise soltanto. Soltanto per lui, l’ultima volta.

<< Ciao. >>

E lui, lasciò andare la sua mano.

Addio.

* * *


La stanza era in penombra, le tende tirate a coprire il sole, nella stanza n° 107.
Sakura bussò delicatamente con le nocche, ma non ricevendo alcuna risposta, si fece coraggio, e piegò la maniglia della porta.

<< Naruto, sto entrando. >>

Riconobbe subito quei capelli di un biondo sfacciato, che spiccavano dalle coperte bianche avvolte attorno al suo corpo. Quel particolare così familiare la fece sorridere, mentre avanzava nella stanza

“A quanto pare si è addormentato”, pensò avvicinandosi al letto, tentando di scorgerlo in viso.

<< Ehi, Naruto… >>

<< Va via. >>

Sakura sussultò, udendo nel fitto silenzio quelle improvvise parole.
La sua voce era roca, il tono brusco, quasi furioso. Lo vide stringersi ancora di più contro la superficie del letto, il volto completamente coperto, impenetrabile.

<< Cosa? >>, mormorò con un filo di voce, confusa.

<< Ti ho detto… Di andare via, per favore. >>, disse Naruto, con un tono diverso, quasi supplichevole.

<< Guardami. >>

Sakura non capiva.

<< No. >>

Non riusciva a capire.

<< Ma insomma, che cavolo hai? Vuoi spiegarmelo!? Avanti, hai intenzione di nasconderti per sempre?! >>, gridò, scuotendolo con forza, cercando di svegliarlo da quell’apatia, quel timore che non riusciva a comprendere.

<< No, senti, aspett… >>, prima che Naruto potesse dire qualcos’altro, Sakura riuscì a spostare le mani che gli coprivano il viso, riuscendo finalmente a guardarlo negli occhi.

Mi erano sempre piaciuti, quegli occhi.

<< N-Naruto… >>, riuscì a balbettare, incapace di mascherare lo shock.

Erano vivi. Così diversi da quelli di Sasuke.

<< Adesso hai visto, Sakura-chan. >>, mormorò lui, con un sorriso triste, ma senza riuscire a guardarla.

La fasciatura gli copriva tutta la metà destra del viso, passando per la nuca. Dove sarebbe dovuto esserci l’occhio, vi era una macchia rosso scuro, di sangue rappreso.
a Sakura bastò un occhiata a capire cosa doveva significare.

L’assenza di garza, la superficie liscia e ben distesa della fasciatura.

<< Io… Mi dispiace… >>, riuscì a dire, mentre le lacrime le rigavano le guance.

Completa assenza del bulbo oculare.

<< Non è colpa tua. Anzi, la vecchia Tsunade mi ha detto che sei stata tu a salvarmi la vita! >>, esclamò con tono così falsamente gioviale, e sorridendo, sorridendo di quel suo sorriso sfacciatamente falso.

E questo, non servì ad altro che far aumentare i suoi singhiozzi.

<< Riesco solo a farti piangere, non è vero? >>, sospirò lui, stringendo i pugni.

<< Sakura-chan, non devi… -

<< Smettila! – proruppe lei, interrompendolo – Perché sei sempre così? Perché devi essere sempre così… Così buono? Non capisci che è colpa mia?! Non sono riuscita… Neanche questa volta, sono riuscita a fare qualcosa per voi… >>

Rabbia, frustrazione, tristezza, senso di colpa, inadeguatezza…

Tutto quel peso, tutti quei sentimenti trattenuti, la piegarono all’improvviso, e Sakura non riuscì neanche a reggersi in piedi: crollò a terra, in ginocchio, ancora scossa dai singhiozzi.

<< Sakura-chan! >>, esclamò Naruto, con tono di voce evidentemente preoccupato, balzando giù dal letto, e avvicinandosi a lei senza esitazione.

<< Sakura-chan, non è per te… Io non sono arrabbiato… >>, mormorò lentamente, cercando di calmarla, mentre una mano era andata, istintivamente, a posarsi sulla sua nuca.

<< Ma… >>

<< Smettila di darti la colpa, ok? Stiamo bene. Mi hanno detto che anche Sasuke è posto. Quindi, non c’è motivo di preoccuparsi. >>

Sakura, udendo quelle parole, si irrigidì.
Non era vero. Non era tutto a posto.

<< Naruto… >>

<< Cosa? >>

<< Chouji. >>

<< Eh…? >>

La kunoichi strinse la labbra, prima di alzare il volto, e guardarlo dritto negli occhi, finalmente.

<< Naruto, Chouji è morto. E’ morto… >>

 

 

* * *

Ah, l'angst...! *________*
Un ringraziamento immenso a tutti quelli che recensiscono, come sempre! Fatemi sapere per questo capitolo, anche se Fede mi ha già dato l'approvazione. Grasssie cara, ma aspetto con ansia i disegni XD
Le citazioni iniziali [a lato] sono prese dal quarto volume di Furuba.

Come sempre, i consigli sono ben accetti. (tranne 'ma è OOC!' perché è fatto apposta >.<)

 

suzako


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