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Autore: Laleith    07/07/2012    8 recensioni
La prima volta che era stata nella sua stanza, aveva stentato a riconoscerlo.
I capelli erano cresciuti notevolmente e la poca cura che gli era riservata li rendeva sfibrati e spenti. La barba ricopriva, ispida, la parte inferiore del volto. Le lentiggini sul naso, invece, si alternavano a graffi e cicatrici. Eppure era ancora lui.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salvami

A Yamane. A Nick.

A King.

Vi voglio bene.

Salvami.

Step one you say we need to talk
He walks you say "Sit down it's just a talk"
He smiles politely back at you
You stare politely right on through

Stringeva la lettera tra le mani, il primo giorno. Quel pezzo di carta era ormai ingiallito, stropicciato e sbiadito. L’aveva custodita e riletta almeno dieci volte al giorno, per più di un mese, finché non aveva deciso di rispondere.

La prima volta che era stata nella sua stanza, aveva stentato a riconoscerlo.

I capelli erano cresciuti notevolmente e la poca cura che gli era riservata li rendeva sfibrati e spenti. La barba ricopriva, ispida, la parte inferiore del volto. Le lentiggini sul naso, invece, si alternavano a graffi e cicatrici. Eppure era ancora lui. Riconoscibile.

La porta aveva cigolato, il pavimento scricchiolato: lui non si era voltato.

Erano rimasti in silenzio per quarantasette minuti esatti, finché aveva deciso di andarsene.

 Molly Weasley sembrava invecchiata di dieci anni in soli tre mesi: mentre preparava nervosamente una cena troppo importante per una famiglia sempre più invisibile, era paragonabile a un padre in attesa del sesso del figlio. Solo che non c’erano buone notizie per lei.

«Mi dispiace… Non mi ha nemmeno guardata.»

La vide accasciarsi su una sedia, una mano tra i capelli e l’altra a stringere il bordo del tavolo.

«Ti prego.»

Con quelle due parole le aveva strappato una promessa.

Per più di un mese aveva continuato a far visita al ragazzo. Gli aveva strappato qualche frase, senza senso, per lo più, ma almeno la voce si riabituava a essere utilizzata.

Era stata l’ultima settimana di Agosto a vederla scoppiare.

Angelina Johnson non era una delle persone più pazienti del mondo. Il suo spirito Grifondoro la rendeva impulsiva e impetuosa e l’inattività di quegli incontri la uccideva.

Mancava anche a lei. Mancava a tutti. Non aveva però la sfrontatezza di ritenere che per lui fosse la stessa cosa. Era diverso.

«George, dobbiamo parlare.»

 

Le labbra del ragazzo si piegarono leggermente verso l’alto. Sembrava quasi rassegnato e sollevato.

Some sort of window to your right
As he goes left and you stay right
Between the lines of fear and blame
And you begin to wonder why you came

«Non uscirò da questa stanza.»

La voce era roca. Era senz’altro la frase più lunga che le avesse rivolto in quei tre mesi.

Si avvicinò alle imposte sbarrate, come se fosse stato in grado di vedere cosa ci fosse dietro delle ante rovinate dal tempo.

«Non ho alcuna intenzione di portarti fuori. Non senza il tuo consenso.»

Le sembrava di dover attraversare un campo minato. Ideato da lei. Di aver dimenticato la disposizione delle bombe. E di ritrovarsi senza mappa. Con tante persone pronte a seguirla.

«E allora perché mia madre ti avrebbe chiamata?», borbottò con tono stanco.

Sospirò. La domanda più giusta era perché lei stessa avesse accettato.

Nutriva forse la speranza di cambiare la situazione? No.

La speranza era morta il 2 maggio, insieme ad altre dozzine di persone.

Iniziava a credere che fosse un atto puramente egoistico: aiutare George a superare la morte di Fred, avrebbe aiutato lei a superare quello che aveva fatto a entrambi.

«Vuole solo farti parlare con qualcuno…», mosse un passo verso di lui, ma la distanza non diminuì. George aveva compiuto lo stesso gesto.

Quando si voltò a osservarla, non avrebbe mai creduto di scorgervi tanta ira, in quegli occhi azzurro Weasley.

 

Where did I go wrong? I lost a friend
Somewhere along in the bitterness

 

La rabbia la fece indietreggiare.

«E lei? Perché non viene qui e non tenta di parlare lei, con me?»

Contro ogni aspettativa, non c’era rancore nella sua voce. Solo tanta tristezza. E stanchezza.

«Ah, giusto. Troppo doloroso guardare questa faccia, così simile a… alla sua.»

Si spezzò. Non solo la sua voce. Tutto quanto. Gli occhi, la postura. Tutto. E tutto era così maledettamente sbagliato.

La ragazza trovò la forza per affrontare di nuovo quel volto. Percorse con sguardo mesto le cicatrici causate da specchi rotti e magia.  

«Non hai capito nulla.»

Scosse la testa, Angelina. E se ne andò.

Non guardò la disperazione di Molly, né il dolore di Arthur.

Erano due sentimenti che avvertiva già troppo opprimenti dentro di sé.

 

Let him know that you know best
'cause after all you do know best

Try to slip past his defense
Without granting innocence

Due giorni dopo irruppe nella sua stanza come un tornado, pronta cantargliene di santa ragione.

Lo trovò rannicchiato sul letto, con la testa nascosta sotto un lenzuolo sporco di sangue.

Lo aveva fatto di nuovo.

Sentì il proprio cuore mancare un battito, mentre le lacrime e la rabbia montavano in lei.

La colpa, però, non era di George. Era stata lei a spingerlo a tanto. Di nuovo.

Tra i singhiozzi e i tremori si avvicinò al lenzuolo. La bacchetta già pronta a guarire le ennesime ferite su di un volto che non faceva che aumentare il dolore di tutti.

George la fissava. Gli occhi erano così immobili da farla precipitare in un momento di deja vù. Le mancò il respiro, finché non vide quegli occhi riempirsi di lacrime.

Scoppiarono entrambi a piangere senza rendersene conto. Le mani che si stringevano.

«Anche a me.», sussurrò la ragazza, passando con delicatezza tre dita sulla sua fronte e sui suoi occhi.

Una semplice frase, mai pronunciata, che aleggiava nella stanza.

«Ma mi manchi anche tu»

Sembrò un singhiozzo, ma alle orecchie di George arrivò come un colpo di frusta.

 

Lay down a list of what is wrong
The things you've told him all along
And pray to God he hears you

 

Lo sentì tremare e stringerle maggiormente la mano.

«Hai capito adesso? Hai capito perché non è lei a parlare con te?», continuò la ragazza, smettendo di piangere e asciugando le lacrime a quel ragazzo che voleva solo il sostegno della madre. Una madre che non sopportava più vedere la sua autodistruzione.

Continuò a carezzargli il viso appena guarito dalla magia per un tempo infinito, finché il ragazzo non si addormentò.

Lasciò la stanza come in trance. Aiutare lui, distruggeva lei.

Le scappò un sorriso, pensando a quanto il Karma fosse un bastardo.

Doveva aspettarselo. Sfruttare le persone non era una buona cosa.

I veri Grifondoro lo sapevano.

Ma lei non era stata all’altezza della sua casa.

 

«Angelina! Hey Angelina!»

«Cosa vuoi Fred?»

«Vieni al ballo con me?»

Aveva alzato lo sguardo dal suo libro di Trasfigurazione solo per puntarlo in quello di George.

Il ragazzo non sembrava particolarmente toccato da quella richiesta. Era solo pronto a sostenere l’azione del fratello.

Strinse i pugni.

«Certo!»

 

Molly l’aveva sempre saputo. Aveva capito subito che non era Fred che voleva frequentare.

Quella donna l’aveva sempre spinta lontana dal figlio e aveva costretto la ragazza a lasciarlo.

Non poteva sfruttare la loro somiglianza ancora a lungo, però.

Il dolore che provava in quel momento, perciò, lo sentiva come necessario.

Era necessario che soffrisse per la morte di Fred.

Era necessario che soffrisse per il dolore della famiglia Weasley.

Ed era necessario sopportare la sofferenza di George.

 

He will do one of two things
He will admit to everything

Or he'll say he's just not the same
And you'll begin to wonder why you cam
e

 

Il giorno dopo esitò.

Rimase ferma davanti la porta per venti minuti, prima che questa si aprisse.

George era sulla porta, ad attenderla.

«Ero stanco di aspettare.», sussurrò, la voce di nuovo roca.

La ragazza entrò con lo sguardo basso. Si accorse solo qualche istante dopo della luce solare che proveniva dalla finestra.

George alzò le spalle e si sedette sul letto. Le mani lasciavano trasparire una certa ansia, mentre stringevano i pantaloni del pigiama e le ginocchia.

«Perché sei tu a parlare con me, allora?», chiese finalmente.

Angelina temeva quella domanda più di quanto aveva temuto la propria morte.

«Era il tuo ragazzo. Non dovresti voler vedere questo volto almeno quanto mia madre, o tenderai a sostituire le nostre immagini.», aggiunse guardando verso la prateria che circondava la Tana.

La ragazza si ritrovò a singhiozzare di nuovo. Il petto sembrava un buco nero, pronto a rapirle il cuore. E agognava quel momento.

George la fissò sconcertato.

«È quello che ho sempre fatto.»

Tentò di asciugare le lacrime.

Doveva spiegargli tutto.

Doveva fargli sapere che se Molly l’aveva chiamata era perché aveva sempre saputo; che non aveva detto “Certo” a Fred, quel giorno; che non poteva più fingere.

E glielo disse.

Di come ogni volta che parlava con Fred cercava di scoprire di più su di lui; di come i loro baci diventavano un pretesto per farlo ingelosire; di come tutta quella storia non aveva fatto altro che farla stare male.

Il silenzio che calò la distrusse ulteriormente. E si sentì libera.

Scappò da quella stanza un’ultima volta.

Un “Mi dispiace” appena sussurrato.

 

Had I known how to save a life

 

Alla Tana non si presentò più. Non si presentò proprio da nessuna parte per un paio di settimane.

Il suo piccolo appartamento nella parte più tranquilla di Oxford divenne il suo piccolo rifugio aggiusta-cuore.

Non aveva più avuto notizie da Molly e ne fu rincuorata.

Non avrebbe avuto la forza di spiegarle che non poteva più aiutare suo figlio, perché era lei che in quel momento necessitava di essere salvata.

Si sentì quasi presa in giro dal Karma, quando un giorno qualcuno bussò alla sua porta.

Degli occhi azzurri, un volto pulito e corti capelli rossi l’aspettavano con un pacchetto di Api Frizzole e di cioccolata.

«Ora tocca a me salvarti.»

 

Angolo Autrice

Questa storia l’ho iniziata mesi fa, ma causa tempo, umore e impegni scolastici non ho mai potuto terminarla. Finalmente è giunto il momento tanto atteso. Spero che questa mia spiegazione sia apprezzata. Non amo ritenere Angelina una ragazza che si sposa con il gemello dell’ex ragazzo solo perché quello è morto. Non ci sto.
Spero mi farete sapere i vostri pensieri con un commento :D
Baci,
Laleith

   
 
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